Fumando sul balcone

di Riccardo Cecotti
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I quadri si osservano anche da lontano e accade quando vuoi percepire oltre il particolare: una sigaretta, una birra e un balcone possono bastare se hai case basse intorno e non gabbie di cemento.

Allora ti appare tutto più semplice e chiaro, la fantasia si libera dalle catene e migra su altri orizzonti, su altre quote.
Chi siamo, dove andiamo?
Sorgenti in primavera che forano i ghiacciai perenni, ci buttiamo verso valle impetuosi sbattuti qua e là dalle rocce.
Bramiamo arrivare anche se non sappiamo dove e travolgiamo qualsiasi ostacolo ci si pari davanti, portando con noi sassi e detriti sul nostro percorso.
Intanto il paesaggio intorno scorre veloce, inaspettato, inatteso per potersi affezionare mentre ci ritroviamo travolti dal nostro impeto. Ma uno sguardo gliel’abbiamo dato a quello che ci circonda e senza rendercene conto quelle immagini rimarranno con noi fino alla fine.

Quando arriva l’estate, ci sorprende sulle dolci colline a guardare finalmente oltre noi stessi.
Affluenti presuntuosi crediamo di poter scegliere in quale corso buttarci, quale via seguire, incapaci di pensare per un solo momento che il letto sul quale scivoliamo non sia lì solo per nostra volontà e non sia nato nell’istante in cui lo abbiamo considerato.

La questione ci diventa chiara con l’autunno quando tutto cambia intorno a noi e noi non riusciamo a cambiare.
Non siamo più piccoli torrenti ma fiumi ormai, il cui unico ricordo di quello che fu sono i detriti di quando eravamo impetuosi mulinelli.
Forse è vero che il tempo scandisce rintocchi più lunghi quando cadono le foglie, ma questo non ci basta e non procediamo più privi di curve come un tempo, trasfigurati diventiamo serpenti con le nostre mille anse e come serpenti cambiamo pelle e cerchiamo il sole.

Penso che questa mutazione serva per ritardare l’inevitabile inverno in cui incontreremo il mare, quando all’improvviso diventa chiaro che c’era un’unica direzione possibile. Poi arriva la pioggia, infine.





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