L'ultimo bacio prima di...

di lmpaoli94
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Sentivo in continuazione il rumore del suo respiro che occupava la mia mente.
Eppure vedevo bene quello che mi circondava e lui era sparito per sempre.
Ci avevo messo molto tempo per confessare il mio amore per lui e anche lui aveva perso tempo.
Tempo che avevano recuperato rimanendo assieme, ma a causa di una brutta avventura, tutto era stato distrutto.
La sua morte, il mio dolore, il mio pianto… Tutto era tremendamente reale.
Ho vagato molte notti cercando di scordarmi tutto quello che mi era successo attorno e anche se i miei colleghi avevano fatto di tutto per risollevarmi il morale dicendomi che la vita andava avanti senza il mio più grande amore, io non riuscivo ad ascoltarli.
Era tutto tremendamente oscuro ai miei occhi e la mia vista era annebbiata dall’odio e dalla disperazione.
Non volevo più continuare a vivere, anche perché non aveva più senso.
Uccidersi era solo un gesto estremo per firmare una condanna a morte che nessuno avrebbe mai digerito.
Ed è per questo che con tutte le attenuanti per farla finita, io ero rimasta rinchiusa nel mio appartamento per molti giorni, lontano dal mio lavoro e dalla mia vita conosciuta.
Mi rimaneva poco per credere ad un futuro migliore, ma come ho appena detto, i miei colleghi ed amici cercavano in ogni modo di risollevarmi il morale per farmi tornare quella che ero un tempo.
Ma loro non avevano perso una persona che avevano imparato a conoscere e ad amare nel corso di questi anni e non potevano capire come potevo sentirmi.
Io non gliene facevo una colpa, ma in fondo sapevo che senza il loro aiuto, non ne sarei mai uscita.
Richard non c’era più e quello che mi faceva più arrabbiare era che avevo litigato furiosamente prima che un dannato ubriaco potesse estrarre la sua pistola e ucciderlo a sangue freddo.
Un colpo di pistola che rimbombava nella mia mente come una condanna ed un pensiero che non avevo mai potuto digerire così facilmente.
E anche se giustizia era stata fatta, tornare a credere di vivere come in passato, era troppo difficile.
Il mio capo avrebbe pazientato ancora per poco e sapeva bene che senza il suo aiuto, mi avrebbe persa per sempre.
Ma io era rinchiusa in un vortice impenetrabile in cui non avrei mai fatto entrare nessuno.
Perché la mia vita privata era segnata per sempre ed il mio cuore spezzato era stato gettato in mezzo all’oscurità più opprimente.


Mi svegliavo spesso la notte in preda agli incubi più disparati.
Non facevo altro che vedere la sua faccia insistente mentre continuavo a sudare freddo.
Riuscivo anche a sentire voci imperscrutabili che attanagliavano la mia mente, mentre non riuscivo ad avere nessuna risposta.
Il suo suono vocale era inconfondibile alle mie orecchie ed io che cercavo di creare un contatto con lui.
Un respiro insistente, ma molto freddo.
< Richard, sei tu? >
Non mi piaceva chiamarlo per nome, ma in quel momento sapevo che lui era lì e che mi stava fissando.
< Richard… puoi sentirmi? >
Odiavo non ricevere nessuna risposta, ma dovevo pazientare. O forse illudermi di nuovo?
Quella notte non riuscii mai a dormire perché gli incubi andavano oltre la realtà e l’alba di un nuovo giorno era solo un pretesto per convincersi che la vita sarebbe stata un’ossessione orrenda macchiata dal mio odio.




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