Il Diario di Anduin

di Anduin
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1 Aprile 2021,

 

 

Il mio piano ha funzionato!

 

Gettare Philipp Lloyd dentro uno sgabuzzino, costringerlo in una sorta di realtà parallela, mentre io, seduto sul suo divano, guardavo a tutto volume una vecchia partita dell’Italia. Tutto per attirare l’Uomo Ombra.

Nonostante quell’Essere abbia cancellato quanto riguarda la mia persona, non aveva ancora fatto i conti con il genere di individuo che aveva coinvolto nella sua crociata. Il Signore è dalla mia parte, e la sua furia punitrice cala per mezzo delle azioni dei suoi servitori. Io sono un suo soldato. Così, ho scelto di combattere.

 

Organizzato il mio campo di battaglia, non ho fatto altro che attenderlo.

Ho cominciato sin da subito ad avvertire quell’assurdo richiamo che proviene dalla casa accanto. Il bambino raccontato da Lloyd. Per quello avevo messo a tutto volume la partita dell’Italia, con le proteste del vicino del piano di sopra. Si accetta il caos della competizione mondiale solo i giorni della competizione stessa, eh? Lo sport non riesce a emozionare come un film: slegato dalla sua storia contemporanea, non è che un ricordo legato ad essa.

Italia – Germania.

Che partita!

Ma non siete qui per questo, lo so. Lo so.

Ho atteso quell’essere, ben sapendo che aveva già avuto modo di intrufolarsi in casa durante la nostra permanenza all’ospedale: le sue tracce erano ovunque! Ma anche questo era diventato parte del mio assurdo piano. Dovete sapere che, dopo aver riportato Philipp in questa casa, mi sono concesso l’opportunità di andare a fare un bel giro per la sua città, non senza averla prima esplorata con qualche accurata ricerca online.

Al calare del sole, un tramonto insanguinato, abbiamo cominciato a sentire quelle cose. Graffi sui muri, urla, voci eteree. L’Uomo Ombra sembrava aver preso la questione sul personale, dando fondo a tutte le sue risorse per cercare di farci impazzire. Ed io ero ben pronto ad accoglierlo a braccia aperte.

Infine, il campanello ha suonato. Un verso sgradevole, ultraterreno azzarderei.

Col il cuore in gola, mi sono precipitato alla cornetta:

“Chi è?” ho domandato, frattanto che mi sporgevo per guardare dallo spioncino. Non c’era nessuno fuori, anche se ho avuto come l’impressione di percepire qualcosa.

Non ottenni risposta.

“Chi è, per Dio!?” ho esclamato furibondo.

“Pizza!” ha risposto una pavida voce di ragazza.

“E dillo subito!”

Rimasi in agguato, con l’occhio attaccato allo spioncino.

Quando il corridoio si illuminò, grazie alle luci degli altri piani, non mi parve di notare niente di ambiguo. Ma l’essere avrebbe potuto tranquillamente essersi già precipitato all’ingresso. Scacciai via quel pensiero.

Poi, vidi la ragazza.

Portava un cappellino rosso con inciso lo stemma della pizzeria, il fantasma dei Ghostbusters, ripreso anche sulla sua maglietta. Estrasse dallo scaldavivande i due cartoni delle pizze, e solo allora potei notare il suo tremore. Si guardò attorno, più precisamente verso i nastri della polizia che infiocchettavano la porta dirimpetto la nostra. Sapeva. Forse le riuscì di udire il gran baccano del bambino dell’Uomo Ombra.

Perdonate il mio divagare, ma mi è venuta in mente un’idea per una serie TV: Casa Uomo Ombra, in stile Otto sotto un tetto. Pensate a quella testa di bambino, su un corpo che indossa delle bretelle... (Non riesco a smettere di ridere!)

Niente diede l’impressione di volerla aggredire, così decisi di aprire. Pagai il conto e la guardai correre via.

“Non credevo di essere così brutto!”, le ho urlato dietro, prima di sentir sbattere il portone del palazzo.

 

Veniamo alla parte interessante: il mio piano.

Ho posato le pizze sul tavolo, ho acceso una candela e ho messo in pausa la partita. Sono poi uscito nel pianerottolo e, sistemandomi la cravatta, ho suonato al campanello del vicino.

La porta, senza troppe pretese, si è aperta con fischio inquietante di lamiere. Nessuno nell’oscurità.

Un invito ad entrare…

“Vorrei ospitarla, per cena” mi sono affrettato a dire, indicando la porta di casa, spalancata. Un gorgogliare confuso, come una eco distante, scaturì dalle tenebre. “Allora l’aspetto.”

E, senza mai donargli le spalle, ho fatto ritorno in casa di Philipp. Mi sono seduto… e ho atteso con tutte le luci spente, fatta eccezione per la candela.

Dapprima si udì solo un pestare raggelante di zoccoli.

Poi, vidi la penombra gettata dalla candela rischiarata da un abito. La porta di casa si chiuse con un tonfo sordo che riecheggiò per le scale, firmando una futura lettera di lamentele.

“Sono contento che abbia voluto presentarsi. C’è da discutere su Philipp Lloyd. Io l’ho preso per voi.”

“Hai compreso… mortale.” fu la sua risposta. “Cosa vuoi, in cambio. Denaro? Fortuna? Immortalità?” la sua voce era una specie di stridio confuso, le parole arrivavano dopo, quasi fosse una comunicazione telepatica.

“Niente di tutto questo.” Mi sono affrettato a rispondere, invitandolo a sedere. “Voglio la verità.”

“Questo è il patto che vuoi stringere? La vita di Lloyd, il Diario e Avorio in cambio della semplice verità?”

“Sì.” fu la mia risposta. “Ma prima mangiamo, qualcosa di commestibile per entrambi.”

Ho rimesso in play la partita. La luce mi permise di scorgere quell’essere in tutto il suo deviato orrore: indossava l’abito elegante che probabilmente era appartenuto al vicino, ma non i pantaloni; dal busto in giù si sviluppava un corpo caprino che si concludeva con zoccoli equini. La testa era la medesima raccontata da Philipp, benché dalla bocca non venissero fuori quelle zampette; lo squarcio della fronte invece era ancora lì, e quella sorta di tentacolo si allungò per aprire il cartone della pizza con un unico gesto rapido, tagliente, mettendone in mostra il contenuto: era rossa, con molto aglio, e le patate fritte erano state sapientemente distribuite in modo tale da comporre una scritta: “Addio, bastardo!”

In quel momento ho sollevato con una mano un crocifisso in argento, che tenevo nascosto sotto il tavolo, ed un sifone per cocktail modificato personalmente, caricato a vodka, benedetta in mattinata da un prete locale, e non sapete al fatica per riuscire a convincerlo!

La candela aveva uno scopo ben preciso: il mio sifone si trasformò in un lanciafiamme improvvisato, travolgendo l’Uomo Ombra!

“In nome del Signore!” ho gridato a pieni polmoni. “Lascia questo mondo, figlio delle tenebre!”

Avvolto dalle fiamme, la creatura ha provato a ribellarsi, ma il mio crocifisso gli impedì qualsiasi azione. Ho continuato a gridare, spingendolo in un angolo della stanza, ascoltando il suo lamento feroce di morte, sinché il sifone non si è scaricato del tutto. Ma le fiamme perdurarono sulla sua peluria e l’abito che indossava. Scelsi di dargli il colpo di grazia con una sedia, frantumandogliela addosso. Poi, utilizzai parte di quelle schegge per trafiggergli il capo, il cuore, e i genitali; dopo avergli aperto un varco nel petto d’ombra, ora di carne bruciata, ne approfittai per incastrarvi dentro la croce in argento.

Il suo tetro grido, simile allo stridere di una lama su vetro, a unghie sulla lavagna o simili suoni capaci di far accapponare la pelle, si concluse una volta per sempre.

Non mi riesce ancora di credere di essere riuscito a sopraffarlo.

Con una calma irreale, sono tornato al tavolo: l’Italia aveva appena segnato. Ho aperto il mio cartone della pizza, e finalmente ho cenato con la mia pizza al pesce d’aprile.

 

Sono un’idiota, lo so.

Ma avevo bisogno di ridere di me stesso, dopo la notte scorsa. Ne sentivo proprio il bisogno. Ho davvero avuto l’impressione di star vivendo una situazione folle. Ma non solo io, anche Philipp sembra aver perso la ragione. Mi ritiene l’Uomo Ombra!

Ha iniziato a parlare in un modo incomprensibile, tanto che una traduzione fonetica potrebbe risultarvi una presa in giro.

Vi parlerò dei miei sogni, degli agghiaccianti attimi di follia vissuti con Philipp, nel suo aggiornamento, sul suo Diario. Non sento il bisogno di dover aggiornare ulteriormente questa pagina, ora che lui ha cominciato a riprendersi. Devo solo convincerlo di chi io sia.

Credo di aver intuito cosa sia accaduto ad Avorio, ho la spiegazione per la sua debolezza.

Credo di aver compreso il perché di questa sensazione dei viaggi temporali, un’assurdità da escludere.

So perché abbiamo nominato dei soldati e un prete.

Ho fatto un sogno inquietante, ma che mi ha rivelato molte cose.

Mi scuso ancora per essermi preso gioco di voi. Ma volevo alleggerire un po’ questa tensione, questo orrore.

Spero la mia intrusione nella vita di Philipp possa avervi quantomeno allietati, rallegrati. Perché temo ci attenda solo oscurità, della più atroce, più avanti.

Forse dovremmo fare proprio come ho finto di raccontare, così come diceva De Luca: irrompere in quella casa con un lanciafiamme.

 

Non aggiornerò, non qui. */

 

*/ Capirete se ci saranno altri aggiornamenti, in questa sede, dal Diario di Philipp Lloyd. Gli chiederò di inserire un nuovo simbolo, in chiusura o all’inizio del suo resoconto. Sarà questo: °*

Anduin





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