Siamo
giunti al termine di questo torneo e, dietro di me, sento il cupo
brontolio dei crolli degli edifici.
Jin
Kazama è qui, davanti a me.
I
suoi occhi neri mi fissano, vacui e perplessi.
La
rabbia brucia nel mio cuore e le lacrime si seccano nei miei occhi..
Non
ha memoria delle sue atroci colpe.
Forse,
nemmeno comprende le ragioni della mia ira e questa sua noncuranza
esacerba la mia collera.
– Non
mi riconosci? No, certo che no. – ringhio. Il pensiero di mia
sorella morta distrugge la mia anima.
Mi
pare di sentire il suo corpo gelido tra le mie mani.
Perché
è stata uccisa così?
Non
meritava un destino tanto infame.
I
miei pugni martellano Jin, implacabili.
Il
mio dolore di fratello si trasferirà nei miei colpi.
Godo.
Nonostante la sua esaltata forza, non riesce a difendersi dai miei
attacchi.
La
mia rabbia soffoca qualsiasi sua eventuale difesa.
Cade,
sovrastato dalla mia potenza fisica, e, per alcuni istanti, i miei
occhi si fissano nei suoi.
Tremo
e, a stento, freno le lacrime. Non piangerò davanti a lui e
non gli mostrerò le cicatrici del mio animo.
Sarebbe
una gioia che lui non meriterebbe.
– La
Mishima Zaibatsu ammazzò mia sorella in un attacco aereo come
se non fosse nulla. – urlo e
il mio cuore scoppia di amarezza e vendetta.
I
ricordi insanguinati di quel giorno tormentano il mio cuore.
Mia
sorella doveva sposarsi e le sue nozze sono state insozzate di sangue
e polvere da sparo.
Non
può più sfuggire alla sua responsabilità.
Ora
sa la ragione della mia ira e sentirà il mio dolore.
Sono
seduto su di lui e colpisco ancora.
Devo
distruggergli quel volto statuario, che sembra lontano da qualsiasi
emozione.
Ana,
sorella mia, sarai vendicata e potrai riposare in pace.
I
suoi occhi neri, seri, si fissano nei miei e mi sembra di scorgere il
rimorso in quelle sue iridi.
No,
non devo farmi ingannare e il mio cuore non deve tremare.
–
Uccidimi…
– sussurra, il tono calmo e dignitoso. Non ha paura della
morte.
Se
non fosse lui, potrei rispettare la sua dignità.
Ma
lui è l’assassino di mia sorella e non merita alcun
riguardo.
Con
mia somma sfortuna, ho scelto il momento sbagliato per ucciderlo.
Ansimo,
poi scarico un violento pugno a destra della sua testa.
– Lo
farò. Ma non ora. Tu non hai sofferto abbastanza per
desiderare la morte. – decreto, duro. Pur occultata dalla sua
espressione triste, scorgo una flebile luce di speranza.
Lui
aspira ancora al perdono e alla felicità,
Evidentemente,
non ha sentito sulla sua pelle candida il fuoco doloroso di chi ha
perduto tutto, a causa della sua superbia.
Pensa,
nella sua alterigia, che la pena sia quella che i miei pugni gli
stanno infliggendo.
No,
non merita che io sprechi la mia forza.
Mi
alzo, mi allontano da lui e, qualche passo dopo, gli volto le spalle.
Stringo
i pugni e mi irrigidisco. Perdonami Ana, ma la sua punizione deve
essere rimandata.
– Non
ora. Non ora che tu sei pieno di speranza. – proseguo.
Il
volto di mia sorella, congelato in una maschera mortuaria, si palesa
davanti ai miei occhi, ormai incapaci di piangere.
– E
allora io ti ucciderò come se tu non fossi nulla! –
grido, alzando il pugno. Quando sarai privo di obiettivi, io ti
ucciderò, Jin.
Libererò
il mondo dalla tua presenza e darò all’anima di mia
sorella la pace.
– Fino
ad allora, non osare morire! – concludo. Sarò io il suo
giustiziere e offrirò a te, mia amata sorella, la sua vita.
Per
te, non mi fermerò davanti a nulla e farò patire a Jin
lo stesso dolore patito da me e da te.
E,
qualche istante dopo, mi allontano, il cuore greve d’odio e
rabbia.
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