Nota autrice:
Questa storia
non ha quasi senso, è un completo flusso scritto dalle 22 di sera alle 6 del
mattino (talmente assorta non mi sono veramente resa conto del tempo che
passava).
Famiglia Hale, viva, ma solo ad un certo punto mi sono ricordata di
Cora.
Theo? Umano.
Linea temporale?
Inesistente.
Personaggi?
Completamente out of character.
Stiles? Stiles l’ho
voluta cazzuta, non la tipica damigella indifesa in attesa che il grande e
possente Alpha la salvi, Stiles è un personaggio forte, la mia Stiles si
salva da sola.
Perché lo
pubblico? Perché sentivo che era da un po’ che non scrivevo sugli Sterek, ma anche con la promessa che non scriverò più delle
Fem!Stiles, perché non regala
le gioie degli Sterek originali.
Buona lettura,
Sel
«No Stiles, non ti aiuterò!» Scott incrociò le braccia al
petto, rifiutandosi di guardare in faccia la sua migliore amica, ben sapendo
che se avesse visto i suoi occhi supplicanti avrebbe ceduto.
«Oh, andiamo Scotty! Non succederà nulla di male.» provò a convincerlo
afferrandogli il braccio, provando a ruotarlo verso di lei, ma la sua forza
umana era nulla contro quella del licantropo.
I due ragazzi, appena diciasettenni, erano seduti sul cofano
della vecchia Jeep di Stiles, davanti a loro il panorama di Beacon Hills
illuminata dalla Luna piena. Erano soliti uscire durante quelle notti,
allontanarsi dalla città in caso Scott non fosse riuscito a controllarsi.
Era da ormai un anno che Scott McCall era stato morso da un
licantropo di passaggio che aveva ben pensato di salvare il povero ragazzo che
stava per perire sotto un forte attacco d’asma, l’unico problema era stata la
sparizione del suddetto uomo che era sparito nel nulla, lasciando a Stiles il
compito di educare il migliore amico alla sua nuova vita. Non erano stati mesi
facili, ma Stiles gli era sempre stata vicino e Scott molto probabilmente
sarebbe morto senza di lei.
«Ma perché devi sempre impicciarti nei casi di tuo padre?»
le domandò esasperato, da quando era in controllo dei suoi poteri, Stiles aveva
preso a cercare di risolvere i casi del padre con il suo aiuto,
autoproclamandoli vigilanti notturni di Beacon Hills.
Stiles sorrise, ben sapendo che Scott era sul punto di
cedere «Okay.» disse scendendo dal cofano «Andrò da sola, infondo non ho bisogno
di te.» aggiunse alzando le spalle, come se non sapesse quanto il licantropo
fosse protettivo nei suoi confronti.
«Cosa? NO!» Scott per poco non scivolò sbattendo il sedere a
terra «Stiles, è troppo pericoloso, vengo con te!» cedette e quando vide il sorriso
dell’amica capì di essere stato fregato, un’altra volta.
⸸⸸⸸
Stiles era incontrollabile, quando aveva visto il file sul
tavolo in salotto non aveva potuto fare a meno di dare una sbirciata. Suo padre
le era sembrato particolarmente stressato al riguardo e aveva atteso fino a
quando non fosse andato a letto per poterne leggere il contenuto.
Vide le foto e arricciò il naso, non erano i primi cadaveri
che vedeva, ma certi erano semplicemente da bile. In tutto erano nove donne,
tutte di giovane età, tra le coincidenze era segnata la presenza di numerosi
nei sui corpi delle vittime e abiti da ballo che
sembravano richiamare qualche festa a corte. Quindi, Stiles ricapitolò, nei e
abiti da principesse.
Rimise tutto com’era e corse in camera sua, pronta a fare
una ricerca ben mirata: lei quel caso lo avrebbe risolto.
⸸⸸⸸
Trovare un evento che ospitava un ballo stile rinascimentale
era stato facile, era uno tra gli eventi più esclusivi a cui partecipare e non
era roba per tutti. Stiles stessa aveva sempre evitato eventi che richiedessero
abiti eleganti.
Una volta prenotato un biglietto per lei e Scott (le erano
costati un occhio della testa, ma aveva delle vite da salvare), era andata da
Lydia, spavalda e senza alcuna vergogna per chiedere aiuto nel trovare un
abito. Non erano in alcun modo amiche, Stiles non poteva nemmeno sognarsi di
poter essere amica con la ragazza più popolare di Beacon Hills, ma sapeva che
se qualcuno poteva aiutarla era proprio lei.
Lydia l’aveva guardata come se fosse pazza, ma aveva annuito.
In un solo pomeriggio Stiles non aveva mai provato così
tanti abiti in vita sua e il fatto che Lydia avesse pagato per lei l’aveva
semplicemente fatta rabbrividire, chiedendosi quanto le sarebbe effettivamente
costato restituirle il favore.
Doveva mettersi a cercare un lavoro, le avrebbe restituito
fino all’ultimo centesimo.
⸸⸸⸸
Attese che il padre uscisse per andare a
lavoro, lo salutò alla porta con un sorriso e raccomandandogli di fare
attenzione. Attese sulla porta, salutandolo con la mano, fino a quando non fu
infondo alla strada.
Tornò in casa e andò dritta nella doccia, aveva solo due ore
prima che Scott arrivasse e lei doveva essere abbastanza attraente da riuscire
ad attirare l’attenzione del serial killer.
Asciugatasi i capelli ed indossato una vestaglia Stiles si sedé
davanti allo specchio cercando in Internet una acconciatura abbastanza semplice
da fare, ma anche elegante. Il makeup
molto natural per mostrare al serial killer tutti i
suoi nei, cercando di attirarlo, sulla labbra un rossetto bordeaux che aveva
comprato appositamente per la missione. Si guardò allo specchio
soddisfatta del suo lavoro, anche se sapeva che poteva fare molto meglio se si
fosse impegnata.
Tornò in camera e a fatica estrasse il voluminoso abito
rosso dall’armadio. Lo posò sul letto guardandolo per bene, non lo aveva fatto
al negozio, fidandosi ciecamente del parere di Lydia. Era un abito decisamente extra
per lei, ma era sicuramente appariscente, avrebbe attirato l’attenzione di
chiunque. Era un abito che non copriva le spalle, ma aveva delle maniche da cui
cadeva un mantello che le faceva venire voglia di camminare veloce per sentirlo
“volare” dietro di lei. Il corpetto era decorato da dei piccoli fiori rossi,
fino a decorare anche il tulle della gonna vaporosa. Erano leggermente
fastidiosi se doveva essere sincera. Ai piedi indossò delle Converse rosse,
perché di mettere dei tacchi non se ne parlava proprio, se avesse dovuto
correre avere dei trampoli non le sarebbe stato d’aiuto.
Si guardò allo specchio, arrossendo leggermente, non si era
mai vista così carina. Non era un’amante dei vestiti, non erano
funzionali quando si aveva una vita movimentata e doveva costantemente correre
dietro a Scott per evitare che finisse in qualche guaio.
Guardò l’orologio, mancavano cinque minuti al suo
appuntamento con il licantropo, tanto valeva farsi trovare sulla porta. Afferrò
una delle poche borse eleganti che aveva e infilò il cellulare, un teaser che
il padre le aveva regalato anni prima e un fischietto per cani, lo usava
principalmente su Scott, per attirare la sua attenzione quando lo beccava a
sbavare dietro Allison Argent senza prestare attenzione a quello che gli stava
dicendo.
«Wow» fu la prima parola che il ragazzo disse vedendo la
migliore amica conciata a festa «Scusa, pensavo questa fosse casa Stilinski.» scherzò guardandosi intorno, con tanto di mano
posata sulla fronte.
Stiles rise e scosse la testa «Molto divertente,
Scotty–boy.» disse sistemandogli la cravatta leggermente storta, dovevano
essere impeccabili se volevano che il piano funzionasse.
Si avviarono verso la Jeep, la carrozza della serata, e
Stiles salì a fatica nel posto del guidatore. Era completamente circondata da
stoffa e la gonna le finiva sotto i piedi, ma se avesse provato a raccogliere
il tessuto non avrebbe lasciato molto spazio per manovrare il volante. Si
lasciò sfuggire un verso snervato e guardò il suo compagno d’avventure «Credo
che dovrai guidare tu.» disse sconsolata, odiava far guidare la sua bimba
ad altre persone, non si fidava di nessuno con quel cimelio di famiglia.
«Sì, credo che sia l’idea migliore.» convenne Scott
scendendo dalla parte del passeggero per andare ad aiutare Stiles a liberarsi
ed accompagnarla a sedersi dove prima c’era lui, essendo abbastanza galante da
aiutarla con il vestito e poi chiuderle la portiera, con tanto di un piccolo
inchino.
Stiles gli fece il dito medio.
⸸⸸⸸
Entrare mostrando l’invito era stato facile, la sicurezza
non aveva chiesto nemmeno di vedere un documento in quanto, teoricamente,
l’evento era riservato a soggetti maggiorenni.
La musica da valzer era piacevole, Stiles si trovò a
muoversi a tempo nonostante non stesse ballando. Era al bordo della pista, un
bicchiere di champagne tra le mani, ma non aveva nemmeno provato a bere
conoscendo la sua tolleranza alcolica e il bisogno di rimanere completamente
lucida. Dall’altra parte della sala Scott stava ammagliando una giovane donna
che era decisamente troppo grande per lui, per la miseria.
Finalmente qualcuno si fermò vicino a lei, ma fece finta di
nulla. Con la coda dell’occhio vide un uomo, affascinante, ma cercò di non
cedere a girarsi verso di lui. Se fosse stato il serial killer le avrebbe
proposto di ballare.
«Non sei troppo giovane per essere qui?» domandò lo
sconosciuto, il quale stava guardando come lei verso la pista.
«Se sono qui vuol dire che ho l’età per esserci, signore.»
rispose mordendosi leggermente il labbro inferiore, Dio, la voce roca dell’uomo
era meravigliosa. Pregò che non fosse lui il serial killer, le sarebbe
dispiaciuto farlo finire in carcere.
L’uomo le si parò davanti e, wow, Stiles non aveva mai visto
degli occhi verdi così belli. Fece un passo indietro, versandosi un po’ di
champagne sul vestito, ma non le importò. Dovette mordersi la lingua per non
dirgli che lo trovava attraente e dovette usare ogni briciolo di buona volontà
che aveva in corpo per non allungare la mano e toccargli quella barba che
sembrava invitarla a farlo.
Oddio, aveva un debole per gli uomini con la barba e gli
occhi verdi.
«Non è sicuro, questo evento.» le disse avvicinandosi tanto
da riuscire a bisbigliare quelle parole contro il suo orecchio.
Stiles prese un profondo respiro «Non dica sciocchezze, è un
semplice ballo.» rispose ignorando lo sguardo confuso dell’uomo «Ora, se
permette o meno, devo andare.» aggiunse posando il calice sul tavolo vicino,
doveva allontanarsi da quell’Adone se voleva attirare il suo serial killer.
⸸⸸⸸
Andò al bagno delle signore per darsi una rinfrescata,
l’incontro con quell’uomo l’aveva lasciata decisamente calda. Si bagnò i
polsi con l’acqua fredda e sorrise cortesemente alla ragazza bionda che si
stava risistemando il trucco, un acceso rossetto rosso sulle labbra ed un
incantevole abito blu.
«Erica?» domandò perché, diamine, quella era Erica Reyes e
lei l’aveva riconosciuta. Dio, non se la ricordava per niente così provocante,
ma ricordava che trovava sempre piacevole sedersi insieme a lei a pranzo al
tavolo degli sfigati.
Erano sempre stati lei, Scott, Erica, Isaac e Boyd a quel
tavolo, un gruppo strano, che non si parlava nemmeno a volte, ma formare un
gruppo in mensa era un ottimo metodo per allontanare i bulli. Stiles si era ritrovata
troppe volte con lo yogurt tra i capelli.
«Stiles, cosa ci fai qui?» domandò la bionda realizzando
anche lei che la sua ex compagna di scuola era in quel bagno. Non ci aveva
fatto caso, non aveva mai visto Stiles Stilinski
conciata per bene e soprattutto senza Scott McCall.
«Uhm, sono qui con Scott, sai, una festa divertente.» ah,
ecco, Erica quasi rise, era impossibile per quei due stare lontani.
L’umana si asciugò le mani con il vestito, senza nemmeno
rendersi conto di averlo fatto, la madre l’aveva sgridata un milione di volte
per quel suo vizio «Tu sei sola? Sai, da quando ti sei trasferita poi se ne
sono andati anche Isaac e Boyd, al tavolo degli sfigati siamo rimasti solo io e
Scott.» disse posandosi contro il lavandino, era piacevole incontrare qualche
faccia amica mentre si dava la caccia ad un serial killer.
«No, sono qui con degli amici.» rispose sorridendo Erica, la
ragazza le era sempre piaciuta. Quando era finito in rete un video di lei che
se la faceva nei pantaloni dopo un attacco epilettico Stiles era andata dritta
dal padre e in poche ore il video era scomparso.
«Be’, è stato veramente un piacere rivederti! Se avessi con
me la mia borsa ti direi di lasciarmi il tuo numero, ma credo di averla
dimenticata al tavolo.» disse battendole una mano sulla spalla «Ci vediamo in
sala.» aggiunse tirando su il vestito per non bagnarlo su una piccola pozza
d’acqua che si era creata vicino l’uscita.
Erica sorrise nel vedere le Converse rosse, ora sì che
riconosceva Stiles Stilinski.
⸸⸸⸸
Era appena rientrata in sala quando un uomo le si parò
davanti e sfortunatamente non era il bel tenebroso di prima. Era un uomo
adulto, tanto che tra i capelli si vedevano già dei fili bianchi, gli occhi
erano di un celeste glaciale e il sorriso era disturbante, almeno per Stiles.
«Non ho potuto che notare che non avete ballato per tutta la
serata, Miss.» disse con fare galante, prendendole una mano per baciarne il
dorso e, ew, Stiles voleva tornare in bagno a
lavarla.
Sorrise in modo amorevole, capendo che davanti a lei c’era
l’uomo che cercava, il killer di giovani donne ricoperte di nei.
«Nessuno mi ha invitata, Sir.» rispose con lo stesso gergo,
cercò di sembrare imbarazzata e lusingata, recitare le veniva bene, non a caso
faceva parte del drama club, ma a causa della sua
iperattività e l’abitudine di scordarsi gli incontri del club la professoressa
Janet non le aveva mai assegnato un ruolo e Stiles non poteva lamentarsene.
«Allora concedetemi l’onore.» propose offrendole la mano e
la ragazza accettò, cercando con gli occhi Scott, per avvertirlo che aveva
trovato il loro uomo.
Arrivarono in un angolo della pista, l’uomo le prese una
mano e l’altra la posò sul suo fianco, iniziando subito a condurre. Stiles si
lasciò trascinare, completamente ignorante sul come si ballasse un valzer, non
aveva avuto tempo per prendere delle lezioni e nemmeno per vedere dei video su
YouTube.
«Allora, è venuta con qualcuno?» domandò l’uomo mentre la
faceva volteggiare abilmente.
«No, sono sola questa sera, la mia amica ha avuto un malore proprio
questo pomeriggio.» rispose facendogli capire che era una ragazza sola ed
indifesa, senza qualcuno che la cercasse.
L’uomo annuì, un piccolo sorriso maligno ad
adornargli il viso «Un vero peccato, spero che si riprenda per il prossimo ballo.»
disse come da buona maniera e Stiles voleva alzare gli occhi al cielo,
quell’uomo era noioso e il suo alito sgradevole.
Ballarono in silenzio per pochi minuti prima che l’uomo
riprese parola «Sa, Miss, è una vera fortuna averla incontrata.» iniziò attirandola
contro il suo corpo, mettendo a disagio la ragazza «Da tempo cerco una bella
ragazza da sposare.» Stiles lo guardò sconcertata: era così che conquistava le
sue vittime? Passando direttamente alla proposta di matrimonio?
«Non ho molto tempo davanti a me, una malattia mi sta
divorando dentro, e non ho nessuno a cui lasciare la mia eredità.» aggiunse
sconsolato «Milioni di dollari finirebbero persi, ma se avessi una moglie
sarebbe tutta sua, la mia fortuna, le mie aziende.» aggiunse e senza alcun preavvisò
abbassò il viso per baciarle il collo «Voglio solo morire come un uomo
sposato.» concluse ora posando entrambe le mani sui suoi fianchi. Si erano
fermati, non stavano più ballando, e Stiles si sentiva estremamente a disagio.
Cercò velocemente con lo sguardo Scott, ma non lo trovò.
L’uomo attirava le sue vittime con la promessa di una
fortuna miliardaria, giovane donne sciocche da credere che un uomo potesse
voler una totale sconosciuta come beneficiaria di qualsiasi cosa l’uomo avesse
da promettere. Dio, che società in cui viveva, dove i soldi valevano più
dell’amore.
Doveva far finta di stare al gioco «Io ne sarei lusingata,
ma non conosco nemmeno il suo nome.» provò a fare la sostenuta, ma usò un tono
malizioso posandogli una mano sul petto «Credo di meritarmi di sapere il nome
del mio futuro marito.» aggiunse facendo camminare le dita fino ad
accarezzargli la guancia. Dove aveva imparato a comportarsi in quel modo?
Doveva smetterla di vedere tutti quei telefilm Netflix ricchi di scene sessuali.
«Francis, Miss. Il nome di mia moglie, invece?» domandò con
gli occhi che scintillavano di lussuria. Stiles poteva immaginare cosa passasse
per la mente dell’uomo. Una volta usciti da quel palazzo avrebbe cercato di
violentarla e poi stringerle una corda intorno alla gola, come aveva fatto con
le altre nove.
«Il mio nome è Mary.» rispose sorridendo «Francis, se mi
accompagna e recuperare la mia borsa poi possiamo andare in un posto un po’ più
privato.» propose sussurrandogli in un orecchio, cercando di sembrare
completamente ed indiscutibilmente pronta ad andare a letto con lui.
Francis si leccò le labbra e le fece cenno con la testa di
fargli strada. Stiles sorrise e si incamminò, sperando di incontrare Scott.
⸸⸸⸸
Francis la portò all’esterno dell’edificio e Stiles stava
letteralmente tremando, di Scott non aveva visto nemmeno l’ombra e non aveva
incontrato nemmeno Erica, alla quale avrebbe potuto chiedere di andarlo a
cercare.
«Vieni, casa mia non è lontana, se passiamo per di lì
arriveremo in un secondo.» le disse indicandole un vicolo non molto lontano.
Stiles annuì, non voleva farlo insospettire, ma doveva usare il fischietto per
attirare Scott prima che fosse troppo lontana.
«Ti dispiace se fumo?» domandò in quanto aveva sempre
pensato che il suo fischietto sembrasse una sigaretta elettronica.
Francis le rispose con un gesto della mano, la galanteria di
prima completamente scomparsa. Stiles non poteva lamentarsene.
Utilizzò il fischietto e pregò che Scott l’avesse sentito,
perché in caso contrario era letteralmente spacciata.
Entrarono nel vicolo e appena furono a metà strada Francis
l’afferrò per le spalle e la spinse contro il muro umido e sporco «Francis, non
è questo il luogo.» provò a dire mentre l’uomo le stava leggermente divorando
di baci il collo. Disgustoso, si sarebbe dovuta lavare con la candeggina dopo
questa notte.
«Francis, non possiamo andare nel tuo appartamento?» provò a
chiedergli mentre cercava di spingerlo via, ma l’uomo era molto determinato.
Stiles sbuffò annoiata, cercando di non farsi prendere dal panico. Aveva
fiducia in Scott, l’avrebbe salvata.
Insomma, non poteva perdere la sua verginità e morire nella
stessa notte, soprattutto quando non voleva fare nessuna delle due cose.
«Siete tutte così stupide.» bisbigliò Francis «Basta ingannarvi
con un po’ di soldi e subito andate dietro ad un totale sconosciuto.» disse
mentre provava a tirare su gli strati di gonna, ma Stiles non gli stava
certamente rendendo le cose facili, continuando a tirargli calci.
«Siete tutte così belle, con i vostri nei ed i vostri
abiti.» disse digrignando dal dolore quando Stiles lo colpì sullo stinco
«Bellezze di un altro tempo, così lontane ed intoccabili. Ma io posso avervi,
che lo vogliate o no.» Francis iniziò a ridere come un pazzo e Stiles si
spaventò. Era quel tipo di risate che si sentivano nei film horror o sui
documentari sugli squilibrati, lei ne vedeva troppi.
«Senti, feticista dei nei, vedi di levarti.» sbottò
afferrandolo per le spalle e riuscì ad allontanarlo, almeno per un attimo, quel
poco che bastava per afferrare dalla borsa aperta il suo teaser. Lo colpì al
collo, premendo quasi con cattiveria e non lo lasciò nemmeno quando fu ormai a
terra privo di sensi.
Si tolse una ciocca di capelli che le era finita davanti al
viso pronta a chiamare il padre, ma sentì qualcuno correre per il vicolo.
Afferrò il teaser e lo puntò contro i nuovi arrivati, aveva un’arma e non aveva
paura ad usarla.
«Che cosa succede?» domandò osservando Scott con alle spalle
Erica, Isaac, Boyd e l’uomo affascinante che aveva incontrato alla festa.
Scott si girò verso gli altri «Visto? Stiles sa cavarsela!»
disse con una risata nervosa. L’uomo lo spinse contro il muro, afferrando il
povero Scott per la cravatta «Idiota, poteva succederle qualunque cosa!» inveì
contro il liceale «Che razza di licantropo sei se lasci un tuo compagno di
Branco in pericolo?» domandò facendogli sbattere la testa abbastanza forse
contro i mattoni e, ouch, Stiles sentì dolore solo a
guardarlo.
Erica le si avvicinò, offrendole un fazzoletto per ripulirsi
dalla saliva del viscido Francis «Cosa? Siete licantropi?» domandò sbalordita.
Non poteva crederci, tutti gli sfigati erano diventati licantropi super fighi e
lei no! Non era giusto!
«Sì, Stiles.» rispose Erica pulendola come meglio poteva
«Derek ci ha aiutati quando ne avevamo più bisogno.» aggiunse sorridendo
dolcemente verso il suo Alpha.
Derek. Stiles doveva imprimersi quel nome nella mente. E
quel viso. Dio, voleva sognare quel viso in eterno.
«Aspetta, tu sei Derek Hale?!»
domandò spalancando la bocca completamente presa di sorpresa. Quando aveva
fatto le sue ricerche sul mondo sovrannaturale, con l’aiuto di Alan Deaton, aveva scoperto quanto fosse importante il Branco Hale, ma aveva creduto che l’Alpha fosse Thalia, non Derek.
L’uomo stava ancora ringhiando contro il suo migliore amico,
perciò Isaac prese la parola «Sì, proprio lui.» rispose suonando
particolarmente fiero.
«E Thalia Hale?
L’ha uccisa per diventare un Alpha?» domandò in un bisbiglio, ma tutti la
sentirono chiaramente.
«No.» rispose Boyd «Derek è un True Alpha.» aggiunse vedendo
la confusione sul viso della ragazza.
Stiles alzò le mani «Okay, non so assolutamente cosa sia, ma
questa sera ho abbastanza cose sul mio piatto. Sono stata quasi violentata, il
mio migliore amico era scomparso chissà dove, ho un freddo pazzesco e devo
chiamare mio padre per far arrestare questo stronzo.» disse chinandosi per
recuperare la borsa con il cellulare che era caduta mentre scaricava il teaser
contro il serial killer.
Rimase seduta a terra, decisamente stanca e l’adrenalina che
aveva in corpo completamente scomparsa, voleva solo tornare a casa, farsi
sgridare dal padre per aver corso un rischio del genere e dormire.
Sentì qualcosa posarsi sulle sue spalle e alzando lo sguardo
incrociò gli occhi di Derek «Sei la figlia dello sceriffo Stilinski?»
le domandò mentre con il solo potere delle sopracciglia comunicava qualcosa ai
suoi Beta. Stiles annuì rimanendo ferma a guardarlo, aveva già detto che era
incredibilmente attraente?
Derek la fece alzare, dicendole che non era il caso di
sedersi sul pavimento umido e sporco «Lo chiamo io, non ti preoccupare.» le
disse mentre l’accompagnava verso Scott «Portala a casa.» ordinò illuminando
gli occhi di rosso e Scott annuì.
Quando furono nella Jeep Stiles faceva fatica a tenere gli
occhi aperti «Dov’eri?» domandò finalmente, non era arrabbiata con lui, ma
voleva capire cosa fosse successo per lasciarla correre quel rischio da sola.
«Ho sentito questa forza che mi trascinava verso Derek.»
rispose il ragazzo «Stavo parlando con lui e abbiamo perso la cognizione del
tempo, poi ho sentito il tuo fischietto.» disse sospirando pesantemente «Non
riuscivo a trovarti, sono dovuto tornare dentro e chiedere aiuto a Derek,
essendo un Alpha ha i sensi più sviluppati dei miei.» ammise sentendosi un
perdente. Forse, se Derek non fosse stato lì lui non si sarebbe distratto e non
avrebbe mai avuto bisogno del suo aiuto, ma non poteva esserne sicuro.
Si sarebbe fatto perdonare da Stiles.
⸸⸸⸸
Noah Stilinski sapeva benissimo
che sulla Terra c’erano creature non completamente umane, il suo addestramento
speciale per essere lo sceriffo di Beacon Hills lo aveva preparato. Era uno dei
tanti segreti che il Governo cercava di tenere nascosto al più lungo possibile,
affidando a poche persone la conoscenza di questo altro mondo. Noah aveva
creduto per anni che fosse uno scherzo, perché non aveva mai creduto ai
licantropi, vampiri o streghe.
Quando era stato eletto sceriffo aveva ricevuto la visita di
Thalia Hale, che aveva
seguito un lungo discorso su una collaborazione licantropo/uomo e Noah aveva
quasi riso a quell’assurdità, ma poi aveva visto tutto con i suoi occhi e non
aveva più potuto negare l’evidenza.
Quando Derek Hale lo aveva
chiamato, proclamando di aver catturato il serial killer che uccideva giovane
donne attirandole durante feste in cui si ballava il valzer non aveva potuto
che domandarsi come avesse fatto a trovare il loro uomo.
Quando arrivò sulla scena e vide un orecchino che conosceva
perfettamente accanto al serial killer non aveva potuto non trovare una rabbia
immensa. Era una delle loro condizioni: non coinvolgere sua figlia e loro
l’avevano infranta.
«Perché mia figlia era qui?» domandò raccogliendo da terra
l’orecchino a forma di ape dorata, sapeva che era sua, glielo aveva regalato
per il suo sedicesimo compleanno, quando la ragazza si era fissata di voler
evitare l’estinzione delle api.
Derek guardò i suoi Beta «Noi non centriamo nulla.» rispose
cercando sostegno dai giovani «Vero, erano già qui quando siamo arrivati.» aggiunse
Erica stringendosi nella giacca di Boyd, non aveva freddo, ma il gesto galante
del suo fidanzato le aveva fatto piacere.
«Erano? Lei e chi?» domandò Noah confuso, conosceva sua
figlia, non avrebbe trascinato Scott in quel tipo di guai, non quando il
poverino soffriva di forti attacchi d’asma.
«Lei e Scott.» rispose Isaac cercando approvazione nello
sguardo dell’Alpha.
«Scott? Quel ragazzo non reggerebbe una situazione del
genere, l’asma non glielo permette.» insomma, Noah aveva assistito ad uno dei
suoi attacchi, era impossibile che avrebbe retto l’ansia di essere a caccia di
un serial killer che cercava ragazze uguali a sua figlia.
«Scott è un licantropo, sceriffo.» disse Derek «E dovrei
dirle anche che…» Noah lo ascoltò, si passò una mano sul viso stanco.
«Un problema alla volta giovanotto.» rispose quando l’Alpha
finì di parlare, prima di tutto doveva sbattere in galera quell’assassino e poi
tornare a casa da sua figlia.
Quella ragazza era in un mare di guai.
⸸⸸⸸
Stiles si svegliò con un raggio di Sole che le finì sugli
occhi, fastidiosissimo e per niente un bel risveglio, soprattutto non dopo la
notte passata.
Si alzò dal letto stiracchiandosi, alcune ossa scrocchiarono
piacevolmente. Andò in bagno a sciacquarsi il viso ancora sporco del makeup che aveva indossato la sera
prima, tornata a casa aveva avuto le forze solo per uscire dall’ingombrante
vestito ed infilarsi il pigiama. La giacca di Derek era posata sullo schienale
della sua sedia, ma non aveva alcuna idea di come restituirgliela. Non voleva
tenere qualcosa che non fosse suo, poi i pensieri poco casti che le invocavano
non aiutavano per niente.
Era stato amore a prima vista, non le era mai capitato,
appena lo aveva guardato negli occhi aveva sentito una scossa percorrerle tutto
il corpo, e il fatto che molto probabilmente lui aveva sentito chiaramente il
suo cuore battere all’impazzata la faceva vergognare. Sicuramente l’aveva presa
in giro insieme ai suoi Beta.
Afferrò un paio di jeans e una maglietta grigia, doveva
andare a fare la spesa e preparare il pranzo. Suo padre molto probabilmente
stava dormendo dopo il turno di notte e non voleva disturbarlo. Fece il più
piano possibile, scivolando sul corrimano delle scale per non farse
scricchiolare sotto il suo peso. La madre rideva sempre quando lo faceva,
mentre il padre scuoteva la testa.
Entrò in cucina per prendersi un muffin per fare colazione,
ma si fermò quando vide il padre seduto a tavola mentre leggeva il giornale e
in mano una tazza di caffè fumante.
«Daddy–o, non dovresti essere a letto?»
domandò schioccandogli un bacio sulla guancia, era raro che riuscissero a fare
colazione insieme, quindi era sempre piacevole quando accadeva.
«Ho avuto una notte emozionante, siamo riusciti a catturare
il serial killer dei balli.» ah, sì, quel terribile nome che avevano
dato a Francis, Stiles doveva scrivere alla redazione del Beacon Hills Daily di cambiare reporter e trovarne uno con più
fantasia.
«Notizia fantastica! Sono certa che sia stato merito tuo.»
disse sedendosi vicino a lui, il muffin e una tazza di latte – il caffè le
faceva male e la rendeva irascibile – mentre sorrideva contenta per aver
nuovamente liberato Beacon Hills da uno psicopatico.
Noah chiuse il giornale «Certamente è merito di un Stilinski.» disse aprendo il palmo della mano e Stiles
trattenne il respiro. Noah aveva il suo orecchino, istintivamente la ragazza si
toccò i lobi costatando che effettivamente uno le mancava.
«Papà, posso spiegarti.» provò a dire arrossendo quanto il
vestito che aveva indossato la sera precedente «Volevo solo darti una mano e io
ero l’esca perfetta.».
Noah sospirò stancamente «Stiles, tu non sei un’esca, sei
mia figlia.» disse prendendole una mano «So che sei intelligente, che credi di
poter essere più brava di qualsiasi mio agente, ma sei ancora la mia bambina e
finché non ti vedrò con un distintivo non voglio che tu ti metta in questo
genere di situazioni.» Noah appoggiava completamente il desiderio di Stiles di
unirsi alle forze dell’ordine, anche se preferiva altro per lei. Il lavoro era
duro e la paga non molto alta, con il suo cervello poteva puntare molto più in
alto.
«Non sei arrabbiato?» le domandò con gli occhi lucidi, lo
stesso sguardo di Claudia quando cercava di farsi perdonare e Noah non era in
grado di resistere, sotto quegli occhi si trasformava in burro liquido.
«No, Stiles, non sono arrabbiato, chissà quanto tempo ci
avremmo messo senza di te.» doveva ammetterlo, le loro piste non portavano da
nessuna parte e non avevano mai pensato di usare un’esca, anche perché nessuna
alla centrale rispecchiava i gusti del serial killer «Ma sono arrabbiato perché
non mi hai detto nulla di Scott.» aggiunse vedendo la figlia assumere
un’espressione confusa e poi spalancare gli occhi.
«Tu sai?» domandò alzandosi dalla sedia. Per un anno aveva
tenuto al sicuro il segreto del suo migliore amico, mentendo a suo padre per
non coinvolgerlo, per tenerlo al sicuro, e lui sapeva già tutto e non sembrava
per nulla spaventato all’idea che il suo migliore amico avesse delle zanne e
gli occhi fluorescenti?
Noah si alzò a sua volta «Sono lo sceriffo, Stiles, io so
tutto.» mentì, perché dannazione, fino alla sera prima non sapeva assolutamente
nulla.
⸸⸸⸸
Stiles sbuffò spazientita, era stanca di fare da scalda
panchina durante le partite di lacrosse. Non era certamente la migliore
giocatrice, ma se il coach le avesse dato una possibilità avrebbe potuto
dimostrare che un minimo era capace.
Essere seduta vicino a Greenberg, poi, che non faceva altro
che mettersi le dita nel naso, non era per nulla piacevole. Erano sempre loro
due seduti a guardare gli altri giocare, mai che mettessero quell’antipatico di
Whittermore!
«Coach, mi faccia entrare, su!» implorò desiderosa di
mettersi in gioco, suo padre era sugli spalti, per una volta che era riuscito a
venire liberandosi dal lavoro. Voleva renderlo fiero, fargli vedere che era
agile e scattante, che non doveva preoccuparsi per lei!
Da quando aveva scoperto di Scott il padre non faceva altro
che osservarla attentamente, valutando se lasciarla fare o meno. Stiles non
voleva che suo padre la rinchiudesse in casa, credendo che il mondo fosse
troppo pericoloso per lei, Stiles era uno spirito libero e determinato.
Bobby Finstock scosse la testa «Niente
da fare, principessa, queste bestie ti romperebbero le ossa.» disse veramente
preoccupato per la ragazza, i giocatori della squadra avversaria erano
veramente enormi, larghi quanto armadi e duri come roccia, tanto che il povero
Danny–Bello era già stato messo K.O.
Non lo avrebbe mai ammesso, Bobby, ma quella Bilinski le piaceva proprio, lei e il suo amico McCall.
Quei due erano come una spina sul fianco, sempre a fare casino e ad essere
schiappe sul campo, ma quando tornava a casa si ritrovava sempre a ridacchiare
ripensando a cosa avessero combinato quei due.
«Oh, andiamo, Liam è più delicato di me!» provò a buttare
una bugia, perché era molto improbabile che quel freshman fosse più
debole di lei, durante gli allenamenti lo aveva addirittura soprannominato ghepardomannaro, perché era impossibile che fosse
così agile e veloce di suo, perfino Scott faceva fatica a stargli dietro.
Finstock la guardò storto, ma non
disse nulla, limitandosi a scuotere la testa ed allontanarsi a bordo campo per
gridare qualcosa ai giocatori. Stiles sospirò sconfitta e si girò a guardare
verso gli spalti. Inarcò un sopracciglio vedendo Erica tra gli spettatori, non
la vedeva da mesi, e ritrovarla ad una partita da lacrosse non sembrava normale, soprattutto perché
la ragazza odiava quello sport.
Decidendo che a nessuno sarebbe mancata la sua presenza
sulla panchina si avviò verso la ragazza, passando tra la folla in visibilio
per un punto appena segnato da Scott.
«Hey, Erica, che bello vederti qui!» la salutò sedendosi al
suo fianco.
La bionda le sorrise dolcemente «Sono qui per vedere Boyd.»
rispose indicando il giocatore della squadra avversaria, Stiles non si era
minimamente resa conto della presenza dell’ex compagno sul campo.
«Allora credo che tu sia sugli spalti sbagliati.» scherzò
facendole notare che era nella parte che tifava per i Beacon Hills Cyclones. Erica emise una piccola risata «Lo so, ma
dubito mi avresti notata se fossi stata dalla parte opposta.» disse assumendo
poi un’espressione un po’ più seria.
Stiles lo conosceva quello sguardo, qualcosa non andava e
lei doveva assolutamente scoprire di cosa si trattasse.
Erica le fece cenno di seguirla e Stiles lo fece senza
pensarci, la partita ormai dimenticata. Finirono nel parcheggio della scuola,
vicino ad un’auto nera che Stiles non aveva mai visto, quindi probabilmente
appartenente a qualcuno della squadra avversaria.
«Stiles, sono qui per avvertirti: non andare nella riserva
da sola, nemmeno in compagnia, fino a quando non ti dirò di farlo.» le disse
guardandola in modo serio, una piccola ruga tra le sopracciglia, un’espressione
leggermente preoccupata. Ecco, il punto però è che Stiles non è fatta per
prendere ordini. C’era qualcosa nella riserva? Dio, doveva assolutamente
scoprire di cosa si trattasse!
«Quindi limita le tue corse mattutine intorno a casa tua.»
aggiunse e fu il turno di Stiles di aggrottarsi, come faceva a sapere che al
mattino correva nella riserva? Non era una cosa che diceva a tutti, nemmeno
Scott lo sapeva. Quello era il suo momento per stare da sola, una corsa tra gli
alberi con il cantare degli uccelli nelle orecchie. La stava forse spiando?
Decise di non dire nulla al riguardo, annuendo
silenziosamente «Certo, fammi sapere quando potrò tornarci.» rispose
sorridendo, cercando di scrollarsi di dosso l’impressione di essere sotto
controllo.
Che l’Alpha temesse che fosse un soggetto pericoloso? Solo
perché era riuscita a catturare un serial killer senza doti soprannaturali e
che fosse riuscita ad addomesticare Scott senza avere occhi rossi? Che stessero
progettando di farla fuori?
Salutandola con la mano corse indietro verso il campo,
giusto in tempo per vedere Liam segnare il punto della vittoria.
Non notò, dall’altra parte del campo, un certo Alpha
osservarla.
⸸⸸⸸
Ovviamente Stiles il mattino dopo uscì di casa per andare
nella riserva. Appena il padre uscì per andare a
lavoro lei si vestì indossando una tuta e delle scarpe da ginnastica, ideali per
correre da qualsiasi mostro si nascondesse tra gli alberi. Infilò nella tasca
della giacca un po’ di sorbo e il teaser.
Uscendo dalla porta sul retro si guardò intorno, cercando di
scorgere se qualcuno la stesse veramente osservando. Iniziò a correre
sentendosi strana, forse Erica l’aveva resa leggermente paranoica la sera
prima.
Non indossava mai delle cuffie durante le sue corse, aveva
imparato con gli anni che era meglio non farsi distrasse, soprattutto quando si
puzzava di licantropo. Di mostri ne aveva incontrati, attratti dall’odore di
Scott su di lei, ma era sempre riuscita a cavarsela, anche grazie alla sua
velocità (che il coach non apprezzava, altrimenti la farebbe giocare!).
Si fermò dopo una mezzora guardandosi intorno e sentì il
cuore impazzirle nel rendersi conto che era in una parte della riserva che non
aveva mai visto prima, talmente assorta nei suoi pensieri non si era resa conto
di essersi allontanata dal sentiero principale.
Davanti a lei c’era il tronco mozzato di un albero, le
radici leggermente sporgenti sembravano creare una barriera intorno al cuore dell’albero,
ma Stiles sentiva qualcosa che la chiamava. Si guardò nuovamente intorno e si
strinse le mani al petto, che fosse una trappola?
Fece un passo in avanti ed inciampò contro una radice che
non aveva visto, finendo con il volto contro le foglie. Rise di sé stessa,
incredula di quanto potesse essere sfigata. Quando provò ad alzarsi sentì una
mano posarsi sulla sua spalla e istintivamente lasciò scappare un urlo che
spaventò i poveri uccelli che canticchiavano sui rami.
Non conosceva l’uomo che aveva davanti a lei, non lo aveva
mai visto in vita sua e i suoi occhi rossi non suggerivano nulla di buono.
Istintivamente stese una gamba colpendo quelle dell’Alpha, facendolo vacillare
abbastanza da darle il tempo si alzarsi e cominciare a correre.
Non si guardò alle spalle, facendo attenzione a dove stava
andando. Dannata lei, avrebbe dovuto dare ascolto ad Erica e starsene a casa! Un
Alpha selvaggio a piede libero era l’ultima cosa che le serviva e lei
assolutamente non voleva diventare un licantropo!
Era completamente persa, non sapeva più dove stava andando,
non riconosceva nulla di quello che aveva intorno e non aveva il cellulare
insieme a lei per chiamare Scott.
Mise la mano in tasca, dove teneva il sorbo e lo tirò in
aria, creando un cerchio intorno a lei. Ora, Stiles non aveva fatto la mossa
più intelligente della sua vita, intrappolarsi nel bel mezzo del nulla con un
licantropo alle calcagna, ma non poteva nemmeno correre in eterno.
L’Alpha sorrise vittorioso, credendo che la sua preda si
fosse arresa, ma quando provò a saltarle addosso venne bloccato dalla barriera.
Si lasciò fuggire un ruggito infastidito, talmente potente da farle vibrare la
terra sotto i piedi e Stiles pregò che anche Scott lo avesse sentito, o a
questo punto anche Erica.
«Vieni fuori, non voglio farti del male.» provò a
convincerla sorridendo mostrando i denti aguzzi e Stiles scosse la testa «Mia
mamma mi ha insegnato a non dare confidenza agli sconosciuti.» rispose
guardandosi intorno, pregando che qualcuno arrivasse.
Peccato che le sue preghiere fossero esaudite sotto la forma
di Liam Dunbar, il quale correva tranquillamente con un paio di cuffie sulle
orecchie, rendendolo completamente ignaro del pericolo che stava correndo.
L’Alpha sorrise vittorioso, non voleva necessariamente la
ragazza, gli bastava un Beta qualsiasi. Stiles imprecò ad alta voce e spezzò la
barriera andando dietro all’Alpha, riuscendo a raggiungerlo e saltargli addosso
mentre Liam continuava indisturbato la sua corsa. Ruzzolarono insieme giù per
un pendio e Stiles giurò di aver una miriade di schegge infilzate nel polpaccio
scoperto.
Sibilò dal dolore quando sbatté la testa contro un masso e
l’Alpha finì con il suo peso sopra di lei. Si sentì per un attimo soffocare e
la visione le si sfocò, ma con le mani spinse il viso dell’Alpha lontano dal
suo. Dio, quanto gli puzzava l’alito!
«Smettila di resistere!» ordinò sentendo il viso bruciargli
a causa del sorbo che era rimasto sulle mani della fanciulla. Mai in vita sua
si sarebbe aspettato che quella ragazzina si buttasse praticamente su di lui
per salvare un altro moccioso. Nessuno gli aveva detto che farsi dei Beta era
così dannatamente difficile, in più aveva un altro Alpha alle calcagna.
«Certo, aspetta un attimo.» sbuffò infastidita la ragazza
mente percepiva chiaramente del sangue colarle dalla tempia e un forte mal di
testa le stava rendendo difficile rimanere concentrata. Sentiva le braccia
piegarsi contro la forza con cui l’Alpha stava cercando di avvicinarsi al suo
collo, quando se fosse stato abbastanza intelligente gli sarebbe bastato
allontanarsi dalla sua faccia e morderle qualsiasi altra parte del corpo.
Infondo Scott era stato morso sullo stomaco.
Stiles alzò un ginocchio andando a colpirlo contro le parti
basse e il licantropo ululò infastidito, quella ragazza gli stava rendendo le
cose troppo complicate. Doveva essere una questione di pochi secondi, un morso
e poi rapirla e portarla in un nuovo territorio per iniziare un Branco.
L’Alpha si alzò tenendosi la parte lesa tra le mani, mentre
Stiles nonostante il corpo fosse tutto un dolore riuscì a mettersi in piedi e
ricominciare a correre. Ora non aveva molte probabilità di farcela, ma non si
sarebbe arresa senza combattere.
Questa volta fu lei quella a venire spinta e – dannazione –
nuovamente ruzzolarono per un pedio e questa volta Stiles la pendenza aveva una
quantità di massi maggiore di quella precedente. Sbatté la testa numerose volte
e una manica della giacca si incastrò contro un ramo, strappandosi.
«Dovrai ripagarmi la tuta, stronzo.» sibilò in preda
al dolore, ma cercando di non dare a vedere quanto fosse in realtà spaventata.
Riuscì a prendere il teaser mentre l’Alpha si riprendeva dalla caduta e lo
scaricò contro il licantropo. Non lo aveva usato dal suo incontro con Francis,
erano stati mesi tranquilli, senza eventi degni di nota, ma poi Erica aveva
dovuto darle quella curiosità e si era ritrovata in pericolo. Molto
probabilmente se le non fosse andata alla ricerca del mostro di turno, il
povero Liam sarebbe finito sotto le zanne poco amichevoli di quell’idiota che
stava ululando sotto la scarica d’elettricità.
D’un tratto si sentì sollevare da terra, allontanandola dal
licantropo e per poco non colpì con il teaser Isaac, il quale la guardava accigliato.
Stiles si spostò i capelli da davanti il viso e riconobbe intorno a lei il
ragazzo biondo, Erica, Boyd e quel gran fi– e il loro Alpha, Derek.
Derek Hale, del quale aveva ancora
la giacca in casa, chiusa nell’armadio, sopra una stampella, tra i suoi
vestiti. No, assolutamente no, non la tirava fuori di tanto in tanto per
sentirne l’odore o ricordarsi del gesto da galantuomo che aveva offerto la sera
della cattura del serial killer dei balli.
L’Alpha selvaggio era a terra tramortito, sicuramente tutto
quel cadere ed essere vittima del teaser della ragazza non gli aveva fatto
molto bene, Erica lo toccò con un piede «Hai veramente sconfitto un Alpha?»
domandò sorpresa guardando il fidanzato che stava in silenzio dietro a Derek,
ma ugualmente sorpreso da come la loro ex compagna di scuola fosse riuscita a
fare quello che loro in tre settimane non erano riusciti a fare.
Stiles si rilassò leggermente, appoggiando interamente il
corpo contro quello di Isaac, lasciandosi sorreggere «Be’, che dire? Sono o non
sono una Stilinski?» domandò con tanto di occhiolino
verso la bionda. Suo padre si vantava spesso di tutte le gare che aveva vinto,
dalla corsa al combattimento, e sua madre era stata campionessa di tiro con
l’arco. Stiles aveva passato la sua infanzia a cercare di imitare i genitori e
ringraziò il cielo, altrimenti non sarebbe sopravvissuta.
Prima che qualcuno potesse dire qualcosa Stiles perse i
sensi.
⸸⸸⸸
Derek rimase seduto immobile davanti la stanza dove stavano
visitando Stiles, i pugni stretti sulle ginocchia e l’udito concentrato su
quanto stavano dicendo i dottori all’interno mentre estraevano le numerose
schegge di legno dal corpo della ragazza.
«Preoccupato?» al suo fianco si sedette una donna che
indossava un camice bianco, uno stetoscopio appeso al collo. I lunghi capelli
castani erano tenuti in una coda alta, gli occhi verdi leggermente preoccupati
nel vedere l’uomo così concentrato verso la porta dove sapeva esserci una
ragazza in attesa di cure.
Derek rimase in silenzio, non volendo rischiare di perdere
anche una sola parola detta dalle persone nella stanza.
Laura sospirò pesantemente «È la ragazza di cui parlavi con
mamma?» domandò posando una mano sulla spalla del fratello. Laura non era
solita origliare, ma c’erano occasioni in cui la sua curiosità prendeva il
sopravvento e vedere suo fratello venire a casa nel bel mezzo della notte e correre
a svegliare loro madre aveva risvegliato il lei una forte curiosità e non aveva
potuto fare a meno di aguzzare l’udito e ascoltare tutto.
L’uomo fece scattare la testa verso la sorella, uno sguardo
truce «Fai silenzio.» sibilò guardando verso i suoi Beta che stavano scegliendo
quale merenda prendere dal distributore automatico. Non ne aveva parlato con
nessuno, solo con sua madre e – a quanto pareva – indirettamente anche con
Laura.
«Entro e vedo come va.» dichiarò la donna sistemandosi il
camice prima di entrare, aprendo la porta abbastanza da permettere al fratello
di vedere la ragazza sdraiata sul lettino, addormentata.
«Der, hai qualche centesimo da
prestarmi?» Isaac teneva in mano un paio di monete, ma non abbastanza da
permettergli di comprare un pacco di Reese’s «Volevo
prendere a Stiles il suo snack preferito, per quando si sveglierà.» aggiunse
arrossendo leggermente. C’era stato un tempo in cui aveva avuto una tremenda
cotta per lei, era stata l’unica ad accorgersi che le cose per lui a casa non
andassero bene e aveva fatto di tutto per tirarlo fuori da quell’incubo.
Ricordò con dolcezza tutti i pomeriggi passati insieme a studiare, anche con
Scott, così che non dovesse essere a casa con il padre. Quando il padre era
stato arrestato e Derek si era presentato alla sua porta con l’offerta del
Morso a Isaac era dispiaciuto lasciare la ragazza, soprattutto quando era
merito suo se l’uomo era stato incarcerato. Quando poi l’aveva rivista al ballo,
mentre cercavano entrambi di catturare il serial killer, aveva sentito
un’immensa gioia nel rivederla, ma nulla collegato con la cotta che aveva
avuto, gli era sembrato come rivedere una figura materna.
Derek gli sorrise forzatamente «Certo, ma prendi qualcosa
anche per te.» disse posandogli una banconota tra le mani.
Quando il ragazzo si allontanò Derek si lasciò scappare un
pesante sospiro, si sentiva una completa nullità. Per settimane avevano cercato
di rintracciare quell’Alpha ed era stata Stiles a catturarlo. Quella ragazza
era completamente fuori controllo e senza alcuno spirito di autoconservazione!
Sua madre glielo aveva detto, Stiles Stilinski era
una ragazza con tante energie quanto i guai che riusciva ad attirare verso la
sua persona. Aveva mandato Erica a dirle di non avventurarsi nella riserva e
lei che faceva? Usciva di proposito alla ricerca di un mostro.
Derek scosse la testa leggermente divertito, Stiles gli
ricordava in qualche modo il sé stesso adolescente, sempre nei guai insieme allo
zio Peter.
«Dov’è mia figlia?» la porta della corsia si spalancò
rivelando uno sceriffo parecchio preoccupato, dietro di lui Scott e Melissa
McCall. Derek aveva avuto il buon senso di chiamare immediatamente il padre
della ragazza, assicurandogli che si sarebbe preso lui cura di lei.
Non si aspettava di vedere Scott, fu preso da una rabbia e
senza nemmeno rendersene conto si alzò per raggiungerlo, afferrarlo per la
maglietta e spingerlo contro il muro, come la prima volta che si erano
incontrati.
«Stiles era da sola, in pericolo e tu dov’eri?» gli chiese
quasi ringhiando. Scott era il Branco di Stiles, era praticamente lui l’Alpha,
era compito suo assicurarsi che la ragazza non si facesse male, soprattutto in
quanto umana. Derek veramente non riusciva a capacitarsi di come quei due
fossero sopravvissuti tutto quel tempo senza un vero Alpha a guidarli.
Scott balbettò parole sconnesse, facendo aumentare la rabbia
nel True Alpha e fu solamente grazie allo sceriffo che non si ritrovò con il
naso rotto «Come sta Stiles?» chiese l’uomo cercando di distogliere
l’attenzione di Derek dall’adolescente.
Il licantropo mollò la presa e Scott si rifugiò tra le
braccia della madre «Sta bene, le stanno togliendo alcune schegge di legno e ha
preso un bel po’ di colpi in testa, ma nulla di grave.» lo rassicurò vedendo
subito l’espressione dello sceriffo rilassarsi leggermente «Stiles è stata
veramente coraggiosa, è riuscita a sconfiggere un Alpha, da sola, a mani nude.»
specificò sentendosi improvvisamente fiero. Stiles era una ragazza forte,
intelligente ed evidentemente amante del pericolo, Derek sentiva il suo lupo
letteralmente scodinzolare ogni volta che pensava a lei.
«Tutta sua madre.» sospirò lo sceriffo con un sorriso nostalgico
sulle labbra, ricordava ancora come Claudia amasse cacciarsi nei guai,
trascinandolo nella riserva alla ricerca di creature magiche dopo che Thalia aveva informato loro sull’esistenza del
sovrannaturale.
Laura uscì dalla stanza e sorrise verso lo sceriffo
«Dottoressa Laura Hale.» si presentò sporgendo la
mano «Stiles è in perfetta salute, non ha riportato nessun danno permanente,
dovrà solamente evitare di fare corse nella riserva per un po’.» disse con tono
professionale, cercando di non farsi prendere dall’emozione di avere davanti a
lei lo sceriffo. Non era emozionata dal fatto che era lo sceriffo, ma da quello
che rappresentava nella sua famiglia.
«Grazie, dottoressa Hale.» rispose
l’uomo sorridendola amorevolmente, ricordandosi ancora di quando era una
bambina e giocava a fare la dottoressa e pretendesse che la piccola Stiles le
facesse da paziente. Sfortunatamente quando Claudia si era ammalata i rapporti
tra la famiglia Stilinski e la famiglia Hale si erano freddati, Noah voleva allontanare la figlia
da quel mondo pericoloso, ma non si era nemmeno reso conto che la sua Stiles
c’era finita comunque.
Laura si allontanò per andare nel suo ufficio, lasciando
tutti gli altri ad aspettare, non potevano fare molto. Noah posò una mano sulla
spalla di Derek e si sedette accanto a lui, senza dire una parola, osservando i
quattro adolescenti litigare su di chi fosse la colpa dell’accaduto.
Derek sospirò nuovamente, chi gli aveva consigliato di
trasformare solo adolescenti? Ah, sì, sua madre.
⸸⸸⸸
Stiles puntò un dito contro Scott, il quale stava cercando
di mangiare in pace la sua pizza «Prendi le chiavi della Jeep, amico, stiamo
per fare un viaggio.» annunciò lasciando sul tavolo il dossier con l’ultimo
caso che suo padre non riusciva a risolvere. Si alzò di scatto, ignorando il
dolore alle gambe, ancora non totalmente guarite dal suo combattimento contro
l’Alpha selvaggio.
Scott grugnì esasperato «Stavamo cenando!» obbiettò non
volendo lasciare la sua adorata pizza, voleva solamente una serata tranquilla.
Stiles gli diede una schicchera sul naso, mentre correva a
prendere la giacca di jeans dall’armadio. Fortunatamente aveva iniziato a fare
più caldo, fantastico clima californiano. Da quando era stata dimessa
dall’ospedale aveva dovuto optare per gonne e vestiti, volendo evitare che i
jeans si attaccassero alla pelle che doveva ancora guarire dalle numerose
ferite da schegge. Quella sera stava indossando un vestito verde, taglio
semplice, molto cottagecore, e non era stato
assolutamente acquistato di quel colore perché le ricordava gli occhi di un
certo Alpha. Nope, lei con Derek ci aveva scambiato
solo quattro parole, non era assolutamente infatuata di lui.
Durante la sua ospedalizzazione il piccolo Branco Hale era andato più volte a farle visita, Isaac le portava
sempre un pacco di Reese’s e si fermavano a
chiacchierare per una decina di minuti. Derek era entrato nella sua stanza
solamente in giorno in cui l’avevano trovata nella riserva e le aveva fatto una
ramanzina che non si sarebbe mai dimenticata.
Infilò ai piedi un paio di Converse bianche e si legò i
capelli in una treccia morbida, non vedeva l’ora di andare a catturare il
cattivone di turno. Era così semplice, quel caso, era ovvio che il rapitore
fosse il proprietario del bar all’angolo della strada da dove tutte quei
ragazzi erano scomparsi.
Scott la stava guardando con i suoi occhi da cucciolo, ma
Stiles ne era ormai immune «Stiles, per favore, lascia fare a tuo padre.»
implorò più che altro perché aveva paura di cosa Derek potesse fargli, l’uomo era
stato molto chiaro con lui: se Stiles si fosse nuovamente fatta male sarebbe
stato lui a pagarne le conseguenze.
«Andiamo, Scottie, non avevamo
promesso di proteggere i cittadini di Beacon Hills?» disse la ragazza
trascinandolo verso la porta «Lo sai che senza di noi sono spacciati.» rincarò
sapendo benissimo del complesso del supereroe di cui soffriva il suo migliore
amico «Pensa ad Allison, se fosse lei quella ad essere rapita?» rincarò tirando
in ballo la fidanzata del ragazzo. A Stiles non era particolarmente simpatica
la ragazza, ma per il suo bro avrebbe fatto di tutto
per andare d’amore e d’accordo con lei.
Scott sembrò cedere e sospirando pesantemente afferrò le
chiavi della sua moto «Niente Jeep.» disse perché girare con quel catorcio dava
troppo nell’occhio e Scott pregò che Derek non li vedesse in giro a quell’ora.
L’uomo l’aveva completamente spaventato, minacciandolo entrando in camera sua
di notte e puntandogli gli artigli alla gola. Dio, Scott nemmeno sapeva perché
Derek fosse così preoccupato per loro!
Salendo sulla moto Stiles si infilò il casco «Sbrigati,
Scotty–boy, il crimine non aspetta te!» disse visibilmente su di giri.
Stiles si strinse contro il suo migliore amico mentre
sfrecciavano per le vie della città, pensando nuovamente a tutti i dettagli che
aveva. I ragazzi venivano inquadrati per l’ultima volta sulla via in prossimità
del negozio di gioielli, ma non venivano più inquadrati né dalla videocamera di
sicurezza del banco dei pegni, qualche metro più avanti, né da quella del negozio
di abbigliamento d’alta classe svoltato l’angolo, il che lasciava come unico
posto il bar all’angolo, casualmente sprovvisto di telecamere e con uno
scantinato inagibile e pericolante, a detta del proprietario.
Si fermarono prima del negozio di gioielli e Stiles smontò
«Tu rimani qua.» lo istruì «Non possiamo andare insieme, il rapitore non
cercherà mai di rapire due ragazzi in un colpo solo.» e prima che Scott potesse
obbiettare e proporsi la ragazza stava già camminando, lasciandolo da solo ad
imprecare ed afferrare il cellulare, Stiles non si sbagliava mai e questo
voleva dire solo una cosa: aveva bisogno di Derek ed il suo Branco.
⸸⸸⸸
Appena raggiunta la prossimità del bar Stiles venne fermata
da un amichevole acchiappino «Oggi in promozione abbiamo un cocktail gratuito
come benvenuto e quelli dopo sono a metà prezzo.» disse mostrandole la lavagna
sulla vetrina del bar con l’offerta scritta in caratteri cubitali. Stiles
sorrise «Oh, scusami, non ho l’età per bere.» disse specificando la sua giovane
età, perché tutti i ragazzi scomparsi avevano meno di ventuno anni.
L’acchiappino sorrise e le si avvicinò «Questo nessuno deve
saperlo.» disse facendole l’occhiolino e Stiles sorrise a sua volta «Allora,
come dire no ad un cocktail gratis?» rise facendosi portare all’interno del
bar.
Sembrava un posto normale, gruppi di persone bevevano e
chiacchieravano tranquillamente, l’atmosfera era piacevole, forse in futuro avrebbe
potuto tornarci, con una nuova gestione, ovviamente.
Si sedé al bancone e l’acchiappino si mise dietro al bancone
«Cosa posso offrirti?» chiese posando le mani vicino alle sue, ancora un
sorriso amorevole sulle labbra.
«Non so, faccia come meglio crede.» rispose cercando di
sembrare imbarazzata e completamente senza alcuna idea di come girasse
veramente il mondo «Ma toglimi una curiosità: cosa direbbe il proprietario se
sapesse che servi alcolici a minorenni?» domandò a bassa voce, avvicinandosi
verso di lui.
L’uomo sorrise prendendo una bottiglia «Sei fortunata: il
proprietario sono io.» rispose versando il liquido nel bicchiere e Stiles
arricciò il naso per il forte odore. Le stava porgendo il bicchiere quando
l’uomo assunse un’espressione spaventata «Cazzo.» imprecò uscendo da dietro il
bancone «Vieni con me, è appena entrato un poliziotto che conosco.» le disse e
Stiles guardò verso la porta. L’uomo non era uno dei colleghi di suo padre,
quell’uomo era Bobby Finstock per la miseria!
Nel giro di pochi secondi si ritrovò davanti la porta dello
scantinato inagibile e pericolante. La porta si chiuse alle sue spalle e
Stiles imprecò, era buio pesto là dentro. Afferrò il suo cellulare e sbuffò nel
constatare che non c’era servizio e quindi non avrebbe potuto chiamare Scott.
Accese la torcia e iniziò a camminare verso il fondo dello scantinato, sicura
che avrebbe trovato tutti i ragazzi scomparsi.
«Stiles?!» la voce di Liam Dunbar la fece scattare, come mai
quel ragazzino era in quel posto?!
«Liam, per la miseria, cosa ci fai qui?» domandò leggermente
infastidita. Aveva quattordici anni, per la miseria, era praticamente ancora un
bambino! Oh, Stiles avrebbe ucciso a mani nude quel rapitore da strapazzo.
«Stavo andando da Mason e il proprietario mi ha fermato
offrendomi un drink e io…» arrossì fino alla punta delle orecchie per l’imbarazzo,
capendo quanto fosse stato stupido da parte sua fidarsi di un totale
sconosciuto che offriva dell’alcol.
Stiles alzò una mano per zittirlo e punto la torcia verso
gli altri, riconoscendo alcuni dei visi che aveva visto nel dossier. Li aveva
trovati, Stiles ce l’aveva fatta.
«Okay, dovete stare tranquilli, vi farò uscire da qui.»
promise passando il cellulare a Liam. Si guardò intorno, vedendo che a qualche
metro d’altezza c’era una piccola finestra abbastanza grande da permettere a
loro di passare. Quei ragazzi erano talmente spaventati da non riuscire nemmeno
a notare un dettaglio così importante, rimanendo rannicchiati a terra in
attesa. Si tolse la giacca di jeans e la lasciò a terra andando verso un angolo
dove poteva intravedere dei cartoni.
Ne aprì uno e sorrise, fortunatamente non c’erano delle
fragili bottiglie, ma numerosi pezzi d’arredo, come sedie, piani da tavola e
qualche asse di legno che andava con l’arredamento del bar.
«Liam, vieni qui, per favore.» istruì e montò velocemente un
tavolo, avvitando le viti con l’aiuto di una delle sue forcine per capelli.
Quella sarebbe stata la loro base. Continuò a montare pezzi, sistemarli sotto quella
finestra fino a quando non riuscì ad aprirla sorridendo soddisfatta. Scese
nuovamente a terra e guardò il gruppo di ragazzi impauriti che la stava
fissando come se fosse un angelo.
«Ora salite e scappate, dopo dovremmo parlare di cosa si fa
e non si fa in situazioni di pericolo.» disse mandando un’occhiataccia a tutti.
Impossibile come nessuno avesse pensato di costruire un qualcosa per
raggiungere quella finestra «Liam, tu per primo.» aggiunse spingendo il ragazzo
verso la sedia per salire sul tavolo e poi scalare quella costruzione
leggermente pericolante.
Tenne la torcia accesa per tutti, quando anche l’ultimo salì
sulla sedia tirò un sospiro di sollievo, ma la porta dello scantinato si aprì e
Stiles sentì il fiato fermarsi in gola e il cuore battere all’impazzata
«Sbrigati!» disse vedendo il proprietario del bar correre giù per le scale.
Quando la ragazza raggiunse la finestra e Liam le afferrò le mani per aiutarla
ad uscire Stiles fece cadere la struttura, facendo un enorme frastuono e
intrappolandosi con il rapitore.
Prima che potesse dire anche solo una parola le arrivò uno
schiaffo che la fece cadere a terra «Piccola bastarda!» urlò l’uomo guardando
verso la finestra aperta, consapevole che tutti i ragazzi erano ormai fuggiti.
Stiles si alzò sorridendo vittoriosa «Parecchio stupido
lasciare tutta questa roba qui, non credi?» domandò indicando i pezzi della sua
costruzione, si sentiva particolarmente coraggiosa e sapeva che Scott era lì
fuori, che sarebbe arrivato presto vedendo tutti quei ragazzi uscire dalla
finestra livello marciapiede. Doveva solamente aspettare qualche minuto.
L’uomo le si buttò addosso, afferrandola per il collo e
facendola cozzare contro il muro umido e pieno di muffa «Erano così spaventati,
non si sarebbero nemmeno resi conto di tutta la roba qua sotto.» disse a denti
stretti, il suo piano si era basato unicamente sulla paura dei giovani, sicuro
che non si sarebbero mai azzardati a provare una cosa del genere.
La ragazza aprì la bocca in cerca d’aria «Io non ho paura.»
disse a fatica ed era vero, lei non aveva paura, mai avuta. Aveva smesso di
averla, quando aveva perso sua madre e Scott era stato morso si era ripromessa
che mai e poi mai avrebbe avuto di nuovo paura, che se non era
riuscita a salvare sua madre allora avrebbe salvato tutti gli altri a
cui voleva bene.
«Lo so.» sibilò l’uomo infastidito «Ed è proprio per questo
che non ti lascerò uscire da qui viva.» aggiunse stringendo la presa. Il suo
obbiettivo era prendere più ragazzi possibili e rivendere i loro organi al mercato
nero, alcuni anche nel mercato della prostituzione, ma quella ragazzina era
arrivata e aveva rovinato tutto!
Stiles provò a scalciare, provò a fargli allentare la presa
infilando le unghie contro le mani del barista, provò a sputargli in un occhio,
ma le risultava difficile. Non si era ripresa totalmente dall’attacco
dell’Alpha e non era al massimo delle forze.
Quando era sul punto di perdere i sensi sentì un ruggito e
l’uomo venire buttato a terra. Stiles si portò immediatamente le mani alla gola
e prese dei profondi respiri, osservando come Scott stesse prendendo a pugni
l’uomo.
«Scott, fermati!» ordinò vedendo l’uomo perdere i sensi.
Posò una mano sulla spalla dell’amico e lo tirò via, cadendo a terra nel
processo, avendo messo più forza di quanto volesse nell’atto.
Gli occhi di Scott tornarono del solito color nocciola e
abbracciò Stiles «Liam mi ha detto che eri qua sotto e non potevo più
aspettare!» disse nascondendo il viso nell’incavo del collo della giovane
«Erano lontani quando li ho chiamati e tuo padre non rispondeva!» aggiunse
sentendo l’adrenalina lasciarlo.
Stiles sorrise e posò una mano sulla testa dell’amico «Va
tutto bene, Scotty–boy, ho la pelle dura, io.» lo rassicurò lasciandogli un
bacio sulla fronte, lo faceva sempre quando sembrava sul punto di avere un
attacco d’asma.
«BHPD! CHI C’È QUI?» la voce di Jordan Parrish
ruppe il silenzio che si era appena creato e Stiles si alzò in piedi portando
con sé Scott.
«BHPD! Stiamo scendendo!» questa volta era suo padre e
Stiles grugnì, ben sapendo che suo padre non sarebbe stato per niente contento
di vederla là sotto.
I due poliziotti si ritrovarono davanti due adolescenti e un
uomo tramortito con il viso sanguinante. Stiles indicò l’uomo «È stato lui!».
⸸⸸⸸
I ragazzi salvati erano tutti presi in cura da dei medici e
il pronto soccorso del Beacon Hills Memorial Hospital era piuttosto
indaffarato, tra ragazzini traumatizzati e famiglie in lacrime per aver
ritrovato una persona cara. Stiles rimase in piedi vicino a Liam mentre
aspettavano che arrivasse sua madre, il patrigno impegnato a curare uno degli
altri ragazzi che richiedevano più assistenza.
Melissa si avvicinò a loro e sorrise dolcemente «Stiles,
vieni, la dottoressa Hale può vederti.» disse
adocchiando i brutti lividi che le stavano comparendo sul collo, le mani del
proprietario del bar avevano lasciando un bel segno, da aggiungere alla ferita
sulla tempia per aver sbattuto la testa mentre combatteva l’Alpha.
Stiles scosse la testa «Prima Liam.» perché Stiles era quasi
un’adulta, pochi mesi ai diciott’anni e Liam era più piccolo.
«Ho quasi sedici anni, Stiles, sono grande, non ho bisogno
della balia.» disse di fatti il ragazzo imbronciandosi, chiacchierando Liam
aveva tenuto a ricordare alla ragazza che non era più un freshman ma un sophomore, e va bene, Stiles si era sbagliata, ma le
sembrava l’altro giorno che Liam era arrivato alla Beacon Hills High School e
avevano praticamente solamente un anno di differenza.
«Prima Liam.» ripeté Stiles e Melissa annuì, ben sapendo che
era inutile litigare con la ragazza.
Jordan le si sedé vicino mentre osservavano i ragazzi
ricevere le cure di cui avevano bisogno «Sei stata molto coraggiosa.» le disse
con un sorriso dolce, lo stesso che un fratello avrebbe dato ad una sorella
«Peccato che adesso tuo padre voglia la tua testa.» ridacchiò indicando lo
sceriffo che si stava avvicinando a passo svelto e con un’espressione
minacciosa.
«Vuoi spiegarmi perché nessun dottore si sta prendendo cura
di te?» domandò guardandosi intorno per scorgere un infermiere libero. Stiles
alzò le spalle «Non ne ho veramente bisogno.» rispose sorridendo, preferiva non
farsi visitare, in tutta sincerità, già la bolletta ospedaliera della sua
ultima visita aveva un prezzo esorbitante, non voleva aggiungerne un’altra.
Infondo non aveva nulla che non si potesse risolvere con un po’ di ghiaccio e
riposo.
Noah sospirò sconfitto «Sei proprio testarda.».
«Come mio padre.» rispose con un occhiolino la ragazza e Parrish rise, quei due avevano un carattere molto simile.
«Che ne dici se allora prendo la tua testimonianza?» domandò
il vicesceriffo quando ormai chiaro che la ragazza non si sarebbe fatta
visitare «Possiamo andare in centrale, se preferisci.» aggiunse ben sapendo
dell’odio della ragazza per gli ospedali, nonostante finisse lì almeno una
volta al mese.
Stiles si alzò e diede un bacio al padre sulla guancia «Vado
con Jordan, tu rimani qui a controllare la situazione, non ti preoccupare per
me.» disse e seguì il ragazzo fuori dall’ospedale, ma venne investita da una
pioggia di flash e quando riuscì a riaprire gli occhi si ritrovò davanti una
miriade di giornalisti.
«Ha veramente salvato da sola tutti i ragazzi scomparsi?»
«I segni sul collo sono frutto della lotta contro il
rapitore?»
«Si trattava di un giro di prostituzione?»
«Cosa ci faceva una minorenne in un bar?»
«Suo padre, lo sceriffo, la lascia correre rischi del
genere?»
«Fonti dicono che è stata violentata, lo conferma?»
«Conferma che la persona più giovane ad essere stata rapita
ha quindici anni?»
«Suo padre la usa come esca per i malviventi?»
«Come è riuscita a far scappare gli altri ragazzi?»
«È vero che si è sacrificata rimanendo a combattere contro
il rapitore?»
La pioggia di domande la colse di sorpresa e rimase senza
parole, guardando i visi completamente sconosciuti che d’un tratto erano
interessati a lei. Non credeva che avrebbe ricevuto un’attenzione mediatica di tali
proporzioni.
Jordan le si parò davanti, coprendola dalle macchine
fotografiche «Allontanatevi dall’ospedale!» ordinò cercando di suonare
autoritario, ma i giornalisti erano veri avvoltoi e lo ignorarono.
Stiles si portò le mani sul collo, sentendo nuovamente senza
fiato. Qualcuno le tirò la manica della giacca di jeans e si girò trovandosi
faccia a petto con Derek Hale e wow, dovevano
smetterla di incontrarsi così.
Derek la guidò nuovamente all’interno dell’ospedale,
lasciando Parrish a combattere con i giornalisti.
«Dove stavi andando?» domandò facendola sedere su un lettino
e Stiles dovette sforzarsi per non eccitarsi per la facilità con cui l’aveva sollevata.
«Alla centrale, per rilasciare la mia testimonianza.»
rispose perdendosi nei suoi occhi verdi e pregò che l’uomo non potesse sentire
il suo cuore battere all’impazzata. Come aveva fatto ad innamorarsi di un uomo
che aveva visto solamente tre volte?
Derek sbuffò infastidito e chiamò con un movimento della
mano Isaac, il quale stava chiacchierando con Scott «Vai a chiamare mia
sorella.» ordinò senza troppi giri di parole e il ragazzo obbedì, portandosi
dietro Scott per continuare a chiacchierare.
«Non ce n’è veramente bisogno, sto bene.» provò nuovamente
la ragazza guardandosi l’orlo del vestito e Derek dovette sforzarsi per non
fare lo stesso, quando l’aveva vista il suo cuore era letteralmente impazzito,
poi aveva notato i segni sul collo e dovette trattenersi dall’andare a cercare
il responsabile.
«Certo che ne hai bisogno, ricordati che posso annusare
quanto dolore tu stia provando.» le ricordò toccandosi il naso e Stiles inarcò
un sopracciglio «Puoi annusare queste cose?» domandò incredula, Scott non le aveva
mai detto niente.
Derek si passò una mano sul viso, stanco, quando aveva
ricevuto la chiamata di Scott lui e il Branco erano a Los Angeles per un
incontro con un Branco locale, per stringere un’alleanza, ed era solo per
questo che non era riuscito ad arrivare in tempo per evitare che la ragazza si
facesse male. Forse avrebbe dovuto prendere in considerazione l’idea di
chiedere a Scott di far parte del suo Branco, così da poterle stare anche più
vicino, e insegnare a quel lupo a controllare veramente i suoi poteri. Si
chiese perché sua madre non lo avesse già preso con lei, Scott era praticamente
un Omega da anni e avere una guida non gli avrebbe fatto certamente male.
Come a voler parlare del diavolo accanto a lui comparve Thalia Hale, in camice e con lo
stetoscopio pronto all’uso «Buonasera signorina Stilinski,
sono la dottoressa Hale e mi prenderò cura di te.»
sorrise dolcemente notando i brutti segni sul collo, lanciò una veloce occhiata
al figlio e con un solo movimento delle sopracciglia lo invitò a spostarsi
«Vieni, andiamo in un posto più appartato.» la invitò a seguirla nel suo
studio, Stiles si girò un’ultima volta a guardare Derek e gli sorrise, non
sapendo quando lo avrebbe incontrato nuovamente.
⸸⸸⸸
Sei mesi prima
Derek entrò nella sua casa d’infanzia che era notte fonda,
aveva appena lasciato lo sceriffo ad occuparsi del seria killer dei balli e
aveva portato i suoi Beta a casa loro. Senza accendere nemmeno una luce salì le
scale e bussò alla porta della camera dei genitori.
Quando si aprì Derek vide la madre con un occhio ancora
praticamente chiuso e i capelli completamente in disordine «Mamma, devi
aiutarmi.» disse e l’Alpha sembrò svegliarsi di colpo, invitando il figlio a
scendere in salotto, così da non disturbare il padre.
Entrambi si ritrovarono con una tazza di tea fumante tra le
mani e Derek arrossì leggermente «Ho incontrato una ragazza.» disse e giurò di
aver visto una vena sulla tempia della madre pulsare, come a minacciarlo di non
averla svegliata nel cuore della notte per una sciocchezza «Sono stato portato
da lei dal mio lupo, quando mi è passata vicino e ho sentito il suo odore…
odorava come se fosse mia.» chiarì per evitarsi una scappellotto sulla
testa «Quando le ho parlato la sua voce… la sua voce è la cosa più bella ed
armoniosa che io abbia sentito e i suoi occhi, mamma, nei suoi occhi ho come
visto il futuro.» sospirò leggermente sognate «Potevo vederci dentro il nostro
matrimonio, i nostri figli.» aggiunse perdendosi leggermente.
Thalia si schiarì la voce «Derek,
amore, ti sei proprio innamorato, ma ricordati che non puoi andare da una
ragazza e dirle che il tuo lupo l’ha scelta come Compagna.» disse dolcemente,
sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il momento, tutti nella vita prima o
poi trovavano il proprio Compagno, lei fortunatamente aveva trovato Robert a
soli sedici anni, mentre Laura appena diciottenne aveva riconosciuto l’amore
vero in un compagno di corso all’università e finalmente toccava a Derek, con i
suoi ventitré anni.
Derek sorrise «Lei sa già dei licantropi.» disse contento,
troppe volte nella vita aveva avuto paura di trovare una Compagna umana che
sarebbe potuta scappare appena scoperta la sua vera natura.
Thalia inarcò un sopracciglio
«Questa ragazza ha un nome?» domandò ora veramente incuriosita.
«Stiles Stilinksi.».
E, oh, Thalia era veramente
piacevolmente colpita, lo aveva saputo fin dall’inizio che quei due erano fatti
l’uno per l’altra.
⸸⸸⸸
«Scott, giuro, ti do il permesso di azzannare la prossima
persona che mi fissa i lividi.» asserì la ragazza sedendosi sulla panca mentre
si sistemava le ginocchiere.
La storia di come avesse salvato un gruppo di ragazzi da un
pazzo era di dominio pubblico e la gente non faceva che sussurrare
ogniqualvolta la vedessero, alcuni guardandola addirittura con pietà per i
brutti segni lasciati dalla sua missione.
Scott le batté una mano sulla spalla «Oh, andiamo Stiles,
sei un’eroina, hai già vinto le future elezioni da sceriffo, la gente è
veramente sorpresa dalle tue abilità deduttive.» provò a rabbonirla il migliore
amico udendo perfettamente due compagni di squadra lodarla per il coraggio.
La ragazza sorrise, forse diventare sceriffo non era il suo
sogno – preferiva di gran lunga entrare e lavorare per i Federali – ma
certamente non le dispiaceva l’idea di prendere il posto del padre.
Liam comparve correndo «Stiles!» chiamò gioioso «Oggi ho
preso una A in algebra, tutto merito tuo!» esclamò mostrandole il compito con
una chiara A scritta in rosso. Stiles si alzò ad abbracciarlo, contenta che
giorni interi di ripetizioni avessero dato i loro frutti. Dall’incidente dello
scantinato il ragazzo si era particolarmente affezionato a lei, arrivando
addirittura a seguirla per i corridoi della scuola, era come avere un cucciolo
che ti guardava con gli occhioni dolci e Stiles lo adorava. Non ufficialmente
Stiles aveva adottato Liam Dunbar.
«Fantastico, ora dobbiamo solo recuperare storia e il coach
ti farà giocare la prossima partita.» disse arruffandogli amorevolmente i
capelli.
Scott sorrise dolcemente, era veramente bello vedere la sua
migliore amica affezionarsi così a qualcuno.
⸸⸸⸸
Erica scosse la testa e diede le spalle all’Alpha per non
ridergli praticamente in faccia «Siete così stupidi.» disse coprendosi la bocca
con una mano.
Sul tavolo c’erano dozzine di fiori selvaggi, intorno ad
essi i tre componenti del Branco che cercavano di decidere quali avrebbero
composto un mazzo degno della Compagna di un True Alpha.
«Erica, perché non ci aiuti?» chiese Isaac tenendo tra le
mani un papavero e del mughetto, no, non andavano decisamente bene.
La bionda sorrise «Credi veramente che Stiles voglia dei
fiori?» domandò a sua volta la licantropo.
Derek poche settimane dopo il ballo aveva confessato loro di
come il suo lupo avesse riconosciuto in Stiles la sua Compagna e fu così che i
tre Beta si ritrovarono a spiare la ragazza, assicurandosi che non finisse nei
guai, anche se con scarsi risultati. Erica, se non fosse felicemente innamorata
di Boyd, sarebbe stata tremendamente gelosa della ex compagna di scuola. Un
uomo sexy e altruista come Derek non si incontravano ogni dinastia.
L’Alpha posò i fiori e sospirò pesantemente «Cosa
suggerisci, allora?» finalmente si era deciso a fare una mossa, almeno
invitarla per un caffè. Ovviamente prima ne aveva parlato con lo sceriffo,
perché Stiles non era ancora maggiorenne e preferiva non finire dietro le
sbarre per una cosa del genere.
«Portala in un’avventura, sono sicura che preferisca
mettersi in gioco che ricevere un mazzo di fiori.» suggerì la donna con fare
altezzoso, ormai i fiori erano sopravvalutati e una ragazza come Stiles non
veniva certo conquistata con smancerie anni ’50.
Derek sbuffò «Come se non ne vive già abbastanza, quella
ragazzina è una calamita per i guai.» e come se qualcuno dall’alto volesse
dargli ragione il suo cellulare squillò e sullo schermo comparve il nome di
Scott McCall.
⸸⸸⸸
Thalia si massaggiò le tempie in
piccoli movimenti circolari, leggermente esaurita. Sapeva che doveva scegliere
come mestiere qualcosa di meno stressante, ma no, suo padre l’aveva convinta a
fare medicina per poi regalarle un intero ospedale. Un ospedale che sembrava la
seconda casa di Stiles Stilinski.
«Perché ogni volta che succede qualcosa ci siete voi due?»
domandò guardando i due adolescenti seduti davanti la sua scrivania. La ragazza
aveva un occhio nero e la manica della camicia strappata, mentre il ragazzo era
completamente incolume se non per qualche macchia di sangue sui vestiti e Thalia non sapeva se fosse il sangue di Stiles o della
dannata Bruxa, una strega che si intrufolava di notte
nelle case per uccidere neonati.
«Come cittadina di Beacon Hills mi sono sentita in dovere
di proteggere poveri infanti da quella stronza.» disse l’umana sibilando
di dolore, la Bruxa le aveva rifilato un gancio destro
niente male prima che Scott potesse stordirla. Il piano tipicamente era sempre
lo stesso, lei faceva l’esca, distraeva il mostro di turno e Scott lo prendeva
di sorpresa.
Noah si passò una mano sugli occhi, veramente stanco
«Stiles, per la miseria, non puoi salvare tutti da sola.» sospirò ben sapendo
che erano parole al vento. Il senso di giustizia della ragazza era enorme e il
fatto che volesse proteggere il padre da eventuali pericoli sovrannaturali non
facevano altro che incitarla a risolvere da sola quei casi «Thalia
è l’Alpha di Beacon Hills, quando scopri qualcosa dovresti andare da lei e poi
lei con il suo Branco risolverà la cosa.» aggiunse, perché era così che avevano
fatto per anni. Ormai Noah non faceva nemmeno in tempo a capire di dover avvertire
Thalia che sua figlia si era già fiondata nel
pericolo uscendone sempre vincitrice.
Derek era in piedi dietro a sua madre e osservava la ragazza
tra un misto di fastidio e ammirazione. Non si sarebbe mai aspettato che una
semplice umana si buttasse a capofitto in quel modo nei pericoli, umani e non. Quando era arrivato nella tana della Bruxa aveva subito notato l’occhio nero e per puro istinto
le aveva preso il viso tra le mani per accertarsi che non ci fosse qualcosa di
più, per poi ritirarsi imbarazzato per averla toccata senza il suo permesso.
«Scott, so che sei senza un Branco – non contando Stiles – e
che non ho mai fatto cenno a volerti prendere nel mio.» disse la donna con tono
stanco, era ovvio che sapesse fin dall’inizio del ragazzo, ma aveva preferito
tenersi alla larga per vedere come quei due se la sarebbero cavata. Sorrise
ricordandosi di Claudia, di come raccontasse piena di orgoglio di come fosse
intelligente ed astuta la sua bambina, aveva voluto mettere alla prova la
giovane Stilinski e vedere quanto lontana poteva
arrivare ad insegnare ad un licantropo a controllarsi «Ma credo che sia
arrivato il momento per te di trovare un Alpha che non sia una ragazza combina
guai.» aggiunse lanciando un’occhiata a Stiles. Poteva essere un’umana, ma in
quel Branco da due persone era chiaro come il Sole che fosse lei l’Alpha
«Perciò mio figlio ti accoglierà con immenso piacere nel suo.» concluse
girandosi a guardare Derek, il quale la fissò sconcertato.
Scott aprì bocca, per poi richiuderla ricevendo uno
scappellotto dalla madre, il quale gli intimava silenzio.
Stiles sentì il cuore esploderle perché no, non voleva far
parte del Branco di Derek. Dio, faceva fatica a non saltargli addosso in quel
momento, essendo la quarta volta che lo vedeva, se avesse dovuto passare ogni
giorno con lui sarebbe semplicemente esplosa e si sarebbe resa ridicola.
«Der, credo proprio che dovrai
trasferirti di nuovo a Beacon Hills.» sorrise la madre al figlio, uno sguardo
malizioso e calcolatore e a Derek non piacque per niente.
⸸⸸⸸
«Ah, la vecchia Beacon Hills High School.» esclamò Erica
entrando accanto a Stiles, prese un profondo respiro e sorrise. Le era mancata,
in parte.
Derek aveva ritrasferito tutti alla vecchia scuola, così da
poter formare un legame con i nuovi componenti del Branco e no, non perché
voleva che tenessero Stiles fuori dai guai.
«Stiles, ciao!» Liam salutò l’amica per poi guardare la
bionda e sentirsi leggermente intimidito «Uh, piacere, sono Liam.» si presentò
non volendo fare la figura del maleducato. Erica gli pizzicò una guancia «Dio,
sei adorabile!» disse adorando vedere il ragazzino arrossire e quasi
nascondersi dietro Stiles.
«Non sono adorabile.» borbottò in modo… be’, adorabile a
detta di Stiles e Erica.
«Pronto per la verifica di storia?» gli domandò ignorando le
risate della bionda, era il gran giorno e lei era sicura che il ragazzo fosse
pronto.
Liam annuì «Anche se volevo chiederti un paio di cosa
prima.» ammise perché proprio non riusciva a ricordare le alleanze della
Seconda Guerra Mondiale.
Stiles annuì e si girò nuovamente verso Erica «Devo andare,
ci vediamo a pranzo.» disse e senza nemmeno aspettare una risposta iniziò a
camminare insieme al sophomore spiegandogli le
diverse alleanze.
«Da quando Stiles è diventata mamma?» rise Isaac guardando
divertito la ragazza sistemare il colletto della camicia di Liam.
«Be’, saranno i suoi istinti da Pack Mom,
non mi sorprenderei se iniziasse a sistemare la camicia anche a noi.» disse
Boyd avendo studiato le dinamiche di Branco insieme a Laura.
«Ma Liam non è un licantropo.» aggiunse Scott inarcando un
sopracciglio, il ragazzo era umano.
«Nemmeno Stiles, per questo.» rispose Erica.
I quattro Beta si guardarono confusi, cosa voleva dire tutto
questo?
⸸⸸⸸
Stiles dovette trattenersi dal tirare un pugno a quel
delinquente di Donovan, minacciare suo padre così, davanti ad un’intera
stazione di polizia! Era stato molto fortunato che Derek l’avesse trattenuta
per un braccio o gli avrebbe fatto vedere lei, un bel pugno dritto sul naso,
ecco cosa si meritava.
Noah sospirò dispiaciuto, quel ragazzo gli faceva tenerezza,
ma non poteva entrare nelle forze dell’ordine, non era idoneo «Cosa volevate
dirmi?» domandò guardando i due ragazzi che erano entrati giusto in tempo per
vedere quella scenata.
Derek si schiarì la gola e lasciò andare il braccio di
Stiles come se scottasse «Stiles ha scoperto chi è il responsabile di tutti i
furti avvenuti questa settimana.» disse particolarmente fiero. Il fatto che per
scoprirlo Stiles avesse passato buona parte del suo tempo libero a casa sua,
sul suo divano, con i suoi libri, non gli avevano per niente fatto piacere, anzi!, più volte l’aveva invitata a prendere quello che le
serviva e studiare a casa sua. Erica gli aveva riso in faccia, chiedendogli se
non avesse abbastanza autocontrollo per frenarsi dal saltarle addosso e lui,
ovviamente, l’aveva fatta volare contro un muro.
«Sì, piccoli nani malefici di nome Korrigans,
escono solo di notte e rubano.» spiegò Stiles aprendo il libro mostrando
l’immagine della creatura «Credo che stia cercando un biniou,
anche perché tutti gli oggetti rubati sono strumenti musicali.» spiegò
indicando l’immagine dello strumento. Era molto improbabile che qualcuno a
Beacon Hills ne avesse uno, ma il Korrigan non si
sarebbe fermato fino a quando non lo avrebbe trovato. Era il suo compito,
dopotutto, i Korrigans erano i custodi dei binious.
Noah ne aveva veramente le scatole piene di queste creature,
sembravano essersi risvegliate tutte insieme, perché in vent’anni di carriera
non aveva mai avuto a che fare con così tanti mostriciattoli mitologici.
Stiles batté le mani «Quindi il mio piano è: compro un biniou, lo metto in casa e spero che il Korrigan
venga a prenderlo, così da poterlo catturare e seppellirlo.» disse sorridendo
amorevolmente e no, nessuno dei due uomini erano d’accordo con quel piano, ma
prima che potessero aprire bocca la ragazza alzò una mano a silenziarli «I Korrigan ovviamente percepiscono l’odore di altre creature
e sicuramente non oserebbe mai infilarsi in casa di un licantropo.» spiegò
sicura che Derek stesse per proporsi come esca.
Derek Hale, del quale aveva ancora
la giacca nell’armadio, perché lui non l’aveva mai chiesta indietro e perché
Stiles amava saperla tra i suoi vestiti.
Noah scambiò un’occhiata sconfitta con Derek, non avevano
altre opzioni.
⸸⸸⸸
Erica finì di stendere lo smalto sulle unghie di Stiles e le
guardò soddisfatte, era un colore neutro, un rosa cipria, in completo contrasto
con quelle della licantropo che erano nere.
«Dimmi, Stiles, ti piace qualcuno?» domandò mentre passava a
pettinarle i lunghi capelli castani. Erano a casa dello sceriffo, per una
serata tra ragazze, uno sleepover con tutti cliché
annessi e Stiles non aveva avuto il cuore di dirle di no, anche perché capiva
la carenza di amiche femmine.
Arrossì vistosamente e nonostante sapesse perfettamente che
la bionda potesse sentire il suo cuore mentì «No, nessuno, troppo impegnata a
correre dietro voi cuccioli.» rise lasciandosi rilassare dai movimenti della
spazzola, era da anni che nessuno le pettinava i capelli, l’ultima persona era
stata sua madre, sul lettino dell’ospedale, con le mani che tremavano e lo
sguardo leggermente perso.
Erica rise, consapevole che aveva ragione, da quando lei e
Scott erano entrati a far parte del Branco i Beta non avevano fatto altro che
starle addosso, sentendo il bisogno di essere letteralmente coccolati dalla
Pack Mom, che andasse dal farsi preparare una merenda
durante le sessioni di studio al farsi accompagnare in giro per la città sulla
sua Jeep. In più Liam aveva iniziato a girare sempre più attorno a loro e se
Derek se ne lamentava Stiles lo zittiva con una sola occhiata.
«Oh, andiamo, non ti piace nemmeno Theo Raeken?
Ogni volta che ti vede puzza di eccitazione, fa quasi paura.» scherzò la
ragazza iniziando ad intrecciare i capelli. Quel ragazzo era letteralmente
ossessionato da Stiles e non importava quante volte Isaac fosse andato a
minacciarlo di starle alla larga, ogni volta che si distraevano lo trovavano
vicino alla ragazza a chiederle aiuto con biologia.
Stiles fece una smorfia «Non è vero, nessuno puzza di
eccitazione vedendomi.» disse arrossendo, era praticamente impossibile che
qualcuno la trovasse carina, non quando aveva perennemente qualche livido da
mostrare. Certo, aveva notato come Theo invadesse il suo spazio personale, o come
sembrava trovare sempre una scusa per cingerle un braccio intorno alle spalle,
ma l’aveva interpretato solamente come gesti non voluti «E poi non è per niente
il mio tipo.» aggiunse pensando ad un paio di occhi verdi che di tanto in tanto
diventavano rossi.
Erica annuì, continuando a lavorare sui capelli della
ragazza «Tra un mese è il tuo compleanno, pensi di dare una festa?» domandò ben
sapendo che qualsiasi sarebbe stata la risposta lei personalmente si sarebbe
auto affidata il compito di organizzarle un party con i fiocchi.
«Pensavo qualcosa di intimo, solo noi del Branco, mio padre
e Melissa.» rispose l’umana mentre si guardava le unghie, non la convincevano
molto, non aveva mai indossato lo smalto.
Erica sorrise, oh, povera Stiles, non sapeva nemmeno cosa le
aspettava.
⸸⸸⸸
Il pugno era più potente di quanto si aspettasse, quel
vecchio l’aveva veramente ingannata, perché mai in vita sua si sarebbe
aspettata un ottantenne con talmente tanta forza da stenderla a terra.
«Oh, andiamo, sempre in faccia?» sbottò rialzandosi in
piedi, veramente infastidita per l’accanimento contro il suo viso. Finalmente
aveva il viso pulito dopo mesi, nemmeno un graffio e quel vecchio doveva
rovinarle il momento!
«Signorina Stilinski, ha
intenzione di parlare o devo continuare?» Gerard Argent le afferrò il colletto
della divisa, sollevandola da terra.
Stiles lanciò un’occhiata ai poveri Erica e Boyd che
pendevano dal soffitto sotto una perenne scossa elettrica «Solo se lasci andare
loro.» dichiarò guardando i freddi occhi del vecchio. Una volta che i Beta
fossero usciti si sarebbe inventata talmente tante di quelle balle che nemmeno
Argent sarebbe riuscito a distinguere il falso dal vero.
Gerard sorrise «Vuoi prendere tu il loro posto?» domandò
spingendola verso i due licantropi.
«Certo, nessun problema.» rispose la ragazza, ma Boyd sentì
il suo cuore saltare un battito. Per loro le scosse non erano nulla, se non un
modo lieve per indebolirli, ma per Stiles sarebbe stata una vera tortura.
Due scagnozzi di Gerard si attivarono per far cadere i Beta
a terra «Correte dal vostro Alpha e portatelo qui.» disse l’anziano sorridendo
malefico.
«Sono già qui.» in cima alle scale, Derek Hale con gli occhi illuminati di rosso, mostrava le zanne e
gli artigli, alle sue spalle Scott e Allison.
Stiles sorrise, sapeva che sarebbe arrivato in tempo.
⸸⸸⸸
«Stiles, ti prego, rimani in casa.» Noah la stava veramente
implorando, non si sentiva di lasciarla in casa da sola, quando per le strade
si aggirava un vampiro in cerca di vergini da dissanguare.
Stiles alzò gli occhi al cielo «Andiamo, papà, non sono mica
una vergine.» provò sbuffando una risata.
Noah abbassò le spalle esausto «Certo, come io sono
vergine.» rispose sentendo già un mal di testa avanzare.
La figlia fece una faccia disgustata, non voleva pensare
alla vita sessuale del padre, ma non voleva nemmeno essere lasciata fuori dalla
vicenda. Insomma, era impossibile che fosse l’unica vergine del Branco! Addirittura Isaac aveva copulato con qualcuno, non era
giusto.
Lo sceriffo tirò fuori il cellulare, lo stavano chiamando
dalla centrale «Devo andare, Stiles, non mettere piede fuori da questa porta.»
le disse un’ultima volta prima di avviarsi verso la sua auto.
Stiles sorrise, lei non avrebbe messo piede fuori quella
porta.
⸸⸸⸸
Ecco, mettendo piede fuori dalla finestra, nemmeno il tempo
di raggiungere la sua Jeep, il vampiro l’aveva catturata. Aveva lasciato la
protezione della sua dimora, servendosi praticamente su un piatto d’argento
alla creatura. Oh, per non lasciare nulla al caso, si era pure dimenticata di
portare con sé il crocifisso di sua nonna e la collana di aglio che aveva
giocosamente creato da regalare a Scott per la missione.
Il vampiro non aveva nulla da invidiare ad Edward Cullen,
sicuramente una miriade di adolescenti si sarebbe buttata ai suoi piedi per
farsi mordere, ma Stiles preferiva evitare. Vampiri e licantropi non andavano
molto d’accordo.
«Metti questo.» ordinò la creatura passandole un vestito
bianco. La ragazza non obiettò, perché col cavolo che gli avrebbe dato il
pretesto per azzannarla, non si lamentò neanche quando il signorino, per
niente galantuomo, non le lasciò nemmeno un briciolo di privacy per cambiarsi,
osservandola attentamente mentre si spogliava.
Sembrava un fantasma, uno di quelli che comparivano nei film
ambientati durante l’epoca vittoriana, e il vampiro – di cui ancora non sapeva
il nome – le afferrò bruscamente i capelli per farla sedere a terra, macchiando
così anche il candido vestito. Stiles rimase in silenzio, lasciando che il
vampiro sfogasse la sua creatività con i suoi capelli e chiedendosi da dove tirasse
fuori tutte quelle forcine. Come tocco finale aggiunse un velo e Stiles si
schiarì la gola, leggermente a disagio.
«È arrivato il momento, mia amata, finalmente potremmo convolare
a nozze.» disse baciandole il dorso della mano e, oh, Stiles doveva essere la
reincarnazione del suo vero amore. La solita fortuna, insomma.
Camminarono per la riserva e Stiles riconobbe l’enorme
tronco che aveva visto il giorno che aveva combattuto contro l’Alpha selvaggio.
«Il Nemeton sarà il testimone del
nostro amore.» disse indicando il tronco mozzato e Stiles lo guardò
incuriosita. Aveva letto del Nemeton, ma non credeva
che fosse a Beacon Hills!
«Aspetta, momento momento!» trillò la ragazza, non voleva
sposare un cadavere di chissà quanti anni «Non ho un bouquet.» disse facendogli
vedere le mani vuote «Non ho intenzione di sposarmi senza un mazzo di fiori.»
pretese cercando un modo per dare tempo al suo Branco di capire che fosse
scomparsa e correre in suo aiuto.
Il vampiro piegò la testa confuso, a cosa servivano dei fiori
alla sua amata? Certamente non aveva intenzione di deluderla, il suo angelo
vergine, la donna che aveva aspettato per così tanti anni meritava il matrimonio
che desiderava.
«Aspettate qui, mia amata, tornerò con i fiori più belli.»
le promise prima di trasformarsi in un pipistrello e volare via.
Stiles non perse tempo, andò verso i suoi jeans ed estrasse
dalla tasca posteriore il piccolo coltello svizzero che teneva attaccato alle
chiavi della Jeep. Si avvicinò ad un albero e iniziò a colpire la corteccia,
ricavandone più pezzi di legno. Aveva un piano in mente.
⸸⸸⸸
Derek ruggì precipitandosi verso dove sentiva provenire
l’odore della Compagna. Sentire l’odore di Stiles nel bel mezzo della riserva
di notte non gli aveva fatto per niente piacere e sapeva che si era sicuramente
cacciata in un guaio e fosse in compagnia del vampiro.
Correndo insieme ai suoi Beta si fermarono sorpresi nel
vedere una Stiles vestita da sposa, circondata da piccoli crocifissi, lanciare
pezzi di rami appuntiti verso il vampiro che stava letteralmente piangendo,
pregandola di farla finita.
«Oh, no, caro, non la smetto! Aspetta che ti trovi il mio
Branco, non saranno per niente contenti del tuo comportamento.» disse la
ragazza tirandogli un altro piccolo paletto. Sapeva che l’unico modo per
uccidere un vampiro era staccargli la testa, ma lei era leggermente sprovvista
di un qualsiasi attrezzo che l’avrebbe aiutata a tale scopo.
Erica si coprì la bocca con una mano, veramente divertita,
solamente Stiles poteva riuscire a far piangere un vampiro.
Scott spalancò gli occhi, domandandosi come facesse la sua
migliore amica a trovare sempre una soluzione e dimostrargli per l’ennesima
volta che lui, senza di lei, era letteralmente spacciato.
«Ma io ti amo!» piagnucolò il vampiro, nascondendo il viso
tra le mani, evitando che la ragazza potesse colpirlo in un occhio.
Derek ne aveva abbastanza, come pensava quel morto vivente
di poter andare in giro e dichiarare amore alla sua Compagna? Con un
balzo saltò addosso alla creatura e senza alcuna pietà gli staccò la testa dal
collo. Poteva anche essere stato mosso dall’amore, ma quella creatura nel corso
dei secoli aveva dissanguato chissà quante vergini per soddisfare la sua fame e
no, l’alternativa vegetariana suggerita da Twilight era completamente
sbagliata, come aveva tenuto precisare a Stiles quando aveva fatto una battuta
al riguardo.
Stiles sorrise «Oh, siete arrivati, per fortuna, stavo per
rimanere a corto di paletti.» disse uscendo dal suo cerchio di crocifissi,
completamente tranquilla.
Isaac corse ad abbracciarla, strusciando il viso contro il
suo collo, facendo fondere i loro odori eliminando quello del morto vivente «Tu
sei completamente fuori di testa.» le sussurrò in un orecchio, trattenendo a
stento le lacrime. La sua Pack Mom era stata in
pericolo e lui aveva avuto paura di perderla.
Derek raccolse i vestiti della ragazza da terra inarcando un
sopracciglio «Cosa vuol dire questo?» domandò sentendo una vena gonfiarsi sul
collo. Che il vampiro fosse riuscito ad approfittarsi di lei?
Stiles sorrise, il solito sorriso che scioglieva il cuore di
Derek, il sorriso che le permetteva di farla franca per ogni guaio combinato
«Tranquillo, ragazzone, ho solo avuto un cambio di outfit.» disse girando su sé
stessa facendo gonfiare la gonna dell’abito da sposa.
Derek sospirò pesantemente, quella ragazza era veramente troppo.
⸸⸸⸸
Noah guardò il soffitto della camera della figlia inarcando
un sopracciglio. Come diamine aveva fatto a crollare in quel modo?
Fortunatamente non si era fatto male nessuno, ma era un’altra spesa da
affrontare e lo sceriffo aveva letteralmente le tasche vuote dopo l’ennesima
bolletta ospedaliera.
«Te lo giuro, papà, io non ho alcuna colpa.» stava dicendo
Stiles indicando i calcinacci «Sono tronata da scuola ed era già così.» disse
mettendosi una mano sul cuore.
L’uomo annuì, credendole, la casa aveva evidente bisogno di
manutenzione, le numerose crepe sui muri la dicevano lunga, ma non aveva pesato
che potesse mettere in pericolo in quel modo sua figlia ignorando un paio di
crepe.
Il campanello suonò e i due Stilinski
andarono ad aprire, ritrovandosi davanti un Derek Hale.
Stiles deglutì nervosamente, non voleva certamente farsi trovare sudata post
allenamento dal ragazzo per cui aveva una cotta.
«Ciao, figliolo, cosa ti porta da queste parti?» domandò lo
sceriffo incuriosito. Avevano parlato un paio di volte in privato, per tutta la
questione delle anime gemelle, Compagni, amore della vita. Noah non aveva nulla
in contrario e certamente Stiles era una ragazza con la testa sulle spalle che
sapeva scegliere le sue compagnie.
Derek si schiarì la gola, cercando di non fissare la ragazza
che era deliziosamente adorabile con le guance ancora arrossate post
allenamento «C’è un Dybukk in città e volevo mettervi
in guardia.» disse grattandosi nervosamente il capo «Sono anche venuto per consigliare
a Stiles di non andare in giro da sola, così come tutto il resto del Branco,
ovviamente.» aggiunse ben sapendo che nel giro di qualche giorno la ragazza
avrebbe scoperto chi fosse la persona impossessata dal Dybukk
per poi provare a salvarla.
Noah si schiaffò una mano sul viso «Ci mancava solo questo.»
borbottò stancamente, sapendo che avrebbe passato altre notti insonni.
Derek inarcò un sopracciglio e guardò la ragazza «È forse
successo qualcosa?» domandò sentendo che forse non era passato nel momento giusto.
Non voleva inasprirsi il futuro suocero, ma con spiriti del genere era meglio
non scherzare, erano estremamente pericolosi in quanto alla ricerca di
vendetta.
Stiles gli sorrise dolcemente, cercando di darsi un contengo
e non sbavargli addosso «Niente di preoccupante, è solo crollato il soffitto in
camera mia.» rispose stringendosi le spalle. Non era nulla di grave, avrebbe
dormito tra i calcinacci o sul divano.
Il moro corrugò la fronte «Posso dare un’occhiata?» domandò
in modo cortese e aspettò un cenno di Noah per entrare in casa e farsi guidare
fino la stanza della ragazza. La prima cosa che notò non furono i calcinacci,
ma dall’armadio aperto poteva vedere benissimo la sua giacca, quella che le
aveva posato sulle spalle la notte in cui si erano incontrati.
Si avvicinò al centro della stanza e guardò in alto, non era
nulla di grave «Non ci vorrà molto ad aggiustarlo.» commentò.
«Non ho i soldi per farlo.» disse subito il padre mettendosi
le mani in tasca «Fare lo sceriffo non paga poi così tanto.» aggiunse
ricordandosi le parole del suo vecchio, di come gli aveva dato dello stolto per
voler fare un lavoro così pericoloso quanto sottopagato.
«Posso farlo gratuitamente, Sceriffo.» disse il licantropo
sorridendo mostrando quelli che Stiles chiamava denti da adorabile coniglio
mannaro.
«Sei sicuro? Insomma, non che metta in dubbio le tue
capacità, ma non sarebbe meglio lasciare fare a dei professionisti?» chiese la
ragazza già immaginandosi Derek in canottiera e pantaloni cargo, un martello in
mano e la canzone Wreaking Ball di
sottofondo.
L’Alpha sorrise «Stiles, sono un architetto.» spiegò,
certamente fare l’Alpha non era un lavoro retribuito e lui era andato al
college «E non mi occupo solo di progettare edifici, ma contribuisco
manualmente con il mio team.» perché mentre Laura poteva essere l’erede del
Beacon Hills Memorial Hospital, Derek aveva scelto di vendere la sua quota e
aprire uno studio architettonico e dirigere un cantiere.
Stiles sbatté più volte le palpebre, mai in tutti quei mesi
si era domandata che lavoro facesse l’uomo, forse dando per scontato che
vivesse di rendita considerando il denaro che aveva la sua famiglia. Okay, ora
poteva immaginare Derek a petto nudo che trasportava mattoni su una carriola
sotto il Sole cocente.
Noah scosse la testa «Assolutamente no, Derek, non accetto
opere di carità.» rispose lo sceriffo colpito leggermente nell’orgoglio.
«Tra una settimana è il compleanno di Stiles, può essere il
suo regalo.» propose l’Alpha sorridendo vincente, Noah non poteva negargli di
fare un regalo alla ragazza, soprattutto qualcosa di cui aveva urgente bisogno.
Lo sceriffo annuì sconfitto, quei due sarebbero stati la sua
morte.
⸸⸸⸸
Stiles non aveva mai avuto il piacere di vedere l’Alpha
all’opera, l’uomo veniva nelle ore del mattino, quando lei era impegnata a scuola,
privandola di qualsiasi fantasia avesse avuto.
Liam e Mason erano seduti con lei in biblioteca quando
sentirono il primo sparo e le urla. Stiles agì per puro istinto e afferrò i due
ragazzi per le maglie e li trascinò vicino l’uscita d’emergenza.
«Quando aprirò la porta scatterà l’allarme, ma voglio che
voi corriate il più velocemente possibile lontano da qui.» istruì mentre faceva
segno ad altri ragazzi di avvicinarsi «Al mio tre.» iniziò il conto alla
rovescia e al tre spalancò la porta lasciando che gli studenti e professori
presenti corressero via.
L’allarme attirò immediatamente l’attenzione dello
squilibrato che stava scaricando chissà quale arma contro i suoi compagni di
scuola. Stiles chiuse la porta e senza troppe cerimonie diete un calcio contro
il maniglione antipanico facendolo cadere a terra. Ora era ufficialmente
intrappolata in quella stanza.
La porta si spalancò rivelando un Theo Raeken
con un sorriso disturbante in volto, Stiles inarcò un sopracciglio e alzò le
mani in alto, mostrando di non essere armata ed innocua.
«Eccoti!» urlò il ragazzo andandole incontro «Ti ho trovata
finalmente.» aggiunse afferrandola per il braccio.
«Theo, cosa stai facendo?» domandò la ragazza tenendo la
voce ferma e calma, farsi prendere dal panico era praticamente inutile e cercò
di ricordare di essersi trovata in situazioni ben peggiori «Hai fatto del male
a qualcuno?» pressò sentendo ancora le urla all’esterno.
Il ragazzo scosse la testa «Ho sparato in alto, non ho
colpito nessuno, so che non ti piacciono queste cose.» disse facendola sedere
sopra uno dei tavoli «Non ti piace che persone innocenti vengano ferite, non ti
piace avere persone sulla coscienza.» sussurrò carezzandole una gamba, salendo
dal polpaccio fino alla coscia, fermandosi con le dita vicino al bacino «Ma non
sapevo come attirare la tua attenzione.» sbottò frustrato afferrandola per il
collo «Questo era l’unico modo per averti.» sussurrò baciandole la guancia, le
mano nuovamente sul fianco a stringere.
«Vuoi che venga con te?» domandò la ragazza stringendo i
pugni «Mi stai minacciando? Se non vengo con te ucciderai qualcuno?» chiese
sentendo le lacrime pizzicarle gli occhi. Aveva fatto male ad ignorarlo nelle
ultime settimane, ma stargli vicino le era diventato impossibile, soprattutto
in quanto Theo non faceva altro che darle brividi spiacevoli ed Erica l’aveva
messa in guardia da lui.
Il ragazzo annuì «Chiunque mi trovi davanti.» confermò
facendo scattare l’arma e Stiles gli afferrò il polso.
«Theo, se io vengo con te, devi giurarmi che non farai del
male a nessuno.» disse la ragazza guardandolo dritto negli occhi, voleva
leggerci dentro, capire se potesse fidarsi.
Theo invece di risponderle si fiondò sulle sue labbra e
Stiles non fece in tempo a trovare l’equilibrio che si ritrovò stesa sul tavolo
con il ragazzo praticamente sopra. Le labbra del giovane di staccarono
iniziando una scia verso il collo mentre sussurrava parole dolci e
raccapriccianti allo stesso tempo.
Stiles mosse la mano libera lungo il tavolo fino a non
trovare una penna e la strinse nel pugno.
«BHPD! FERMO DOVE SEI!» sulla porta c’erano quattro
poliziotti e Stiles sospirò rassicurata, fortunatamente la scuola era
abbastanza vicina alla centrale e i rinforzi non erano tardati ad arrivare.
Theo la trascinò giù dal tavolo e le strinse un braccio al
collo, tenendola ferma, mentre l’altra mano tornò ad impugnare l’arma
puntandola contro la sua tempia «Fermi! Fermi o giuro su Dio le faccio saltare
la testa!» minacciò con la voce tremante, ricca di isteria.
Stiles roteò gli occhi, non era poi così tanto innamorato di
lei se era disposto a farle saltare le cervella. I poliziotti si bloccarono
riconoscendo la piccola e dolce Stiles, la bambina che avevano visto crescere,
essere tra le braccia di un vero e proprio psicopatico. Abbassarono leggermente
le armi e l’adolescente capì che era il momento d’agire.
Divincolandosi con uno scatto fece cadere l’arma dalle mani
di Theo e con forza conficcò la penna nel suo corpo, non prendendo esattamente
la mira, ma facendolo finire a terra con un urlo di dolore. Stiles calciò il
più lontano possibile la pistola e girò il ragazzo con il petto contro il
pavimento prima di salirgli sopra e bloccargli le mani contro la schiena.
Si abbassò sorridendo vittoriosa «Sembra che alla fine
dovrai andare senza di me.» disse suonando particolarmente compiaciuta per aver
dimostrato per l’ennesima volta di non essere completamente indifesa. Altro che
licantropi, ah!
Quando arrivarono le ambulanze Stiles grugnì vedendo Thalia e Laura Hale venirle
incontro «Sono innocente, lo giuro!» disse sentendosi particolarmente sotto
accusa. Non era colpa sua se uno squilibrato si era innamorato di lei, per la
miseria! E in più non era lei quella che si era spaventata da avere bisogno di
assistenza medica, al contrario dei vari ragazzi che avevano assistito da
vicino agli spari di Theo.
«Aspetta che Derek lo venga a sapere.» sospirò Laura ben sapendo
che il fratello sarebbe semplicemente impazzito.
«Sì, potrà farmi la ramanzina dopo, ora voglio solo
accertarmi che nessuno si sia fatto male.» rispose la ragazza consapevole che
il suo Alpha le avrebbe dato dell’incosciente per non essere scappata insieme
al resto degli studenti presenti in biblioteca. Ma se lo avesse fatto Theo non
si sarebbe fermato, magari avrebbe sparato veramente a qualcuno se non l’avesse
trovata subito.
Thalia le posò una mano sulla
spalla «Per una volta, Stiles, pensa a te stessa. Devi essere molto scossa,
stai letteralmente tremando.» le fece notare Mama Hale
e, oh, aveva ragione, stava andando in stato di shock. Laura fece arrivare una
barella e la fecero sdraiare, sotto i piedi il suo zaino per alzarle lievemente
le gambe, per poi coprirla con una coperta.
«Puoi anche chiudere gli occhi, Stiles, va tutto bene.» la
rassicurò Laura sorridendole dolcemente. Le piaceva il suo sorriso, le
ricordava Derek.
«Uhg, vi prego lavatemi il collo,
sento ancora la sua bava su di me.» chiese mentre sentiva le palpebre
farsi pesanti e prima di ricevere una risposta cadde in un piacevole sonno
esausto.
⸸⸸⸸
Thalia l’aveva ricoverata,
decretando che non sarebbe potuta tornare né a casa né a scuola per i prossimi
tre giorni e che solamente dopo che si sarebbe del tutto ripresa avrebbe
lasciato la sua deposizione alla polizia.
«Oh, andiamo, non ho nulla.» provò la ragazza allargando le
braccia, per niente desiderosa di rimanere in quella stanza per tre giorni.
«Stiles, hai subito tu più traumi e percosse in questo anno
che un pugile professionista, forse dovresti calmarti un attimo.» disse la
donna sedendosi sul bordo del letto «Trovo nobile tutto quello che fai, veramente,
ma io e tuo padre siamo preoccupati.» continuò indicando lo sceriffo
addormentato sulla poltrona all’angolo della stanza «Pensa al suo cuore, cosa
gli succederebbe se dovesse perdere anche te?» le domandò facendola riflettere.
Stiles non aveva mai pensato a cosa sarebbe accaduto alle
persone che l’amavano. Aveva sempre creduto che nessuno avrebbe mai sentito
veramente la sua mancanza, che magari sacrificarsi per un bene maggiore le
avrebbe fatto solamente onore e che suo padre sarebbe stato fiero di lei. Era
quella la sua vita: risolvere casi irrisolti, proteggere gli altri, essere la
figlia degna di uno sceriffo.
«Oggi Theo poteva farti veramente del male, sia fisicamente
che psicologicamente.» continuò prendendole la mano, lo sguardo dolce e
preoccupato di una madre «Saresti andata via con lui per proteggere gli altri,
ma ricordati che anche tu meriti di essere protetta, non devi cavartela sempre
da sola.» disse dandole un bacio sulla fronte. Era una copia di Claudia, lo
stesso carattere, lo stesso amore nel mettere gli altri prima di sé stessa. Thalia sorrise passandole una mano tra i capelli sciolti
«Tua madre ti vorrebbe al sicuro, ma non per questo non puoi risolvere casi,
Stiles.» le riprese la mano e la strinse leggermente «Se hai un piano, se sei
sicura delle tue deduzioni, lascia che sia il Branco a fare il lavoro fisico.
Tu sei la mente, loro il braccio, non puoi essere entrambi.» le suggerì
sentendo fuori dalla stanza Derek chiedere a Laura cosa fosse successo e perché
nessuno lo avesse avvisato immediatamente.
«Non voglio che loro si facciano male.» ammise la ragazza
arrossendo.
«Loro guariscono, tesoro, in un attimo, tu no.» le ricordò
prima di salutarla e aprire la porta, rivelando il figlio con lo sguardo
furioso.
«Vai, stai un po’ con lei, ne ha bisogno.» disse posandogli
una mano sulla spalla e Derek non se lo fece ripetere.
⸸⸸⸸
Liam le aveva portato dei fiori di campo e un biglietto
firmato da tutti i ragazzi che aveva salvato nella biblioteca, insieme a lui
Mason che raccontò nei minimi dettagli come tutti fossero letteralmente
impazziti per lei e le sue gesta eroiche.
«Hai già il mio voto, Stiles, e quello di minimo altri
trecento studenti, considerati già il prossimo sceriffo di Beacon Hills.» disse
sedendosi vicino all’amico, stava letteralmente sprizzando energia dai tutti i
pori e Stiles ne era quasi invidiosa. Lei si sentiva uno straccio, perennemente
assonnata e avrebbe scommesso un biglietto da cinquanta dollari che la stavano
tenendo sotto calmanti per farla riposare o forse era veramente solo molto
stanca, non ricordava l’ultima notte di sonno tranquillo da quando aveva
incontrato Derek la sera della cattura del serial killer dei balli.
«Primo sceriffo donna di Beacon Hills, non male.» rispose la
ragazza tagliando la mela che aveva come dessert per pranzo, la divise in sei
spicchi e ne diede due a testa ai due giovani davanti a lei. Doveva nutrirli,
per la miseria, non poteva certo mangiare davanti a loro senza dare nulla.
«Theo invece che dice?» domandò in quanto nessuno voleva dirle
come stessero andando le indagini e il processo del ragazzo.
Liam arrossì e guardò l’amico, incerto se raccontare la
verità o meno «Certamente non sarà un uomo libero per molto tempo.»
rispose vago guardando i suoi spicchi di mela e Stiles sospirò «La verità, su.»
incitò guardandolo truce.
«Hanno trovato numerose foto di te in camera sua, come una
specie di alterino, con tanto di candele e… be’ un diario dove c’era scritto
molto dettagliatamente cosa avrebbe voluto farti.» rispose Mason
guardando ovunque tranne che la ragazza «Tuo padre è stato rimosso dal caso,
stava per mettere le mani addosso a Raeken.» aggiunse
riportando quello che aveva sentito bisbigliarsi nei corridoi della scuola.
Stiles fece una smorfia «Vorrei proprio leggerlo, questo
diario.» borbottò incupita. Derek non era più tornato a farle visita, forse gli
aveva fatto schifo il fatto che stava per andare volontariamente via con Theo
per lasciarsi violentare fino alla fine dei suoi giorni, forse ora la odiava e
voleva cacciarla dal Branco, forse aveva letto anche lui quel diario e non
riusciva più a guardarla senza pensare a quello che il coetaneo aveva scritto.
Mason si alzò dalla sedia «Stiles, è stato un piacere
venirti a trovare, ma adesso io e Liam dobbiamo andare. Ci vediamo quando torni
a scuola.» la salutarono caldamente e in meno di cinque minuti la ragazza si
ritrovò nuovamente da sola ad annoiarsi.
«Dannati orari delle visite.» borbottò prima di mettersi su
un fianco e chiudere gli occhi, tanto valeva dormire.
⸸⸸⸸
Derek aprì la porta della camera di Stiles e la fece
passare, godendosi nei minimi dettagli l’espressione estasiata della ragazza
nel vedere la sua camera completamente riorganizzata e più spaziosa. L’Alpha
aveva chiesto a Noah il permesso di buttare giù un muro per creare più spazio e
di rimodernare completamente il bagno.
«Credo di amarti.» sussurrò la ragazza ammirando la sua
nuova stanza, mai avrebbe creduto di poter avere una cosa del genere, si era
sempre accontentata della piccola camera non osando desiderare di più.
Derek arrossì e nascose l’imbarazzo entrando nella cabina
armadio della ragazza «Ho aggiunto dello spazio anche qui dentro.» disse
facendole vedere come ora fosse più profondo. Nei suoi tre giorni di
ospedalizzazione Derek si era dato da fare ed aveva completato i lavori in
tempo record chiedendo ad alcuni dipendenti un aiuto, i quali avevano accettato
di farlo gratuitamente in quanto i loro figli erano stati salvati dalla ragazza
essendo in biblioteca quando la sparatoria era iniziata.
L’Alpha aveva scaricato tutte le energie buttando giù muri e
trasportando ogni singolo pezzo per non correre il rischio di perdere il
controllo e andare a staccare la gola a morsi a quel Theo Raeken.
Quando lo sceriffo gli aveva raccontato del diario era quasi impazzito, solo il
pensiero che qualcuno avesse anche solo pensato di torcere un capello alla sua
Compagna.
«Hai fatto veramente troppo, Der,
non so veramente come ripagarti.» disse la ragazza andando a sedersi sul letto.
Non poteva certo non pagarlo! Un conto era riparare un buco nel soffitto, un
altro era rifarle praticamente tutta la stanza.
L’uomo scosse la testa e si sedé alla scrivania «Questo e
altro per un membro del Branco.» disse e giurò di aver sentito l’odore di
Stiles inasprirsi di tristezza, ma solo per un secondo. Derek non voleva
nemmeno immaginare cosa avrebbe detto la ragazza se avesse scoperto che sua
madre aveva completamente cancellato qualsiasi debito lei e il padre avessero
con l’ospedale e no, non l’aveva proposto lui, sua madre aveva fatto tutto da
sola.
«Ma alla fine avete catturato il Dybukk?»
domandò per cambiare più o meno argomento.
Derek scosse la testa divertito «Tranquilla, è tutto sotto
controllo, nessuno ti farà più del male.» e la salutò, lasciandola sola, con la
sensazione di un bacio mancato.
Stiles urlò contro il cuscino, dannata lei!
⸸⸸⸸
«Tanti auguri!» Erica le saltò addosso nel bel mezzo del
corridoio e Stiles per poco non cadde a terra. Dietro di lei si aggiunsero
Isaac e Boyd, seguiti a loro volta da Liam e Mason. Scott era stato con lei
tutta la notte, avevano in qualche modo già festeggiato giocando ai videogame
mangiando cibo spazzatura.
«Grazie Erica.» rispose l’umana arrossendo quando più
persone iniziarono a farle gli auguri, non le era mai piaciuto essere al centro
dell’attenzione, almeno non quando non fosse per un caso risolto.
«Questa sera la tua festa a casa Hale,
è un evento elegante, mi raccomando.» le disse prima di scappare verso Lydia,
per tormentarla come faceva da mesi. Quelle due erano l’una la nemesi dell’altra
ed erano in competizione per vincere il titolo di ragazza più bella della
Beacon Hills High School.
«Se vuoi passo a prenderti.» propose Isaac sorridendole
dolcemente, desiderando ardentemente accoccolarsi con la Pack Mom e farsi raccontare una storia. Era quasi imbarazzante,
ma Derek gli aveva assicurato che era normale e lui si fidava del suo Alpha.
La ragazza gli posò una mano sulla spalla «Mi farebbe molto
piacere!» rispose ricambiando il sorriso «Liam, Mason, fatevi trovare a casa
mia per le 19, va bene?» domandò ai due ragazzi che ovviamente erano stati
invitati al suo compleanno, Stiles non aveva voluto storie al riguardo, quei
due erano ufficialmente i suoi bambini e Thalia non
aveva avuto nulla in contrario a lasciare due umani inconsapevoli del
sovrannaturale a casa sua.
I due giovani le diedero un pollice all’insù prima di
scomparire nella grande marea di studenti.
«Oh, crescono così in fretta.» scherzò la ragazza fingendo
di asciugarsi una lacrima, le sembrava ieri che avesse preso i due sotto la sua
ala protettiva.
Boyd e Isaac sorrisero, Stiles era veramente la Pack Mom perfetta.
⸸⸸⸸
Allison le passò un bicchiere di punch e le si sedé vicino
«Tanti auguri, Stiles.» augurò timidamente, anche non sentendosi completamente
sicura in mezzo a tutti quei licantropi, ma per Scott avrebbe fatto questo e
altro.
«Grazie.» rispose cortesemente la festeggiata, cercando di
non far trapelare quanto ancora poco si fidasse di lei. Insomma, suo nonno stava
per appenderla per dei cavi elettrici e aveva appreso la notizia che la sua
fantastica zia Kate aveva provato a dare fuoco a quella stessa casa dove si
trovavano in quell’esatto istante. Argent e licantropi non erano un’accoppiata
sicura.
Liam e Mason stavano parlando con Cora, la sorella minore di
Derek, che frequentava il loro stesso anno; Isaac e
Erica stavano ballando insieme allo zio Peter in modo strano e Scott stava
parlando con Thalia dei suoi progressi da quando
aveva iniziato a far parte di un Branco.
«Deve essere bello avere una famiglia numerosa.» buttò lì la
cacciatrice guardando quasi con invidia Derek sollevare da terra le cugine più
piccole, lasciandole pendere dal suo braccio muscoloso.
Stiles annuì «Sicuramente non ci si annoia mai.» concordò.
Da piccola aveva desiderato un fratello minore, ma ora che ci ripensava era
meglio così, non avrebbe sopportato vederlo farsi male a causa del mondo sovrannaturale.
Rimasero in silenzio, osservando i loro amici divertirsi,
non avevano molte cose in comune di cui parlare.
«Questa dama vuole unirsi a me per un ballo?» Scott si
inchinò davanti ad Allison con fare cavalleresco e la fidanzata sorrise
accettando.
Il suo posto venne occupato da Derek «Quindi, ora sei
ufficialmente maggiorenne.» disse guardandola con la coda dell’occhio,
improvvisamente la sala si era fatta più silenziosa e inevitabilmente arrossì,
quegli impiccioni!
Stiles annuì «Sì, abbastanza grande per votare, ma non per
bere.» rispose non notando il cellulare di Laura puntato nella sua direzione.
«Be’, ora che hai l’età giusta volevo chiederti una cosa.»
iniziò l’Alpha torturandosi le mani «In verità è da mesi che voglio farlo.»
aggiunse catturando completamente l’attenzione della ragazza «Questo sabato ti
andrebbe di uscire con me?» domandò infine sentendosi il fiato bloccarglisi in gola
subito dopo.
Stiles non perse un battito, non gli diede nemmeno il tempo
di finire la frase che urlò un chiaro e forte «SÌ!» e ignorò il commento di
Peter sul non correre a fare figli.
Quello era in assoluto il compleanno migliore della sua
vita!
⸸⸸⸸
«Liam guardami, va tutto bene, okay?» Stiles gli carezzò la
testa dolcemente, come era solita fare «Questa notte è successo qualcosa, il
tuo corpo cambierà, tu cambierai, ma non c’è stata altra alternativa.» disse
sentendo il cuore stringersi, le faceva male vedere il ragazzo così spaventato.
Il ragazzo era stato attaccato mentre tornava a casa dopo
aver portato la cena al patrigno, un dannato licantropo aveva pensato di
rifarsi i denti su di lui. Fortunatamente lei e Derek stavano passeggiando per
di lì quando avevano sentito l’urlo del ragazzo.
L’Alpha era stato obbligato a Morderlo per salvarlo, le
lacrime di Liam, mentre pregava di non lasciarlo morire, non gli avevano
lasciato molta scelta.
«Stiles, prometti di rimanere sempre con me?» domandò spaventato,
le mani così diverse, quegli artigli per niente familiari, i rumori così
assordanti.
La ragazza lo abbracciò, mettendosi con le ginocchia sul
tappeto «Non ti lascio solo, mai.» promise lasciando Liam piangere sulla
sua spalla.
Stiles si scambiò un’occhiata con Derek, sarebbe andato
tutto bene.
⸸⸸⸸
Venire svegliata con una mano sulla bocca a cercare quasi di
soffocarla non era un bel risveglio.
«Shh!» sibilò il proprietario
della mano puntandole un coltello alla gola.
Ecco, ora Stiles non poteva essere considerata colpevole di
essersela andata a cercare, era in casa sua, nel suo letto ed erano ben due
mesi che non finiva in ospedale, un nuovo record personale.
La luce del comodino venne accesa e Stiles riconobbe
immediatamente Donovan sopra di lei.
Il ragazzo spostò il coltello, facendolo viaggiare intorno
al viso, tra i capelli, giù per la gola, sulle clavicole. La ragazza rimase
immobile, non dandogli un pretesto per attaccarla.
«Voglio vendicarmi del tuo vecchio.» disse in un sussurro,
la fronte sudata e i capelli leggermente appiccicati alla cute «Volevo uccidere
lui.» ridacchiò fermando il coltello sul bordo della maglietta del pigiama
della ragazza «Ma una persona mi ha dato un’idea geniale: per fare veramente
male a Stilinski devo fare del male alla persona che
tiene di più.» rivelò come se stesse raccontando un segreto, il coltello iniziò
a lacerare lentamente la maglietta «Theo aveva ragione nel dire che hai un buon
odore.» tirò forte con il naso, affondando il viso tra i capelli della ragazza.
Stiles trattenne il respiro, ma rimase immobile, la
maglietta ormai completamente rovinata e a metà.
«Che dici, salutiamo tuo padre?» domandò indicando con un
cenno della testa qualcosa alla sua destra. Quando Stiles si girò sentì un
forte senso di nausea, quel bastardo stava filmando il tutto.
Una bretella del reggiseno venne tagliata e Stiles chiuse
per un attimo gli occhi, solo per ricevere uno schiaffo «No, no, devi
guardarmi.» le disse tagliandola sul ventre, lo sguardo di un lunatico
«Guardami e pensa a Theo, gli ho promesso che sarebbe stato lui a farlo.» grugnì
mentre si sfregava l’erezione contro la sua gamba. Era ufficiale, Stiles stava
per vomitare.
Il coltello venne posato sopra il suo stomaco, la mano ora
libera iniziò a giocare con il bordo dei suoi pantaloni «Ricordati, comportati
bene, o dovrò farti più male di quello che avevo pianificato.» l’avvisò
togliendo la mano dal viso, per poter spingere insieme all’altra i pantaloni
giù per le gambe. Quando arrivò alle caviglie Stiles sferrò un calcio
colpendolo dritto sul naso.
Veramente, la gente doveva smetterla di sottovalutarla,
quale idiota lasciava le braccia libere alla vittima? Sia come poliziotto che come criminale, Donovan, faceva schifo.
Afferrò il coltello e lo puntò alla gola del ragazzo «Ora fa
silenzio tu, idiota.» sibilò infastidita mentre afferrava dal comodino il
cellulare per chiamare il padre «Questa volta non uscirai mai più.» aggiunse
più per rassicurare sé stessa che per fargli paura, Donovan era un pericolo per
tutti, doveva essere curato in una struttura specifica.
Quando più tardi arrivarono i rinforzi Stiles venne portata
in ospedale per degli accertamenti, perché anche se aveva chiaramente detto che
non aveva subito alcuna violenza, Tara aveva insistito per farla controllare,
perché chissà cosa avesse fatto quel bastardo mentre lei era addormentata.
Quando arrivò in ospedale Derek era già lì e fumava di
rabbia. Avevano avuto tre appuntamenti dal suo compleanno, ma non si erano
ancora dati nemmeno un bacio, stavano andando molto con calma, volevano fare le
cose per bene e conoscersi meglio anche se erano praticamente anime gemelle.
L’abbraccio che ricevette la fece rilassare, tanto che si
lasciò scappare qualche lacrima, perché era stata una serata orribile e il solo
pensiero che Theo e Donovan avessero parlato di lei le faceva venire il
voltastomaco.
Laura comparve attratta dall’odore di lacrime della cognata,
dietro di lei Thalia.
Stiles era avvolta in una coperta, ancora con la maglietta
tagliata e l’intimo, che il personale ospedaliero avrebbe dovuto raccogliere
come prove contro Donovan, i pantaloni ancora sul pavimento di camera sua per le
foto della scena del crimine.
«Vieni, tesoro, prima ci pensiamo e meglio è.» Thalia tese una mano verso la ragazza, la quale riluttante
si staccò dall’Alpha.
«Ti aspetto qui, non vado da nessuna parte.» le promise e
Stiles sorrise, lo sapeva che Derek era un uomo di parola.
⸸⸸⸸
La visita fu piuttosto imbarazzante, la ginecologa confermò
che l’imene era ancora intatto e che non c’era nessun segno di un possibile
intercorso, come Stiles aveva già assicurato. Le prelevarono del sangue, per
assicurarsi che Donovan non le avesse iniettato nulla e la lasciarono sola
nella stanza.
Pochi minuti dopo entrò Derek, tra le mani un paio di pacchetti
di Reese’s e un dolce sorriso sul volto «Immaginavo
avessi fame.» era praticamente ora di colazione e Stiles stava morendo
di fame.
L’uomo si sedé vicino a lei e l’umana posò la testa contro
il suo petto, rimanendo in silenzio. Chiuse gli occhi lasciando andare un lungo
sospiro, si sentiva così al sicuro tra le sue braccia, voleva rimanere lì per
sempre.
Derek le posò un bacio tra i capelli, giurando che nessuno
le avrebbe mai più fatto del male.
⸸⸸⸸
Le notizie a Beacon Hills volavano veramente ad una velocità
esorbitante, tanto che nell’orario delle visite mattutine si ritrovò tra le
braccia un Liam tramante di rabbia «Nessuno deve toccare mia madre.» borbottò
contro il petto della ragazza e Stiles inarcò un sopracciglio. Da quando Liam
la chiamava mamma?
Guardò Derek in cerca di spiegazioni, ma le fece segno che
ne avrebbero parlato dopo.
«Tranquillo, Liam, non mi è successo niente, sinceramente
non so nemmeno perché sono ancora qui dentro.» rispose veramente confusa, dopo
gli accertamenti avrebbero dovuto dimetterla, non offrirle la suite
presidenziale dell’ospedale.
Liam la guardò seriamente, per niente convinto. In vita sua
non aveva mai incontrato nessuno che fosse così spericolato come Stiles.
«Liam torna a scuola, su, prima che il tuo patrigno ti trovi
qui.» disse la ragazza sorridendogli. Non voleva che il ragazzo finisse nei guai
a causa sua.
Il ragazzo annuì e le diede un bacio sulla guancia «Torno
questo pomeriggio.» le disse prima di correre via, se si fosse sbrigato sarebbe
riuscito ad arrivare in tempo per la seconda ora.
«Da quando i tuoi Beta mi chiamano mamma?» domandò all’Alpha
sorridendo, non le dispiaceva, infondo aveva sempre visto Liam come un fratello
più piccolo da guidare nel mondo, non le dispiaceva l’idea di considerarlo un
figlio.
Derek arrossì, era il momento di fare una lunga
chiacchierata sulle dinamiche di un Branco.
⸸⸸⸸
Per festeggiare la fine dell’anno scolastico e la
tranquillità che aveva regnato a Beacon Hills negli ultimi mesi, Derek aveva
deciso di portare il Branco una settimana al mare affittando due camper.
In uno viaggiavano Derek, Stiles, Isaac, Liam e Mason, nel
secondo Scott, Allison, Erica e Vernon.
Stiles aveva insistito per guidare, ma i bambini l’avevano
praticamente pregata di lasciar guidare Derek e sedersi con loro a giocare a
carte e Stiles proprio non riusciva a dire loro di no.
Erano stati due mesi piacevoli, tutte le creature del mondo
sembravano essersi placate, i criminali sembravano essere andati in sciopero e gli
adolescenti erano riusciti ad essere dei semplici adolescenti preoccupandosi
solamente della scuola e dell’amore.
Derek e Stiles erano andati in numerosi appuntamenti, ogni
sabato sera, e Stiles si innamorava ogni settimana sempre di più. Il primo
bacio aveva avuto il sapore di gelato alla menta e fragola, dato sul belvedere
di Beacon Hills, sotto un mare di stelle.
«Stiles, quanto manca?» domandò Liam sbadigliando, erano
partiti all’alba e il cucciolo e Mason non avevano chiuso occhio per tutta la
notte per l’emozione.
«Ancora un paio d’ore, puoi dormire se vuoi.» rispose la
ragazza carezzandogli la testa.
Isaac si sedé vicino a lei, posando la testa sopra la sua
spalla. Liam e Mason sbadigliarono nuovamente andando verso uno dei due letti, addormentandosi
praticamente subito.
Stiles chiuse gli occhi, sentendosi improvvisamente anche
lei stanca «Dormiamo anche noi, mamma?» domandò Isaac con voce piccola. Da quando
avevano ufficializzato il suo ruolo di Pack Mom i
Beta non si trattenevano più dal chiamarla mamma, soprattutto Isaac e Liam che
sembravano essere quelli a cui più mancava una figura materna.
Liam ovviamente aveva ancora sua madre, ma la sentiva
lontana, irraggiungibile, mentre Stiles era sempre lì, pronta a prendersi cura
di lui.
Stiles sorrise «Se vuoi dormi tu, Isaac, non penso sia carino
lasciare solo Derek sveglio.» rispose indicandogli con gli occhi l’Alpha che guidava.
Il biondo annuì e andò ad unirsi agli altri due, stringendosi in quello che
Stiles definiva un puppy pile.
Tornò a sedersi al posto del passeggero e sorrise al
fidanzato «Hai avuto un bel pensiero, grazie.» disse sporgendosi per dargli un
bacio sulla guancia. Arrossiva ancora quando erano vicini, non riusciva
veramente a credere che un Adone come Derek fosse innamorato di lei, aveva sempre
creduto che nella vita si sarebbe dovuta accontentare di un ragazzo come Greenberg.
L’uomo le prese una mano e la portò alle labbra, non
servivano tante parole tra loro.
⸸⸸⸸
«Stiles, ti prego!» piagnucolò Scott mettendo le mani in
preghiera e cercando di fare gli occhi dolci.
La ragazza scosse la testa mentre apriva il borsone «Assolutamente
no, Scotty.» rispose afferrando la confezione di crema solare «Ora o ti giri e te
la fai mettere o torni dritto nel camper.» lo minacciò usando il tono da mamma.
Non le interessava se fossero tutti licantropi, dovevano
mettersi la crema solare e basta, non avrebbe rischiato di avere lupacchiotti
bruciati.
«Me la può mettere Allison, almeno?» domandò rassegnato,
mentre la fidanzata rideva leggermente divertita per come il ragazzo fosse
completamente succube del volere della Pack Mom. Stiles
annuì ed indicò a Liam di avvicinarsi, il quale non fece storie.
Sentirono un fischio e delle risate «Dopo la metti anche a
me, dolcezza?» urlò un ragazzo a qualche ombrellone di distanza, con tanto di
occhiolino e Stiles fece una smorfia, infastidita.
«Andiamo, non mi rispondi?» continuò il ragazzo iniziando ad
avvicinarsi e Stiles intimò solamente con lo sguardo ai suoi Beta di rimanere
fermi.
Quando le afferrò il braccio, obbligandola a girarsi e
lasciare metà della schiena di Liam senza protezione Stiles sibilò di dolore,
non si sarebbe mai aspettata una presa così forte e violenta.
«Mettiti in fila.» rispose la ragazza, fissandolo dritto
negli occhi e desiderando dargli una testata.
Isaac stava avendo seri problemi a controllarsi e anche Liam
sembrava sul punto di attaccare. Erica stava stringendo il polso di Boyd,
trattenendolo dall’andare a difendere l’onore della Pack Mom.
Tutti sapevano che Stiles sapeva cavarsela da sola.
«Io non aspetto, zuccherino.» il bullo la scosse e l’umana
sospirò, pulendosi le mani contro il ventre. Posò il cappello sul lettino e guardò
in direzione del camper dove Derek stava facendo una dormita, lasciando gli
adolescenti divertirsi.
«Ma guarda qua, abbiamo un sacco di belle ragazze e dei
brutti cessi.» rise chiaramente sentendosi il più bello, mandò un bacio volante
verso Erica, la quale ricambiò con un dito medio, mentre Allison roteò gli
occhi e trattenne Scott per una spalla.
Erano un Branco, Derek le aveva spiegato più volte che
qualche volta doveva lasciarsi difendere, far capire ai Beta che si fidava di
loro, che sapeva che l’avrebbero tenuta al sicuro, insomma, dare loro l’impressione
che fossero abbastanza forti da proteggere la Pack Mom.
«Isaac, Liam, perché non accompagnate questo bell’imbusto
nel camper a prendere altra crema solare?» domandò facendo loro l’occhiolino.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, guardò verso i suoi amici
che stavano facendo il tifo per lui, urlando come scimmie.
I due Beta scattarono e trascinarono letteralmente il
ragazzo verso il camper.
«Stiles, sicura che Derek non gli strapperà la gola a
morsi?» domandò Mason guardando preoccupato verso il camper. Non che non se lo
meritasse, ma non voleva dormire tra schizzi di sangue.
L’umana sorrise «Tranquillo, Mason, lo spaventeranno giusto
un po’, così imparerà a rispettare le donne.» disse vedendo il camper muoversi
leggermente, segno che il povero ragazzo stava prendendo qualche colpo. Finché si
era trattato solo di lei poteva anche passarci sopra, ma quando aveva osato tirare
in ballo Erica e Allison non ci aveva visto più, quelle erano le sue Beta!
Derek uscì dal camper tenendo il ragazzo per la base del
collo, uno sguardo furente mentre individuava con lo sguardo il gruppo di amici
che adesso sembrava particolarmente terrorizzato nel vedere il naso sanguinante
dell’amico.
L’Alpha arrivò fino al gruppo di ragazzi e lanciò il loro
amico per terra, faccia contro la sabbia «Andatevene da questa spiaggia, immediatamente.»
ordinò mostrando i denti e, wow, Stiles iniziava a sentire caldo e non a causa
del Sole.
«Mama! Controllati.» rise Erica sentendo l’odore di
eccitazione, si divertiva a punzecchiarla sull’argomento.
«Sh, fa silenzio, mamma si sta godendo
la scena.» perché quella era la prima volta che vedeva Derek a petto nudo, gli
addominali scolpiti che per mesi aveva immaginato. Quando si sarebbero sposati
avrebbe bandito l’utilizzo della maglietta dentro casa.
Quando i ragazzi scomparvero, trascinando il ragazzo sanguinate,
Derek arrivò a passo svelto da lei e l’afferrò per i fianchi, abbassandosi
abbastanza per baciarla con passione, ignorando gli sguardi scandalizzati delle
mamme che coprivano gli occhi ai loro bambini.
Oh, adorava i licantropi ed il loro essere territoriali. Stiles
allacciò le mani dietro la sua nuca e dovette trattenersi dal saltargli addosso
e circondargli la vita con le sue gambe.
Liam si schiarì la gola, imbarazzato «Possiamo andare a fare
il bagno?» chiese indicando l’enorme distesa d’acqua e Stiles diede l’okay con
un movimento della mano, in quel momento mamma era impegnata a baciare papà e
della crema solare non le importava più niente.
⸸⸸⸸
«Derek, shh, sveglierai gli
altri.» rise Stiles mentre sgattaiolavano fuori dal camper, pronti per godersi
un bagno notturno in solitaria. Era l’ultimo giorno della loro vacanza e
volevano fare qualcosa di diverso.
Derek le baciò il collo «Tranquilla, sono profondamente
addormentati.» la rassicurò sollevandola da terra e prendendola imbraccio.
Stiles rise quando il ragazzo corse per la spiaggia e infine
buttandola dentro l’acqua, per poi buttarsi a sua volta.
Derek nuotò verso di lei e Stiles si allontanò di rimando,
iniziando così una vera e propria fuga, che non durò molto.
«Ti ho presa.» disse l’uomo baciandola sul collo, le mani
strette intorno alla vita e Stiles piegò la testa indietro, posandola contro la
spalla del fidanzato.
«Ti amo.» disse chiudendo gli occhi. Era la prima volta che
lo diceva, in cinque mesi di frequentazione, nonostante sapesse che fossero
praticamente destinati a stare insieme per l’eternità, lei solamente in quel
momento si era sentita di dire quelle due magiche parole.
Derek sentì il cuore fermarsi, aveva da tempo sognato quel
giorno, il giorno in cui avrebbe potuto dirlo anche lui senza sembrare
affrettato «Ti amo.» le sussurrò direttamente contro l’orecchio.
Quello che accadde dopo, sulla spiaggia, sotto le stelle, fu
il momento più magico ed appagante della vita di Stiles.
⸸⸸⸸
La vita continuò tra un susseguirsi di casi da risolvere,
creature attratte dal Nemeton, l’allargarsi del
Branco con l’arrivo dei primi figli delle varie coppie.
Stiles si sciolse il nodo della cravatta e andò a baciare
suo marito.
«Sei stanca?» le domandò l’uomo invitandola a sedersi vicino
a lui.
La donna annuì accoccolandosi «Stavo pensando di lasciare l’FBI.»
ammise chiudendo gli occhi. Non era che non le piacesse il lavoro, al
contrario, ma le portava via molto tempo da passare con suo marito ed il
Branco.
Derek la guardò incuriosito, non avrebbe mai creduto che sua
moglie volesse abbandonare il lavoro dei suoi sogni «C’è qualcosa che non va? Devo
rompere il naso a qualcuno?» non era poi così poco comune che le agenti donne venissero
maltrattate dai superiori uomini, i quali trattenevano promozioni in cambio di
favori sessuali.
Stiles scosse la testa «Pensavo che fosse arrivata l’ora di
iniziare una famiglia.» disse prendendogli la mano, fino a quel momento aveva
preso tutte le precauzioni per non avere una gravidanza, preferendo
concentrarsi sul suo lavoro, ma nell’ultimo periodo, vedendo tutti i bambini
del Branco aveva iniziato a sentire anche lei quel bisogno di stringere un
infante tra le braccia, un vero bambino che l’avrebbe chiamata mamma.
«Potrei trovare un altro lavoro, qualcosa di più ordinario.»
aggiunse guardando il marito, cercando di capire cosa stesse pensando.
Derek la baciò «Qualsiasi cosa tu voglia, Stiles,
qualsiasi.» rispose completamente e perdutamente innamorato come lo era da anni.
Stiles sorrise, Derek era veramente la cosa migliore che
potesse accaderle.
Note autrice:
Okay, siete arrivati alla fine di questa tortura!
Complimenti, avete uno stomaco d’acciaio e un cervello lodevole
se non avete chiuso la storia a metà, decidendo che io fossi completamente
pazza!
Ancora grazie per aver letto,
Sel