Alla
nostra S. nel giorno della sua fausta incoronazione
Cento
di queste corone
-
d'alloro oppure le birre,
fai
tu, non ce frega niente
GLI
OCCHI DELLA COREA
FAKE
MAIN LEAD: Park Seo Joon
BEN:
Jung Hae In
MANIACO:
Jin Succo
TERZO
PERSONAGGIO AD CAZZUM: Jung Cook
Il
palazzo della Grande Azienda si staglia di fronte a me. Le strade di
Seoul sono pulite, non c’è neanche una cacca di
cane (o di Cane
Volante).
Mi sento molto grata alla vita, ma soprattutto alla
generosità delle
mie amiche, che mi hanno regalato il biglietto aereo. Anna, Martina e
Giulia sono le persone più strabilianti, meravigliose e
magnanime
che io abbia mai conosciuto. Sono fortunatissima ad averle,
rinuncerei alla mia skincare
quotidiana per loro.
Mentre
mi avvicino all’imponente costruzione, una voce melodiosa mi
colpisce, mi rapisce, mi incanta. Mi giro estasiata e vedo un ragazzo
vestito di una succinta magliettina a rete che lascia impudicamente
scoperte due spalle davvero sexy. Il ragazzo mi fissa lascivo mentre
canta:
'Cause
I-I-I'm in the stars tonight
So
watch me bring the fire and set the night alight (hey)
Shining
through the city with a little funk and soul
So
I'ma light it up like dynamite, whoa oh oh.
Mi
sottraggo a questa visione celestiale solo perché un
colloquio di
lavoro mi attende! Sono a Seoul da poche ore, ma già il
senso del
dovere coreano si è impossessato di me.
Sento
l’ansia aumentare mentre mi dirigo verso l’ufficio
del Chaebol:
sarò all’altezza della situazione? Il mio tailleur
è abbastanza alla moda? La mia pelle sarà
abbastanza idratata? Ma
soprattutto:
non sarò un po’ troppo italiana?
Entro
e lo scorgo. Sta rimirando il suo riflesso nell’ampia vetrata
che
annulla le distanze tra il suo ufficio – che
mobilio di classe!
- e Seoul. Il suo sguardo fiero domina tutta la città, che
sembra
prostrarsi ai suoi piedi. Come vorrei essere Seoul in questo
momento!!!
“Annyeonghaseyo”,
dice, sedendosi alla scrivania. “Sono
il CEO Park Seo Joon. Qual è la sua posizione
preferita?” Un
brivido mi corre lungo la schiena. Byeontaeui!
“Come osa chiedermi una cosa così
privata?” sbotto.
“Cosa
ha capito?! Sono un gentiluomo!!!”
ringhiò. “Intendevo a quale posizione aspira in
questa azienda!”.
Sono
F4 basita:
ero saltata alla conclusione sbagliata! Povero CEO Park Seo Joon!!!
“Aspiro
alla posizione di brand
manager”
dico con convinzione.
“Ah
davvero?” chiede lui, poggiando il mento sul pugno,
pensieroso.
Aigoo, è un uomo così profondo!
“Ye
Peah” replico con semplicità. La
semplicità paga sempre.
Improvvisamente
punta i piedi sul
pavimento –
oh,
che belle scarpe di vera pelle italiana
- e si slancia verso di me con tutta la sedia girevole, avvicinandosi
al mio viso e prendendo una ciocca dei miei capelli. Quei capelli
folti, biondi e ricci, che io reputo così banali,
così
insignificanti… sembrano essere di un qualche interesse per
un uomo
perfetto come lui!
Allucinante! Incredibile! Sba-lor-di-ti-vo!
Poi
il chaebol
apre le braccia e solleva gli occhi al cielo; lo sento mormorare
qualcosa che suona come “9 e 4”.
Sarò impazzita, ma vedo brillare attorno a lui un'aura
speciale, che
lo illumina d'immenso. Sembrano Artigli di Drago…
“9
sono i giorni a settimana in cui lavorerà per me, e 4 le ore
di
sonno che potrà concedersi ogni notte”.
“Gamsahabnida
per l'opportunità”.
“Posso
toccare i suoi capelli?” domanda, ora timoroso. Io annuisco
timidamente, e arrossisco. Sono troppo modesta per sopportare tutte
queste attenzioni da parte di un chaebol
di quinto
livello!
Lui
inspira bruscamente, come se dovesse immergersi sott'acqua, per poi
affondare la mano nei miei boccoli d'oro. Ne saggia la consistenza, e
finalmente sembra trarre una conclusione.
“Lei
è assunta” dichiara solennemente.
Al
settimo cielo, mi dirigo verso il mio goshiwon.
Per raggiungerlo, devo passare attraverso un innocuo parchetto
abbandonato e poco illuminato. Che cosa potrà mai succedermi
in
fondo? Non
faccio in tempo a pestare una cacca di cane che un
maniaco mi appare davanti, - così,
de botto, senza senso
– e
si apre
il caratteristico impermeabile giallo da maniaco, strillando
“Sono
il pervertito
Jin Succo!
Sono un banale espediente di trama!”.
Per
la seconda volta in poche ore, sono F4 basita.
Il maniaco Jin ammicca – come ogni bravo maniaco –,
poi punta un
dito alle mie spalle e dice: “Ecco arrivare il tuo
Ben!” Una
figura indistinta piomba addosso al maniaco e, con un calcio rotante,
lo spedisce al tappeto, poi mi prende per mano e mi trascina al
sicuro. “Ciao! Sono Jung Hae In, per gli amici Ben.
Sarò il tuo scudo umano”. È un ragazzo
alto, ma non troppo.
Magro, ma forte. Innocente, ma provocante. Asiatico, ma occidentale.
Piena
di riconoscenza, rispondo “Gamsahabnida”
e gli sorrido.
Il
giorno dopo...
Sulla
strada per la Grande Azienda, mi imbatto di nuovo nel ragazzo dalle
spalle sexy e dalla voce angelica. Noto che ha cambiato colore di
capelli, che
ora sono
di un fantastico rosa fluo, e che
ha dei glitter
sulle guance. I suoi capezzoli sono di un rosa acceso e – Aigoo!
- emergono
lascivamente dalla maglia bucherellata. Appena mi vede si blocca,
butta a terra il microfono e, con fare teatrale, tira fuori dalla
borsa griffata
un pacco di gocciole. Lo apre a mani nude – da
vero uomo virile qual è –
e ne estrae un biscotto, facendomi l'occhiolino.
“Ciao!
Sono Cookie, e tu sei ufficialmente una Army”
dice mentre,
sfiorandomi la mano, mi
porge un biscotto.
Oh
no, mi ha offerto un biscotto! Mi ha addirittura preso la mano!
Adesso… siamo fidanzati! Non posso lasciare che
accada… il mio
cuore appartiene al chaebol che
spero riservi ulteriori
attenzioni ai miei capelli. Il mio sogno segreto è che li
annusi –
con il mio consenso, però.
Lui
continua a sorridermi e a farmi l'occhiolino a ripetizione.
È
piuttosto inquietante. Quell'uomo così forte e vigoroso mi
fa
sentire minacciata: scappo via e mi rifugio nella Grande Azienda.
Salgo
al settordicesimo piano con l'ascensore e, appena si aprono le porte,
vengo travolta da una furia di nome Park Seo Joon, che mi prende per
il polso – delicatamente però, senza stringere, mi
raccomando.
“Dobbiamo
parlare” dice e, dopo avermi trascinato per tutto il
corridoio, mi
cede il passo e mi apre perfino la porta del suo ufficio,
perché è
un vero gentiluomo.
Io
sono F4basita… non riesco a immaginare di cosa debba
parlarmi.
“Ho
fatto qualcosa di sbagliato?” domando, balbettando.
Sono
licenziata? La voce di Stanis La Rochelle
è più forte che mai nella mia testa: sono o non
sono troppo
italiana?
Sto
per porre a Park Seo Joon la domanda in forma diretta, quando la
porta si apre e, gioiosamente, entra il mio Ben personale.
“Tu!”
esclamo.
“Tu!”
esclama Jung Hae In.
“Voi!”
esclama Park Seo Joon. La confusione è in agguato sul volto
del
Grande Capo. Forse farei meglio a mettere in chiaro le cose, non
vorrei pensasse che, come tutti, ho una vita fuori dal lavoro!!!
Mi
chiedo anch'io cosa ci faccia Ben qui, ma noto subito, con sguardo
acuto,
che regge dieci vassoi di sushi in bilico su un solo braccio, mentre
nell'altra mano vedo
le salse e una bottiglia di soju,
anche se con il cibo giapponese non c'entra molto.
Lo
guardo perplessa, ma gli sorrido ugualmente. È il mio Ben,
dopotutto.
“Lui
è il mio Ben” spiego esaustivamente. Park Seo Joon
mi guarda con
aria dubbiosa, assottigliando lo sguardo. Aigoo,
è un uomo
così arguto!
“Lui
è il fattorino delle consegne. Non mi interessa il suo nome,
perché
sono ricco, bello e non mi importa di niente che non siano le mie
scarpe in vera pelle” dice tutto d'un fiato. “E dei
tuoi bei
boccoli d'oro” aggiunge.
Sorrido,
rasserenata, quando improvvisamente per tutta l'azienda riecheggia un
boato, accompagnato da un urlo:
“VAFFANCULO
COREAAAAAAAAAAAA!”
Una
voce potente, roca, sexy e soprattutto genuinamente
italiana. Sono miei conterranei, allora dobbiamo andare a
salutarli!!! Finalmente è arrivata la mia occasione per
dimostrare
al Grande Capo il mio valore!!!
Afferro
entrambi i maschi alfa per il mignolo e li trascino giù per
le
scale, verso la fonte del rumore.
Nell'atrio
la scena che ci si para davanti mi fa comprendere quanto io sia
bionda fin nell'anima, con esiti tristissimi. Vincenzo Cassano, noto
mafioso italo-coreano, è a bordo di un carro armato che ha
appena
sfondato la vetrata della Grande Azienda. Si issa fuori dalla
torretta quel tanto che basta per tirare fuori un mitra
semiautomatico e mietere vittime tra i dipendenti del reparto beauty
della Grande Azienda. Oh no, tutti i miei prodotti preferiti per la
skincare!
E
poi anche i miei colleghi, certo. Poverini.
Al
grido di “COREA DI MERDA” Vincenzo si gira e punta
il mitra verso
di me – unica occidentale, quindi perché non grida
“OCCIDENTE DI
MERDA”? - con il chiaro intento di uccidermi. Tutta la vita
mi
passa davanti agli occhi, in particolar modo quelle persone
meravigliose che, senza sapere di mandarmi a morte, mi hanno permesso
di recarmi in questo luogo ameno. Ma io… non rimpiango
niente. Se
non fossi mai venuta in Corea non avrei mai scoperto la sfumatura di
giallo dell'impermeabile dei maniaci e non avrei mai conosciuto il
Grande Capo. Non posso rimpiangere niente. No, non rimpiango niente.
Sarò forte e affronterò il mio destino.
Vedo
il temibile Vincenzo premere il grilletto e sto per chiudere gli
occhi, incapace di guardare in faccia la realtà. Levo le
mani
davanti al viso e prego, anche se non ricordo in cosa credo e, per
sicurezza, mi rivolgo a Gesù, Buddha e Shiva. Qualcuno mi
ascolterà…
infatti le mie preghiere vengono esaudite e un angelo custode si para
davanti a me, abbracciandomi e prendendo il proiettile al mio posto.
Cado
come corpo morto cade
sotto il suo peso, ormai inerte, F4 basita nello scoprire che il mio
angelo custode altri non è se non BEN!
Aveva
giurato che sarebbe stato il mio scudo umano e, da vero asiatico, non
ha infranto la sua promessa.
“Jung
Hae In-ssi”
mormoro. Il suo respiro è flebile, ma c'è. Meno
male che il respiro
c'è.
Lui
accenna un sorriso, sembra sereno.
“Puoi
trovare la gioia anche negli attimi più cupi, ricordalo!”
mi dice. Sento che le forze lo stanno abbandonando.
“Soprattutto…
se sposi un ricco chaebol
di quinto livello. Noona,
fai in modo che il mio sacrificio non sia vano… sforna eredi
italo-coreani, ma non mandarli in Italia, o diventeranno come
Vincenzo Cassano”. Capisco che ha ragione e quindi non posso
far
altro che annuire, consapevole.
In un attimo, Jung Hae In è spirato. Se ne va il mio angelo
custode/ragazzo delle consegne/Ben personale. Sono
davvero
distrutta...
Lo
lascio riverso sul pavimento, e mi volto verso una nuova vita.
Sospiro e cerco con lo sguardo Park Seo Joon, che in questo momento
sta sfoggiando le sue abilità nel Jujutsu
ai
danni di Vincenzo. Con la mossa della gru, Park Seo Joon sconfigge
definitivamente il temibile mafioso, che cade a terra privo di sensi.
I
dipendenti – financo i sopravvissuti che strisciano dal
reparto
beauty
– si accalcano attorno al Grande Capo ed esultano, dicendosi
l’un
l’altro “Complimenti, hai lavorato sodo
oggi!”.
È in questo momento che comprendo di aver scelto il maschio
alfa
giusto, in grado persino di difendermi dai malviventi senza morire
male o restare sfigurato. L'Alfa in questione fende la folla adorante
e mi viene incontro, stringendomi tra le sue maschie braccia. Affonda
il naso tra i miei boccoli d'oro ed inspira profondamente, dicendo:
“A
proposito: Vi Amo”.
Resto
di sasso, F4 basita, ma felice. La gioia di questo momento non mi
impedisce di udire un canto soave che giunge all'improvviso. Le dolci
parole risuonano nell'aria, e scorgo le spalle sexy di Cookie. So che
è lui a cantare. Canta per me, per noi, per il bene. Per la
Corea e
contro tutte le mafie.
“Userò
gli occhi della Corea
per
carpire i tuoi segreti
per
capire cosa pensi
nei
tuoi primi piani intensi
nei
tuoi piani coreani,
così
intensi e così italiani,
fatti
un po' a casso
di cane.
Userò
gli
occhi della Corea,
come
fa un mafioso italiano,
quando
che è pure coreano,
stanno
tutti molto attenti”.
DISCLAIMER:
nessun coreano è stato maltrattato durante la scrittura di
questa
storia nonsense.
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