– Balzac!
–
Per
un istante, la tua voce, Marlo, sovrasta il martellante rombo dei
cannoni.
Mi
giro verso di te e il sangue si congela nelle mie vene.
Decine
di Venomoidi ti circondano, amico mio.
Puntano
alla borsa col fermion, che tu stringi contro il tuo petto.
Mi
scuoto dal mio torpore. Cerco di calibrare il mirino del mio cannone.
Stai
tranquillo, amico mio.
Non
ti lascerò solo.
– Non
sparare! C’è qualcuno qui! – urla Star,
angosciata.
– Se
la borsa del fermion si rompe, l’intera struttura salterà
in aria. – afferma Richard, preoccupato.
Mi
blocco. Non mi importa nulla degli altri, ma non voglio ucciderti.
Non
so che cosa fare. Devo sparare? Devo fermarmi?
Tu
corri verso di me, la borsa tenacemente stretta contro il petto.
Sei
stanco e ferito a causa della caduta, eppure non ti arrendi.
Poi,
lanci la borsa verso di me.
– Balzac,
spara! – urli.
Il
mio cuore si ferma e gli occhi si sbarrano. Vuoi morire, amico mio?
Pensi
a salvare il contenuto della tua borsa e non te stesso.
E
questo mi fa male.
Un
artiglio Venomoide, implacabile, disegna una curva nell’aria e
dilania il tuo petto.
Il
sangue sprizza violento e tu, privo di forza, crolli, il volto contro
la terra.
– Marlo!
– grido.
Il
dolore, crudele, dilania la mia anima e il mio respiro accelera.
No,
non può essere accaduto.
Come
lampi, i ricordi della nostra vita si spiegano nella mia mente.
Mi
sei sempre stato accanto, in questi lunghi e difficili anni, e non
hai mai esitato a seguirmi.
Il
pensiero della tua morte mi dilania l’anima.
No,
non lo accetto.
– Ve
la farò pagare! Marlo! – grido, rabbioso. Non esiste più
nulla nella mia mente.
Qualsiasi
esitazione si è dissolta.
Non
avrò nessuna pietà di voi, maledetti Venomoidi.
Vi
distruggerò, a qualsiasi costo.
E
il cannone, implacabile, riprende la sua pioggia mortale.
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