giorno di dolore
***
Quella era la giornata delle orribili sorprese.
Xena e Olimpia erano state svegliate all'improvviso, poco prima
dell'alba, da Perdicca che le aveva raggiunte al loro accampamento, nel
folto della foresta. L'uomo aveva rischiato di farsi frantumare il
naso dai calzari della guerriera, visto che lo aveva riconosciuto solo all'ultimo,
nell'oscurità. Ma non fu quella la sorpresa peggiore, infatti,
poco dopo, Perdicca propose a Olimpia di sposarlo.
Lì, davanti a lei.
Per fortuna la compagna di viaggio non rispose, stupita, e nessuno notò
nel buio, quanto divenne pallido il volto della guerriera. Attraversata da un paura profonda.
Aveva sfidato molti nemici, tutti temibili, ma nessuno di loro le aveva
mai scatenato quel terrore che le tremava nell'anima. Spettatrice di quella semplice proposta di matrimonio.
Con il sole già alto, ripreso il cammino dopo una notte insonne,
la mora chiese ad Olimpia quali fossero le sue intenzioni con l'uomo.
L'attesa la faceva sentire come una corda d'arpa.
-La mia risposta è no. E' ovvio- Con una frase così semplice la giovane sciolse tutte le sue preoccupazioni.
-E perchè non glielo dici?- Chiese un po' sorpresa.
-Aspetto il momento giusto-
-E' una brava persona...- Trovò un po' crudele lasciarlo attendere e
magari, sperare. Se era in pensiero anche solo una decima parte di
quello che era stata lei, la notte precedente, probabilmente stava
soffrendo molto.
-Sì. E' sensibile, generoso. Sai, non ho mai conosciuto nessuno con cui mi sia trovata meglio. A parte te.-
-Ringrazio.- Il sorriso di Olimpia le addolcì lo sguardo e la fece sorridere a sua volta.
-Olimpia, ascolta bene. Se è per me che ti preoccupi, vorrei che
tu capissi una cosa. Sono felice solo se tu sei felice e se per esserlo
devi sposare Perdicca...Hai la mia approvazione-
Le venne facile elargire saggezza e generosità d'animo, una
volta fugate le sue paure. Si sentiva un po' meschina, ma lo sguardo
intenso che le regalò Olimpia eliminò ogni remora.
Poi, un'altra sorpresa.
Corilo portava ferali notizie, Callisto era fuggita di prigione e con
la sua armata avrebbe distrutto ogni villaggio sul suo cammino,
finchè non avesse trovato Xena.
La raggiunsero in un villaggio vicino, e combatterono fino a notte
fonda. Callisto era già fuggita da tempo, ma i suoi uomini
continuarono a mettere a ferro e a fuoco il paese, unicamente per
tormentarla e far ricadere sulle sue mani ogni singola goccia di sangue
da loro versato.
I numerosi roghi squarciavano violenti la notte, distruggendo ogni cosa.
Si sbarazzò con diversi colpi dell'ennesimo guerriero di
Callisto, mentre Perdicca, dopo aver ucciso
il suo nemico si
era rifiutato di combattere ulteriormente. Senza nemmeno accorgersi che
la bionda, poco distante, era in difficoltà.
Fortunatamente la principessa guerriera la vide a la aiutò,
confusa dal comportamento dell'uomo.
Un nuovo mattino, e una nuova terribile sorpresa.
Preoccupata e confusa, dopo gli avvenimenti della notte, la giovane
aedo cambiò idea -La risposta è sì, Xena. Io
sarò la sua sposa-
Poteva la Terra tutta, crollare completamente senza alcun rumore?
Uno dei peggiori incubi della guerriera stava diventando realtà.
Avrebbe perso la sua Olimpia. La sua dolce, amata, Olimpia e non
poteva farci niente. Non era minacciata, non era costretta, non era
prigioniera, non era in pericolo.
Era una sua scelta e lei non poteva farci niente.
Raggiunsero il villaggio successivo, il mattino dopo sarebbero avvenuti
gli sponsali. Troppo in fretta, stava succedendo tutto troppo in
fretta. Olimpia sicuramente non aveva riflettuto abbastanza, ma come
dirglielo, quando incrociando i suoi occhi azzurri poteva vedere
una luce nuova, calma e serena...Consapevole. Una luce che non aveva mai visto prima?
Entrarono in una locanda, ma non c'erano abbastanza stanze libere.
L'ultima doppia la presero Perdicca e Corilo, l'altra stanza a
disposizione la prese Olimpia. Certo, potevano starci assieme lei e la
ragazza, ma Xena rifiutò, insistendo con l'amica che doveva
riposarsi al meglio per il gran giorno. Così la mora
affittò una stanza in un'altra locanda, poco distante. Si
sarebbero rivisti il mattino seguente.
Meglio così, aveva troppe cose a cui pensare e non sarebbe riuscita a dormire, con Olimpia accanto.
Xena quella sera cercò di ubriacarsi, la rabbia per quello che
stava per succedere ad Olimpia la riversò in vino e sidro, ma il
dolore non passava.
L'alcool le annebbiava i pensieri, senza farli sparire, rendeva solo più frustrante seguirne il filo.
All'improvviso, seduto al tavolo, comparve Marte, senza farsi notare dagli altri avventori della locanda.
-Vattene, verme schifoso-
-Ahi!-L'uomo portò una mano al cuore fingendo un colpo.
-Sappi che ti perdono, Xena, solo perchè sei sconvolta. Un altro mortale sarebbe già finito in cenere-
-Non so di cosa tu stia parlando- Asserì decisa la guerriera.
-Ah ...Devo essermi sbagliato. Parliamo in un posto più
tranquillo? Questi mortali fanno troppo fracasso- Disse riferendosi ai
numerosi clienti che affollavano la taverna.
Xena lo seguì di malavoglia, su per le scale, fino alla propria
stanza. Appena chiusa la porta il Dio della Guerra la incalzò
-Allora Xena. Hai imparato la lezione?-
La donna lo guardò confusa.
-Mi riferisco al tradimento di Olimpia.-
-Olimpia non mi ha-
-Scherzi, vero? Alla prima occasione ti ha scartata, stava con te solo
perchè non aveva di meglio. E questo non lo chiami
tradimento? Dov'è finita l'amicizia eterna che ha sempre fatto
credere di nutrire per te?!-
-E' innamorata, questo va oltre- Cercò di spiegarsi, prima di venire nuovamente interrotta.
-E tu? Quanto ti sei prodigata per lei, quante volte ti ha complicato
le cose, quante volte le hai salvato la vita? Cosa ne farai del
tuo, di amore?-
-Io non -
-Lascia perdere, getta la maschera Xena. Ne sei innamorata, è evidente. Non hai bisogno di fingere con me.-
Xena si guardò attorno, cercando qualcosa con cui controbattere, ma non la trovò.
-Hai imparato la lezione, adesso? La bontà non ripaga. Espiare
le tue colpe, non ripaga. E' stato bello finchè è durato,
ma per lei non è stato che un gioco. Svegliati Xena-
La donna restò in silenzio per qualche istante, evidentemente irritata dal comportamento del Dio.
-Ancora con questa storia? Quante volte ancora dovrò rifiutarti, Marte?!-
-Io sono il tuo unico amico, renditene conto. Ero con te mentre mettevi a
ferro e fuoco la Tessaglia e sono con te ancora adesso.-
La mora boccheggiò, presa in contropiede. L'ebbrezza non la aiutava.
-Svegliati Xena, apri gli occhi. Veramente pensavi che una mortale qualunque scegliesse
te? Nessuno con un briciolo di cervello lo farebbe!...A parte me. Tu
sei speciale Xena, e una paesana come lei non può di certo
sopportarlo. Io invece sì, e saprei come farti esprimere tutto
il tuo potenziale.-
-No, Marte. Non tornerò a combattere per te!-
-Ma io non ti sto chiedendo di combattere per me.-
Il Dio della Guerra si avvicinò alla guerriera, seducente. Il suo tono era
cambiato improvvisamente. La sua voce, calda e rassicurante, scivolava
come seta tra i pensieri di Xena mentre le accarezzava il braccio con la punta delle dita.
-Tu vuoi che i signori della guerra paghino per i loro crimini. Tu vuoi
che gli innocenti abbiano vite tranquille e che non ci siano più
ingiustizie. Io ti sto dando la possibilità di renderlo reale.
Non più solo una sciocca illusione.-
-Cosa vuoi dire?-
Si avvicinò con le labbra al suo orecchio, quasi sfiorandolo
-Vieni con me, al comando della più grande armata che si sia mai
vista...-
-No, per quanto ingiusti i loro comportamenti, devono venire giudicati tramite un giusto processo.-
-Se tieni tanto a questa tua perversione...Ma non capisci Xena?
Se tu, diventassi la legge. Se tu, potessi assicurare giusti
processi, privi di corruzione e falsità, mantenendo al sicuro gli
innocenti... Non sarebbe quello che vuoi? Solo un'altra strada. Concreta e
percorribile.-
-...-
-Olimpia resterà qui, con il suo..."Sposo" a fare tutti i
marmocchi che vuole. Mentre tu, splendida dea della battaglia...
Creeresti un mondo sicuro per lei.- La guardò dritta negli occhi
prima di proseguire.
-Vieni con me, Xena, e lasciati alle spalle questo gioco mortale
in cui puoi solo perdere.- Le scostò una ciocca di capelli dalla
fronte, amorevole.
-Pensi davvero di poterla dimenticare? Eviterai ogni campo di grano da
qui alla Britannia, pur di sfuggire al suo fantasma? Sarà solo
questione di tempo. Senza Olimpia a fermarti ti farai giustizia da sola
prima o poi, lo sai. E allora cosa farai? Tornerai a quando l'hai
incontrata, la stessa colpa, gli stessi pensieri, ma con un fallimento in più. Il peggiore... Verrai veramente
a trovarla? Per quanto tempo riuscirai a tenere lontano dalla mente la
consapevolezza degli atti carnali che avrà ogni notte con quel
mercenario fallito?! Dimmi Xena, quando resterà incinta come pensi di
fare...?-
Sembrava leggerle dentro, come se i suoi pensieri fossero scritti su una pergamena.
-Stammi lontano...- La sua voce era decisa, ma il suo animo molto meno.
Quale tormento degli Inferi sarebbe stato vedere la sua Olimpia, felice, sì, ma con un altro?
-So quanto tieni a Olimpia. Una volta conquistato il mondo potresti
mettere lei a giudicare. Lei è brava in questo, è saggia e giusta.
E tu potresti averla ancora vicino, e poi, chissà! I mortali a
volte hanno degli incidenti.-
-Non azzardarti a toccarli, maledetto!- La guerriera ritrovò il
suo fuoco e sbattè il Dio della Guerra al muro, tenendolo per la
casacca. Era furente.
-Ohi ohi, mi sono espresso male. Vedo che sei troppo ubriaca per
ragionare. Mi ritiro, per questa volta. Riflettici.- Poi sparì, lasciando
Xena a stringere l'aria.
Non riuscì a dormire quella notte e l'alba la sorprese seduta a
terra, mentre affilava la spada, con lo sguardo fisso al pavimento.
Quante volte poteva cadere un essere umano prima di andare irrimediabilmente in pezzi?
Le parole di Marte le suonavano sensate, che stesse perdendo il senno?
Era poi così sbagliato sacrificarsi per un fine più
grande?
"Non si può fare la frittata senza rompere le uova" Un amaro
sorriso le increspò le labbra per un istante, al ricordo di
quella massima che ripeteva spesso suo fratello Linceo.
Lui le aveva insegnato a combattere per i propri ideali...E combattere
era certamente la cosa che le riusciva meglio. Che fosse questa la sua
strada?
Il canto del gallo la riscosse dai suoi pensieri.
Il dolore non si era attenuato, ma la rabbia aveva lasciato il posto
alla tristezza, un sentimento devastante, ma più controllabile
nelle apparenze.
Uscì, prese Argo dalla stalla, saldò il conto con il
locandiere e si diresse al torrente poco fuori il villaggio per fare un
bagno veloce. Doveva presentarsi al meglio.
-Possa il vento unire i vostri cuori fortunati, e tutta la bellezza
racchiusa nei petali di questi fiori possa rendere felice la vostra
unione- Il vecchio sacerdote sparse dei petali di rosa attorno a loro, durante la semplice cerimonia,
prima che gli sposi si baciassero.
Xena, pochi passi più indietro assieme a Corilo, abbassò gli occhi, non riusciva a guardare.
-Ti amo Olimpia...Sono così felice...- Esordì Perdicca.
"Non gli ha risposto" insinuò la guerriera sollevando un
sopracciglio, aspettando con impazienza che le loro effusioni
sdolcinate terminassero.
-Oh, Xena!- Olimpia si voltò verso di lei
e l'abbracciò brevemente, commossa e felice, e lei
ricambiò il sorriso, guardandola negli occhi.
-Perdicca, buona fortuna - Disse Xena stringendo l'avambraccio
dell'uomo e sporgendosi per dargli il consueto, insignificante, bacio
di buon augurio sulle labbra.
-Ti ringrazio- rispose lo sposo.
-Vorrei restare un po' con Xena...- Chiese poi la bionda al marito,
che acconsentì e si allontanò con Corilo. Questo diede un
po' fastidio alla guerriera, le sembrò un atteggiamento
così sottomesso...
-Sono immensamente felice per te- Lo era davvero, vedere Olimpia serena
era il suo più grande desiderio, solo...Non l'unico.
Strinse ancora una volta a sè l'amica.
-Mi mancherai, mi mancherai tanto- Le disse Olimpia sull'orlo della commozione.
-Non
credere che non ci rivedremo più. Verrò a trovarti spesso.- La rassicurò Xena.
-Me lo
prometti?- L'innocenza candida espressa in quella richiesta le strappò un brandello di anima.
-Verrò da te talmente spesso che non ne potrai più!-
-Non succederà- Sorrise Olimpia, prima di abbassare lo sguardo.
-Adesso mi rendo conto che l'ho sempre amato- Aggiunse, riflettendo.
-Davvero?- Sperò che la giovane non si accorgesse dello scetticismo
scivolatole inavvertitamente in quella parola. Prima che l'amica aggiungesse altro la
interruppe, non poteva trascinare quella farsa ancora a lungo.
-Ascoltami. Non voglio che tu adesso mi dica addio, Olimpia. Questo non
è un addio. Noi ci rivedremo molto presto- Disse guardandola
negli occhi, nella maniera più dolce che poteva.
Le faceva male mentirle a quel modo, ma non avrebbe voluto far sentire
in colpa la giovane che amava per aver ottenuto la felicità. Nè rovinarle il giorno dello sposalizio.
Olimpia non aggiunse altro, si limitò a sorriderle
annuendo, forse non del tutto convinta dalle parole della mora.
"Ora. Ora o mai più..." Lo sguardo della principessa guerriera
si fece serio, non cercò di nascondere la voglia di baciare
quelle labbra morbide e perfette che aveva tanto agoniato, ma
nonostante il desiderio, la baciò castamente, come era opportuno.
Imprimendosi nella mente il dolce tepore della giovane, sapendo che non
lo avrebbe mai più ritrovato.
Si abbracciarono ancora , e finalmente, al riparo dallo sguardo della
sposa, Xena abbassò per un istante la guardia e il più
totale smarrimento si riversò in lei, mentre cercava di
memorizzare con il proprio corpo come fosse stringere al suo petto
Olimpia. Come fosse il battito del suo cuore contro il suo petto. Poi si
ricompose e sciolse l'abbraccio, di nuovo sorridente, e Olimpia le
porse il suo mazzo di fiori, auspicio di un imminente sponsale.
-Ah-Ah!- Sorrise ironica la mora sollevando un sopracciglio scettica e
strappando una risata all'amica, subito prima che questa raggiungesse
il suo amato ed entrambi uscissero dal tempio, felici.
-Addio, Olimpia- Quanto le fecero male quelle parole, non lo
sapeva descrivere. Era un vuoto ruggente quello che le
attanagliò le membra lasciandola trasparente, fragile ed
esposta, alla vista di chiunque.
Tornò da Argo e attese la sera, in uno straziante oblio.
-Smaltita la bevuta?- Marte arrivò alle sue spalle mentre era
impegnata a preparare il cavallo per la partenza. Il sole era quasi
sparito all'orizzonte.
-Quando la smetterai di tormentarmi?- Cercò di nascondere la sorpresa per la comparsa del Dio.
-Vedo che sei ancora sconvolta...Dimmi, come fai ad accorgerti sempre che sto per arrivare?-
-Avverto il tuo fetore non appena scendi dal Monte Olimpo- Le rispose, con disprezzo.
-Mh...Bhè, per quanto mi eccitino i nostri preliminari, oggi ho poco tempo. Hai riflettuto?- Tagliò corto l'uomo.
-Vattene, neanche io ho tempo- Salì in sella e spronò il cavallo al galoppo, era già scesa la notte.
Non voleva dargli una risposta diretta. Il problema era che lei aveva
realmente riflettuto sulla proposta del Dio e non riusciva a metterne da
parte la prospettiva. Olimpia le avrebbe detto certamente di non
accettare l'offerta, ma era sempre stata così
idealista... Le piaceva questo lato di lei e aveva sempre fatto di
tutto per proteggerlo, ma diciamoci la verità...Era un ideale
impossibile da realizzare, da sola non le sarebbe bastata una vita.
Cosa sarebbe successo se qualcuno avesse assalito Potidea?
Perdicca non sarebbe stato capace di proteggerla, come avrebbe fatto lei.
Strinse con forza le redini del destriero, facendone cigolare il
cuoio nei palmi delle mani. Era arrabbiata con se stessa, non avrebbe
voluto avere dubbi.
Se
avesse seguito Marte, una parte degli insegnamenti donatogli da
Olimpia sarebbe stato spazzato via...Ma era più egoista
sacrificare questa parte di lei o aggrapparsi
cocciutamente ad un ideale destinato a fallire? Quanti innocenti in
più avrebbe potuto aiutare? Questo la tormentava.
Non sarebbe stato "giusto" all'inizio, le rivoluzioni portano per forza
di cose a dei contrasti... Ma a regime instaurato? Quando la legge e la
giustizia sarebbero state stabili, incorruttibili...I figli e i nipoti
di Olimpia avrebbero vissuto in un mondo nuovo e pacifico.
Sarebbe stato il suo dono di nozze.
Scosse la testa per liberarsi da questa idea,
mai come in quel momento tornare da sua madre ad Anfipoli l'avrebbe
aiutata. Lei era una donna, avrebbe saputo spiegarle come reagire al dolore
che le squassava il petto, ma prima doveva occuparsi di Callisto.
"Se avessi spaccato la faccia a Perdicca, ora avrei un problema in meno".
Galoppò diverse ore per raggiungere il covo di Callisto e dei suoi uomini.
Dopo un breve periodo di appostamento, vicino all'ingresso della grotta
dove si erano rifugiati, sorprese alle spalle Teodoro, il braccio
destro della guerriera bionda, e lo ridusse in ginocchio usando la sua
tecnica di digitopressione, come già successo durante il loro precedente scontro.
-Salve Teodoro- Esordì sprezzante vicino all'orecchio del
tagliagole -Sai già tutto, ma nel caso in cui avessi dimenticato
i dettagli...Morirai tra pochi istanti se non mi dirai dov'è
Callisto...-
-Io... Non so dove sia- Rispose con voce roca e spezzata l'uomo.
-Risposta sbagliata- Gli fece eco la mora.
-E' la verità, è partita da poco...- Faceva sempre più fatica a parlare per la mancanza di ossigeno.
-Andiamo Teodoro, sapeva che sarei venuta. E' troppo ospitale per non essere qui ad accogliermi.- Disse sarcastica.
-Agh...Sto dicendo la verità ...Quando ha saputo che eri in
cammino senza Olimpia ha detto: "Perfetto" ed è partita...Gh...-
Solo allora Xena si accorse dell'ingenuità che aveva commesso.
Sbloccò il flusso sanguigno dell'uomo lasciandolo svenuto e
tornò di corsa da Argo -Che stupida- Sibilò a denti
stretti, maledicendosi, per poi saltare in sella e ripartire al
galoppo in direzione del villaggio.
"Mi sono lasciata distrarre. Stupida!"
Arrivò nei pressi del villaggio con il sole già alto,
Callisto non avrebbe dovuto averla preceduta di molto, ma se fosse
già riuscita ad entrare in paese e a mescolarsi tra la folla
sarebbe stato difficile individuarla.
"Potrebbe usare ancora quei maledetti dardi avvelenati". Spronò
ancora una volta Argo, il terrore di aver commesso un errore
irreparabile si faceva sempre più opprimente.
All'improvviso sentì delle voci concitate provenire dall'argine
del torrente, poco distante. Le sembrò la voce di Olimpia "Sono
ancora in tempo!" Costrinse Argo ad accelerare ancora, pochi secondi
potevano portare alla fine di tutto.
Li raggiunse. Callisto stava sollevando la spada sopra al capo per dare il colpo di grazia ad Olimpia, già a terra.
Xena fece inchiodare il cavallo e sfruttò lo slancio per saltare
a piedi uniti contro il petto dell'altra guerriera, allontanandola dalla
ragazza.
-Desidero ardentemente vederti gemere sul cadavere della tua amica- La
accolse Callisto, con il tono di chi si stava divertendo da
morire, mentre un inquietante sorriso le lacerava il volto.
-Non succederà, mia cara- Rispose la mora.
Cominciarono a combattere. Colpi di spada e calci si alternavano tra le
due guerriere. La loro forza ed esperienza erano simili, la lotta
serrata e imprevedibile.
Con un altro calcio la principessa guerriera fece roteare
quasi completamente Callisto su se stessa. La guerriera bionda si
ritrovò davanti Perdicca, ancora stordito dal breve scontro
avuto con lei prima dell'arrivo di Xena. Non si lasciò sfuggire
l'occasione, abbandonò il combattimento e si diresse verso di
lui, raggiungendolo con pochi passi e trafiggendolo con la propria
spada, per poi lanciarne il cadavere davanti ai piedi dell'altra guerriera.
-Noooo!- L'urlo di Olimpia, alle sue spalle, lacerò l'aria
-Perdicca!-
Callisto approfittò del momento per saltare in groppa
al suo cavallo e allontanarsi al galoppo.
Xena era rimasta impietrita e solo la vista della giovane che correva dal
suo amato la riscosse.
Si avvicinò ai due, ma per l'uomo non
c'era già più niente da fare.
Il fumo della pira funebre le faceva bruciare gli occhi, ma qualcosa di
ben più terribile le bruciava nell'anima.
Perchè si era
fermata? A parte la sorpresa per il repentino cambio di bersaglio di
Callisto, perchè non era riuscita a lanciare il cerchio rotante?
Il tempo c'era, l'avrebbe certamente uccisa e forse avrebbe salvato
Perdicca.
Continuava a vedere e a rivedere la sequenza di combattimento. Aveva
fatto un errore o aveva inconsciamente ceduto alla tentazione?
Che il suo animo non fosse poi così diverso da quello che era
una volta?
Che l'aver perso Olimpia l'avesse già riportata sulla
via dell'oscurità?
"E' stata una fatalità o ho voluto che accadesse?" Nemmeno lei
lo sapeva e questo la tormentava, ma a renderle la situazione realmente
insostenibile c'era un vergognoso sollievo.
Il sollievo di non doversi più separare da Olimpia.
"Perdonami Perdicca, non volevo che succedesse questo.
Proteggerò la tua sposa e vendicherò la tua morte. Se ho
sbagliato non l'ho fatto consapevolmente...Eri una brava persona"
Cercò di scusarsi con l'uomo, non sapeva cosa le fosse successo
ma non avrebbe mai voluto vedere Olimpia soffrire così
tanto. Di questo era sicura.
Dopo ore di silenzio passate accanto alla pira, con il buio già
calato, Olimpia si volse verso di lei, asciugandosi le lacrime: -Queste
sono le ultime lacrime-
-Che cosa vuoi dire?- Chiese la mora.
-Che da questo momento in poi...Sulle mie mani scorrerà solo il sangue di Callisto-
"No..." La guerriera provò paura -Olimpia, è una cosa che
per il momento riguarda me...Tu adesso sei in lutto- Doveva a tutti i
costi mantenerla lontano dal vortice di pazzia che era la vendetta.
-Consacrerò il resto della mia vita al lutto. Ora la voglio
vedere morire- Non aveva mai sentito l'amica parlare a quel modo e ne
fu spaventata.
"No Dei, non fatemi questo..." La guerriera cercò qualcosa da
dire, ma non le venne in mente altro che -Olimpia...- Suonò come
un rimprovero.
-La cercherò appena sarà sorta l'alba- La giovane fece
una pausa -Mi chiedo soltanto se tu verrai con me oppure no- Poi
si allontanò, lasciandola da sola accanto alle fiamme.
Il suo peggiore incubo si stava avverando, in quegli anni l'aveva
più volte spinta verso il limite, esponendola agli orrori della
guerra, alla violenza sconsiderata. Le aveva insegnato a combattere, e
nel suo intimo si beava di come quella dolce fanciulla pendesse dalle
sue labbra, che le volasse leggiadra attorno, come una farfalla notturna
con il fuoco.
E come una falena attorno al fuoco, alla fine, si era bruciata le ali.
Alla fine il centro del suo mondo l'aveva seguita, si era infettata con
le sue fiamme oscure, desiderosa di ricoprirsi di sangue. Non era
riuscita a proteggerla da sè.
In un angolo del suo animo, da quando la ragazza aveva deciso di
seguirla, aveva sempre temuto l'arrivo di questo giorno. Il giorno in
cui nemmeno la sua Olimpia sarebbe riuscita a salvarsi dalle colpe e
dall'odio della sua vita precedente. Lo aveva nascosto, lo aveva
sempre messo a tacere soffocandolo in ogni maniera, ma ora ecco qui
l'ineluttabile risultato del suo sconsiderato egoismo.
Se non l'avesse aiutata, Olimpia sarebbe andata incontro a morte certa.
Se l'avesse assecondata, la sua Olimpia sarebbe morta comunque.
Non
c'era via di scampo e le tornarono alla mente le parole di Marte. Era
veramente intrappolata in un gioco mortale ed era stata lei stessa a
predisporlo, coinvolgendo anche la sua amata.
Si svegliò alle prime luci dell'alba, dopo una notte che sarebbe
stata insonne se non ne avesse già avute due prive del
conforto di Ipnos
Aveva deciso di sostenere Olimpia, assecondarla era l'unico modo per
proteggerla. Avrebbe ancora cercato di farla desistere, ma nel
peggiore dei casi avrebbe potuto trovare un modo per frapporsi tra lei
e Callisto ed evitare che il centro del suo mondo si macchiasse di
sangue. Non poteva assolutamente accompagnarla per mano in fondo al
baratro, senza tentare qualcosa.
Olimpia forse l'avrebbe odiata, ma sarebbe stata salva, glielo doveva.
Marte aveva posto l'accento su quanto lei avesse fatto per la giovane
aedo, ma lo scambio era stato reciproco, magari non plateale, ma non
erano invisibili ai suoi occhi ogni gesto o sguardo o singola parola
con cui la compagna di viaggio le aveva impedito di commettere errori,
di sommare altri rimpianti.
Non le era invisibile come, nei momenti di sconforto, lei fosse
lì a risollevarla, a consolarla e a darle la forza per
continuare nel suo cammino.
Marte si sbagliava, e anche lei.
Era lei la falena che, per tutto questo tempo, aveva goduto della luce di Olimpia.
Xena raggiunse la vedova poco più tardi. La trovò fuori dal
villaggio a sfogarsi contro un grosso olmo, con la spada del defunto
sposo.
-Olimpia- Richiamò l'attenzione della bionda, che si volse a guardarla.
-Allora andiamo?- C'era forse qualcosa di incrinato in quella domanda?
Se non si fosse presentata, Olimpia avrebbe potuto desistere? O
riflettere?
-Sì -
-Sono pronta- Rispose con gli occhi arrossati la giovane
-Olimpia, quando la troveremo non affrontarla in un corpo a
corpo...Troveresti subito la morte- Disse la guerriera avvicinandosi lentamente.
-Se lei morisse con me io...Sarei soddisfatta- Le rispose, fissando la punta della propria spada puntata verso il terreno.
-Ma non andrebbe bene a me- Abbozzò un sorriso affettuoso per un
istante, prima di aggiungere -E poi ti distruggerebbe prima che tu
riuscissi ad infliggerle un solo colpo-
-Perchè tu non hai mai voluto insegnarmi l'uso della spada!- Le
rispose la bionda con tono alterato -Ma ora le cose cambieranno. Da
questo istante. Voglio imparare!- La decisione del suo tono, sprezzante
e autoritario strideva con tutto quello che era stata fin'ora la sua esistenza.
-No - Il rifiuto della guerriera era categorico.
-Perchè?!- La giovane era stupita da quella risposta e risollevò la spada.
-Perchè non ti aiuterò a distruggere tutti gli ideali nei quali hai creduto-
-I miei ideali erano solo illusioni! Credevo che l'Amore fosse l'unica
vera forza del mondo...Che sciocca...-I suoi occhi erano lucidi di lacrime, ma
freddi -L'amore non può nulla contro la crudeltà!-
-Olimpia, se ti fai sopraffare dall'odio allora Callisto avrà
vinto...- La mora cercò di ammorbidire il confronto cercando di
far ragionare l'amica, avvicinandosi e facendole abbassare la spada,
appoggiandovi sopra la punta delle dita.
-Callisto ha già vinto. Lasciatelo dire Xena- Olimpia quasi lo sibilò tra i
denti - ...Insegnami ad usare la spada -
-Non voglio farlo - Rispose la guerriera voltandole le spalle e allontanandosi.
-Xena!- Urlò Olimpia colpendo ancora una volta il tronco
dell'olmo con il taglio della spada. Il clangore costrinse la mora a
voltarsi verso di lei -Insegnamelo!-
La guerriera incrociò il suo sguardo, non aveva più davanti a sè Olimpia -No-
-Insegnamelo!- La giovane vedova cominciò a colpirla più
volte, sull'armatura, con la punta della spada
-Insegnamelo!- Un ultimo affondo, poi la guerriera la disarmò
colpendo con un calcio la lama, che finì a terra. -Non ho
intenzione di farlo- Aggiunse spazientita per poi voltarsi ancora una
volta per allontanarsi. Riuscì a malapena a fare un passo.
-Xena, apri gli occhi e guardati intorno! La piccola e innocente Olimpia
è morta e non può tornare in vita!- Sembrava quasi di
sentir parlare Marte, la guerriera si volse a guardarla nuovamente,
confusa da quelle parole. Se anche le avesse
impedito di uccidere Callisto, ormai, non c'era più niente da
salvare.
-Insegnami ad usare la spada così avrò qualche
possibilità di vincere- La supplicò ancora una volta, con
la voce incrinata dal pianto.
-...- C'era così tanta disperazione negli occhi della giovane
donna, adesso. Un sentimento diverso dall'odio e dalla sete di vendetta
che fin'ora aveva mostrato.
Non tutto era perduto, non ancora. La gioia
di avere ancora una possibilità di salvarla e il dolore che le
provocava vederla così, le fecero quasi salire le lacrime agli
occhi, ma le ricacciò indietro rapidamente battendo le palpebre
più volte. -D'accordo, prendila- Capitolò la guerriera.
-Per prima cosa la spada non è un bastone. Devi imparare a
schivare i colpi per cercare l' affondo...E mantenere lo sguardo negli
occhi dell'altro per anticiparne le mosse -
-D'accordo- Rispose Olimpia, incatenando lo sguardo a quello Xena.
La mora estrasse la spada e cominciò lentamente a incrociarla
con quella della bionda, cercando un' ulteriore traccia di bontà
superstite in quegli specchi di rabbia e disillusione, ma nuovamente
trovò solo vuoto e furia e dovette usare tutto il suo coraggio per
sostenerla.
Raggiunsero la caverna in cui Callisto e la sua armata si erano
rifugiati, già a notte inoltrata e nel giro di ricognizione vide
che si stavano ubriacando. All'alba una buona metà di loro
sarebbe stata fuori combattimento. Valeva la pena aspettare.
Olimpia, invece, era di altro avviso, e dovette costringerla con la forza a rispettare i suoi ordini.
Si allontanò dalla ragazza e da Corilo, che aveva scelto di seguirle, e si inoltrò nel buio della foresta.
Solo la luna le rischiarava il passo.
Non erano mai stati necessari quei mezzi con Olimpia, si era trattenuta a stento e questo l'aveva lasciata stranita.
Se non fosse stata per quella vampata di compassione che aveva intravisto quella mattina, avrebbe già lasciato perdere.
Non era più la persona che conosceva, e non riusciva più
a fidarsi come un tempo, come solo il giorno prima. Si rese conto di
non averle mai mostrato le spalle, dalla loro partenza.
Raggiunse una minuscola radura tra gli alberi e si sedette su un masso
ricoperto di muschio, poco distante dal punto in cui gli altri erano
appostati.
"Cosa devo fare...?" Quella domanda la perseguitava, e sembrava ormai
aver scavato un solco nella sua mente "Cosa è giusto che io
faccia?" Aveva cercato di incasellare quella missione in un meccanismo
più familiare, come se fosse un omicidio su commissione, niente
di più. Lo aveva già fatto, in passato, e la sua
committente non si sarebbe sporcata le mani, anche se desiderosa di
farlo.
Prendere una vita in più, non avrebbe cambiato niente, ma
avrebbe preservato quella briciola di umanità in Olimpia. Quella
luce morente che in fondo al suo animo ancora palpitava, debole.
Eliminata Callisto, avrebbe potuto occuparsi della giovane. Lei doveva
solo trasformarsi in un'arma, di nuovo, per un breve periodo.
Eppure non ci riusciva. Era la cosa più logica da fare.
Eliminare l'ostacolo e ricostruire, ma nel suo cuore voleva solo
allontanarsi assieme a lei. Ricostruire subito, guarirla, tornare a
vederla sorridere.
Sarebbero tornate a Potidea, l'avrebbe difesa per tutta la vita, pur di
vederla fiorire nuovamente. Pur di mantenere quella purezza non ancora
del tutto perduta... Chinò il capo e nascose il volto nel palmo
della mano, concedendosi pochi secondi appena. Si asciugò le
lacrime, sguainò la spada e la puntò a terra,
inginocchiandosi.
Non aveva mai fatto quello che stava per fare, ma sentiva di non essere
all'altezza del compito che le era stato assegnato, non quella volta.
-Se mi ascoltate Dei...Sapete che non mi sono mai rivolta a voi, ma ora
non so più cos'altro fare.- Un groppo in gola la costrinse a
interrompersi, brevemente.
-Una volta ero sul punto di arrendermi e Olimpia è entrata nella
mia vita. Vi prego...Non fate spegnere quella luce che illumina il suo
volto. Non potrei sopportare il buio che avvolgerebbe anche me-
Posò il capo all'elsa della spada, chiedendo ancora, in
silenzio, che la sua supplica venisse esaudita. Poi si rialzò,
per tornare a controllare gli altri, prima che decidessero di fare
qualche sciocchezza.
Trovò Olimpia che la attendeva, appena fuori dalla radura. -Xena-
-Sì?- Rispose infastidita. Non poteva mostrare alcun cedimento o avrebbe perso il controllo sull'altra donna.
-Avevi ragione. Io sono in lutto-
"Cosa?" Non riuscì a risponderle, sorpresa.
-Torno a casa mia- Disse Olimpia con voce stanca.
Mai avrebbe sperato di sentire quelle parole -Sì! E' un'ottima
idea, devi riposarti...- Sorrise mestamente, e con dolcezza le mise una
mano sulla spalla, lieta di vedere quel cambiamento in lei. Che la sue
preghiera fosse stata ascoltata? -...Sfogarti...Mi occuperò io
di Callisto, te lo prometto-
-Lo so- Rispose la giovane, e la guerriera non riuscì a trattenere un altro sorriso, sollevata.
-Se non ti dispiace vorrei partire subito- Le disse la bionda.
Era un po' strana come richiesta. Viaggiare nella foresta, di notte,
non era certo la scelta migliore da fare, ma sarebbe andato bene
tutto. Pur di allontanarla da lì in fretta -...Va bene-
-A presto- Si congedò rapidamente la giovane, incamminandosi immediatamente con in braccio la spada del defunto sposo.
-...- La seguì a lungo con lo sguardo, poi portò una mano
alla fronte, non riusciva ancora a sentirsi sollevata, ma si sarebbe
occupata di Callisto e poi l'avrebbe raggiunta. Non poteva permettersi
di pensare ad altro, adesso.
Entrò nella grotta silenziosamente, con la spada già sguainata. Tutto taceva.
Gli uomini si erano ubriacati e giacevano addormentati scompostamente sul pavimento della caverna.
Riuscì appena a fare due passi, prima di venire accerchiata e
cadere nell'imboscata di Callisto, che la stava aspettando, seduta sul
suo trono. -Benvenuta-
Quando le mostrarono Olimpia, in catene, capì con terrore cosa
era realmente successo. Ancora una volta, la sua ingenuità
l'aveva tradita.
Incatenata al posto di Callisto, sul trono che le aveva preparato
appositamente, guardava con orrore quei criminali approntare il rogo su
cui ardere Olimpia. Doveva salvarla, questa era una situazione
familiare. Complicata ma semplice.
Fortunatamente l'intervento di Corilo le offrì il giusto
diversivo per reimpossessarsi del suo cerchio rotante, liberata
sè stessa e Olimpia cominciarono a combattere e tutto sembrava
risolto, tutto sembrava tornato alla normalità. Nient'altro la
tratteneva e si lasciò andare nella frenesia della battaglia.
Libera.
Libera di occuparsi di Callisto come desiderava. Aveva tentato di
distruggere tutto ciò che aveva di più importante al
mondo, l'avrebbe pagata cara.
Lo scontro tra le due guerriere fu terrificante, nessuna esclusione di
colpi, inganni o strategie. Callisto si era preparata, come se fosse un
gioco, e la trascinò in una folle corsa di bighe.
La stava inseguendo, quando, poco prima di lasciare la grotta, un urlo
attirò la sua attenzione -Prendila Xena!- Si voltò e
incrociò gli occhi con quelli di Olimpia, tornati a mostrare
fiducia in lei.
Non c'era più alcuna febbre di vendetta nel suo sguardo. La guerriera annuì all'amica e riprese l'inseguimento.
Xena riuscì a raggiungerla e gettarla giù dal carro, rotolando assieme a lei sul terreno sabbioso.
Purtroppo ignorava che fossero sabbie mobili e sia lei che la guerriera
bionda si ritrovarono intrappolate, l'una vicina all'altra,
sprofondando lentamente.
-Ahahahah! Moriremo insieme Xena, che meraviglia! Trascorreremo il resto dei nostri giorni insieme nell'Ade, mh?-
-Sei la solita ottimista- Rispose sprezzante. Poi, dopo essersi guardata intorno, con un enorme sforzo, riuscì a
recuperare il cerchio rotante dalla cintura e a scagliarlo contro un tronco
abbattuto. Appena fuori il limite di quella trappola mortale, e ad
avvolgergli la frusta attorno.
-Oh, sei grande Xena- Commentò l'avversaria con tono canzonatorio.
Si trascinò fuori con immensa fatica, potendo usare solo le
braccia, e si mise al sicuro. Raggiungendo il tronco e stendendosi a
terra per qualche istante, sfinita. Poi si risollevò, doveva
recuperare anche Callisto. Slacciò lentamente la frusta dal
cerchio, ancora incagliato nel tronco, mentre la bionda, sparita nella
sabbia fino alle spalle, la supplicava di aiutarla, sempre più
accoratamente.
-Xena aiutami, Xena! Ti scongiuro! Non puoi lasciarmi morire!-
"Adesso mi supplichi..." Si voltò a guardarla con odio e vide il terrore
nei suoi occhi. Si era già presa una vendetta sufficiente su
quella donna ormai sconfitta, meglio tirarla fuori.
-Xena! Conto su di te!-
Qualcosa le si incrinò dentro, mentre recuperava la frusta per passarla a Callisto.
Se fosse fuggita di nuovo, lei avrebbe potuto certamente contare su un
nuovo tentativo di vendetta. Quanti assalti potevano ancora reggere? Si
era dimostrata una nemica troppo temibile, sua pari o perfino migliore.
Per tre volte i loro cammini si erano incrociati e per tre volte si
erano salvate a stento. Per pura fortuna.
Quella volta, forse, la fortuna doveva crearsela da sè. Serrò la mascella tormentata dal dubbio.
-Aiutami! Aiutami!-
Le urla della ragazza erano sempre più strazianti e ogni fibra
del suo corpo voleva cedere all'istinto di salvarla, ma... Callisto non
sarebbe mai cambiata.
Aveva fatto del male alla sua compagna di viaggio, e l'avrebbe fatto di nuovo avendone l'occasione.
"Se anche ci separassimo, Olimpia non sarà mai più al sicuro" Ma se Callisto fosse
morta...
Un ultimo urlo, raccapricciante, poi la nemica scomparve definitivamente. Sepolta dalla sabbia.
Gli occhi le si riempirono di lacrime, le aveva donato una morte
orribile.
Si era permessa di biasimare Olimpia per il suo comportamento, ma lei non era stata capace di essere migliore.
Anche per questo, aveva ancora bisogno di lei. Olimpia era quella forte, tra loro due.
Sferrò un pugno sul terreno, ancora inginocchiata, prima che un
conato di vomito le rivoltasse lo stomaco, incontrollabile.
La guerra tra loro era finita, ma Xena non si sentiva vincitrice.
Gli occhi e le urla di Callisto, in quegli ultimi istanti, erano
marchiati a fuoco nella sua mente e avrebbero infestato i suoi incubi
ancora a lungo. Forse per sempre.
Si rialzò e tornò lentamente sui propri passi, verso la grotta. La
battaglia era stata violenta e disperata e tutto il corpo le doleva.
Avrebbe potuto riposarsi, ma aveva bisogno di rivedere la propria luce.
***
Note dell'autore:
Buongiorno, eccomi con qualcosa di diverso dal solito, introspettivo e un po' più tetro.
Ho fatto una fatica immane e lo stile di narrazione che ho provato ad
usare non mi convince troppo, ma non mi sembrava malaccio.
Questa One Shot è poco liberamente ispirata all'episodio 5 della
seconda stagione "Xena e il ritorno di Callisto". La scena in cui la
guerriera pregava mi ha colpito troppo per non provare a renderle
omaggio, così ho pensato di aggiungere "delle scene tagliate"
che rispecchiassero lo stato d'animo di Xena, visto che nell'episodio
quasi non se ne parlava...Ma parlavano i suoi occhi per lei.
Ho notato che Lucy Lawless faceva un sacco di espressioni che non
venivano approfondite o contestualizzate, così c'ho provato io.
Il risultato dovrebbe essere godibile anche solo leggendo, è
quello che ho provato fare fino allo stremo, anche se, per non fare una
telecronaca completa dell'episodio, ho dovuto accorciare e sorvolare su
alcune scene, ad esempio quelle di combattimento, e ho anche
tralasciato le scene in cui Xena non era presente e su cui quindi non
poteva basare il suo comportamento. Quasi un POV.
Grazie mille per essere arrivati fin qui. Spero vi sia piaciuta e spero
che recensiate SOPRATTUTTO se non è stata di vostro gradimento.
A presto spero!
P.S. Se volete calarvi completamente nella mia follia leggete questo
racconto guardando l'episodio contemporaneamente (anche in altre
lingue, se non avete Prime o i DVD) le parti che ho aggiunto io si
basano quasi esclusivamente sulle espressioni facciali e dovrebbe
rendere comunque. Sono pazza, perdonatemi. Ma vi amo.
P.P.S. Odio più Perdicca che Callisto.
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