Selina
Kyle pensava davvero che se ne sarebbe andata di lì a poco.
Le
dispiaceva di non poter restare, o forse almeno un pochino, ma
considerava di non essere poi così adatta al gioco di
squadra, fuori
dal campo di lacrosse. Non si sarebbe lasciata incastrare da Maxwell
Lord, neanche per quelle pillole. Avrebbe aiutato i suoi di Gotham
City in un altro modo, non aveva scelta. Continuava a ripeterselo,
camminando per il corridoio: non aveva scelta.
Sentì
Ivy e Harley scendere al piano di sotto con i loro soliti schiamazzi
e continuò a dare un'occhiata in giro. Lassù non
c'erano telecamere
e, con accortezza, passava un dito su tutto ciò che vedeva.
Non un
po' di polvere, tutto era perfetto e ordinato. C'erano altri quadri,
tanti quadri, fiori in vaso, mobiletti dall'aspetto
antico,
soprammobili di dubbio gusto, toccò. Molto
dubbio gusto,
considerò, sfiorando un cimelio con le gambe. Lei di arte
voleva
capirne il giusto per sapere quanto gliene avrebbero dato al mercato,
del resto le interessava appena se non incontravano i suoi gusti.
Qualcosa da rubare c'era, ma nulla che valesse la pena rischiare la
prigione e niente per ricattarlo e fermare quell'accordo. Le cose di
valore vero doveva tenerle altrove, magari dentro le casseforti. Se
solo avesse capito dove fossero; era sicura di aver guardato ovunque,
anche se in modo sbrigativo. E la chiave magnetica, dopotutto, a che
cosa serviva? Perché quei camerieri che fungevano da
sicurezza ne
avevano una ognuno? Se non c'erano altri edifici, forse un passaggio
nascosto? E perché no sotterraneo? Non le tornava nulla di
quella
faccenda, ecco perché il suo sesto senso continuava a
sussurrarle di
andarsene.
Maxwell
Lord l'aveva invitata in casa sua sapendo che era una ladra…
Ci
stava l'ego, ma aveva ragione Ivy quella mattina, nella villetta dei
ricconi: Maxwell Lord non era uno stupido e doveva sapere che ci
avrebbero provato. E lì non c'erano telecamere. No, non le
tornava
proprio niente.
Ma
quella era casa sua e non poteva arrendersi! Non
era fatta per
arrendersi! Forse Maxwell Lord aveva qualcosa in mente e lei doveva
essere più veloce, semplicemente più veloce e
più furba, prima che
la scoprisse già lì al piano di sopra. Non
esisteva persona al
mondo a non tenere in casa propria qualcosa di valore, e non valore
economico, ma affettivo. Lui non poteva essere diverso, si rifiutava
di crederlo. Cos'era che contava davvero, per quell'uomo? Dov'era il
sentimento, le cose per cui lui avrebbe smosso mari e monti per
riavere? Possibile che quel Maxwell Lord fosse più noioso di
Bruce
Wayne? Perfino lui aveva i suoi punti deboli, le cose legate alla sua
famiglia. La famiglia…
All'ultimo
tornò indietro. Okay, aveva un'ultima carta da giocare! Il
quadretto
con la foto dei genitori dove…? Nella sua camera personale.
La
famiglia, punti deboli, forse qualcosa lì dentro…
Non si era
soffermata, magari le era sfuggito qualcosa, ma doveva essere veloce.
Entrò
e richiuse la porta accompagnandola, attenta che non facesse rumore.
Doveva essere da sola su quel piano, ma era meglio non rischiare. Era
buio ma ci era abituata, non le serviva accendere la luce.
Andò
spedita verso una scrivania e afferrò il portafoto,
fermandosi a
osservare un uomo e una donna. Doveva essere stata scattata almeno
vent'anni prima, a giudicare dalla patina sbiadita e dai colori
caldi, attraverso la luce delle finestre. Erano in camice e
sorridevano, abbracciati. Aprì il portafoto, ma dietro non
c'era
nulla, neanche qualcosa di scritto. Era un altro buco nell'acqua?
Cosa diamine apriva quella chiave magnetica?
Gonfiò
le guance per sbuffare, pensando. Tutto il personale di Lord aveva la
chiave magnetica, lì non c'erano telecamere…
Perché?
Selina
lasciò la foto sulla scrivania e si guardò in
giro, intanto che la
porta si riapriva senza far rumore così come si era aperta.
A poco
da lì, su una mensolina, quella stessa donna era in
compagnia di un
bambino, in un'altra foto. «Eri anche carino»,
mormorò. Si formò
una grossa ombra, alle sue spalle. Silenziosa, si faceva strada nel
buio, mentre Selina decideva di aprire i cassetti. Ormai era
lì, non
guardarci sarebbe stato un insulto a chi aveva scelto di essere nella
vita. Fogli, fogli, fogli. Maxwell Lord sapeva essere davvero
disordinato, nel suo intimo. Non poteva permettersi un raccoglitore?
Iniziò a sfogliarli, prendendo qualche foglio e piegandolo
contro la
luce delle finestre per leggere. Era certa che anche quello fosse un
altro vicolo cieco e che avrebbe di nuovo gettato la spugna,
finché
non lesse qualcosa che attirò la sua attenzione e
aggrottò lo
sguardo. L'ombra era alle sue spalle. «…
no», biascicò la
ragazza accigliandosi, prendendo un altro foglio. Era qualcosa, ma
qualcosa di ancora meglio del valore affettivo. «Ti ho
beccato,
figlio di-».
L'ombra
alle sue
spalle
si
mosse
e
Selina se ne accorse all'ultimo, balzando in avanti con un piccolo
scatto e finendo a sbattere sulla pediera del letto. L'uomo teneva in
una mano un panno pregno di liquido e tentò di
rimetterglielo in
faccia una seconda volta, prima che lei, con una capriola, gli
sfuggisse via.
Lo
aveva già visto? Selina
era spaventata, non sapeva cosa stesse succedendo; ma
qualunque cosa fosse, lui voleva prenderla e non ci sarebbe riuscito.
Era vicinissima alla porta che lui gliela bloccò con un
calcio,
tentando di afferrarla. Selina
doveva sembrargli
un grillo. Allora la ragazza tentò di aprire la finestra più
vicina,
ma non c'era verso di smuoverla, così tentò di
colpire quell'uomo
lanciando un fermacarte, ma non riuscì a prenderlo. Qualcuno
avrebbe
sentito quel
baccano, no?
L'avrebbero
sentita se si fosse messa a gridare, anche con la musica, no?
Se solo fosse riuscita a farlo: era troppo agitata e se continuava a
muoversi in quel modo non riusciva neppure a emettere un fiato! Non
riusciva neanche a vederlo bene, a capire chi fosse dalla luce
dall'esterno, se non… era davvero grosso. Lo aveva
già visto… il
gorilla impomatato. Ma… lui? Cosa
stava succedendo? Riacchiappò il fermacarte e
pensò di cambiare
strategia e colpirlo non prima che si fosse avvicinato, così
saltare
sul letto e arrivare dritta alla porta. Poteva
funzionare. Doveva
funzionare. E così fece. Lui si accostò, lei lo
colpì a un occhio,
o
forse quasi, e
balzò in avanti. L'aggressore pensò di sbraitare
dal dolore ma si
resse la ferita solo pochi attimi, troppo pochi, voltandosi in tempo
per afferrarle un piede, farla cadere di pancia sul letto e mettersi
sopra di lei, in modo da metterle quel panno in bocca.
La
chiave magnetica… Selina ora
capiva
a cosa era
servita.
L'uomo
la strinse con forza contro il letto fino a quando non smise di
muoversi. Lui l'aveva mandato a prenderla, e
gliel'avrebbe
consegnata senza ritardi.
Continua…?
Aaaaah! Ma allora Selina non se n'era andata! L'hanno rapita
°° O
meglio, il gorilla impomatato, emh, Ferdinand l'ha rapita! L'ha
rapita per consegnarla a lui.
Lui…? Ah.
Voleva
andarsene, avrebbe dovuto dare retta al suo sesto senso. Ma
poveretta, alla fine non voleva davvero arrendersi :( Mentre Kara e
le altre hanno pensato male di lei…
Volevo
pubblicare questo piccolo extra ieri sul tardi, ma è
andata così. “Continua…?”?
Beh, perché in effetti ho un'idea
ma non so se riuscirò a realizzarla, ecco perché
il punto di
domanda. Un'idea per Selina, Harley e Ivy. Chissà. In ogni
caso,
questo è un extra perché, se non dovesse
continuare da qualche
parte, comunque alla trama di Our home non porta
alcun
cambiamento. Selina è stata rapita, ora, sì, ma
tutto procederà da
come da programma, le altre non ne hanno idea e non è detto
che mai
lo sapranno.
Grazie
per la lettura, spero vi sia piaciuto :)
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