Finchè non tornerai

di Chiichan
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"Che schifo, la vita. Prima credi di avere tutto ciò di cui hai bisogno, l'attimo dopo ecco che ti ritrovi senza nulla." Forse questo è quello che stava pensando Iwaizumi Hajime in quel momento: la sua ragazza l'aveva mollato da pochi giorni e lui era a pezzi. Forse non era il solo ad avere lo stesso pensiero.

Oikawa Toru era un ventenne alto, snello, ma muscoloso, con i capelli di un castano chiaro, tendente al rossiccio e la pelle lievemente pallida. Quel pomeriggio era venuto a fare visita ad Hajime, a portargli qualcosa da mangiare e un regalo che gli aveva comprato quella mattina in centro.
Aveva trovato la porta aperta, ma in un primo momento aveva creduto che la casa fosse vuota. Le imposte erano abbassate, le luci spente. Sembrava non ci fosse nessuno.

Il ragazzo si fece strada lungo il corridoio, illuminando il percorso con la torcia del cellulare. Anche la porta della camera di Hajime era semiaperta, Toru le diede una spinta.

-Iwa? Sei in casa?- domandò.

In tutta risposta, una sorta di rigonfiamento sotto il piumone emise un mugolio sofferente.

-Come non detto.- commentò Toru, facendosi strada tra le lattine e le scatole del cibo del supermercato sparse a terra. -Guarda che oggi pomeriggio c'erano gli allenamenti. Va bene saltare per un paio di giorni, ma adesso sta diventando troppo. Rischi che ti mettano in panchina, lo sai.- gli fece notare, sedendosi sul letto accanto a quelle che dovevano essere le sue gambe. Toru afferrò la coperta e provò spostarla, ma Iwaizumi porse resistenza. -Sei troppo drammatico, Iwa. Non siamo più ragazzini, abbiamo responsabilità. Non puoi sparire per giorni in questo porcile che chiami camera tua e aspettarti che non venga nessuno. Per di più la porta era aperta, qualcuno potrebbe anche entrare a rubare qualcosa.- aggiunse, poi si rese conto che forse lo stava rimproverando troppo. Non era abituato ad essere lui quello serio e responsabile. Solitamente era Hajime ad ammonirlo quando esagerava o comunque quando faceva qualcosa di sbagliato.

"Dopotutto siamo amici, noi, dipendiamo l'uno dall'altro." pensò Toru, lasciando la presa dal piumone. "Certo, amici", si disse amaramente. "Non sono gli amici, quelli che stanno sempre assieme, che sono un tutt'uno. Si tratta qualcos'altro..."

Non era la prima volta che rifletteva sul suo rapporto con Hajime e su quello che sentiva di provare per lui. Anzi, lo faceva tutti i giorni, non appena svegliato, durante gli allenamenti, quando tornava a casa, quando cenava da solo davanti alla televisione e la sera, poco prima di chiudere gli occhi e dormire. Forse anche mentre dormiva.

-Hajime...- mormorò, sfiorando lentamente la coperta ed il corpo nascosto sotto di essa -Io sto malissimo nel vederti così... così messo male.- rivelò alzando il capo, come per trattenere le lacrime, che, dal canto loro, spingevano per uscire.

Hajime mugolò nuovamente, spostandosi leggermente e girandosi verso di lui.

-Ecco, infatti.- disse Toru aspramente, sospirando.

Aiko Nakagawa, era il nome del cattivo della storia, l'ex ragazza di Haijime. Una donna crudele, acida, egoista, la peggiore che Toru avesse mai avuto modo di conoscere. I due si erano incontrati in università. Lei studiava alla facoltà di belle arti e l'aveva approcciato. "La tua fama ti precede, Iwaizumi" gli aveva detto sfacciatamente. Quel giorno c'era anche lui, Toru, ad assistere a tutta quella patetica scena, una smorfia di disgusto stampata sul viso. Già lo sapeva, che sarebbe finita male. Iwaizumi non pareva voler uscire dal letto.

-Senti, Iwa. Sai una cosa? Lei è una vera stronza! Tu sei troppo puro e gentile per lei e io non posso lasciare che ti rovini per colpa di una ragazzaccia come lei!- sbottò Toru, stufo di tutte quelle bugie, stufo di rimanere in silenzio, stufo di non poter essere se stesso. -Sono il tuo migliore amico, ti conosco. Devi dimenticarla, devi passare oltre. Non ne vale la pena. Devi restituirle le sue cose, anzi, bruciale!-

Hajime scostò di poco la coperta, facendo uscire solo i due occhi grandi e bruni. Toru alzò l'imposta, facendo trapelare un po' di luce aranciastra del crepuscolo.

-É già così tardi?- chiese il moro con la voce leggermente impastata e la voce rauca e spezzata, probabilmente dal pianto.

-Esatto.- rispose Toru, nascondendo la faccia tra le mani, stanco. -Hajime, io ti voglio bene, io soffro a vederti poltrire in questo letto e in questa stanza.-

-Io... ieri l'ho chiamata.- si fece coraggio di confessare Hajime. Toru alzò il capo e puntò lo sguardo sugli occhi stanchi dell'amico. -Mi ha risposto un ragazzo.-

-Ottimo.- disse sarcastico Toru -É finita, Hajime, prima l'accetti, meglio è. Per tutti.-

-Già, può darsi.- Hajime si scoprì completamente e aprì la finestra, cambiando l'aria. Indossava la felpa della squadra di pallavolo di quando andavano al liceo.

Toru ridacchiò e si lasciò cadere sul letto, la faccia rivolta verso il soffitto. -Sono felice di vedere quella felpa, sai? Mi riporta indietro, ai bei vecchi tempi. Quando potevamo stare assieme ed eravamo spensierati.- rivelò rallegrato.

Ci fu un po' di silenzio. Non si trattava di quel silenzio imbarazzante di chi non ha più nulla da dirsi, ma un silenzio carico di parole ed emozioni ancora da esprimere.

-Sai, la verità è che è difficile. Voglio dire, senza di te.- dichiarò Hajime, interrompendo la lunga pausa. Toru girò il capo, stupito. -Hai capito quello che voglio dire...- aggiunse, leggermente arrossito.

-Forse.- rispose solo Toru.

-Prima eravamo sempre insieme, adesso non ci vediamo mai. Ogni tanto, forse, ci chiamiamo, ma per il resto nulla. Tu mi manchi, Toru. Mi manchi tanto che fa male.- Una lacrima rigò il volto del ragazzo moro e, mentre cadeva per andare a posarsi sulle lenzuola, per un attimo, parve brillare di luce propria. -Malissimo.- ripetè Hajime, abbandonandosi al pianto.

-Io...- Toru si sentiva disarmato, adesso.

-Toru, forse non lo capisci, ma tu sei la mia roccia. Io non so come vivere quando non ci sei tu. Come se non bastasse, mi sento orribile. Tu, dopotutto, stai vivendo il tuo sogno e io sono qui a frequentare una stupida università. Per fare cosa, l'allenatore? Toru, senza di te è pesante. Io sono invidioso e ce l'ho con te. Sì, sono arrabbiato perchè io ti voglio qui, con me.- Hajime sospirò, Toru rimase senza parole. -E non posso volerti con me, perchè tu devi vivere la tua vita, al di fuori di Tokyo, al di fuori del Giappone.-

-Ma cosa c'entro io, adesso?- chiese confuso Toru.

-Io non sto male perchè Aiko mi ha mollato, Toru, io sto così perchè non c'eri tu a rallegrarmi. Quando eri via, io mi ero legato a lei, non perchè l'amassi o altro, ma perchè avevo bisogno di qualcuno che mi sostenesse come facevi tu prima. Lei però non è adatta, perchè non sei tu.-

"Toru..." non lo chiamava mai così.

-Cosa vuol dire, Iwa?- chiese Toru. Il suo cuore batteva a mille, gli sudavano le mani, fremeva di ansia per le prossime parole dell'amico.

-Vuol dire che io ti amo, Toru, e che senza di te fa tutto schifo.- disse tutto d'un fiato Hajime, poi esplose nuovamente a piangere. Anche Toru si sentì sopraffatto dalle emozioni, si tirò su e prese la mano di Hajime. La pelle era ambrata, liscia, calda.

-Anche io.- mormorò Toru -Giocare a pallavolo senza di te è come giocare da soli. Alzi, ma non c'è nessuno a schiacciare. Fai punto, ma non c'è nessuno con cui festeggiare. E questo non riguarda solo la pallavolo, Hajime. Riguarda me, come mi sento a vivere senza la tua presenza al mio fianco. Mi sento fragile, suscettibile agli sbagli. Tu sei il mio cervello, sei il mio fiato, sei i miei polmoni e io sono solo un corpo vuoto senza di te. Hajime io ti amo troppo, che fa male. Io sono in conflitto tra vivere il mio sogno senza di te e vivere il mio sogno senza la pallavolo. Io rimpiango i giorni all'Aoba, sai? In quei tempi avevo tutto, poi ho dovuto scegliere. Non so se ho scelto bene, ma mi sarei sentito vuoto comunque, in entrambi i casi.- Toru era in preda alle emozioni, come una piccola barchetta in mezzo ad una mareggiata.

-Io non voglio cambiarti, Toru. Io ho bisogno di te per vivere, ma non posso tenerti in una gabbia dorata come un qualsiasi uccello domestico. Tu devi volare e giocare a pallavolo, perchè è la tua strada.-

-E... e tu?-

-Io cercherò un'altra Aiko Nakagawa che possa rimpiazzarti, almeno finchè non tornerai da me.-

-É una promessa? Quando tornerò ci sarai?-

-É una promessa.-

Come tutte le promesse che si rispettano, anche questa andava sigillata. Sigillata con un bacio.

 

_ANGOLO DELL'AUTRICE_

Aiuto! Perchè tutte le mie fanfic devono finire sempre in modo così tragico?

La storia nella mia mente era in un modo, ma mentre la scrivevo ha preso una piega decisamente diversa. Ma tralasciamo la background-story di me che scrivo di getto queste one shots sulle coppie yaoi degli anime.

Piuttosto, che ne pensate? La Iwaoi è una delle mie ship preferite di tutto l'universo anime, ma purtroppo non è canon... Vabbè, posso immaginare tante storie a riguardo! Io li trovo dolcissimi assieme, sono proprio complementari, fatti l'uno per l'altro. Voi?

Ad ogni modo, grazie per essere giunti fino a questo punto. Apprezzerei moltissimo se lasciaste una recensione alla storia, ma sono grata anche del semplice fatto che vi siate presi del tempo per leggerla.

Io vi saluto.

Ci si becca in giro,

Frenckie /aka/ IMNOTFRANCESCA

 





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