Il
penetrante olezzo dei narcisi, collocati in un vaso bianco, si
spandeva nella stanza, mentre un sottile raggio di luce filtrava da
una finestra semiaperta e si posava sul pavimento chiaro.
Enji
Todoroki, disteso sul letto, rifletteva. Finalmente, la battaglia si
era conclusa.
Gli
sforzi congiunti degli eroi e delle eroine dell’intero pianeta
avevano condotto alla vittoria contro All For One.
Anzi,
lo stesso All For One era stato distrutto.
Pur
essendo consapevole dell’identità del nemico, lo aveva
ucciso per sua mano.
Si
appoggiò alla spalliera del letto e chiuse gli occhi. Un tale,
positivo risultato aveva richiesto un prezzo doloroso.
Tanti
eroi giovani erano morti, in nome della pace e della giustizia.
E
tra questi spiccavano Bakugo, Mineta e Hawk.
Strinse
le mani sul lenzuolo e poche, ruvide lacrime gocciarono sulle sue
guance. L’eroe alato, nel corso di quei lunghi, dolorosi mesi
era divenuto per lui un collaboratore indispensabile.
Era
stato straziante per lui accogliere i suoi ultimi respiri, mentre si
spegneva tra le sue braccia.
Il
falco aveva perduto le sue ali grandiose.
L’ardua
battaglia, però, aveva richiesto anche a lui un esoso prezzo.
Consapevole dei suoi errori, aveva deciso di divorziare da Rei, col
suo consenso, pur non trascurando i suoi doveri di genitore.
La
sua tenacia era stata ripagata e le sue pur non esagerate premure
avevano cominciato a incrinare il muro della diffidenza dei suoi due
figli.
Cominciavano
a comprendere la sincerità del suo pentimento.
Sembrava
annunciarsi per lui una nuova era, gravida di promesse e di
incognite.
Sollevò
le labbra in un amaro sorriso. Evidentemente, il Fato voleva punire
le sue malefatte.
Aveva
iniziato a soffrire di forti accessi di tosse e il suo corpo
imponente era stato consumato da un rapido dimagrimento.
Il
responso medico era stato duro, crudo, implacabile.
Era
malato di cancro ai polmoni.
Solo
una complessa e dolorosa cura gli avrebbe dato la possibilità
di sopravvivere.
Aveva
deciso di affrontarla, ma il tumore si era rivelato resistente.
Non
aveva rivelato nulla a Rei e ai suoi figli, perché non voleva
costringerli ad assisterlo, dopo quanto accaduto tanti anni prima.
Pur
con fatica, aveva cercato di condurre la sua vita solita.
L’occhio
esperto di Natsu aveva scorto segni di malessere sul suo volto e,
cauto, gli aveva domandato se stesse bene, ma lui aveva sempre svicolato.
Aveva
cercato di celare la realtà del suo male, ma, tre mesi dopo, Rei l’aveva trovato svenuto, steso sul
pavimento del soggiorno del suo appartamento.
E,
con suo sommo disappunto, aveva dovuto accettare l’assistenza
dei suoi familiari.
Chiuse
gli occhi. Essendo le cure inutili, era stato riportato a casa.
Quei
pochi mesi non li avrebbe trascorsi in ospedale.
– E’
stato meglio di quanto pensassi… – mormorò. Sua
moglie e i suoi figli, malgrado i suoi abusi, avevano saputo andare
oltre e l’avevano circondato di premure e attenzioni.
Nonostante
l’iniziale contrarietà, avevano capito la ragione della
sua decisione, che l’aveva portato a non rivelare l'origine dei suoi malesseri.
Non
voleva obbligarli ad assisterlo, perché era cosciente della
gravità delle sue colpe, compiute in nome della sua vanità
frustrata.
Anzi,
si irritavano quando cercava di occuparsi da solo di se stesso.
Sopraffatto
dalla stanchezza, si rilassò e si addormentò.
Il
debole fruscio di una porta che si apriva attirò la sua
attenzione.
Intontito,
girò la testa e vide la figura scheletrica di All Might sulla
porta e, nelle sue mani, stringeva un piccolo libro dalla copertina
nera.
– Perché
sei qui? – domandò, perplesso. Quella situazione gli
sembrava surreale.
Toshinori
era condannato a morire prima, a causa del suo combattimento contro
All For One, eppure sarebbe stato lui a uscire prima di scena.
All
Might sollevò le labbra in un sorriso e la pelle del suo volto
parve tendersi sulle ossa facciali. Nulla aveva potuto fare, durante
le battaglie, ma desiderava ripagare Endeavor per lo sforzo da lui
compiuto in difesa della comunità.
Si
era mostrato degno di ereditare il suo ruolo.
Si
era speso per la sua comunità e aveva compreso il suo ruolo di
eroe, malgrado le loro divergenze.
Scosse
la testa, sconfortato. Perché non aveva ben compreso la vera
essenza dell’eroismo?
Aveva
sprecato tanto, troppo tempo inseguendo una rivalità
insensata.
L’invidia
e la vanità lo avevano portato a vedere in suo moglie una
incubatrice e in suo figlio minore uno strumento per compiacere il
suo egocentrismo.
Attraversò
la camera e si sedette accanto al letto di Todoroki. Se avesse
afferrato prima la verità, avrebbero potuto combattere insieme
tante, epiche battaglie.
E
la loro vita sarebbe stata diversa.
Allungò
il braccio destro e posò la mano su quella dell’altro
eroe. Quelle mani, un tempo così vigorose, erano fragili
quanto le sue.
– Volevo
vederti. Quando te l’ho chiesto, non hai detto di no. –
rispose l’ex numero uno, la voce pacata. Il suo cuore, in
realtà, era dilaniato dall’amarezza.
Endeavor
sopportava il dolore con fierezza e stoicismo, ma era per lui atroce
scorgere su quel viso i segni del tumore.
Non
voleva costruire una tomba per lui.
Non
era pronto a perderlo.
Todoroki
sollevò le labbra in un sorriso, mentre un lampo fugace balenò
nelle sue iridi cerulee.
– E’
vero. Evidentemente, la morfina danneggia il mio cervello. Ne prendo
atto. – rispose.
Toshinori,
imbarazzato, annuì.
Lo
sguardo di Enji, ad un tratto, venne calamitato dal libro.
–
Tagore…
Da quando ti piacciono i poeti mistici? – domandò, il
tono benevolmente ironico. Lui si era sempre presentato con l’aspetto
di un eroe allegro e vivace, innamorato della celebrità e
delle attenzioni dei suoi sostenitori.
Non
avrebbe mai immaginato un suo lato così malinconico e
introspettivo.
Le
iridi di topazio azzurro di Toshinori brillarono di lacrime. Quel
mutamento, per lui, era fonte di gioia e di amarezza.
Era
felice di non vedere odio e rabbia negli occhi di Todoroki, ma il suo
cuore soffriva per la brevità del tempo a lui concesso.
– La
mia maestra me li ha fatti apprezzare. E aveva ragione. Mi hanno
aiutato tantissimo, in questi anni. – mormorò. Gli
insegnamenti di Nanà gli avevano permesso di ampliare la sua
cultura, oltre alla sua forza di combattente.
Nelle
parole di Gurudev, così vibranti di spiritualità e
amore, si riflettevano i suoi sentimenti più limpidi…
Le
sue emozioni si rivolgevano verso il morente Eroe del Fuoco.
Accarezzò
la copertina del libro e, a stento, frenò un singulto. Anche
lui, pur essendo considerato il Numero Uno, non riusciva a non
provare ammirazione per la ferma e risoluta volontà di
Endeavor.
A
differenza degli altri eroi, che lo vedevano come un idolo remoto e irraggiungibile, lui non si era mai arreso e, pugnace,
aveva continuato a combattere.
Tale
stima si era mutata in un amore forte e sincero, da lui mai rivelato.
L’odio
e il risentimento dell’Eroe Fiammeggiante erano per lui amari.
– Posso
chiederti un favore? – domandò.
L’ex
Numero Uno si scosse dai suoi pensieri e gli lanciò uno
sguardo interrogativo.
– Quale?
– chiese a sua volta.
Un
lieve rossore velò le guance di Endeavor e le sue dita si
strinsero attorno alle lenzuola, come adunchi artigli.
– Puoi…
Puoi leggermi una delle poesie? – lo interrogò.
La
gioia invase il cuore dell’altro eroe. Quella richiesta poteva
costituire un ponte tra di loro, per quanto effimero.
E
non poteva perdere una simile occasione.
– Te
ne leggerò tante. Quante ne vuoi. – rispose, deciso.
– Il
mio cuore ripete senza fine che voglio Te, te solo. Tutti i desideri
che mi scuotono di giorno sono falsi e vani fin nel profondo
dell’anima. – iniziò Toshinori.
Sussultò.
Quelle parole, così belle, erano sospese tra una dolce
sensualità, vibrante di passione, e l’estasi mistica.
La
sua scelta era stata casuale o guidata da una volontà precisa,
seppur inconscia?
Scosse
la testa. Non era il momento di esitazioni o ripensamenti.
Con
la semplice lettura, poteva dare piacere alla persona da lui amata.
– Come
la notte cela nelle tenebre la brama che ha della luce, così
nel profondo dell’esser mio un grido risuona: voglio Te, Te
solo. – proseguì.
Enji
sbarrò gli occhi, confuso. Toshinori era dotato d’una
voce calda, quasi pastosa, e la sua lettura era molto gradevole.
Tuttavia,
il suo tono sembrava vibrare d’un sentimento insolito…
Scosse
la testa e quasi rise del suo pensiero. No, era solo una sua
impressione.
Tante,
troppe amarezze si innalzavano tra di loro, come spessi muri, e un
eventuale interesse amoroso di All Might per lui era assurdo.
– E
come la bufera, che pure nella sua furia ha per meta la pace, così
il mio spirito ribelle lotta contro il tuo amore e il mio grido è
sempre quello: voglio Te, Te solo. – concluse Toshinori.
– Ti
è piaciuta? Te ne leggo un’altra? – domandò.
– Sì,
ma voglio chiederti una cosa. Stavi cercando di dirmi qualcosa,
mentre leggevi? – chiese Enji, il tono calmo.
Toshinori
sussultò e abbassò la testa, sconfitto, L’intelligenza di
Todoroki si era rivelata penetrante e aveva saputo vedere oltre le
parole.
O
forse la scelta del brano aveva sollevato un velo sottile?
Sospirò.
Qualsiasi cosa fosse accaduta, la menzogna si sarebbe rivelata
puerile.
Non
poteva negare la realtà dei suoi sentimenti.
– Sì.
E penso che la poesia riveli quello che provo ben più di tante
parole. Sono stato uno stupido, ma non ce l’ho proprio fatta. –
confessò, il tono tremante, pudico. Non riusciva nemmeno a ridere della situazione
surreale.
La
realtà delle sue emozioni era per lui straniante.
Enji
allungò la mano e la posò sul braccio dell’altro,
che sussultò. Malgrado la malattia, poteva avvertire la
risolutezza del suo tocco.
Sembrava
che il male, per un istante, si fosse dissolto.
–
Guardami.
– gli ingiunse Todoroki, calmo, seppur deciso.
Pur
riluttante, l’eroe nippo statunitense alzò la testa e i
suoi occhi cerulei si rifletterono nelle iridi simili dell’altro.
– Io…
Io non posso amarti. Ma sono felice che tu non mi abbia odiato,
nonostante tutto quello che c'è stato. In questo, sono stato fortunato. – dichiarò,
sereno.
Le
sue mani, con maggiore forza, si strinsero attorno a quelle di
Toshinori e un brivido attraversò la schiena di quest’ultimo.
Quelle parole donavano al suo cuore una serenità evanescente.
Avrebbe
desiderato una risposta positiva alla sua dichiarazione, ma era
soddisfatto di una tale attestazione di stima.
– Ti
ringrazio… Ti ringrazio, All Might. –
Qualche
minuto dopo, Enji, sopraffatto dalla stanchezza, si distese sul letto
e chiuse gli occhi.
Il
suo respiro, come una candela a lungo priva d’ossigeno, si
affievolì sempre più, fino a spegnersi del tutto.
Toshinori,
per alcuni istanti, rimase immobile, gli occhi lucidi di lacrime e il
corpo magro scosso da singhiozzi. Non avrebbe avuto la possibilità
di leggere a Endeavor altre poesie di Tagore…
Il
cancro glielo aveva strappato troppo presto e lui si scopriva
impreparato ad una simile, ulteriore perdita.
Il
suo cuore era pieno di tombe e ogni morte gli strappava un frammento
della sua capacità di resistenza.
Con
la morte di Endeavor, il suo cuore era pietrificato nel dolore.
Che
senso aveva la vita nel suo corpo, ormai da tempo malato e sofferente?
Lente,
le lacrime accarezzarono le sue guance, poi posò il libro sul
petto, ormai fermo, di Todoroki e incrociò le mani sul volume.
– Affido
a te questo libro… Custodiscilo bene, ovunque andrai. Quando
sarà il mio turno, riprenderemo la lettura. Te lo prometto,
Endeavor. Te lo prometto, amore mio. –
N.B:
Adoro Tagore, mi piace tantissimo come poeta. Questa è una
lirica tratta dalla splendida raccolta “Gitanjali”.
Ok,
la passione di Nanà per questo poeta è inventata da me,
ma non credo sia una cosa idiota. All Might non mi sembra uno scemo
stereotipato (a parte quando appare a caso Midoriya, che secondo me
deve denunciarlo per spaventi ripetuti) e potrebbe averla presa da
lei. Quando parla di lei, gli occhi gli brillano ed è
tenerissimo.
Ho
scelto questa lirica perché, secondo me, oscilla tra
sensualità ed estasi religiosa. E può esprimere al
meglio una dichiarazione d’amore.
Ah,
come si è capito, mi piace la ship Endeavor x All Might e
questo è un finale ipotetico. Cosa succederebbe, se, alla fine
della guerra, All Might sopravvivesse e fosse Endeavor il primo a
morire?
Per
me, sarebbe dilaniante per l’ex Simbolo della Pace (come se non
avesse già abbastanza sfighe).
Io
ho ipotizzato una separazione consensuale tra Rei ed Enji. Non odio
lei, anzi penso sia giusto che si separino e restino in contatto come
genitori, visto quello che lui le ha fatto passare.
Spero
che non vi siate tagliati le vene dalla noia, ma non mi aspettavo che
un fumetto come My Hero Academia fosse così gradevole.
Piccola precisazione: Gurudev è un altro nome di Tagore.
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