Macerie

di Queen of Snape and Joker
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«Perché voleva morire?»
«Credevo fosse più intelligente di così, Granger».
Hermione lo aveva trovato in cima alla Torre di Astronomia, proprio dove era morto Silente. Dove lo aveva ucciso.
Il Ballo del Ceppo era diventato insostenibile per lei. Che peccato, scoprirlo! Le era sempre piaciuto. Aveva impiegato ore ed ore a prepararsi negli anni passati, in vista di quella serata. L'abito doveva essere perfetto. Così il trucco. Così i capelli. Per chi? Aveva creduto di farlo per Ron, un tempo...
Anche stavolta si era preparata. Si era detta che lo doveva almeno a sé stessa. Non aveva mai avuto intenzione di chiedere a qualcuno di accompagnarla, né alcun ragazzo aveva osato farsi avanti. Ginny probabilmente li aveva affatturati tutti. Eppure, aveva creduto di essere davvero felice. Andare al Ballo con la sua migliore amica le era parsa la scelta migliore. Ma poi le danze erano iniziate e gli occhi degli studenti si erano riempiti di gioia. Tutti avevano iniziato a scatenarsi follemente sulla pista. Ed era bello, giusto? Perché avrebbe dovuto arrabbiarsi per una cosa del genere? Erano stati degli anni estremamente duri. Finalmente i suoi compagni più grandi e i nuovi arrivati potevano comportarsi secondo la loro età: potevano ballare, ridere e fare idiozie, perché erano solo dei ragazzi, e non dei soldatini pronti a morire. Eppure la vista l'aveva colmata di rabbia. Aveva approfittato della distrazione di Ginny, che era andata a prendere da bere, per darsi alla fuga. E ora si trovava difronte a Piton. Perché gli aveva fatto proprio quella domanda? Non lo ricordava più...
«Lo vuole ancora?»
Gli si avvicinò timidamente, sollevando con le mani l'abito viola per non inciampare nelle sue grandi balze. Lo vide stringere con forza la balaustra di pietra, stagliata contro il cielo stellato, e all'improvviso se lo figurò lì, a salire e a buttarsi di sotto proprio davanti a lei, come uno di quei disperati nei film babbani che aveva visto con i suoi genitori da bambina. Provò a scacciare quell'immagine dalla sua mente, ma non ci riuscì del tutto. L'inquietudine che l'aveva seguita per tutta la serata, e che forse la seguiva da anni, le si manifestò ad un tratto, con violenza.
«Non dovrebbe farmi domande del genere, Granger. Sono un suo docente, non certo Potter o Weasley. Dieci punti in meno a Grinfondoro per la sua spavalderia».
Un waltzer indistinto giunse ai loro orecchi, assieme a risa di giovani. 
«Mi risponda». 
«La sa già la risposta». 
Perché? Perché? Non riusciva a smettere di chiederselo. Pensava che non avrebbe più pianto dopo la guerra, ma si sbagliava. E dato che era pur sempre una sciocca Grinfondoro, lo abbracciò, di getto. Non le importava di essere rigettata, e nemmeno degli improperi di Piton. Se l'avessero espulsa, non avrebbe protestato. Ma aveva bisogno di farlo. Doveva farlo per lui e per sé stessa. 
Sorprendentemente, Piton non si scansò. Si irrigidì nella sua stretta - poteva essere più rigido di quanto già non fosse? -, ma non fece nulla per scacciarla. Dopo minuti - forse ore? - le toccò una spalla con le lunghe dita, il contatto quasi impercettibile. 
«Non avrebbe dovuto salvarmi, Granger». 
«Oh, ma non l'ho fatto. Non ancora». 

 




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