C'è un bene bianco che sta sul fondo
Un bene che non mi prendo
È come un vuoto che sfonda il cuore
È un modo per non dire .
C'era un tempo in cui portava al polso un altro braccialetto rosso .
Non era però un cordino eterno di amicizia, un filo rosso portafortuna che invia vibrazioni positive come quello che sfoggia adesso.
Quel brutto braccialetto sottolineava la sua totale devozione ad una dea malvagia: la Dea Ana .
Per placare e ingraziarsi la divinità, Cris stava compiendo un contorto sacrificio umano: offrendo il suo corpo, sé stessa.
Ma sono giorni lenti che non passano
Ma sono notti brevi che tagliano
Mi sogno le parole che sono belle
Ma solo le bugie sotto la pelle
Il resto non lo so neanch'io
Il resto non lo so nemmeno io
Magra da morire
Ormai la vita di Cris era regolata dalla bilancia.
Cercava di reprimere la fame infliggendosi lo stesso supplizio di San Gerolamo che martoriava il proprio corpo con un sasso per domare il demonio.
Faceva di tutto per sbarazzarsi di quel corpo troppo vistoso .
Aveva intensificato il numero degli allenamenti, facendo tanti esercizi aerobici fino a sentirsi svenire.
Si era legato un elastico intorno al polso (a contorno di quel braccialetto brutto ) in modo da farlo schioccare quando sentiva i morsi della fame, per non cadere in tentazione.
In verità, ingannando sé stessa, il suo corpo e gli altri, sei piccoli pasti al giorno continuava a farli: prendeva due mele e le divideva in sei spicchi.
Quando i crampi la facevano contorcere dal dolore, si arricciava come una palla, beveva acqua fredda e resisteva.
Ma ghiaccio e acqua
Ghiaccio e acqua mi bastano
Ma ghiaccio e acqua, ghiaccio e acqua mi cullano
Dove non sei, come un abbraccio lungo e gelido
Che brucia però nell'acqua
Il ghiaccio mi dimentico .
Quando è stata ricoverata in ospedale era sottile come uno stelo. Un gambo che però non reggeva un bocciolo in fiore ma la testa, la sua mente assillata.
Prigioniera di un corto circuito affettivo. Un vermicello con le ali di cartilagine e di cartapesta : una fragilissima farfalla.
E nel posto più improbabile, in un ospedale, ha trovato delle persone affini e speciali.
Amici che non hanno avuto la smania di rompere il ghiaccio con lei; hanno capito che era meglio farlo sciogliere lentamente.
Divorata da un assoluta fame d'amore, Cris ha iniziato a mostrare al mondo che dietro la maschera di ghiaccio c'è un cuore di fuoco.
Più non mi vedi, più mi nascondo
Finché mi mangia il mondo
Per te diventerò invisibile
Così sarò
Sarò come mi vuoi
Così non sarà colpa mia
Così non sarà solo colpa mia .
La cicatrice nel cuore resterà in eterno ma adesso Cris porta al polso un altro braccialetto rosso .
Un simbolo di affetto e di unione. Di speranza e forse di felicità.
Un emblema di amicizia indissolubile.
Leo, Vale, Toni, Davide e Rocco.
Cinque ragazzi con problemi e personalità diverse. Gli unici a venirle incontro quando tutti gli altri si sono allontanati.
Da quando li ha incontrati, Cris ha smesso di contare le calorie e si è concentrata sul calore del contatto umano.
Perché quei ragazzi, i suoi veri amici, la avvolgono con le loro premure come una calda sciarpa di lana pregiata.
Ma ghiaccio e acqua, ghiaccio e acqua mi bastano
Ma ghiaccio e acqua ghiaccio e acqua mi cullano
Quando non sei come un abbraccio lungo e gelido
Che brucia però nell'acqua il ghiaccio mi dimentico di me
Di me .
Con le adeguate terapie e quella medicina dell'anima, l'amicizia che le somministrano quotidianamente i suoi prodi compagni di avventura (o meglio di disavventura), Cris sta guarendo.
Non è più ghiaccio che va in mille pezzi per una piccola crepa.
Ha scoperto quanto è bello stare semplicemente sdraiata sul letto a leggere un libro, senza l'assillo del cibo. Sorride facendo una passeggiata per il semplice piacere di farla.
Sta afferrando una seconda possibilità di vivere.
La ragazza dipinta da Vale non è più intrappolata tra acqua e ghiaccio . Adesso è un quadro di sole.
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