Una bella mattinata

di Streganocciola
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                                             UNA BELLA MATTINATA


Laura aveva un sesto senso nel riconoscere le giornate di merda. Certo, lo erano tutte, in fondo. Si doveva alzare alle 6 e 30 per andare a una scuola che odiava, in una classe che detestava, però ala peggio non c’è mai fine e dunque esistevano giornate che avrebbero potuto essere di merda come le altre ma volevano strafare.


L’autobus arrivò, come sempre pieno fino all’inverosimile. Talvolta accadeva un miracolo e Laura riusciva a trovare un posto a sedere, ma capì all’istante che quel giorno si sarebbe dovuta rassegnare a stare in piedi.


Così si rintanò in un angolo, cercando di farsi piccola piccola e tentando letteralmente di inglobare lo zaino nel suo ventre in modo che non intralciasse il passaggio. Sperò che l’autista riuscisse subito a chiudere le porte, e per una volta le sue preghiere furono esaudite.


Ma a che prezzo?


Laura lo capì a circa metà viaggio, quando dei sintomi inquietanti cominciarono a farsi strada nel suo stomaco.


Nausea.


Perfetto. In piedi, schiacciata come una sardina, con il cuore che sobbalzava a ogni curva e con la meta ancora abbastanza lontana. Riuscirà la nostra eroina a non sbrottare l’anima? Si chiese Laura.


Avrebbe potuto domandare a qualcuno di cederle il posto, ma sapeva che il suo malessere sarebbe diventato di dominio pubblico in un secondo con conseguente messa alla pubblica gogna. Quindi strinse i denti e si impose di resistere.


Ad una fermata scendeva praticamente tutto l’autobus, doveva tenere duro. Presto si sarebbe seduta e avrebbe cercato di riprendersi.


Ma intanto la nausea si faceva più forte, sempre più forte.


Quella fermata arrivò e l’autobus praticamente si svuotò. Laura individuò un posto a sedere, proprio vicino alla sua amica Valeria, mai una volta che glielo tenesse, quella stronza, e subito vi si fiondò.


“Ciao.”


“Ciao.”


Valeria la scrutò.


“Che hai? Sei pallidissima.”


“Io...”


Oh, no, no, no…


Un fiotto di vomito le uscì dalla bocca, alcuni schizzi colpirono le scarpe di Valeria.


“Che schifo” gridò lei ritraendosi di scatto. Suonò la fermata.
Laura balzò in piedi, Sentiva su di sé tutti gli sguardi. Quando le porte si aprirono si catapultò fuori vomitò praticamente tutti i suoi organi interni.


Sul marciapiede.


Davanti a una pensilina.


Che si affacciava su una strada statale.


Alle otto di mattina.


Neanche su uno schermo dodici pollici si ha una visuale del genere.


Sì, era decisamente una giornata di merda. Anzi, no.


Da vomito.







Ebbene sì, mi è successa anche questa. No, non ero un’adolescente emo, avevo validi motivi per detestare la mia scuola, ma questa è un’altra storia. Abito in un paesino dove, ovviamente, non c’era la scuola superiore, quindi tutti noi di provincia dovevamo alzarci all’alba per prendere l’autobus che ci avrebbe portati nella grande città, in questo caso Como.


Spero che questa storia di fluidi corporei non vi abbia troppo disgustato!




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