Le
stelle nelle lancette
Tu, fino ad ora per me,
non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini.
E non ho bisogno di te.
E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale
a centomila volpi.
Ma se tu mi
addomestichi, noi avremo bisogno uno dell’altro.
Tu sarai per me unico al
mondo, e io sarò per te unica al mondo.
Tic-tac, tic-tac. Chi sei, come ti chiami, Akaashi Keiji, Bokuto
Koutarou, Bokuto-san.
Tic-tac, tic-tac. I secondi scivolano fuggevoli come rondini, come
tramonti.
Tic-tac, dapprima Bokuto non è nient'altro che un estraneo,
uno sconosciuto che sbaglia persino a pronunciare il suo nome, e poi
tic-tac, Bokuto diventa qualcuno che Akaashi sarebbe in grado di
riconoscere bendato solo grazie al ritmo del respiro.
''Akaashi, che significa morigerato?''
L'autobus rallenta, c'è una rotonda, e durante la curva
Bokuto preme la spalla contro la sua.
''Significa rispettoso, sobrio. Qualcuno che è pacato,
ecco.''
''Allora tu sei morigerato, giusto?''
Akaashi incurva le labbra. Sente la primavera sotto le dita, anche se
è quasi dicembre.
''Giusto. ''
Tic-tac, tic-tac. Come si distingue un cappio da una collana, come si
capisce quando una cosa ci meraviglia o ci fa paura?
Akaashi vorrebbe diventare invisibile, trasformarsi in una brezza
silenziosa, prendergli la mano e non lasciarla più.
''Mi domando'', disse,
''se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno
trovare la sua.''
Bokuto brilla. Delle volte scintilla come la superficie dell'oceano
increspata a mezzogiorno, delle altre invece ferisce le iridi e fa
lacrimare gli occhi come una supernova. Bokuto è luce nel
bene e nel male. Sa essere accecante, detestabile e ingombrante, ma
quando Akaashi annaspa e boccheggia nel mare preda della tempesta, con
il sale che si riversa nei polmoni e lui che non riesce a respirare, sa
essere anche un faro che gli indica la direzione verso cui nuotare. Con
Bokuto sembra sempre estate.
Tic-tac, tic-tac.
''Akaashi, che significa ameno?''
''Ameno è qualcosa di piacevole, che ti fa stare bene. Per
esempio, quando vedi un paesaggio che ti rallegra lo definisci
'ameno'.''
''Oh! Perciò tu sei ameno, Akaashi!''
Tic-tac, tic-tac. Il pullman frena bruscamente per un rallentamento
improvviso. Akaashi distende il braccio per impedire a Bokuto di
sbattere contro il sedile davanti.
Tic-tac, tic-tac.
''Pare che ci vorrà ancora un bel po' '', dice Bokuto,
sbirciando dal finestrino.
Quindi sorride sornione e poggia la testa contro la sua spalla.
E mentre i capelli induriti dal gel gli sfiorano il collo, Akaashi
pensa che no, non vorrebbe più essere invisibile, ma
vorrebbe comunque prendergli la mano.
Tic-tac, tic-tac.
È il tempo
che tu hai perduto per la tua rosa
che ha reso la tua rosa
così importante.
Akaashi si aggrappa al sottile filo del pendolo e lascia che il proprio
corpo scivoli prima a destra e poi a sinistra, e poi di nuovo a destra
e poi a sinistra.
È incagliato in quell'oscillazione perpetua, vittima della
corrente fatta di ore. La vita cammina, avanza spietata, se ne infischia
di lui che resta indietro prima di un passo, poi di dieci, poi di
mille, l'insicurezza che lo inchioda a terra.
''Akaashi, che significa battisoffia?''
''Significa paura.''
Tic-tac, tic-tac.
''È un grande turbamento che ti fa battere il cuore
velocissimo.''
''Oh.''
Bokuto non aggiunge nulla. Akaashi gli getta un'occhiata fugace, e lo
vede perplesso a riflettere su qualcosa che gli è ignoto.
Akaashi poggia la testa contro il sedile e abbassa le palpebre, cullato
dall'andamento regolare dell'autobus.
Dove si trova il coraggio? Dov'è che ancora non ha guardato?
Dov'è che ancora non ha scavato? Dove la cerca,
quell'audacia che finalmente gli permetterà di prendergli
quella cazzo di mano e di non lasciarla andare più?
Tic-tac, tic-tac.
È che gli sembra di non avere più tempo.
Se tu vieni, per
esempio, tutti i pomeriggi alle quattro,
dalle tre io
comincerò a essere felice.
''Sono felice.''
''Per cosa?''
''Per la pallavolo. Per te, per la squadra. Per la pallavolo.''
''L'hai già detto.''
''È che dirlo una volta sola è troppo poco.''
La luce di Bokuto è fatta anche di questo, di una
sincerità disarmante e travolgente.
''E tu Akaashi sei felice?''
Tic-tac, tic-tac.
È felice? Non lo sa. Non è mica così
facile, riconoscere la felicità.
Sicuramente lo sarebbe almeno un po', se gli allacciasse le mani alle
proprie, se la piantasse di sprecare il tempo per sfamare la
paura e lo impiegasse per fare cose coraggiose. Ma ci vuole coraggio
per agire coraggiosamente, e il coraggio non si trova mica ovunque.
Però dovrà pur aver
imparato qualcosa, in quei due anni. Dovrà pur esserci un granello di sfrontatezza sul
fondo del suo stomaco. Tic-tac, tic-tac. Il cuore martella nelle
orecchie, le farfalle gli svolazzano in gola, ma Akaashi impone al
braccio di muoversi e cerca la mano di Bokuto. Quando la trova, la
stringe impacciato e la sente bollente e sudata e grande il doppio
della sua. Bokuto ha una specie di tremito, o forse ce l'ha Akaashi, o
forse ce l'hanno entrambi. Non appena percepisce la stretta ricambiata,
si azzarda a lanciargli un'occhiata. Le orecchie di Bokuto sono
infuocate, Akaashi riesce quasi sentire il rumore del sangue
che fluisce effervescente ed esagitato, e i denti sono
scoperti in un sorriso.
Il pullman continua ad avanzare senza fretta. Dietro di loro, Konoha
russa.
''Allora, sei felice?''
Mentre il sole tramonta, l'orologio nella sua testa smette di
ticchettare, e ad Akaashi sembra finalmente di possedere tutto il tempo
del mondo. Non sarà così per sempre, ma lo
sarà per abbastanza.
''Sì, sono felice.''
Note d'autore
Allora, questa cosa è un delirio del tutto fuori programma,
solo che ieri ho letto il piccolo principe (le frasi poste fra un
paragrafo e l'altro sono tutte citazioni del libro) e l'ansia
dell'orologio è qualcosa che ultimamente non mi lascia un
momento, così oggi ho detto AH BEH SCRIVIAMOCI QUALCHE
STRONZATA SOPRA e niente, eccomi qui. Io non scrivo mai su Bokuto e
Akaashi, non perché non mi piacciano ma semplicemente
perché mi sento più a mio agio con altre coppie,
solo che quando ho iniziato a scrivere queste drabble Akaashi
è letteralmente sbucato fuori da solo. Probabilmente
perché lo accosto a questo stato d'animo, inconsciamente.
Insomma, tutta 'sta roba per dire che mi dispiace per OOC vario, ma
è la seconda volta in tutta la mia vita che scrivo su di
loro ahhaha.
Insomma, grazie per aver letto questa sciocchezza, see ya! ♥
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