Prefazione>
Scappare. Come un muto grido d'allarme, quel pensiero gli monopolizzava la mente, calandola nella confusione. Eppure non c'era niente di cui aver paura, no? Per quanto insistente, terrificante e viscerale, l'istinto di correre non aveva senso. Nemmeno il battito accelerato aveva senso, però. Pericolo o emozione? Entrambe le sensazioni serpeggiavano nei suoi pensieri, annebbiando la ragione. Annacquando il buonsenso. L'ultimo pensiero coerente, prima dello stravolgimento: tutto questo era sbagliatamente giusto. Un controsenso.
Un controsenso straordinario.
*
Cosa aveva sbagliato? No. Lui non sbagliava mai, non ne era in grado, vero? La perfezione era la sua quotidianità, eterna, banale e impeccabile. Eppure, tutti i suoi sforzi erano andati persi in una frazione di attimo. Un movimento del capo e un battito di ciglia. Inevitabile contatto visivo. Calore, estaticamente fatale. Una rovina immediata che lo aveva reso euforico e terrorizzato. L'unica parte di sé rimasta sana, la più mostruosa, suggeriva l'ovvio. Scappare.
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