Re Mida

di fotone
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Mi fa male la pancia. Non mi ama. Non mi vuole. Non mi pensa. Ama altre ragazze, vuole altre ragazze, pensa ad altre ragazze. Mi credevo al di sopra di queste nefaste sensazioni; non lo sono. Forse, non è tanto la sua indifferenza ad uccidermi, quanto piuttosto la mia stessa debolezza. Mi vergogno di me stessa, sono disgustata dalla mia stessa fragilità, nauseata dalla mia vomitevole umanità. Ho bisogno di lui, della sua approvazione. Vorrei poter dire che non è così, che sono una donna forte e indipendente, ma sono solo un mare di sospiri confinato in un angolo di questa cameretta, in questa notte nera come la pece. Patetica, con il mio mal di pancia, con i miei capelli sporchi - che sono troppo demotivata per lavare. Ma è davvero lui il problema? Lui è solo la meta su cui ho indirizzato il mio investimento emotivo, in una triste catessi. Sarei felice se lo avessi? No; non lo sono mai. Non credo di ricordare una volta, in vita mia, in cui sono stata veramente, profondamente, puramente felice. Allora forse il problema sono io. Forse sempre io sono la causa della sua fuga. Perché, come Re Mida trasforma in oro tutto ciò che tocca, io trasformo in tristezza e desolazione tutto ciò su cui poso il mio sguardo. Forse mi sto facendo troppe pare. Però ho ancora mal di pancia.




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