L’Aquila di Glencree

di Star_Rover
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Ringrazio i lettori che sono giunti fin qui.
Un ringraziamento speciale ai cari recensori per il prezioso supporto^^

 
 
17. Accordi e compromessi   
 

«Londra sta bruciando. La Luftwaffe ha effettuato due grandi attacchi diurni colpendo i moli e le comunicazioni ferroviarie della città. I cieli sopra al Tamigi sono stati oscurati da stormi di bombardieri e caccia tedeschi. Tre ondate di velivoli in formazione hanno superato in più punti lo sbarramento del fuoco della difesa anti-aerea. Violenti scontri si sono protratti per l’intera giornata. La RAF ha subìto gravi perdite. Diversi campi di aviazione nell’aerea Sud-Est sono stati distrutti o gravemente danneggiati, i bombardamenti hanno causato numerosi morti e feriti tra il personale in servizio. I tedeschi non hanno lasciato tregua all’Inghilterra, per ore le bombe hanno continuato a cadere ininterrottamente sul suolo britannico»
Charles concluse la lettura con aria compiaciuta, poi ripiegò il quotidiano per riporlo sul tavolo.
«Deve essere orgoglioso dei suoi commilitoni, sembra proprio che voi tedeschi siate sul punto di vincere la guerra»
Schneider si appropriò immediatamente del giornale per controllare l’articolo con i suoi occhi, mentre egli era bloccato su quell’Isola il conflitto stava progredendo inesorabilmente.
Il capitano Maguire estrasse dalla giacca il contenitore metallico in cui conservava le sue Sweet Aftons. Si portò una sigaretta alle labbra e ne offrì un’altra al tenente, poi accese entrambe con un raffinato accendino decorato con madreperla.
«Purtroppo non sono riuscito a procurarle una radiotrasmittente, la sua è una richiesta difficile da soddisfare»
Hans non fu sorpreso da quella notizia.
«Finché non avrò modo di contattare i miei superiori non potrò esservi utile»
Charles ribatté: «si sbaglia tenente, la sua presenza in Irlanda è decisamente preziosa per l’IRA»
Schneider tentò di interpretare il significato di quella frase.
«Suppongo che lei voglia sapere perché ho voluto tenerla sotto stretto controllo per tutto questo tempo» continuò l’irlandese.
«In effetti credo che lei mi debba almeno una spiegazione»
Il capitano espirò una nuvola di fumo.
«Volevo essere certo che lei non stesse facendo il doppio gioco»
«Con gli inglesi?» domandò Schneider con aria confusa.
Maguire scosse la testa: «oh, no. Questo sarebbe davvero assurdo!»
«Allora di che sta parlando?»
«La Germania ha bisogno di un pretesto per invadere l’Irlanda, avete almeno tre possibilità, e l’IRA è una di queste»
«E quali sarebbero le altre due?»
«Il primo è il Governo irlandese. Anche l’Esercito è a corto di armamenti, gli inglesi non vogliono più fornire risorse belliche all’Irlanda e dubito che gli americani sarebbero disposti a prendere il loro posto»
«Crede che il Governo irlandese abbia stretto accordi con la Germania?»
«Questo dovrebbe dirmelo lei»
«Non sono a conoscenza di alcuna trattativa con le vostre autorità»
Il capitano espresse i suoi dubbi.  
«Sapeva che prima della guerra l’equipaggiamento dell’Esercito irlandese era a imitazione di quello tedesco? Poi quando l’Inghilterra ha iniziato a fare pressioni sulla nostra Nazione i soldati irlandesi sono tornati a sembrare militari britannici. Ed ora che gli inglesi non sono più disposti a supportare l’Óglaigh na hÉireann mi chiedo se il Governo non abbia cercato di riallacciare vecchi rapporti…»
Hans si mostrò scettico: «per quale motivo la Germania dovrebbe sostenere il Governo di una nazione che è intenzionata ad invadere?»
«Perché se questi accordi dovessero fallire diventerebbe di vostro interesse preservare la Neutralità dell’Irlanda. Offrire supporto al Governo è un buon modo per ottenere questo risultato»
Il tenente trovò tutto ciò alquanto assurdo.
«Credo che lei abbia molta più fantasia dei miei superiori»
«Ho le mie ragioni per supporre che queste non siano soltanto teorie»
«Come le ho detto non sono mai stato informato a riguardo di accordi segreti con membri del Governo irlandese»
Maguire assunse un’espressione pensierosa.
«Sono disposto a crederle. Ma a dire il vero non è questa la possibilità che più mi preoccupa. Quel che sospetto maggiormente è che lei possa avere rapporti con i rappresentanti di alcuni gruppi politici»
Schneider rispose in piena sincerità: «l’Abwehr è interessata soltanto ad accordi militari»
«Sta dicendo che tra i suoi contatti non ci sono membri del Fine Gael [1] ed esponenti delle Camicie Blu?»
«Non è per questo che sono qui, ho l’ordine di non intromettermi in nessuna questione al di fuori della mia missione»
Il capitano non ebbe l’impressione che il suo interlocutore stesse mentendo.
«Dunque la Germania non è intenzionata a finanziare altre organizzazioni?»
«No, ormai credo di averle ampiamente dimostrato che l’IRA può fidarsi dell’Abwehr»
Charles rifletté qualche istante, poi rialzò lo sguardo e rivolse un mezzo sorriso al tenente.
«Bene, ora che abbiamo chiarito la situazione posso rivelarle la ragione per cui ho voluto organizzare questo incontro»
Hans restò in attesa con fervente curiosità.
«L’IRA ha un piano, ma ha bisogno del suo aiuto per realizzarlo» spiegò Maguire.
«Credevo che il vostro obiettivo fosse collaborare con la Germania per sconfiggere l’Inghilterra»
«Certo, ma la situazione non è così semplice»
Schneider iniziò a mostrarsi impaziente: «in che cosa consiste il vostro piano?»
«L’IRA è disposta a combattere, abbiamo gli uomini, ma non i mezzi. Abbiamo bisogno di ricostituire un vero esercito, così mentre voi vi occuperete dell’invasione, noi daremo inizio alla rivolta»
«La Germania ha già portato a termine diverse missioni per finanziare l’IRA»
«Questa volta è diverso, non si tratterà di un’azione isolata, ma di una vera insurrezione. Dobbiamo essere pronti alla guerra»
«In questo l’IRA ha una certa esperienza, se non sbaglio è così che avete ottenuto l’Indipendenza»
Lo sguardo del capitano si incupì: «i tempi sono cambiati, non possiamo pensare di fronteggiare il nemico come i nostri padri. L’Esercito del Popolo necessita di organizzazione e rifornimenti»
Il tedesco ascoltò con attenzione le richieste del suo interlocutore.
«Se la Germania dovesse accettare la vostra proposta e provvedesse a fornirvi armi e munizioni, voi sareste disposti a mettere in campo le vostre unità per supportare le truppe della Wehrmacht durante l’invasione?»
Maguire annuì: «ovviamente il Comando dell’IRA si impegnerà a rispettare i termini degli accordi»
Schneider rimase perplesso, i militanti volevano sfruttare quell’alleanza, ma forse stavano pretendendo troppo.
 
***
 
Quella sera Declan si presentò davanti alla stanza del capitano, superò la guardia e bussò con impazienza.
Appena avvertì la voce del suo comandante si precipitò all’interno richiudendo la porta alle sue spalle.
«Ho bisogno di parlarti» iniziò con evidente agitazione.
«Di che si tratta?» chiese Maguire rivolgendo l’attenzione al nuovo arrivato.
«Della questione del tenente Schneider. Voglio sapere se l’IRA ha davvero intenzione di proteggerlo»
«La sorte di quel tedesco non dovrebbe preoccuparti» replicò il comandante.
Il giovane insistette: «ciò riguarda anche la mia missione»
Charles esitò, in fondo poteva comprendere le ragioni del suo sottoposto, così alla fine si decise a fornirgli una risposta.
«Quell’ufficiale è un nostro alleato ed è così che sarà trattato durante la sua permanenza in Irlanda. Ma ovviamente se dovessimo aver prova di un suo possibile tradimento dovremo reagire di conseguenza»   
«Ciò che significa?»
«Come sai l’IRA ha sempre condannato i traditori»
«Il tenente Schneider non è un traditore!» affermò Declan con estrema convinzione.
Il capitano Maguire gli rivolse uno sguardo severo: «non devi dimenticare che egli è una spia, non possiamo sapere quali potrebbero essere le sue reali intenzioni»
Il ragazzo non riuscì a nascondere la sua preoccupazione. Fu costretto ad accettare la realtà, la sua fiducia nei confronti dell’ufficiale tedesco non poteva essere giustificata agli occhi dei suoi commilitoni.
Charles tornò a rivolgersi al suo compagno.
«A proposito della tua missione…ho un nuovo compito da affidarti»
 
Al termine di quel colloquio Declan si ritrovò nuovamente tormentato dai dubbi. Era sempre convinto dell’onestà del tenente. Pur essendo consapevole dei suoi doveri come soldato repubblicano fedele alla Causa una parte di sé non voleva tradire la promessa fatta al tedesco.
Ad essere sincero non sapeva che cosa sarebbe successo se fosse stato costretto a prendere una decisione definitiva.
 
***
 
Il tenente Schneider rifletté attentamente sulla situazione, le trattative stavano progredendo lentamente, ma pian piano stava ottenendo qualche risultato. Aveva consegnato nelle mani del capitano Maguire i preziosi documenti forniti dall’Abwehr così come era previsto dal piano. A quel punto doveva solo affidarsi all’IRA e sperare che gli accordi venissero rispettati. Di certo sarebbe stato tutto più semplice con il supporto dei suoi superiori, ma a quel punto difficilmente gli sarebbe stato concesso di contattare la base. In quelle condizioni poteva portare avanti la missione soltanto con l’aiuto dei militanti. Doveva ottenere le informazioni che stava cercando e trovare un modo per rientrare in Germania. La sua permanenza a Dublino era sempre più pericolosa, di questo ne era certo.
 
Hans si distese sul suo giaciglio rannicchiandosi sotto alle coperte. Poggiò la testa sul cuscino e richiuse gli occhi nel tentativo di addormentarsi. Lentamente si lasciò sopraffare dalla stanchezza, senza nemmeno accorgersene si abbandonò alle fantasie del mondo onirico. Riemergendo dall’oscurità si ritrovò nel cockpit di un Bf109, avvertì il caratteristico rumore metallico del motore Daimler-Benz e il costante ronzio delle eliche. Lo spazio stretto e angusto di quell’abitacolo di alluminio era noto e familiare. Davanti a sé riconobbe il pannello dei comandi, a prima vista poteva sembrare complesso gestire quell’insieme di lancette, leve e manopole, ma in realtà la strumentazione era piuttosto semplice da utilizzare. Tutto era posizionato in modo da risultare intuitivo e funzionale per il pilota.
Il canopy richiuso sopra alla sua testa non gli dava l’impressione di essere intrappolato all’interno della cabina, ma suscitava in lui la sensazione di essere anch’egli parte integrante del velivolo, cosa che effettivamente era vera. Attraverso le griglie metalliche che limitavano la visuale poté scorgere un cielo limpido e azzurro, sotto di sé si estendeva un generico scenario di campagna, tra campi coltivati e verdi colline.
Istintivamente tirò la cloche verso di sé per cabrare. Il muso del Messerschmitt si innalzò, rapidamente l’aereo salì di quota sbucando tra soffici e candide nubi. Livellò e tornò ad assestarsi. I comandi cominciarono ad opporre resistenza, a causa della forte velocità era costretto a stringere la barra con entrambe le mani per compiere le manovre più impegnative. Pur richiedendo un notevole sforzo fisico ciò non era particolarmente difficoltoso per un pilota esperto e abituato a volare in determinate condizioni.
Poiché in quel cielo immaginario il suo caccia non aveva prede il tenente distolse l’attenzione dal mirino della mitragliatrice e liberandosi da ogni preoccupazione si gettò in una spettacolare esibizione aerea, dilettandosi con looping e altre acrobazie.
 
Hans tornò alla realtà avvertendo una lieve pressione sulla spalla destra, qualcuno lo stava scuotendo con delicatezza per destarlo.
«Svegliati, dobbiamo andare!» lo incitò una voce nel buio.
Il tenente riaprì gli occhi con un sussulto.
«Declan…che succede?» chiese ancora frastornato.
«Non possiamo restare qui»
«Cosa? E dove dovremmo andare?»
«In un luogo più sicuro» fu la vaga risposta. 
L’ufficiale si rassegnò, era certo che se avesse posto ulteriori domande non avrebbe comunque ottenuto alcuna informazione. Rapidamente recuperò la pistola e si preparò a seguire il suo compagno. Doveva ammettere che non gli dispiaceva affatto l’idea di abbandonare il rifugio del comandante, ma non sapeva che cosa aspettarsi. La situazione avrebbe potuto degenerare da un momento all’altro, a rassicurarlo restava soltanto la presenza di Declan.
L’irlandese uscì in corridoio e cautamente scese le scale di legno. Schneider si sorprese nello scoprire che le stanze erano deserte, le sentinelle sembravano scomparse nel nulla. Probabilmente erano con il capitano Maguire ad organizzare la fuga.
Hans avvertì soltanto il rumore delle assi sconnesse che ad ogni passo scricchiolavano sotto al suo peso.
I due raggiunsero il retro del locale ed uscirono in strada.
Un taxi era parcheggiato davanti ai cancelli, il tenente riconobbe alla guida l’uomo in nero che li aveva accolti nel rifugio.
Declan corse ad apire la portiera posteriore e fece segno al tenente di salire all’interno. Non avendo scelta Hans non poté far altro che obbedire. Il tedesco prese posto sul sedile, O’ Riley si sistemò al suo fianco.
Il motore si accese con un rombo, il guidatore partì senza fretta per non dare nell’occhio e permettere ai passeggeri di controllare la situazione.
Declan rimase voltato verso il finestrino, scrutando nella penombra con il suo sguardo vigile e attento.
Aveva smesso di piovere, le strade erano bagnate, l’umidità penetrava attraverso la stoffa dei vestiti. Il tenente si strinse nella giacca avvertendo un brivido di freddo. I suoi compagni erano cauti e silenziosi, la tensione era palpabile nell’aria.
L’automobile percorse le vie deserte con i fari spenti.
«Lei è armato signor tenente?» domandò ad un tratto l’uomo in nero.
«Sì certamente. Ho una pistola semi-automatica»
«Che modello?» chiese con fare esperto.
«È una Browning di fabbricazione belga»
«Bene. Spero che abbia anche una buona mira. Nel caso non esiti a sparare, con quei bastardi non deve risparmiare le pallottole!» disse freddamente l’irlandese. 
Hans si domandò chi potessero essere i bastardi. I poliziotti della Garda? Gli agenti del G2? I militari?
Probabilmente per quel militante lo erano tutti quanti.
Era stato ben informato a riguardo delle azioni dell’IRA, perlopiù consistevano in attentati e omicidi.
Schneider si voltò verso il suo compagno, sicuramente anche Declan aveva preso parte a missioni del genere. In fondo egli era un soldato, e come aveva dimostrato era disposto a tutto per difendere i suoi ideali di giustizia e libertà. Alcuni consideravano i militanti dell’IRA come criminali, ma Hans era consapevole che ci fosse qualcosa di più. Comprendeva le motivazioni di quei ribelli, in loro vedeva combattenti e non assassini.
 
Il taxi attraversò la città percorrendo strade secondarie e scorciatoie nascoste. Non trovarono ostacoli o pericoli lungo il tragitto, Dublino riposava nella quiete e nel silenzio della notte.
L’automobile attraversò il ponte sul Grand Canal, svoltò in una via laterale e si accostò al marciapiede. Ancor prima che il veicolo si fermasse Declan aprì la portiera per prepararsi alla discesa. I due uscirono rapidamente, appena l’irlandese ebbe richiuso la portiera l’auto ripartì scomparendo al primo incrocio.
Hans mosse qualche passo ed esplorò la zona con lo sguardo nel tentativo di orientarsi. Era certo che si fossero spostati verso l’area sud della città, da quel che riuscì a individuare nell’oscurità riconobbe un quartiere borghese. Dovevano trovarsi in una zona piuttosto tranquilla, non si respirava la stessa tensione e inquietudine del vicolo poco raccomandabile dove si erano nascosti con il capitano Maguire.
O’ Riley si incamminò lungo il marciapiede, il tedesco lo seguì senza porre domande.  
 
Giunsero davanti a un modesto edificio a due piani, Declan si avvicinò all’entrata principale, bussò alla porta e rimase in attesa.
«Sembra che non ci sia nessuno» sussurrò Hans dopo qualche istante di silenzio.
L’irlandese bussò nuovamente, questa volta in modo più insistente.
Si avvertirono dei rumori all’interno, poterono ben riconoscere l’eco dei passi in avvicinamento.
Finalmente la serratura scattò, dallo spiraglio aperto spuntò il volto cereo e incavato di un giovane alto e smilzo.
Schneider ebbe l’impressione di trovarsi davanti a un fantasma. O’ Riley entrò trascinando con sé il suo compagno.
Il ragazzo dall’aspetto anemico scambiò solo poche frasi con Declan, aveva un forte accento e utilizzava spesso termini in gaelico. Dal suo atteggiamento era evidente che fosse abituato a rapportarsi con i militanti.   
Dopo quel breve dialogo il giovane si limitò a consegnare le chiavi e ad indicare il passaggio per raggiungere le scale.
Al piano superiore i due trovarono un appartamento che sembrava esser rimasto a lungo disabitato. Il nuovo nascondiglio era decisamente meno confortevole rispetto alle precedenti sistemazioni.
Hans terminò il rapido giro di perlustrazione nelle tre stanze e tornò nel piccolo salotto.
«Il ragazzo è un vostro collaboratore?» domandò pur conoscendo già la risposta.
«Nigel si è occupato di nascondere diversi informatori per l’IRA»
Schneider rimase diffidente.   
«Lui conosce la verità sulla mia identità?»
Declan scosse la testa: «no, e probabilmente non gli interessa»
«Davvero? È disposto a rischiare la vita per i repubblicani senza nemmeno sapere il perché?»
«Il suo è un compito discreto e riservato. Inoltre Nigel sa bene che l’IRA ha i suoi segreti e che in certe situazioni le domande sono pericolose»
«È un tipo molto previdente, forse anche troppo…» commentò.
«Possiamo fidarci di lui» lo rassicurò l’irlandese.   
Hans sospirò. 
«Devo confessarti di esser lieto di non esser più sorvegliato dalle guardie del capitano, ma per portare avanti la mia missione devo restare in contatto con il Comando dell’IRA»
«Sono certo che Maguire rispetterà gli accordi»
Schneider aveva dimostrato di essere disposto a fidarsi dei repubblicani, fino a quel momento i suoi alleati erano stati leali e affidabili, ma in quelle condizioni doveva essere pronto a tutto. La situazione in Irlanda si era rivelata ben più complessa del previsto. Non poteva conoscere le mosse dei militanti e il fatto di non aver alcun controllo sull’intera faccenda lo rendeva soltanto succube degli eventi.
In fondo però era consapevole che per rapportarsi con quella realtà doveva fare i conti anche con la precarietà e la clandestinità dell’IRA.
In quel momento Hans ripensò all’Oberleutnant Farnbacher, il quale non era stato soltanto il suo Staffelkapitän [2], ma anche il suo mentore durante il suo periodo di formazione come pilota. In particolare ricordò ciò che il comandante gli aveva detto durante uno dei suoi rimproveri. Come molti dei suoi compagni all’inizio dell’addestramento anch’egli era un giovane avventato ed impulsivo.
 
«La Germania ha bisogno di aviatori che sappiano volare con intelligenza e non di teste calde pronte a farsi abbattere alla prima missione. Si attenga alle regole, quando sarà il momento avrà modo di dimostrare il suo valore»
 
Il tenente poté assodare la veridicità di quelle parole anche per quel che riguardava il suo ruolo come agente dell’Abwehr. Se voleva avere qualche possibilità di salvezza doveva mantenere la mente fredda e i nervi saldi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
 
[1] Partito politico che negli anni ’30 e ’40 fu promotore e sostenitore degli ideali di estrema destra in Irlanda.
 
[2] Comandante di squadriglia.




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