Close To The End

di Kim WinterNight
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Close To The End


 
 
 
 
 
 
Roddy non ne poteva più: quella situazione andava avanti da diverse settimane e lo faceva impazzire.
Ogni volta che lui e Mike, insieme al resto dei loro amici, si ritrovavano al chiosco sulla spiaggia per trascorrere una serata in compagnia, una cameriera molto carina e sfacciata rivolgeva al suo ragazzo attenzioni che lo mandavano in bestia.
Mike, dal canto suo, non le disdegnava e non la scacciava come Roddy avrebbe sperato: le sorrideva e rispondeva alle sue battute quando lei girava tra i tavoli e gli parlava con quella voce squillante e acuta che il tastierista detestava con tutto se stesso.
La ragazza, una mora piccoletta ma con tutte le forme al loro posto, sembrava non aver mai notato che tra lui e Mike c’era una relazione; certo, non erano soliti mostrarsi particolarmente affettuosi quando erano con altre persone, semplicemente perché entrambi concordavano sul fatto di riservare certi contatti tra loro ai momenti di intimità.
E quella sera, nonostante il Fantômas Beach fosse gremito di avventori, la cameriera continuava a ronzare attorno a Mike come se lui fosse il suo fiore da impollinare.
Roddy fremeva di rabbia e faticava a stare fermo al suo posto, stipato su una sedia tra Bill e Trevor. Non riusciva a staccare gli occhi dalla ragazza che si metteva in mostra e ridacchiava civettuola, avrebbe tanto voluto mollarle un ceffone o imprecare contro Mike perché non la allontanava da sé.
La serata andò avanti così e nemmeno le insistenti domande di Bill sul suo umore nero lo aiutarono a cambiare espressione. Il fatto che il cantante lo stesse praticamente ignorando non contribuì a farlo stare meglio, così rimase quasi per tutto il tempo in silenzio finché non si fece quasi l’una e il gruppo decise di lasciare il locale.
«Ciao belli, domani venite? C’è serata, suonano dei tizi…» squittì la cameriera, battendo proprio sulla spalla di Mike.
Roddy si mise in piedi di scatto e si avviò verso l’uscita, incazzato nero. una volta sul marcipiede del lungomare, prese alcuni profondi respiri e attese che il resto del gruppo lo raggiungesse. Da quel punto non poteva scorgere il suo ragazzo e la cameriera, e forse era anche meglio così: non era più sicuro di riuscire a trattenere la rabbia.
Ben presto la comitiva si ritrovò a camminare verso il parcheggio poco distante e Mike gli si affiancò, sfiorandogli il braccio.
Roddy lo guardò storto. «Ah, adesso ti accorgi che esisto?» sibilò.
«Che cazzo ti prende?» replicò il cantante, scrutandolo confuso.
«Niente, figurati!» Il tastierista tenne gli occhi fissi di fronte a sé.
«Oh, voi ci siete?» Bill si mise a fianco a Roddy e lo prese sottobraccio.
«Dove?» chiese Mike.
«Jim stava dicendo che possiamo andare da lui, i suoi non ci sono.»
«Strano!»
«Andate, io me ne torno a casa» tagliò corto Roddy.
«Ma si può sapere cos’hai oggi?» indagò Bill, strattonandolo appena per il braccio.
«Avete invitato anche la cameriera mora che ci provava con lui?» sbottò il biondo, lanciando un’altra occhiataccia a Mike.
Quest’ultimo serrò le labbra in un’espressione contrariata. «Ah, ecco, dovevo immaginarlo. Piantala.»
«Ma che dici? Guarda che quella pollastra aveva occhi solo per me!» si pavoneggiò Bill.
Jim, sentendo quelle parole, lo raggiunse e lo spintonò con una spallata, trascinandolo via da loro. «Col cazzo, me la scopo prima io!»
«Sogna, Jim, sogna…»
«Scommettiamo?»
Roddy smise di prestargli attenzione e sospirò. «È la verità. Da qualche settimana non fa che provocarti, toccarti… e tu non fai niente per mandarla via!»
«Roddy.» Mike pronunciò il suo nome in tono duro. «Stai esagerando.»
«Io? Sono io che sto esagerando? Questa è bella!» Aveva sollevato la voce anche se non avrebbe dovuto – detestava discutere con il suo ragazzo di fronte a tutti, perché i loro amici erano piuttosto impiccioni – e questo attirò l’attenzione di Trevor.
Si fermò e si guardò indietro, lanciando a entrambi un’occhiata interrogativa. «Tutto bene?» domandò.
«Sì, okay? Fatti gli affari tuoi» sbottò il biondo, risultando isterico e indisponente.
Il migliore amico di Mike si strinse nelle spalle e alzò gli occhi al cielo, poi li lasciò perdere e riprese a battibeccare con Trey.
«La pianti?» lo rimproverò Mike, afferrandolo per una spalla e costringendolo a fermarsi.
Si guardarono negli occhi e Roddy avrebbe voluto passarci sopra, lo desiderava con tutto se stesso, ma non ce la faceva più.
«No, perché tu mi ignori sempre e te ne freghi di come mi sento! Quella tipa non fa che mangiarti con gli occhi, vorrebbe farsi scopare da te su un tavolino e…»
«La pianti?» ripeté Mike sempre più insofferente, gli occhi scuri affilati e colmi di una furia poco rassicurante.
Anche la stretta sulla spalla di Roddy si era rafforzata e il tastierista si ritrovò a gemere, sottraendosi a fatica da quel contatto. «Mike…»
«Ti ho detto mille volte che detesto quando fai così. Adesso mi hai rotto il cazzo.»
«Però, scusa, solo tu puoi avanzare pretese, e io? A me chi ci pensa?» sbraitò il biondo in tono risentito.
«Ma lo senti quanto ti lagni e fai la vittima? Patetico, ecco cosa sei.» Il cantante strinse i pugni e una scintilla pericolosa gli attraversò le iridi fiammeggianti.
Roddy fece un passo indietro. «Adesso calmati…» mormorò.
Mike parve rendersi conto di averlo spaventato. Inspirò ed espirò un paio di volte, poi scosse il capo e lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi. «Okay.» Prese un altro profondo respiro. «Finiamola qui.»
«Cosa? M-mi stai lasciando?» Roddy era incredulo e si sentì improvvisamente disperato alla sola idea di perderlo. «No, senti, per favore non…»
«Smettila. Non funziona. Abbiamo due visioni troppo diverse sulle cose, non riusciamo a capirci. È meglio se trovi qualcuno che la pensa come te sull’amore e certe stronzate, io non sono fatte per questo, dovresti saperlo.»
«Venite o no?» La voce di Bill li raggiunse ed entrambi gli lanciarono un’occhiata.
Mike annuì. «Arrivo!»
Roddy prese a fissare le punte delle proprie scarpe e non sollevò il capo finché non si rese conto che il cantante se n’era andato.
Era l’ennesima volta che gli faceva una scenata di gelosia, incapace di controllarsi e di fidarsi ciecamente di lui, e stavolta sembrava aver rovinato veramente tutto.
Nessuno si accorse di cosa fosse successo tra lui e Mike né della sua assenza.
Roddy quella notte usò gli ultimi soldi che gli erano rimasti per pagare il taxi che lo riportò a casa.
 
 
«Hai esagerato, lo sai com’è fatto. Cazzo, amico, perché non ti fidi di lui? Okay, è vero che è particolare, ma stravede per te!»
Roddy la mattina seguente aveva convocato urgentemente Puffy e Bill a casa sua, ma i due – reduci dalla notte insonne trascorsa da Jim – lo avevano raggiunto soltanto nel tardo pomeriggio.
Aveva spiegato cosa fosse successo, trattenendo a stento le lacrime, e loro lo avevano ascoltato con l’espressione stanca.
Poi Bill aveva parlato e Puffy, trovandosi d’accordo con il bassista, aveva annuito.
«Ma non me lo dimostra…» Roddy sospirò e si rannicchiò meglio sul divano, la testa abbandonata contro la spalla del batterista. Quest’ultimo teneva un braccio attorno alla sua schiena, tentando così di confortarlo.
Bill sedeva con le gambe incrociate sul tappeto di fronte a loro e sgranocchiava delle patatine. «Non è vero! Non ti tradirebbe mai, quella tipa nemmeno la vede!» Fece una pausa e mangiucchiò un’altra generosa porzione di snack salati. «E poi lei vuole me, è evidente!» esclamò, battendosi sull’ampio petto fasciato in una t-shirt bianca.
Puffy e Roddy lo fissarono sconcertati.
«Sì, insomma, sicuramente Patton non la ricambia. Ma che cazzo di seghe mentali di fai?»
«Non lo so, sta di fatto che mi ha lasciato» esalò il tastierista.
«Ha fatto bene, quando ti ci metti sei un rompicoglioni assurdo» commentò il batterista.
«Grazie, eh!»
«Così non lo aiuti» lo rimbeccò Bill.
«Invece sì, bisogna dirgli la verità, scusa!»
«Dai, basta, smettetela… mi sento una merda» mormorò Roddy, rendendosi conto che l’aveva combinata grossa e che non aveva idea di come porre rimedio. «Come faccio a riconquistarlo?»
Bill sbuffò. «Bella domanda! Oh, comunque, io non capisco cosa ci trovi in Patton… trovatene uno più normale!»
«Lo amo» disse soltanto.
Puffy gli scompigliò i capelli. «Che tenero!» esclamò.
«Sì, davvero commovente!» Il tono di Bill era pungente e ironico come al solito. «Che cazzo ne so, potresti…» Rise. «Fargli una serenata?»
Roddy ci rifletté su per un attimo, poi si scostò dalla spalla del batterista e incrociò le braccia al petto.
«In fondo gli dimostreresti che non ti vergogni di quello che provi, no? Anche perché cantare di fronte a un talento come lui sarebbe imbarazzante per chiunque. Tranne per me, ovviamente» proseguì Bill, infilando nuovamente in bocca qualche patatina.
«Beh…»
«È un’idea di merda, ragazzi» intervenne Puffy. «Mike detesta i gesti teatrali e le persone che attirano l’attenzione sui suoi affari personali.»
Roddy ghignò e annuì. «Lo so, infatti a questo ho già pensato.» Poi si mise in piedi, mentre il suo cervello già lavorava per organizzare ogni cosa al meglio. «Sei un genio, te l’hanno mai detto?»
Bill lo guardò dal basso e sorrise malizioso. «Ogni giorno.»
Puffy si batté una mano sulla fronte. «Ma seriamente lo farai?»
Roddy si voltò a incrociare i suoi occhi scuri. «Certo, farò qualsiasi cosa per tornare con lui. Oggi ho provato a scrivergli e a chiamarlo mille volte, ma non mi ha mai risposto. Non voglio perderlo.»
«Ma ti rendi conto che dovrai cambiare atteggiamento? Cioè, non ha senso chiedergli scusa, tornare con lui e domani ricominciare a rompergli i coglioni per ogni cosa» replicò il batterista con ovvietà.
Il biondo andò a recuperare il cellulare che aveva abbandonato in cucina, poi tornò ad accomodarsi accanto a Puffy. «Lo so» disse, armeggiando rapidamente con l’apparecchio.
«E adesso che fai? Non vorrai mica richiamarlo!»
«No, Billy, tranquillo. Scrivo a Trevor.»
«Cosa?!» Puffy aggrottò la fronte. «Perché?»
«Poi vi spiego…»
Bassista e batterista si scambiarono occhiate confuse, ma Roddy li ignorò e finì di digitare il messaggio da inviare al migliore amico di Mike.
Aveva assoluto bisogno di vedere lui e Trey.
 
 
Quei due ragazzi erano amici di Mike, Roddy li aveva conosciuti dopo aver cominciato a uscire con il cantante.
Erano simpatici, anche se entrambi bizzarri e particolari.
In quel momento, seduti al tavolino di un bar poco distante da casa del tastierista, lo osservavano straniti. Loro tre non erano mai usciti da soli, ed effettivamente Trey e Trevor erano rimasti sorpresi quando Roddy aveva chiesto loro di vedersi.
«Ragazzi, sentite… non so se Mike ve l’ha detto, ma l’altro giorno abbiamo litigato. Mi ha lasciato, non mi risponde e io sto impazzendo.»
Trey lo osservò enigmatico, sorseggiando la sua birra. «Mmh, interessante…»
«Mike non parla di certe cose con noi» disse Trevor, passandosi una mano tra i capelli mossi.
«Ah, no?»
«No. Con nessuno, in realtà. Sono affari suoi.»
«Anche se io sono curioso» aggiunse Trey con un ghigno divertito stampato in viso.
«Certo, capisco» borbottò Roddy. «Volevo farmi perdonare, cantargli qualcosa…»
Trey rise forte. «Chi, tu? Ma dai!»
«Non so se lo apprezzerebbe, amico» spiegò Trevor, guardandolo con aria dispiaciuta.
«Sentite, non voglio fare le cose in grande o attirare l’attenzione. Ecco perché mi serve il vostro aiuto: dovreste portarlo in un posto che vi dirò, attirandolo con una scusa.»
«Patton non ci casca, non è tanto stupido» chiarì Trey, stringendosi nelle spalle e pescando qualche salatino da una ciotola posta al centro del tavolino.
«Però voi siete suoi amici, di voi si fida… se gli dite che deve aiutarvi a fare qualcosa, non so…»
«E cosa?» chiese Trevor, appoggiandosi meglio allo schienale della sedia in plastica.
«E io che ne so?» Roddy sospirò esasperato, non sapendo se avesse fatto bene a rivolgersi a quei due, dato che non sembravano particolarmente disposti ad aiutarlo.
«Mmh…» Trey si prese il mento tra indice e pollice della mano destra e lo tormentò per un attimo. «Potrei chiedergli se viene con me dal mio pusher.»
«Secondo te accetta?» lo interrogò Trevor.
«Gli diciamo che prima di andare al chiosco dobbiamo passare a prendere un po’ d’erba, non farà storie» lo rassicurò Trey, poi cercò gli occhi di Roddy e sorrise. «Vogliamo aiutare o no questo piccolo disperato?»
«Vacci piano, non sono disperato!» ribatté il tastierista, lasciandosi sfuggire una risata. «Okay, solo un po’, ma…»
«Dai, non fare tante storie! Ti voglio in forma la prossima volta che andremo a importunare qualche artista emergente che soffre di calvizie!» esclamò Trey, strizzandogli l’occhio.
«Non mi ricordare quella faccenda, cazzo, sto ancora male dal ridere!»
«Peccato che me la sono persa» commentò Trevor in tono divertito.
«La prossima volta ti portiamo con noi, Trev, fidati.» Trey gli batté sulla spalla, poi si frugò in tasca e recuperò un pacchetto di sigarette. «Volete?»
«No, grazie» rifiutò Trevor.
«Io sì» accettò Roddy, sperando che una stecca di tabacco lo aiutasse a rilassarsi un po’.
Trey gli porse accendino e sigarette dopo aver acceso la sua, prese un tiro e disse: «Dicci dove vuoi che lo lasciamo».
«Sulla spiaggia.»
«Sul serio? Sarà pieno di gente, Mike non apprezzerà.» Trevor sgranò appena gli occhi con fare dubbioso.
Roddy sorrise e annuì. «Fidatevi di me, conosco un posticino perfetto.»
«E quindi gli fai una serenata?» indagò Trey, affilando lo sguardo.
Roddy confermò con un cenno del capo.
«Almeno noi possiamo assistere, vero?»
«Col cazzo, Spruence!»
Trevor ridacchiò. «Arrenditi, sono molto riservati, non ci vogliono tra le palle.»
«Che peccato!» Trey prese un altro tiro dalla sua sigaretta, poi tese la mano a Roddy. «Affare fatto.»
Il tastierista gliela strinse e si sentì un po’ più tranquillo, anche se non era affatto certo che sarebbe riuscito a farsi perdonare tanto facilmente da Mike.
Aveva decisamente esagerato – non soltanto due sere prima, ma tante volte nei mesi precedenti – e sperava che non fosse già troppo tardi per rimediare.
 
 
Roddy non sapeva suonare la chitarra e non aveva pensato che non avrebbe potuto portare la tastiera in spiaggia.
Più il tempo passava, più si rendeva conto di aver sbagliato a scegliere quel luogo per incontrare Mike – ed era stata stupida anche l’idea della serenata come espediente per farsi perdonare. L’unica cosa che poteva fare era accendere la cassa Bluetooth, collegarci il cellulare e mandare la base della canzone che voleva cantargli presa da YouTube, sperando che non si bloccasse e che ci fosse abbastanza segnale.
Si sentiva talmente idiota e imbarazzato che più volte fu sul punto di buttarsi in acqua e nuotare lontano da quel piccolo angolo di paradiso; poi ci ripensava, ricordava i bei momenti condivisi con Mike e si rendeva conto che non era pronto a lasciarli andare via.
Seduto su un telo da mare, sentiva le mani sudare e il cuore battere a mille, mentre teneva strategicamente d’occhio il lungomare per controllare chiunque passasse di lì.
Trascorse quasi mezzora prima che avvistasse Mike e Trey avanzare nella sua direzione. Non poteva sentire cosa si dicevano, ma notò che il cantante era seccato – forse aveva già capito tutto e ce l’aveva con l’amico per essersi lasciato coinvolgere in una simile stronzata.
Roddy era sempre più ansioso e controllò che tutti i collegamenti fossero riusciti. Sperò che YouTube non gli propinasse qualche annuncio indesiderato e che internet non lo abbandonasse proprio quando ne aveva più bisogno.
Aveva provato e riprovato la canzone, ma temeva di dimenticare il testo; non era un cantante sicuro di sé come il suo Mike, in realtà sbagliava fin troppo anche quando suonava il proprio strumento.
Il suo Mike.
Non era nemmeno certo che potesse definirlo ancora tale, ma ci sperava con tutto il cuore.
Sussultò quando vide il moro avvicinarsi a passo spedito, mentre alle sue spalle Trey scuoteva il capo e se ne andava.
«Cosa cazzo hai intenzione di fare?» sbraitò, ancora distante diversi metri.
Roddy non replicò e smise di porsi problemi, perché sentiva che altrimenti sarebbe stato troppo tardi e lo avrebbe perso definitivamente.
Fece partire la base e ringraziò mentalmente chiunque lo stesse aiutando a mantenere la connessione stabile in quel momento.
Si mise in piedi e chiuse gli occhi, si vergognava troppo per tenere lo sguardo su Mike.
Cominciò a cantare con voce tremante.
 
When you're close to tears remember
Someday it'll all be over
One day we're gonna get so high
Though it's darker than December
What's ahead is a different colour
One day we're gonna get so high
 
Sentiva il viso andargli a fuoco parola dopo parola, ma proseguì comunque e tentò di non stonare troppo. Cantare gli piaceva, ma non era decisamente il suo mestiere, la cosa in cui eccelleva – ma Roddy non era certo che esistesse un campo in cui eccellesse, tranne nel rovinare le cose più belle che gli capitavano nella vita.
 
And at the end of the day remember the days
When we were close to the end
And wonder how we made it through the night
At the end of the day
Remember the way
We stayed so close to the end
We'll remember it was me and you
 
La voce gli si spezzò, ma non si arrestò: Mike più volte gli aveva lanciato dei messaggi tramite i testi delle canzoni che suonavano con i Freaky Pigs e lui stava cercando di fare lo stesso.
Anche se rispetto a lui si sentiva una vera e propria frana.
Si lanciò a capofitto nel ritornello e non ebbe il coraggio di sbirciare tra le palpebre per assicurarsi che Mike non se ne fosse andato.
 
Cause we are gonna be
Forever, you and me
You will
Always keep me flying high in the sky
Of love
 
Fu in quel momento che non riuscì più a cantare, un nodo in gola glielo impedì e lo costrinse a tacere.
Si sentiva profondamente a disagio mentre la base continuava a fuoriuscire dalla cassa Bluetooth.
Roddy aprì gli occhi: Mike era ancora lì, in piedi di fronte a lui, le braccia incrociate sul petto e un’espressione indecifrabile dipinta in viso.
Il tastierista avvampò ancora più di prima e si chinò a fermare la musica, rimanendo inginocchiato sul telo da mare. Tenne lo sguardo sullo schermo del cellulare, poi lo spostò sulle proprie cosce lasciate scoperte dai pantaloncini neri e aderenti che Mike tanto adorava.
Sentiva i lunghi capelli biondi appiccicati al collo sudato – li aveva lasciati sciolti per lui, anche se in estate li teneva sempre legati – e il cuore martellargli nelle orecchie.
Avvertì Mike muoversi, ma non sollevò il capo.
Poi il cantante si inginocchiò accanto a lui e gli si affiancò, seguendo il suo sguardo. «Cosa stai fissando?» domandò, la voce calma e profonda ad accarezzargli i timpani.
«Niente, è che…»
«Dai, guardami.» Mike fece scorrere le dita sulla sua guancia e le infilò tra le ciocche bionde, scostandole appena dal collo.
Roddy si voltò timidamente a sbirciare nella sua direzione e tacque per qualche secondo. «Volevo solo… chiederti scusa, lo so che ho esagerato, ma…»
«Non ti fidi di me? Io mi fido di te.»
«Anche io, Mike, te lo giuro!» Roddy sospirò frustrato. «Il problema sono io, sono sempre insicuro e penso che sia pieno di persone migliori di me…»
Mike sorrise appena e gli grattò piano la cute tra i capelli. «Certo che esistono persone migliori di te. E anche di me. Ma questo non significa che a me interessi, capisci?»
«Ma quella ragazza è così…»
«Ascolta.» Il cantante portò l’altra mano a stringere la sua. «A me piace stare con te, non me ne frega un cazzo di quella tizia. Ma chi se la ricorda poi?»
«Lo so, l’ho capito, ma l’altro giorno io…»
«Sei così sempre, non va bene. Devi fidarti di me, bambolina, mmh?»
Roddy si sentì morire: l’aveva chiamato in quel modo che riservava solo a lui, quel nomignolo era qualcosa di loro, li rendeva complici e gli faceva capire che non era finita.
«Sì» esalò Roddy.
«E anche io faccio stronzate, quindi…»
«Tipo?»
Mike distolse lo sguardo e sorrise. «Beh, quando ti ignoro o non mi accorgo che c’è qualcosa che non va. Non è bello, immagino.»
«Per niente.»
Tornarono a guardarsi negli occhi.
Roddy ridacchiò. «Allora mi perdoni?»
«Sarei tentato di non farlo solo per la canzone del cazzo che mi hai cantato!» esclamò il moro, attirandolo a sé per abbracciarlo forte.
«Non per come l’ho cantata?» mormorò il biondo sulle sue labbra.
«Sei stato bravo. Altrimenti non ti permetterei mai di fare i cori nella band» lo prese in giro, immergendo entrambe le mani tra i suoi capelli e tirandoli piano all’indietro.
Si impossessò della sua bocca e Roddy glielo permise perché non desiderava altro da più di quarantotto ore.
Aveva rischiato di perderlo per sempre e si era sentito smarrito e disperato, ma finalmente era nuovamente tra le braccia del ragazzo che amava follemente e non poteva chiedere di meglio.
Fece stendere Mike supino e gli si sdraiò sopra, continuando a baciarlo e ad accarezzarlo.
Si scostarono per un istante e rimasero a fissarsi e a sorridersi.
«Non ti volevo davvero lasciare» ammise Mike, percorrendo con la mano sinistra la sua schiena e tenendo la destra tra le sue ciocche bionde.
Roddy ghignò divertito. «L’avevo capito» replicò.
«Davvero?» Mike sgranò appena gli occhi.
«No, ma ci speravo» ammise il tastierista.
L’altro sbuffò e se lo strinse più forte addosso.
Rimasero abbracciati a lungo, circondati dalla spiaggia deserta e con la luna che vegliava sul loro legame che a Roddy sembrava più solido che mai.
Aveva davvero l’impressione che lui e Mike sarebbero rimasti insieme per sempre.
 
 
 
 
 
 
♥ ♥ ♥
 
Ooooh, volevo scrivere questa storia nel FreakyPigs!AU da mesi, sul serio! *_____*
È praticamente la prima volta che scrivo una storia in terza persona dal solo punto di vista di Roddy in questa serie, volevo sperimentare la cosa e devo ammettere che, però, nel FreakyPigs!AU preferisco sempre la narrazione in prima persona ^^
Ma a parte questo – che a voi sicuramente nemmeno interessa XD – che posso dirvi, se non che Roddy dannatamente geloso me lo sono immaginato fin troppo bene?
E ovviamente, trovandoci di fronte a un gruppo di sfigati qualsiasi, come poteva porre rimedio il nostro tastierista preferito, se non facendo una blanda serenata al suo uomo? XD
E non sapendo suonare una chitarra, ha ben pensato (?) di usare la cassa Bluetooth ahahahahahahahah!
Volevo inoltre dare un po’ di spazio anche all’amicizia, visto che ho inserito delle scenette del Magic Trio Roddy/Billy/Puffy e del (non proprio) Magic Trio dei ragazzacci di Eureka, Mike/Trevor/Trey XD
E niente, mi sono davvero divertita un casino a far sguazzare Roddy nell’incertezza, perché insomma, doveva capire che stava decisamente esagerando!
E Mike non era veramente arrabbiato, in fondo non può proprio rinunciare a lui :P
La canzone interpretata da Roddy, di cui ho inserito degli stralci di testo, è High dei Lighthouse Family, un brano pop di fine anni Novanta che mi sembrava abbastanza discutibile/adattabile al timbro vocale del nostro tastierista!
Vi lascio il link per ascoltarlo:
Lighthouse Family – High
Anche il titolo della storia è tratto dal testo del suddetto brano!
E niente, spero vi sia piaciuta ^^
Grazie a chiunque sia giunto fin qui e alla prossima ♥




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