Oltre L'Orizzonte

di EleAB98
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Capitolo III – Non desiderare tutto il desiderabile
 
Martedì
 

La giornata di ieri era stata estenuante, per certi versi incredibilmente assurda. Non riuscivo davvero a capacitarmi di come fosse stato possibile imbattermi di nuovo in quella ribelle, scura e folta chioma femminile, quasi rassomigliai Megan Rossi a una sottospecie di Fantasma dell'Opera il cui scopo, nella vita, sarebbe stato semplicemente uno: darmi un continuo, totale tormento. Ancora una volta, osservai la mia immagine riflessa sullo specchio della camera da letto. Annodarmi la cravatta era sempre stata una delle mie occupazioni preferite, ma quella mattina... avrei di gran lunga preferito aggirarmi per casa in ciabatte e mutande, mettere su un disco hard rock a tutto volume per poi bearmi di un'ingannevole e meschina tranquillità che, pur non rappresentando un vero e proprio analgesico contro le turbe mentali che negli ultimi due giorni mi avevano colpito, avrebbe comunque potuto salvarmi dal ripensare...

Imprecando mentalmente, scagliai la cravatta Regimental sul pavimento. Per quel giorno vi avrei rinunciato. Mi gettai sul letto. Il ricordo di quella Megan mi annientava, mi rendeva stranamente vulnerabile. Ritrovarmela in mezzo ai piedi in quel momento, a due passi dallo squallido – e mancato – rapporto intimo con la mia segretaria di fiducia, la trentacinquenne Melanie Carter, aveva scosso in me una caterva di sensazioni contrastanti. Il destino me l'aveva fatta incrociare un'altra volta. E io, per la ventordicesima volta, mi ero chiesto chi diamine fosse.

Chiusi gli occhi e uscii dalla camera. Non vedevo un accidente. Rimanermene in piedi, inerme, sulla spirale del tenebroso corridoio che conduceva alle altre stanze della casa, non era affatto un'abitudine. Avevo zilioni di manie, ma di certo sostare nel bel mezzo di un passaggio che mi premuravo di lasciare sempre al buio non rientrava fra quelle. In un momento, la sua immagine mi apparve come fosse incorniciata all'interno di un meraviglioso quadro dai contorni argentei. Tubino nero condito di un sensuale, provocante spacco laterale, labbra lucide, laccate di un lipstick dalle tinte rossastre. Sguardo sornione, due profondi zaffiri che mi scrutavano fin dentro l'anima. 

Di colpo, mi scoprii ansimante. E certamente, quel mio improvviso ansimare non poteva essere un chiaro sintomo correlato all'eccitazione, benché... dopo aver formulato un tal nobile pensiero, mi ritrovai a scrutare per un attimo la patta dei miei pantaloni. Sorprendentemente scoprii che, almeno in parte, la mia mente mi aveva tradito. La mia erezione premeva per uscire e io non riuscivo ancora a credere, né tollerare, che stessi provando un sentimento di pura emozione – un'emozione, tra l'altro, sconvolgente –, mista al desiderio che l'immagine di Megan mi aveva scatenato. 

Cercai invano di calmarmi. Il mio cuore batteva fortissimo, da tempo immemore non percepivo in me una simile reazione, tralasciando quella corporea che, invece, prendeva ad affievolirsi. Ben presto, un terribile ricordo prese il sopravvento su tutto il resto, quasi mi sembrò di risentire la mia voce, di rivedere l'angosciante disperazione impressa sul mio viso nello specifico momento in cui... 

Sbattei il pugno sul muro. Non dovevo completare quella frase. Non dovevo.

Dopo qualche minuto, tornai completamente in me stesso e ripresi a muovermi, quindi raccattai le chiavi della macchina. Cosa caspita c'entrava quella Megan? – borbottai, uscendo di casa.

Fino a ieri mattina, mi preoccupavo del fatto che non avessi concluso al meglio un rapporto sessuale, mentre ora... non riuscivo a non pensare a quella donna. Alle sue gambe, alla sua voce, al suo magnifico corpo. Al suo sorriso sarcastico e dolce allo stesso tempo. Al suo essere così determinata e misteriosa. 

Inarcai le sopracciglia. L'ultima volta che mi ero soffermato su dettagli non riguardanti il mero aspetto estetico di una donna era stato anni e anni fa.

Per quale assurdo motivo avrei dovuto considerare quella Megan diversa da tutte le altre donne che avevo conosciuto?

Il mio volto si contrasse in una smorfia. La mattinata di ieri mi aveva riservato diverse sorprese. Il matrimonio di Christian, la mia scottante rivelazione – che mai e poi mai avrei pensato di condividere con qualcuno –, l'arrivo di Megan Rossi. Poco prima che Christian levasse le tende, la mia segretaria aveva fatto irruzione nel mio studio accompagnando alla sua solare espressione un sorriso malandrino. I suoi occhi color caramello, testimoni di una fervida sete dal significato limpido e cristallino, avevano spinto il mio amico a lasciarci in balia dei nostri istinti più reconditi. Con un'occhiata d'intesa, Melanie si era avvicinata immediatamente al sottoscritto. Il suo abbigliamento succinto lasciava sempre intravedere i particolari più seducenti di quel corpo che avevo sfiorato, saggiato e lambito almeno... millemila volte. Sapevo di essere un dongiovanni senza speranza, sapevo di essere un debole. Sapevo di essere uno stronzo. Ma, d'altro canto, non ero certo l'unico. Tutti gli uomini di questo mondo sono stati scientificamente programmati per innamorarsi di tutte e di nessuna. Siamo stati progettati per amare la donna di turno e altresì per tradirla alla prima occasione. L'inaffidabilità è il nostro marchio di fabbrica, l'imperfezione ci plasma fin dalla nascita.

«Finalmente, posso averti tutto per me...»

Le suadenti parole di Melanie avevano, al solito, acceso un solo, specifico interruttore. Non avevamo una relazione, il sesso occasionale del lunedì mattina era l'unico, sommo ideale che ci accomunava. Anche stavolta, volevo testare il mio prestigio, la mia virilità. Volevo assolutamente eliminare quanto successo con Summer al fine di rimpiazzare quel triste episodio con un altro ben più piacevole. Ma proprio quando mi avventai sulla sua bocca, prendendo a sbottonarle con foga la camicetta bianca tastandole l seno, il fondoschiena e le gambe, il mio sporco proposito venne interrotto da un altro, deciso colpo alla porta. 

Quando Megan entrò nel mio ufficio, il mio sorriso malizioso venne rimpiazzato da un'espressione di puro sconcerto. Quella donna aveva compreso nell'immediato quanto stava per accadere tra me e Melanie. In quel frangente, giurai addirittura che avesse stentato dal trattenere una risatina, mentre io... io avevo il viso completamente in fiamme per l'imbarazzo e la mia fidata assistente non era da meno. Un solo, appassionato bacio ci aveva quasi condotto alla deriva, ma la mia eccitazione sparì in un lampo nel momento in cui Megan fece irruzione nel mio covo.

Fu proprio in quell'istante che tutto, ma proprio tutto, cambiò di prospettiva. E non solo.

Perché quella Megan Rossi non era affatto un'apprendista, anzi. Anche lei era una giornalista affermata, caparbia e decisa. Anche lei mi avrebbe dato del filo da torcere.





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