So close, but so far

di InvisibleWoman
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Si tirò le coperte sopra le orecchie, nascondendosi come i bambini che credono di non essere visti solo perché non vedono loro. Tirò un grosso sospiro dopo aver sentito la voce di Stefania correre in camera per svegliarla, come faceva quasi ogni mattina.
“Arrivo, arrivo” borbottò Irene, scostando le lenzuola e facendo capolino con la testa tutta spettinata. 
“Nottataccia?” domandò Stefania con un sorriso divertito, mentre Irene si rimetteva seduta, cercando con i piedi le pantofole. La sua amica non aveva idea di quello che le passasse per la mente. Nessuno lo sapeva. Forse in fondo nemmeno lei. Era convinta di fare la scelta giusta allontanandosi da Rocco e spingendolo tra le braccia di Maria. Ma allora perché faceva così male? Stava soffocando quei sentimenti, non dandogli nemmeno un nome. Se fingeva che non esistessero, prima o poi sarebbero spariti per davvero, no? Bastava solo sforzarsi un altro po’.
Si cambiò e andò a fare colazione, mentre Stefania, come quasi ogni mattina, sfogliava una rivista di gossip. Maria entrò in cucina con l’aria raggiante di chi aveva finalmente trovato il proprio posto nel mondo. Accanto a lui. Irene abbassò lo sguardo sulla propria tazza di caffelatte. Maria le venne alle spalle e l’abbracciò, soffocandola coi suoi ricci sciolti e ribelli che profumavano ancora della colonia di Rocco. 
“Grazie, grazie, grazie” esclamò lei al settimo cielo, gettandole le braccia al collo. Era stata Irene, in fondo, a fare da Cupido tra loro due. Erano bastati i suoi consigli il giorno prima per risolvere una questione in stallo da mesi. 
“Prima mi baci, poi vuoi conoscermi... Rocco, è chiaro che preferisci lei” gli aveva detto ventiquattro ore prima. Lui aveva sollevato lo sguardo verso Maria, l’aveva guardata con aria sognante. E non aveva negato. Il cuore di Irene si era sgretolato in tanti piccoli pezzettini mentre fingeva che non le interessasse e lo invitava a raggiungerla. Agli occhi di tutti, a lei non importava più nulla di Rocco. Era felice di essersi lasciata quella parentesi alle spalle e, per dimostrarlo, più a se stessa che agli altri, doveva spingerlo il più lontano possibile da lei. Verso la ragazza che aveva visto come una rivale fin da quando aveva messo piede a Milano. 
“Te l’avevo detto che avrebbe funzionato” rispose Irene con l’aria trionfante di chi era riuscita nel proprio intento. Adesso sì che lo avrebbe tenuto a distanza. Non doveva più preoccuparsi che Rocco provasse a baciarla, che la invitasse a uscire un’altra volta. Non doveva più sopportare i suoi occhi scuri che la guardavano come se fosse l’unica cosa che desiderasse. Non doveva più rischiare di mettere in gioco il proprio cuore. Già, era proprio una ragazza fortunata. Tutto stava andando secondo i piani. E nessuno dubitava di nulla. Se l’avesse ripetuto abbastanza, forse un giorno sarebbe diventato realtà. 
In quel momento qualcuno bussò alla porta. Irene tornò a fissare lo sguardo sul biscotto che ormai si era quasi del tutto sgretolato, immerso nella sua tazza fumante. Maria si sistemò i capelli e andò ad aprire, certa di sapere chi vi avrebbe trovato dall’altro lato. Lo sapeva anche Irene.
“Marì” esordì lui con un enorme sorriso. “Non sei pronta? Sto andando al lavoro, magari potevamo fare la strada insieme” disse lui, rimanendo sull’uscio. Irene per fortuna non poteva ancora vederlo, la porta lo copriva del tutto. Maria, però, lo invitò a entrare e fare colazione insieme a loro. 
“Devo ancora finire di prepararmi” si giustificò, sgattaiolando nella sua stanza con il passo felice di chi camminava a tre palmi dal pavimento. 
“Irene” la salutò lui, una volta entrato in cucina. Lei rispose semplicemente con un cenno, sentendosi morire dentro per il modo in cui si era rivolto a lei. Adesso la chiamava col suo nome per intero? Da che ricordava era sempre stata ‘Irè’ per lui. Almeno da quando avevano raggiunto un certo livello di confidenza. Quello che era successo, però, aveva messo un muro tra di loro. Si sentiva a disagio in sua presenza, soprattutto per via del segreto che entrambi nascondevano a Maria. Forse era meglio così. Sarebbe stato più facile fingere che non provasse nulla.
“Come… come stai?” domandò Rocco titubante. Anche lui a disagio, cercava di fare conversazione. Non sapeva come comportarsi con Irene. Non era bravo a gestire questioni tanto private e personali. Sapeva quello che aveva provato la settimana prima con Irene. La voglia che l’aveva spinto a prenderla con forza tra le braccia a baciarla. Ma lei continuava a negarsi, inventare scuse per non uscire insieme. Si era sentito piccolo. Irene non era interessata a lui, e lo aveva dimostrato prima, esattamente come stava facendo in quel momento. Era stata lei a spingerlo tra le braccia di Maria. Sua zia li aveva visti la sera prima ed era al settimo cielo. L’aveva rivelato a colazione davanti a tutti. Suo zio Giuseppe si era congratulato con lui, Salvo aveva fatto lo stesso, nascondendo ai suoi genitori quello che Rocco gli aveva raccontato di Irene. Quella mattina a tavola Rocco si era sentito apprezzato, parte di qualcosa. Era sempre stato insicuro e titubante. Suo padre lo aveva sempre fatto sentire così. Lo aveva sempre sminuito, gli aveva fatto credere di non valere niente. Irene negli ultimi giorni aveva fatto lo stesso. Si era giustificata dicendo che lo faceva per Maria, ma lui sapeva che non era l’unico motivo. Si vergognava a farsi vedere in giro con un magazziniere. Si vergognava di lui. Maria non lo avrebbe mai fatto sentire in quel modo. Maria era proprio come lui, condivideva le sue stesse umili origini e non aveva grilli per la testa. Aveva già commesso una volta l’errore di puntare troppo in alto. Marina non era al suo livello, proprio come Irene. Entrambe non si sarebbero mai accontentate di una vita semplice, di un matrimonio e dei figli. Non avrebbero sposato di certo un magazziniere.
“Bene, grazie” rispose Irene asettica. Un sorriso sul volto come se nulla fosse mai accaduto e non si fossero mai tenuti stretti tra le braccia. Sembrava una vita fa, eppure era passato solo qualche giorno.
“Eccomi, andiamo?” aveva detto Maria con tono allegro, mentre lo prendeva sottobraccio. 
Rocco la guardò un’ultima volta, prima di spostare lo sguardo su Maria e accennare un sorriso. 
“La colazione la facciamo in caffetteria, va” propose e lei accettò, al contrario di quanto aveva fatto Irene la settimana prima. Non si stava accontentando. Non stava usando Maria. Rocco non ne era capace. Si stava solo facendo convincere dagli altri che Maria fosse la scelta più giusta per lui. E che ne sapeva lui per dubitarne?





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