Piccole parole che non hanno più importanza

di Midnight Sunflower
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Nota di contesto: la storia è ambientata alla fine di Infinity War.


Qualcosa nell’aria
{May Parker}


Qualcosa nell’aria spinge May a fermarsi all’improvviso sul ciglio del marciapiede.

Inizia a rovistare nella borsa alla ricerca dello smartphone, tocca alla cieca gli oggetti sul fondo e nei taschini. Non si cura delle occhiate dei passanti che sfrecciano di fianco a lei. Non appena sfiora con i polpastrelli la fredda e liscia superficie dello schermo touchscreen, lascia sfuggire dalle labbra un impercettibile sbuffo. Si accomoda su una panchina poco distante per comporre il numero, accavalla le gambe e prova a riprendere fiato.

Attraverso l’auricolare sente il segnale acustico dell’avvio di chiamata e resta in attesa.

Dopo il primo squillo, un piccolo brivido saetta sul suo collo.
Spera che Peter si trovi in un luogo sicuro. Lontano dai guai.

Dopo il secondo, uno sgradevole sapore le invade la bocca. La paura è risalita dallo stomaco irritando la gola.
Prega che il suo nipotino stia bene e che torni a casa tutto intero.

Dopo il terzo, una morsa ferrea le attorciglia le viscere.
May si impone di non pensare al peggio. Non è mai stata una persona particolarmente apprensiva (non più del normale, le faceva sempre notare con un sorriso sornione suo marito ) e in quel momento deve restare lucida.

Al quarto squillo senza risposta una vocina petulante inizia a cantilenare nelle sua testa (“Peter non risponde. Peter è nei guai. Peter non tornerà a casa come Ben.”), ma May non ha il tempo di intimarle di star zitta o di reagire in alcun modo.

Qualcosa nell’aria la trascina via con sé.




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