Le cicatrici d'oro

di Valetomlavy
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“Non è rotto” le diagnosticò girandole il braccio con estrema cura da una parte all’altra.
“Certo che no, idiota!” Akane liberò l’arto dalle sue mani “Altrimenti non potrei muoverlo!”
“Dannazione perché devi farti sempre male! Non capisci che mi preoccupo?”mormorò sottovoce più a se stesso che a lei, digrignando i denti mentre le afferrava il viso e lo muoveva in tutte le direzioni per verificare ulteriori danni.
Era una verità segreta per lui: ogni volta che vedeva Akane ferita, si sentiva come l’uomo più inutile dell’universo.
“Lasciami andare, Ranma” disse frettolosamente la ragazza alzandosi dal prato così velocemente che per poco non ricadde per terra a causa di un capogiro.
“Vedi, non stai bene!” Esclamò visibilmente preoccupato il ragazzo. “Andiamo dal dottor Tofu “ e, senza nemmeno aspettare la risposta, la prese in braccio e saltarono di tetto in tetto.
“Ranma, mi lasci almeno camminare?” 
“No.”
“E perché no?”
“Non voglio.”
“Ma perché?”
“Mi piace portarti in braccio, non lo hai mai notato?” Sussurrò arrossendo all’improvviso. La loro complicità in certe questioni lo rendeva più impulsivo e spesso anche inconsapevole delle proprie parole.
“Poi, goffa come sei, potresti farti ancora più male” aggiunse con più convinzione, fiero di aver (mal) celato il suo imbarazzo.
“Stupido!” Disse Akane quasi per abitudine, mentre però entrava nell’ambulatorio con un sorriso conciliante.
“Non capisco perché, quando siamo dal dottore, deve essere sempre così carina e gentile” pensò Ranma irritato.
Nonostante fossero passati anni dalla cotta della ragazza per il bel dottorino, quando Akane era sottoposta all’attenzione delle sue cure amorevoli, lui sentiva un turbine di emozioni: preoccupazione verso di lei, gratitudine verso di lui e gelosia verso entrambi.

*** 
“Baka!”
“Maschiaccio!”
“Sono a casaaaaaaa! “
“Sì, come se Kasumi non ti avesse sentito, cornacchia!”
“Cornacchia a chi? Non parlarmi più, stupido!”
Akane salì di corsa in camera sua e Ranma andò spedito verso la cucina.
“Cos’è successo questa volta Ranma? Ancora le tue altre fidanzate?”
“Sì, le hanno fatto male ad un braccio in un attacco doppio… io… non ero… e poi be’… lei non mi ha avvisato! Come sempre è una stupida!”
“Oh cielo, e come sta? Siete andati dal dottor Tofu?” chiese, visibilmente preoccupata, la sorella maggiore.
“Certo! L’ho subito accompagnata lì. Il dottore dice che non è nulla di grave e deve solo stare a riposo un paio di giorni”
“Meno male, povera Akane”
“Mi… mi dispiace Kasumi, io…”
“Ranma, so che non era tua intenzione, anche se… a volte potresti essere più deciso”
“No” rispose frettolosamente il ragazzo, mettendosi un polpo ancora intero in bocca “Cioè sì, ma vedi…” finì di inghiottire “Sapete tutti che non è colpa mia se mio padre mi ha promesso a Ukyo, o se Shan-Pu è così assorbita da quelle sue strane leggi del popolo delle amazzoni o se Kodachi è… be’ lei è pazza” rise. “Akane non sente ragioni! Mi urla addosso, mi malmena e poi scappa. Oppure, ancora peggio, litiga con loro a mia insaputa!” Continuò un attimo dopo.
“Però anche tu sei da biasimare per gli insulti che le rivolgi ogni giorno di fronte alle altre ragazze, facendo capire loro che hanno una possibilità con te. Oppure forse non ti accorgi che questa è l’unica cosa che ottieni con il tuo atteggiamento?” 
“Ma Kasumi… io… A-Akane lo sa che io non dico sul serio!” Balbettò giocando con gli indici in segno di disagio.
“Oh davvero? E come dovrebbe saperlo Ranma?” Lo fissò con un sorriso tenero e comprensivo mentre affettava le zucchine.
“Be’… non si rende conto che continuo a vivere qui?”
“Lei non vive qui da sola, potrebbe pensare che ti piace la mia cucina” sorrise di nuovo “o magari che una casa vale l’altra, vista la tua vita da nomade, che lo fai per per il dojo oppure può pensare che tu rimanga solo per tuo padre, che si trova bene col mio.”
“Se davvero pensa che io faccia qualcosa per quel vecchio, allora è davvero una stupida!” 
“Ranma!” Lo ammonì senza guardarlo mentre prendeva del riso “Non importa comunque, non sono io quella a cui devi dare spiegazioni”
“No, sì, lo so. Il fatto è che io… non so come controllare le mie azioni con lei. Tutto è più… più..” Mentre parlava fissava intensamente un punto lontano. 
“Mi provoca così tante emozioni che mi stordisce, con le altre è più facile, non mi interessano nemmeno e sono padrone di me, lei invece... lei invade i miei pensieri giorno e notte”.
Kasumi fece cadere distrattamente un mestolo e Ranma lo raccolse. In quel momento i loro sguardi si incrociarono e Ranma divenne paonazzo dalla vergogna. Stava quasi per rimangiarsi tutto, quando Kasumi esclamò: “Scusami Ranma, ero intenta a leggere la ricetta e non ho sentito cosa stavi dicendo… farai il bravo con la mia sorellina vero? Le chiederai scusa?”
“Ehm…sì, sì!” Bofonchiò grattandosi la nuca a disagio “O almeno ci proverò!” Aggiunse, ridendo nervosamente, e poi salì velocemente le scale.
“D’accordo. La cena sarà pronta fra poco” mormorò la ragazza, ormai ad una cucina vuota.
Poi fissò il mestolo sorridendo dolcemente e continuò a cucinare. 
E così Kasumi seppe.




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