Questa
storia si ispira a due esperienze di quando ero bambina. Quella che
mi ha dato l'idea per la storia fa riferimento al fatto che, avendo
un fratello maggiore, giocavo a pallone con lui e con gli amici del
“cortile”. Ovviamente ogni tanto il pallone finiva nei
giardini delle villette o dei palazzi intorno (allora abitavo in una
via periferica di Cagliari) e con la scusa che “tu sei una
bambina, vedrai che non ti sgridano!” spesso mandavano me a chiedere
il pallone o peggio a intrufolarmi nei giardini privati o
condominiali per recuperarlo.
La
seconda esperienza risale anch'essa a quando ero bambina. I miei
portarono me e mio fratello a vedere la Cappella Sistina. Avevo solo
dieci anni, ma l'emozione provata di fronte a quegli affreschi
meravigliosi la ricordo ancora.
Il
prompt che ho scelto si riferisce a questa seconda esperienza ed è il
numero 17) L'umanità
può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma
soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché
non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. Tutto il segreto è
qui, tutta la storia è qui.(Fedor Dostoevskij)
Spero
che questa mini long ambientata prima di “Un diavolo a Roma”
e quattro anni dopo “Una hoha hola hon la hannuccia, horta
horta” vi possa divertire come ha divertito me scriverla!
Il
pallone autografato da Gattuso
Capitolo
1
Era
una afosa domenica mattina di agosto, a Roma. I piccioni cercavano
riparo sotto le grondaie, i gatti dormivano beati all'ombra del
Colosseo e tre demoni seduti a cavalcioni del parapetto del colonnato
di San Pietro osservavano annoiati e accaldati il panorama.
Uno
di loro, il più alto, dai capelli rosso scuro, vestito come
Will Smith in Man in black, occhiali scuri compresi, sospirò.
"Che palle, le domeniche di Agosto sono ancora più noiose
dei festivi!"
"Già!"
rispose il demone alla sua destra, era un po' più basso e
tarchiato e vestiva in modo leggermente più sportivo.
Indossava una giacca blu scuro, camicia di cotone azzurrina senza
cravatta, jeans blu e scarpe da tennis nere Reebok. "Quando la
ditta è chiusa per ferie e tutti i nostri umani sono in
vacanza è davvero dura arrivare alla fine della giornata!"
Il
terzo demone, il più basso dei tre, era bruno e riccio con una
leggera barba nera. Indossava un giaccone nero da marinaio, un
berretto anch'esso da marinaio, jeans neri e scarpe Nike Air Jordan
bianche e nere. "Beati voi che almeno vi divertite dove
lavorate! Io francamente a portare anime giù tutti i santi
giorni, mi faccio due palle così da secoli!” commentò
malinconico.
"Hai
poco da lamentarti Azaele! È colpa tua se sei perennemente
assegnato ai ritiri, tra la tua amicizia con Michele e i casini che
combini ogni tre per due, sei fortunato se gli Arcidiavoli non ti
hanno ancora assegnato al girone degli adulatori!" ridacchiò
il demone tarchiato.
"Dai
non esagerare Sakmeel, a fare i guardiani delle anime ricoperte di
sterco ci finiscono i più tonti di noi! Azaele è
casinista, ma almeno è intelligente!" commentò
divertito il demone più alto.
"Ahahah,
che spiritosi! Non mi pare di essere così casinista!"
"Nooo,
figurati. Però se non sbaglio proprio l'altro giorno per
andare a prenderti un caffè con Michele hai dimenticato la tua
anima in piazza Navona, quella si è infilata in mezzo a un
gruppo di turisti Norvegesi e se non fosse stato per Sael che se n'è
accorto e ti ha avvertito, a quest'ora sarebbe bella che andata ad
abbronzarsi in crociera tra i fiordi di Nærøyfjord!"
"Che
colpa ne ho se quegli stupidi Norvegesi sono alti come degli
Arcangeli! Se avessero un'altezza normale, quell'idiota di influencer
non sarebbe riuscito a nascondersi così facilmente!"
rispose irritato Azaele.
"Dai
Aza, non prendertela, Sakmeel sta scherzando! Perché non
andiamo a berci una birretta fredda?" propose Sael per rilassare
gli animi.
#
Yetunde
era al settimo cielo! I suoi genitori avevano deciso che una
settimana di vacanza a Roma, con le dovute attenzioni, era
economicamente affrontabile. Visto che sua sorella Alissa era in giro
per l'Europa con i colleghi universitari, il ragazzo aveva chiesto ai
genitori se poteva invitare Cathrine,
la sua migliore amica dai tempi delle medie.
Fortunatamente
sia i suoi genitori che quelli dell'amica avevano approvato la
richiesta. Meglio di così non sarebbe potuta andare! Sia lui
che l'amica
facevano il liceo Classico e la Storia dell'arte era la loro materia
preferita.
Yetunde,
vista la sua abilità con colori e pennelli, stava anche
pensando di studiare per diventare restauratore, per cui non vedeva
l'ora di mettersi in fila per visitare i musei Vaticani e poter
ammirare la Cappella Sistina!
Mentre
frugava nell'armadio per recuperare uno zaino più capiente di
quello che usava per andare a scuola, notò una busta di
plastica. Incuriosito la aprì, dentro c'erano delle candele
rosse mezzo consumate.
"Santo
cielo! Credevo di averle buttate via!" rise divertito al ricordo
del motivo per cui le aveva comprate. Quattro anni prima, quando era
in seconda media, assillato da una banda di bulletti aveva provato a
evocare un demone in suo aiuto. Alquanto imprevedibilmente
l'evocazione aveva avuto successo e un simpatico demone di nome
Azaele aveva dato ai bulletti una lezione tale che avevano smesso per
sempre di tormentare i loro compagni di scuola.
In
fondo era stato un bene anche per i bulletti, perché da quel
giorno si erano messi a studiare seriamente e Marco, il loro capetto,
dopo le medie si era iscritto al liceo scientifico. A quanto pare
una volta finite le superiori meditava addirittura di iscriversi in
Ingegneria!
Yetunde
si chiese che fine avesse fatto Azaele e ridacchiò ripensando
che quello svampito se n'era volato via dimenticandolo sulla torre di
Palazzo Vecchio. Che poi il problema non era stato tanto scendere,
aveva trovato facilmente su Google il numero della biglietteria e si
era fatto venire a prendere dagli addetti alla sicurezza, quanto
spiegare come cavolo aveva fatto ad arrivare fin lassù in
orario di chiusura!
Richiuse
la busta senza avere il coraggio di buttare via il contenuto e
cominciò a riempire lo zaino.
#
"Stai
scherzando, vero?" domandò Sael fissando accigliato il
pallone da calcio che Azaele stava facendo roteare sull'indice della
mano sinistra. Erano entrambi seduti sull'Arco di Costantino, Sael si
era tolto la giacca e l'aveva poggiata sulla spalla tenendola con
l'indice della mano sinistra.
"No,
per niente! O avete voglia di passare una giornata mortalmente noiosa
come ieri?" rispose Azaele.
"Tu
sei completamente matto! Io non ho nessuno voglia di farmi ammazzare
da Razel!" replicò il demone dai capelli rossi.
"Che
c'entra Razel?" domandò incuriosito Sakmeel, atterrando
dietro di loro insieme ad una demone dai capelli biondi e gli occhi
azzurri.
"Indovinate
di chi è il pallone che si è procurato Azaele?"
"Di
un po'..." esclamò la demone spalancando gli occhi "non
l'avrai mica rubato dalla sua collezione di palloni dei Mondiali!"
Le
labbra di Azaele si allargarono in un sorriso beffardo "Ovvio,
altrimenti parte del divertimento se ne va a farsi benedire!"
"Aspetta
un attimo, non sarà mica… quel pallone, di
Razel!" intervenne Sakmeel.
"Si,
è esattamente quello!" ripeté Azaele facendo
fermare la sfera. Davanti ai demoni fece bella mostra di sé
una firma impossibile da non riconoscere.
"Oh
Santo cielo! É davvero il pallone dei mondiali del 2006,
quello firmato da Gattuso!" esclamarono in coro Eowynziel e
Sakmeel.
"Appunto!
Aza, non so come hai fatto a fregarlo, ma è meglio che lo
rimetta immediatamente dove l'hai trovato prima che Razel si accorga
di qualcosa!” commentò Sael.
"Oh,
avanti ragazzi, sappiamo tutti che Razel è impegnato nella
Riunione periodica di avanzamento lavori e non tornerà prima
di stasera! Abbiamo tutto il tempo di fare una partitella a quattro
con il portiere libero!" insistette Azaele con voce suadente ed
un sorriso tentatore.
I
tre demoni si guardarono un po' titubanti.
"Bè,
in effetti io non ce la posso fare ad affrontare un'altra giornata
noiosa come ieri!" sospirò Sakmeel.
"E
poi, in fondo basta riportare il pallone al suo posto prima che Razel
si accorga di qualcosa!" aggiunse Eowynziel.
"Voi,
siete matti! Quello è l'unico pallone sul quale Razel sia mai
riuscito a farsi fare un autografo, ci tiene quasi più che ai
suoi stivali El Charro!" esclamò Sael.
"Si,
però senza di te non possiamo giocare!" sbuffò
Azaele.
Tra
i demoni si fece il silenzio.
"Allora,
giochi o no?" domandò Azaele.
Sael
osservò i tre demoni che lo guardavano speranzosi. Alzò
gli occhi al cielo, sbuffò e infine emise un profondo sospiro.
"E va bene, ma vi avverto… se succede qualcosa a quello
stupido pallone, io non vi conosco!"
#
L'angelo
dai capelli biondi raccolti in una treccia e dai grandi occhi
azzurri, incrociò lo sguardo dei quattro demoni che uno dopo
l'altro abbassarono gli occhi imbarazzati come dei bambini beccati a
combinare una grossa marachella.
"Quindi
mi stai dicendo che stavate solo giocando a pallone?" domandò
severo ad Azaele.
Il
demone annuì senza alzare lo sguardo.
"E
che il pallone con cui stavate giocando era quello dei mondiali del
2006 autografato da Gattuso? Esattamente quello a cui Razel tiene più
che al suo gilet di pelle stile I Guerrieri della notte1
e che tu sei stato così imbecille da rubargli?"
Azaele
annuì di nuovo.
"E
poi senza rendervene conto siete finiti a giocare proprio sopra i
Musei Vaticani..." continuò Michele “... e Sakmeel
ha tirato un sinistro così potente da rompere, del tutto
involontariamente, una vetrata della Cappella Sistina?"
"E…
esatto!" balbettò Azaele.
"E
quindi avete miracolato la vetrata per rimetterla a posto prima che
gli umani si rendessero conto di ciò che era successo. Il
pallone è rimasto lì dentro e ora non sapete come
recuperarlo, visto che voi ovviamente non ci potete entrare?"
"Ehm...si
è andata proprio così" farfugliò Azaele.
"E
mi state chiedendo di andare a prenderlo?"
"Ecco…
si!"
"Lo
sapete vero che noi angeli comuni dobbiamo ottenere un permesso
per entrare in Vaticano e che sicuramente non lo otterrei entro
stasera, soprattutto adducendo come motivo che devo recuperare il
pallone che quel deficiente del mio migliore amico demone ha rubato a
Razel per giocare a pallone con i suoi amichetti idioti?"
"Bé,
ma non c'è bisogno che dica proprio tutto" azzardò
Azaele.
"Quindi
mi stai suggerendo di mentire ai miei superiori?"
"No,
direi piuttosto che ti stiamo suggerendo di evitare di essere
eccessivamente sincero!" intervenne Sael fingendo una baldanza
che non aveva.
Michele
lo fulminò con una tale occhiata che Sael divenne rosso come
una Ferrari Superfast e abbassò di nuovo lo sguardo senza
osare aggiungere altro.
"Aza,
lo sai vero che in pratica mi stai chiedendo di approfittare della
mia natura angelica per intrufolarmi in Vaticano e recuperare quello
stupido pallone?"
Azaele
strisciò i piedi a terra imbarazzato "Ti prego Miky, non
sappiamo come altro fare e Razel ci ammazza se scopre che siamo stati
noi a perdere quella stupida palla firmata!"
Michele
non disse nulla per qualche istante. Poi si limitò a sospirare
spazientito e fissare dritto negli occhi Azaele.
Il
demone si rese conto che la sua espressione corrucciata si stava
rasserenando e che gli angoli delle sue labbra stavano per
distendersi. "Forse, ce l'ho fatta" pensò
speranzoso.
Ma
proprio in quel momento Eowynziel ebbe la pessima idea di
intervenire. "Bé, potresti anche farlo per Yliel,
in fondo siamo stati cognati per migliaia di anni e lei non sarebbe
certo felice se Razel mi facesse del male!"
Azaele
la guardò come se fosse impazzita.
Michele
sbiancò e per un attimo i suoi occhi diventarono lucidi al
ricordo di Yliel,
la sua antica compagna, nonché sorella di Eowynziel.
L'angelo
riprese subito il controllo e commentò freddamente "Sono
passati molti secoli da allora e non credo che tua sorella
approverebbe se io mentissi ai miei superiori o violassi le regole
celesti!"
Detto
ciò apri le ali e rivolgendosi ad Azaele concluse, secco "Sono
certo che troverai il modo per tirarti fuori da questa situazione. E
per favore non chiamarmi più per chiedermi di collaborare con
voialtri imbecilli!"
Dopodiché spiccò il volo senza voltarsi indietro.
Azaele
rivolse a Eowynziel uno sguardo costernato. "Complimenti, è
stata proprio una bella mossa ricordare a Michele la storia con tua
sorella!"
"Bé,
ma che ho detto di sbagliato, scusa?" rispose la demone senza
capire.
"Oh
niente, figurati, hai solo ricordato a Michele l'unica compagna
angelica che abbia mai amato davvero, con la quale è stato
insieme per millenni e che da un giorno all'altro ha deciso di
mollarlo per accettare di diventare un arcangelo nonostante si
amassero ancora! Proprio una mossa vincente, complimenti!"
rispose furioso Azaele.
"Bé,
ma io che ne sapevo che lui ci soffrisse ancora?"
"Si
chiama sensibilità Eowynziel, un sentimento di cui
evidentemente non sei particolarmente provvista!" rispose
acidamente il demone.
"Oh,
insomma Azaele, siamo demoni, essere poco sensibili è una dote
mica un difetto!" intervenne Sakmeel difendendo Eowynziel.
"Peccato
però che la dote della tua ragazza ci abbia appena messo nei
casini, Sakmeel! Adesso come caspita lo recuperiamo il pallone di
Razel?" commentò cupo Sael.
I
demoni si guardarono in faccia e poi si sedettero sconsolati sul
marciapiede con le spalle poggiate al portone dei musei Vaticani,
ancora chiuso, osservando la fila di umani che stava cominciando a
formarsi davanti a loro.
Improvvisamente
Azaele sentì una strana sensazione di familiarità
provenire dalla piccola folla in fila. Inizialmente non riuscì
a capire a cosa potesse essere dovuta, poi notò un ragazzo sui
sedici anni piuttosto alto, tenuto per mano con una ragazzina della
stessa età e dai lunghi capelli rossi.
"Non
ci posso credere!" esclamò alzandosi in piedi di scatto!
"Che
diavolo ti prende Aza?" domandò Sael stupito.
Azaele
si voltò con un sorriso trionfante "Ragazzi, credo di
aver appena trovato la soluzione al nostro problema!"
#
Yetunde
accaldato e annoiato aspettava educatamente in fila tenendo per mano
Cathrine, quando un voce vagamente familiare attirò la sua
attenzione.
"Hey
ragazzino, ma quanto cavolo sei cresciuto?"
Yetunde
pensò che il ragazzino in questione non poteva certamente
essere lui, visto che a Roma non conosceva nessuno. Invece un attimo
dopo si sentì battere su una spalla e la stessa voce domandò
allegramente "Di un po', è così che si tratta un
vecchio amico?"
Il
ragazzo si voltò e per un attimo non riuscì a credere
ai propri occhi, Azaele il demone che lo aveva aiutato quattro anni
prima, era lì davanti a lui e gli sorrideva allegramente.
Stavolta non erano visibili né l'aureola spezzata, né
le ali.
"Azaele?"
domando stupito.
"Eh,
già. Sono proprio io!"
Yetunde
si guardò intorno e notò che Cathrine stava osservando
il demone incuriosita.
"Lo
vedi?" domandò un po' preoccupato.
"Certo
che mi vede! Perché non dovrebbe? È la tua ragazza, me
la presenti?"
Cathrine
e Yetunde si guardarono imbarazzati.
"Siamo
solo molto amici!" esclamò lei.
Azaele
osservò le mani intrecciate dei due.
"Oh,
ok. Uno dei due ha friendzonato l'altro!" commentò
divertito.
I
due ragazzi imbarazzati lasciarono la presa.
"Senti,
ma come mai sei qui?" domandò Yetunde cambiando
argomento.
Azaele
fece un sorrisetto "Semplicemente perché qui a Roma ci
vivo!"
"Oh!
Ma allora che ci facevi a Firenze quattro anni fa?" chiese il
ragazzo incuriosito.
Azaele
fece spallucce "Un favore ad un amico. Senti, a proposito di
favori, ti secca lasciare un attimo la fila e parlare a quattr'occhi.
Stavolta sono io che ho bisogno del tuo aiuto"
Il
ragazzo lo guardò preoccupato.
"Stai
tranquillo, non è niente di male, non ho intenzione di
mandarti all'inferno!" scherzò Il demone.
#
"Allora,
il problema è che io e alcuni miei amici stavamo facendo una
partitina a calcio. Uno di noi ha tirato troppo forte e il pallone è
finito dentro la Cappella Sistina e tu capisci Yetunde... né
io, né i miei amici possiamo entrare per andare a recuperarlo!
Per cui… ecco... ti seccherebbe andare a prenderlo e
riportarmelo prima delle sette di stasera? Ti prego è
piuttosto importante!"
"Ma
perché non potete andare voi?" domandò Cathrine
perplessa.
"Perché
sono un demone infernale e come tale non sono ben accetto in
Vaticano!" rispose Azaele candidamente. A Yetunde per poco
uscirono gli occhi fuori dalle orbite e la ragazza fece un sorrisetto
imbarazzato "Stai, scherzando vero?"
"Non
le hai raccontato nulla?" commentò Azaele un po' offeso.
"Raccontato
cosa?" domandò la ragazzina più incuriosita che
spaventata.
Yetunde
lanciò ad Azaele uno sguardo implorante.
"Niente,
semplicemente qualche anno fa ho preso a calci nel sedere dei
bulletti che infastidivano il tuo amico!" spiegò Azaele
per evitare di continuare a mettere a disagio il ragazzo.
"Oh,
ma allora sei tu che hai dato una lezione a Marco e gli altri! Sai
che Marco è diventato bravissimo e dopo il liceo vuole
iscriversi in ingegneria aerospaziale?”
Azaele
si guardò intorno per controllare che gli altri demoni non
avessero sentito. Fortunatamente gli sembrarono intenti a cercare di
far litigare i turisti in fila.
“Si,
bè, che bello! Però ora possiamo tornare al mio
problema?” domandò a disagio.
“Scusa
ma perché non ti compri i biglietti, entri e recuperi il
pallone?"
Yetunde
ed Azaele si guardarono imbarazzati, in effetti sarebbe stata la cosa
più semplice da fare.
“Il
fatto è che... Non ci siamo portati abbastanza soldi!”
buttò li, Azaele.
“Oh,
ma se è per questo io e Yetunde possiamo prendere un biglietto
in più!”
Azaele
sospirò. “Grazie, ma abbiamo anche un problema di tempo!
Non possiamo aspettare tutta quella fila!”
“Ma
hai detto che il pallone lo devi rendere entro le sette di stasera!
Ora sono solo le dieci e anche ammettendo di aspettare tre ore per
entrare, avresti sei ore per trovarlo!” considerò
Cathrine.
Azaele
stava cominciando a spazientirsi, la ragazzina aveva una mente un po'
troppo logica per i suoi gusti. “Senti, è un problema di
religione, ok? Non posso entrare perché la dentro non sono ben
accetto! Punto e basta!” concluse irritato.
La
ragazza lo osservò perplessa. “Scusa ma non capisco, qui
possono entrare tutti i turisti, qualunque sia il credo religioso a
cui appartengono!”
Azaele
stava veramente per perdere la pazienza, Yetunde se ne accorse e
decise di intervenire
"Cathy,
non può entrare perché è davvero un demone
infernale!” spiegò senza tanti giri di parole.
“Alla
buon'ora!” commentò Azaele.
La
ragazza osservò Yetunde incredula “È la verità,
non te ne ho mai parlato perché non volevo che mi prendessi
per matto!" sospirò il ragazzo imbarazzato.
Cathrine
spostò lo sguardo su Azaele e commentò, ridendo "Dai
piantatela con questa storia. Oltretutto con quella faccia lì
proprio non sei credibile come demone!"
"Scusa.
Cos'ha che non va la mia faccia?" domandò piccato Azaele.
"È
una faccia simpatica e per nulla cattiva e poi dove sono corna, coda
e ali?"
"Oh,
bé se è solo per questo…" commentò
Azaele facendo spuntare tutta l'attrezzatura demoniaca, coda
compresa, e diventando nero come la pece tranne per gli occhi
completamente rossi.
"Holy
Jesus!" urlò Cathrine terrorizzata gettandosi tra le
braccia di Yetunde.
"Aza,
piantala di fare il cretino!" lo sgridò arrabbiato
Yetunde
"Ok,
ok. Era solo un po' di scena, Cathy, non volevo spaventarti” si
scusò il demone riprendendo l'aspetto umano.
"Bé,
non sei stato gentile e francamente non vedo perché dovrei
rischiare di mettermi nei guai per aiutare un demone che si diverte a
terrorizzare una ragazzina solo per vendicarsi di essere stato messo
in difficoltà!" rispose offeso Yetunde voltando le
spalle ad Azaele e trascinando via l'amica ancora tremante.
Azaele
rendendosi conto che stava per perdere la sua unica possibilità
di uscire dal guaio in cui si era cacciato, li inseguì
disperato "Aspettate, vi prego. Mi dispiace, sul serio,
perdonami Cathrine, sono stato un idiota!"
La
ragazza si voltò e gli rivolse uno sguardo spaurito
continuando a rimanere abbracciata all'amico.
Azaele,
ne approfittò per giocare la sua ultima carta. "Sentite,
ho davvero bisogno del vostro aiuto, quel pallone è molto
prezioso e se non lo rendo entro stasera, il proprietario mi
ammazzerà!" supplicò con tono lamentoso e gli
occhioni del Gatto con gli stivali di Shrek.
Lo
sguardo di Cathrine si addolcì.
“Poverino,
magari passa davvero un brutto guaio! E poi quattro anni fa, ci ha
aiutato entrambi!” commentò tirando la maglia di Yetunde
e costringendolo a fermarsi.
“Ci
sta solo tentando, Cathy!” rispose Yetunde, rendendosi conto
che la sua arrabbiatura stava già cominciando a sfumare.
Azaele
sospirò mantenendo lo sguardo implorante.
“Oh,
accidenti e va bene!” si arrese il ragazzo.
Un
largo sorriso vincente illuminò il viso di Azaele.
Nota
1: “I guerrieri della notte” di Walter Hill (1979)
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