Mani III

di JeanGenie
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All’inizio sono state le sue dita.

Il modo lento, lento in modo estenuante, in cui si è sfilato quel guanto minaccioso, e le sue dita che si sono tese verso di lei.
Sfiorarle le ha provocato un lungo e piacevole brivido. 
Non ha più pensato alle sue mani per molto tempo. A quanto le avessero trasmesso un’idea di forza e gentilezza.

O almeno, non l’ha fatto a livello conscio. Ma ora pensa alle sue mani in un modo quasi ossessivo. Ricorda il suo viso. Ricorda i suoi occhi e il suo sorriso. Ma si tratta di sensazioni impalpabili. Non è lo stesso per le sue mani.

Ha agito d’istinto quando si è svegliata e gli ha preso la mano, ed e stato bellissimo. La sente ancora, ferita, calda e confortante.

E poi di nuovo le sue dita che le sfiorano la nuca come se accarezzassero un oggetto prezioso.

E poi quell’ultima stretta. E lui era freddo.

Gelido. Come le sue mani. Perché era morto, svanito, perduto per sempre.  





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