La vera lady

di eddiefrancesco
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- Non va bene, non va bene affatto - borbotto' William Hundon, dopo aver scorso una lettera che gli era stata consegnata al tavolo della colazione. - Si deve fare qualcosa.- - Mio caro, non agitatevi così. Vi fa male alla salute. - Ribatte' sua moglie, appoggiando sul piattino una fetta di pane imburrato. - In questo momento la mia salute non è così importante! - Esclamò lui scuotendo il capo. - È una lettera del signor Sparrow, vero? Solo quell'uomo può rendervi così nervoso, di prima mattina, per giunta - proseguì sua moglie. Nonostante la signora Hundon soffrisse di reumatismi, tutte le mattine scendeva a fare colazione col resto della famiglia, che in quei giorni comprendeva oltre a suo marito, sua figlia Charlotte e sua nipote Sophie, che viveva con loro da più di due anni. - Qualcosa non va a Madderlea, zio William? - si informò Sophie. - C'è sempre qualche problema a Madderlea. Questa volta il signor Sparrow mi chiede dei soldi per riparare le stalle, la settimana scorsa voleva del denaro per l'ala ovest del maniero. Mi chiedo se non sia un incompetente.- - Non potreste utilizzare un'altra persona che si occupi di Madderlea al posto suo? - azzardo' Sophie. - E come potrei essere certo che un altro sovrintendente sarebbe migliore di lui? La situazione in cui ci troviamo non è per niente soddisfacente. Viviamo troppo lontano dalla proprietà per controllare di persona come vanno le cose. Inoltre, Sparrow è solo uno stipendiato e quindi non è possibile aspettarsi che si occupi di Madderlea come uno della famiglia.- - Ma, papà, non c'è nessuno della famiglia, oltre a Sophie - intervenne Charlotte precipitosamente, poi arrossi'. Nessuno parlava mai in modo così diretto della perdita di Sophie, orfana di entrambi i genitori. Madderlea apparteneva alla famiglia Roswell da molte generazioni. Il padre di Sophie aveva sempre considerato quella proprietà la sua vera casa, anche dopo aver abitato a Bruxelles per molti anni, e quando Napoleone aveva conquistato quasi tutta l'Europa, era lì che aveva portato la famiglia. Era stato un viaggio terrificante, Sophie lo rammentava ancora bene, anche se aveva solo quindici anni all'epoca. I porti europei erano bloccati dalle armate napoleoniche, e gli eserciti facevano terra bruciata dietro di loro per non permettere alle truppe francesi di rifocillarsi. Sophie riusciva ancora a rievocare con la mente scene di panico, vedeva intere famiglie che vagavano per le campagne trascinando sui carretti tutti i loro averi. I soldati non erano in condizioni migliori. Avevano le uniformi lacere ed erano ridotti alla fame. Sophie ricordava che suo padre aveva dovuto vendere tutti i gioielli di famiglia per riuscire a convincere un capitano di una nave a prenderli a bordo fino a Londra. Lei era rimasta a vivere con la famiglia dello zio Henry, mentre suo padre proseguiva il viaggio fino in Spagna per riunirsi al resto dell'esercito. Purtroppo era rimasto ucciso durante una sanguinosa battaglia. Per Sophie era stata un'esperienza dura, che l'aveva fatta maturare anzitempo. Era abituata ad affrontare le avversità della vita e anche se a volte rimuginava sulla propria condizione, per fortuna il suo carattere allegro e indomito aveva spesso la meglio. Lo zio Henry l'aveva accolta come una figlia, e lei si era trovata bene in quella nuova famiglia, nonostante proprio in quel periodo avesse perso anche sua madre. Madderlea era diventata la sua casa, un luogo che lei avrebbe sempre ricordato come un'isola felice, in cui potersi rifugiare lontano dai marosi della vita. Tutto sembrava finalmente aver raggiunto un equilibrio, finché... Sophie sentiva ancora una fitta al cuore quando la sua mente indugiava in quel ricordo, quando in un terribile giorno la esistenza era mutata radicalmente. Erano passati quasi due anni, eppure le immagini erano così vivide nella sua memoria, come se tutto fosse accaduto solo il giorno innanzi. Anche in quel momento, seduta a tavola con la famiglia dello zio William, gli incubi tornarono a tormentarla... Era in viaggio per Londra, dove avrebbe partecipato per la prima volta a un ricevimento. Ricordava ancora l'eccitazione di quei giorni, i preparativi che aveva fatto insieme alla zia Margaret per gli abiti, le fantasticherie che l'avevano rallegrata a proposito dei giovanotti che avrebbe conosciuto. La zia era certa che avrebbe attratto su di sé tutti gli sguardi maschili. Sophie non si era mai considerata una bellezza, era troppo alta e snella per i canoni estetici dell'epoca, però sapeva di avere un bel portamento e una carnagione molto luminosa. Tutti le avevano sempre detto che con i suoi capelli rossi fiamma e gli occhi verde smeraldo sembrava uscita da un quadro. Ricordava che il tempo era bello quando si erano messi in viaggio, ma qualche ora dopo minacciose nuvole nere avevano oscurato il cielo, rendendo l'atmosfera cupa e impenetrabile. Poi era scoppiata una tempesta, con lampi che squarciavano il cielo e tuoni che parevano scuotere la terra. Gli alberi si piegavano sotto la violenza della pioggia e il vento sibilava fra le fronde. Non erano riusciti a trovare un riparo e, nonostante l'abilità del cocchiere, i cavalli si erano imbizzarriti, trascinando il loro veicolo fuori dalla strada carrozzabile in una scarpata. Sophie era stata scaraventa fuori, in mezzo al fango. Sentiva ancora risuonare le urla di terrore della zia e i nitriti dei cavalli, finché era sprofondata in un mondo buio e silenzioso. Non sapeva per quanto tempo fosse rimasta incosciente. Qualcuno doveva averla tratta in salvo, e una mattina si era risvegliata in un letto comodo, in una stanza inondata dal sole. La zia Madeleine, la sorella di sua madre, le teneva la mano. - Come sono arrivata qui? - aveva subito chiesto. - Ti abbiamo portata qui noi, quando abbiamo saputo del terribile incidente che ti era capitato - le aveva spiegato la zia, con quel suo accento francese che conservava ancora dopo aver vissuto in Inghilterra per molti anni. - Mi dispiace, ma sei l'unica a essere sopravvissuta, e in queste settimane abbiamo temuto di perdere anche te. Ora ti manderò Charlotte a farti compagnia.- Sophie aveva trascorso quei giorni piena d'angoscia, ancora in preda alla febbre e al delirio. Fu solo molto più tardi che venne informata d'aver ereditato Madderlea. - Purtroppo la proprietà non è accompagnata da un titolo. Di tutta la famiglia sei rimasta solo tu come unica erede.- Aveva spiegato lo zio. Era padrona di Madderlea! Quell'idea le aveva dato forza e vigore per riprendersi. Comunque, essendo donna e non ancora sposata, non poteva detenere il controllo della sua proprietà, che doveva essere amministrata da un tutore. Lo zio Henry aveva nominato in qualità di amministratore William Hundon, che oltre a essere il marito di zia Madeleine, era anche avvocato. Così si erano svolti i fatti e anche se Sophie non approvava quella situazione, non era in grado di opporsi. Non poteva certo vivere da sola a Madderlea. Avrebbe dovuto prima trovarsi un marito... un marito, a cui obbedire nel bene e nel male, che si occupasse dei suoi affari e a cui dare dei figli. Ma come sarebbe riuscita a trovare un uomo adatto, che non fosse un cercatore di dote, in un posto così tranquillo e fuori dal mondo com'era Upper Corbury, dove viveva con gli zii? In quel villaggio gli scapoli si potevano contare sulle dita di una mano, e anche aggiungendo i vedovi, la situazione non era rosea. - Dovrai comunque sposarti presto o tardi, cara Sophie. Ora che ti sei completamente rimessa, zio William e io abbiamo pensato di organizzarti un debutto in società.- Aggiunse la zia, distogliendola dai suoi pensieri. - Il mio debutto? Dove, a Londra? - - Certo, mia cara - confermò la zia. - Oh, Sophie, è meraviglioso! Come vorrei...- intervenne Charlotte con aria sognante, poi abbassò gli occhi. Sapeva di non potersi permettere un debutto. I suoi genitori non erano sufficientemente ricchi per poterle organizzare una vera e propria entrata in società. - Ma, zia, non sarà troppo faticoso per voi? - Ribatte' Sophie, pensando alla salute malferma della donna. - Tua zia e io non ti accompagneremo. Troveremo una signora che possa fungere da chaperon e che si occuperà di te come se tu fossi sua figlia. Esistono alcune dame che si prestano per queste faccende, in cambio di denaro.- Le rivelò William. - Se dovrò pagare una dama, allora mi piacerebbe che anche Charlotte venisse con me - replicò Sophie, che era davvero affezionata alla cugina. Charlotte le rivolse un ampio sorriso. Aveva Diciannove anni, come Sophie, ma era più piccola e rotondetta. Con dei magnifici capelli biondi e gli occhi azzurri, aveva un viso d'angelo e un'espressione disarmante. - Vi prego, zio William, se volete vedermi sposata, fate in modo che anche Charlotte possa venire con me a Londra. Non mi importa quanto verrà a costare.- - Le tue parole suonano come un ricatto - la redargui' lo zio. - Vi chiedo perdono, non intendevo...- - D'accordo, d'accordo. Vedrò cosa potrò fare. Cercherò una dama senza figli che si possa occupare di entrambe. Mi rechero' a Londra per un paio di giorni.- Concluse zio William con un sorriso. Charlotte era al colmo della gioia e non riusciva a nascondere la propria eccitazione. Sophie invece era più guardinga. Si era ormai abituata a condurre un'esistenza tranquilla e non vedeva di buon occhio tutta l'agitazione che sarebbe senza dubbio seguita nei giorni a venire. Comunque l'entusiasmo della cugina si rivelò contagioso e ben presto sentì nascere anche in lei il desiderio di novità. Così propose a Charlotte di uscire per una passeggiata. Il tempo sembrava essersi rimesso e la pioggia battente pareva essere cessata. Le nuvole correvano nel cielo e l'aria era fresca e profumata, carica dell'aroma delle giunchiglie e delle violette. - Andremo al villaggio - aggiunse Sophie, infilando un paio di stivali pesanti. - Ma sono più di cinque miglia. Sei sicura di farcela ? - le fece notare Charlotte. - Mi sento benissimo. Del resto, se così non fosse, zio William non avrebbe proposto il debutto. Sono certa che ci occorrerà una grande energia per affrontare i balli e le serate a teatro, per non parlare dei picnic e delle visite pomeridiane. - - Stai dimenticando il compito più arduo, cara cugina. Trovare marito! - le rammento' Charlotte. Stavano camminando sull'erba del giardino, quando Sophie si fermò a riflettere su quell'osservazione. Gli unici uomini che aveva conosciuto nella sua vita erano stati suo padre e gli zii, e quindi non poteva considerarsi un esperta in materia. Si chiese come sarebbe riuscita a trovare un marito che fosse interessato davvero a lei come donna, e che non la vedesse solo come un'ereditiera. - Non sarà facile. A volte preferirei non avere proprietà né fortuna. Madderlea è una vera responsabilità. Il maniero è antico e necessita ogni giorno di riparazioni. Inoltre devo tenere conto anche delle famiglie che vivono laggiù e che dipendono da me per il loro sostentamento. Senza dimenticare la parrocchia. Dovrò trovare un marito che ami Madderlea quanto l'aveva amata mio padre, e so già che sarà molti difficile. - - Oltre a Madderlea, sarebbe bene che amasse anche te. Oppure non credi che l'amore sia importante in un matrimonio? - - Certo che lo credo, ed è proprio quello che mi angustia.- Si erano avviate in un viottolo fra gli alberi, e Sophie sollevò un ramo dalle foglie grondanti di pioggia per far passare la cugina, che si trovava dietro di lei. - Se mi amasse, non mi importerebbe che fosse povero. Infatti penso che gli uomini ricchi siano arroganti, convinti come sono che col denaro si possa comprare tutto, persino una moglie.- continuò con un sospiro. - Allora quali sono le qualità che ritieni importanti in un marito? - - Mi piacerebbe che fosse attraente, ma non vanitoso. Inoltre dovrà possedere una vasta cultura e non mostrarsi condiscendente nei miei riguardi. Non sopporterei un uomo che volesse impormi la sua volontà e piegarmi ai suoi desideri. Inoltre è importante che tenga all'onore e che sia gentile con gli inferiori.- - È tutto? - la canzono' Charlotte ridendo. - Oh, no. Dovrà anche essere affettuoso e sollecito, ma non debole. Non sopporto gli uomini deboli.- - Per l'amor del cielo, Sophie! Dove credi di trovare una tale perfezione? Vuoi troppo. - - Lo so, ma non posso impedirmi di sognare. Tu non lo fai mai? - - Dimentichi che io sono innamorata di Freddie - - Ah, certo, il signor Hartfield. Immagino che quando sarai a Londra, non vedrai l'ora di tornare da lui.- - Non ne sono così certa. Freddie mi ha confidato che suo padre darà il suo consenso solo se sceglierà una donna con una ricca dote. Temo che lui finirà per cedergli.- - Allora non è l'uomo che fa per te - concluse Sophie. In quell'istante udirono provenire il suono di un corno in lontananza e videro ai margini dei prati un gruppo di cavalieri che stavano prendendo parte a una battuta di caccia alla volpe. - Ecco laggiù Freddie... Non trovi che sia davvero elegante?- Sospirò Charlotte. Il giovanotto si era accorto della loro presenza e, abbandonati gli altri cavalieri, si era gettato al galoppo per raggiungerle. Quando arrivò davanti alle due ragazze, scivolo' dalla sella con un unico movimento. - Buongiorno - le salutò con un inchino togliendo il cappello e scuotendo i riccioli biondi. Di solo ventun anni, aveva ancora il volto di un ragazzino, ma la linea decisa della mascella lasciava presagire il carattere inflessibile dell'uomo che sarebbe diventato. - È davvero piacevole passeggiare in campagna dopo un acquazzone. Peccato che non godrò ancora a lungo delle gioie agresti. Fra poco accompagnero' mia cugina a Londra per il suo debutto.- Commentò Charlotte. - Intendete dire che parteciperete ai balli e incontrerete tanti giovanotti? Oh, Charlotte, voi... state scherzando? - domandò lui fissandola negli occhi. - Non sto scherzando. Del resto, se vostro padre ha preso la sua decisione, è inutile che io mi faccia illusioni.- Affermò Charlotte alzando il capo. - Riuscirò a fargli cambiare idea. Promettete di avere pazienza. - La supplico' Freddie impadronendosi della sua mano e sfiorandola con un lieve bacio. Sentì risuonare il corno. - Ora devo andare...- E dopo essere rimontato a cavallo sparì al galoppo. Quando furono rimaste sole, le due ragazze si guardarono con complicità. - Per fortuna non ci ha visto nessuno e le apparenze sono salve - commentò Sophie. - Ma a Londra sarà molto diverso. Non dovrai fare nulla che possa rovinare la tua reputazione.- - Non occorre che me lo ricordi. Inoltre, a Londra Freddie non sarà presente e quindi non avrò certo tentazioni - replicò Charlotte con un sorriso. Sophie non ne era altrettanto sicura. Le tentazioni erano dovunque, non solo per la cugina. Avrebbe dovuto rammentare in ogni istante il motivo per il quale si trovava a Londra. Trovare marito, ecco il suo compito, e null'altro. Tre settimane più tardi era tutto pronto per il grande viaggio. Salirono in carrozza accompagnate da Anne, che sarebbe rimasta a Londra come cameriera personale delle due ragazze. Dei cavalli si sarebbe occupato Luke, il figlio dello stalliere. - La vostra chaperon sarà lady Fitzpatrick. È una lontana cugina. Non ci frequentiamo molto perché è vissuta in Irlanda dopo essersi sposata. È rimasta vedova qualche anno fa e si è trasferita a Londra. Abita in Holles Street, in una zona rispettabile della città.- Le aveva informate William appena tornato da Londra. - È una donna anziana? - chiese Charlotte. - Non direi anziana, piuttosto matura. Comunque perfettamente in grado di trattare con delle ragazze piene di spirito come voi. È disponibile e sono convinto che farà bene la sua parte. Credo che sia un po' miope, visto che utilizza degli occhialini, ma questo non è importante. Andrete perfettamente d'accordo. Sono rimasto molto impressionato dalla sua sensibilità e dal suo rispetto per le convenzioni.




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