Premio di consolazione

di Elisempreeli
(/viewuser.php?uid=1177058)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Ci siamo. È arrivato il momento.
Questo dannato supermercato non dispone delle casse fai da te, quelle che fanno sentire potentissimo il cliente medio solo grazie alla pistola laser che legge i codici a barre, con quel suo "bip" così confortante che sembra aver scannerizzato la sua autostima e bravura nell'inquadrare il prodotto.
 
Basta poco per essere felici.
 
Ma no, in questo supermercato non si danno premi di consolazione al povero cliente che, stufo della giornata appena trascorsa, perennemente in ritardo e col sorriso direttamente proporzionale a quante rampe di scale dovrà fare per arrivare a casa, rigorosamente senza ascensore e con dieci chili per ogni borsa, non riceverà nemmeno un "grazie per aver partecipato - e speso i tuoi soldi per quel gelato che di sicuro ti farà ingrassare al primo cucchiaino-".
 
Rassegnata, mi metto in fila alla cassa numero 3, che di perfetto non ha neanche l'ombra ma almeno è dispari, e dispari porta bene, subito dietro ad una signora anziana che ha l'aria molto più curata della mia.
 
Attualmente sono una vecchia travestita da giovane, figurarsi se diventerò mai una vecchietta giovanile come lei, ha persino lo smalto alle unghie.
Dopo aver amaramente constatato che io, lo smalto, non lo metto dal 2012, arraffo una confezione di barrette di cioccolato e una di caramelle che furbamente si trovano vicino alle casse per invogliare i bambini a chiedere alla mamma un "posso?" dolce dolce, che come si fa a dire di no?
Visto che, da quando vivo da sola, sono il genitore di me stessa, mi chiedo un "posso" mentale e acconsento, infondo il premio di consolazione per essere stata battuta dalla vecchietta che ho davanti me lo merito.
 
Non appena la signora ha appoggiato tutta la sua spesa sopra il rullo trasportatore, e messo cautamente il distanziatore per assicurarsi che i miei prodotti non contaminino i suoi, inizio a mettere le mie cose su quel fiume nero, che nero lo diventerebbe comunque anche se non lo fabbricassero già così.
 
Sono ammirata dalla maestria con cui la vecchietta ha impilato la sua spesa di modo che non cada nulla al minimo movimento del nastro, ogni elemento calibrato a bolla, una spesa antisismica di prima categoria, non c'è dubbio.
Do un'occhiata veloce a ciò che ho appena appoggiato io, e lì c'è appena stato non solo un terremoto, ma un'onda anomala seguita dallo scoppio di una centrale nucleare.
La bottiglia del succo di frutta ha fatto domino con la confezione dei cereali che ha fatto catapulta con il tonno surgelato che ha fatto crollare ogni mia certezza che i biscotti sottostanti siano rimasti integri.
 
Dannata gravità.
 
È buffo, guardando le nostre spese non posso non pensare a come esse riescano a metaforizzare le nostre rispettive vite, la signora che, ad una certa età, ha capito come funziona la vita, si ricorda i passi falsi da non rifare, e ha imparato come incastrare i pezzi del puzzle, ed io, ancora tetris-vita inesperta, che cerco di salvare il salvabile ma con scarsi risultati, vedi i biscotti disintegrati, il crollo delle certezze impilate in fretta e furia perché il nastro va troppo veloce.
E la cassiera, ora che ci penso, sa tanto di Caronte con il compito di traghettare le anime dalla sponda opposta del fiume infernale.
 
Si riesce a capire molto sulle persone anche dagli stessi prodotti che comprano, esattamente come quando guardi cane e padrone, che si assomigliano.
La vecchietta esperta di dieta sana ed equilibrata, dei rimedi di una volta, ha optato per verdure fresche e di stagione, la sottoscritta preferisce di gran lunga cibo in scatola e congelato, colpevole nel mio voler trovare scorciatoie e cibarmi di alimenti finti, loro imprigionati in confezioni di latta e cartone, io nelle mie pareti mentali.
 
Nel poco tempo nel quale realizzo la mia incapacità a mettere le cose anche semplicemente in fila, la signora non solo ha già pagato, ma ha anche riposto la sua spesa nelle praticissime borse Ikea che aveva con sé. Le vecchiette di oggi discendono direttamente da Flash, non c'è altra spiegazione che mi faccia accettare la mia discendenza diretta dai bradipi o dalle lumache, ho ancora qualche dubbio sulla specie ma l'effetto su di me è il medesimo.
 
"Una borsa, grazie", dico sconsolata alla cassiera, evidentemente un'ecologista mancata perché la sua espressione truce mi comunica disonore per essere l'ennesimo essere umano che inquina e si dà allo spreco, non come la signora che, previdente e rispettosa del mondo in cui vive, ha ben pensato di portarsela da casa, la borsa. Anzi, ben due.
 
Voglio ignorare ciò che la cassiera-Caronte cerca di comunicarmi in maniera telepatica ma neanche tanto mascherata, e inizio a prendere le cose che sta traghettando con il tipico "bip" ad ogni passaggio.
 
Ma non devo distrarmi, il momento fatidico è arrivato, il momento in cui devo sfoderare le mie armi da portiere e dove la cassiera è il temuto attaccante pronto a tirare rigori uno dietro l'altro senza pietà. Mi sarei potuta evitare questa tortura se solo ci fossero state le casse fai da te, mi ripeto in testa come una cantilena scaccia sfortuna che però non funziona più di tanto, anzi per nulla.
Non sono mai stata brava negli sport, e la vita si diverte a mettermi in situazione in cui ne ho sempre la prova, e me la vedo proprio, la mia vita come personificazione, seduta sulla sua poltrona scarlatta del potere davanti a mille pulsanti che preme quando vuole divertirsi a manovrarmi come una marionetta. Già, dev'essere divertente.
 
Il calcio d'inizio è stato fatto, sono nel pieno della partita e già ho mezza spesa sparsa qua e là, ancora indecisa su quando mettere le uova o la busta dell'insalata per evitare che facciano la fine dei biscotti martiri, e al solito mi ripeto che forse sarebbe una buona idea mettere le cose in ordine di inserimento già sul rullo, ma questa è una lezione che devo ancora ripetere per interiorizzare a pieno, e che temo nella vita non funzioni proprio allo stesso modo, che alla fine prima o poi qualcosa la rompi, che tu lo voglia o meno, e sei costretto a ripararla, o a sostituirla, o a fartela andare bene anche rotta e dirti "sì, è la mia cosa rotta".
 
Sfilo dal portafoglio una banconota da 50 e aspetto che la cassiera mi dia il misero resto, ovviamente trasformato tutto in monetine di piccola taglia per contribuire al peso che dovrò trascinarmi dietro, intanto che raccatto i miei ultimi prodotti incurante del loro peso e grandezza.
Saluto con un "buona giornata" ma solo perché essere gentile mi fa credere che forse la vita sarà clemente e mi farà arrivare viva a fine giornata senza divertirsi ulteriormente, oppure solo perché le faccio pena, e mi avvio all'uscita.
 
Ma una cosa però la sto imparando. Sempre lasciarsi per ultimo il contentino che si prende poco prima delle casse.
Scarto la mia barretta di cioccolato, e dai, sento che in qualcosa oggi la vita l'ho fregata.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3978093