Il giorno in cui ti abbandonai
Non so dire come mi sentii
Ricordo solo quanto dolore patii
E il terrore di non sapere come ti sentirai
Non appena l’avrai superato
La corazza dell’uomo è sì tanto dura
Ma il dolore spesso ne causa la rottura
E io aspetto che guarisca, piú dentro che fuori martoriato
Sicché mentre pronunciavo i foni
Ero sospeso
Quasi a essere di me stesso sorpreso
Nel mio stomaco infuriavano mille tuoni
E leggevo ad alta voce
Frasi mozzate
O altresì pronunciate
Con fiato non ben scandito ma precoce
Sanguinava la schiena perforata dagli arpioni
E le gocce scarlatte
Tanto si erano protratte
Da bagnare ricordi ardenti come mozziconi
Se tu fossi un'entità terrena
Sarei rubicondo
Di esporti la mia pena
Con versi urlati e non semplicemente trascritti
Ma purtroppo per parlarti ho solo che scrivere
Esporre nero su bianco pensieri, da inibizioni trafitti
Usando un vocabolario corretto e non immondo
Giacché non potrei vivere
Senza la tua arte
Tanti intellettuali vennero al cospetto della tua corte
E tu spalancasti loro le porte
Dicendo: "ciò che immaginate è buon pro trascrivere".
A tal uopo il giorno in cui ti abbandonai
Non so dire come mi sentii
Ricordo solo quanto dolore patii
Soffocato dal terrore
Che della vita commisi il più grave errore
Poiché misi in disparte
L'unica interlocutrice
Capace di ascoltare e comprendere ancor- meglio di una nutrice
Ella si fa ascoltatrice
dove tutti si impegnano a giudicar sorte
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