Il diavolo e il paradiso

di gigliofucsia
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Il diavolo e il paradiso.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
C’era una volta un diavolo, un giorno decise di andare alle porte del paradiso. Davanti ai cancelli in oro, c’era un angelo piumato con una veste bianca davanti ad esso e fissava il diavolo con dolcezza.
Il diavolo si fece avanti e chiese:
-- Sono venuto per entrare in paradiso, fatemi passare –
L’angelo con tono dolce rispose:
-- Il paradiso è un luogo in cui solo gli angeli possono entrare, sei sicuro di voler varcare la soglia? –
Il diavolo alquanto irritato gridò all’angelo:
-- Non sarò un angelo come voi, ma non ho mai fatto del male a qualcuno e merito di entrare in paradiso! Perché me lo impedisci? –
– Le porte del paradiso sono sempre aperte – disse l’angelo -- ma la maggior parte dei diavoli non vogliono entrare, perché una volta varcato il cancello d’oro sarebbero angeli –
-- Ah davvero? – replicò il diavolo – allora fatti da parte e lasciami passare. Io non sono un diavolo come gli altri –
L’angelo con un leggero sorriso si tirò indietro e spinse i cancelli. Essi si spalancarono per conto proprio lasciando intravedere gli altri angeli che chiacchieravano felici sulle nuvole.
Il diavolo vedeva l’eterna felicità davanti a sé. Mosse qualche passo in quella via libera e senza ostacoli ma si accorse di tremare da capo a piedi, così evidentemente da fargli fatica di fare un passo. Nonostante ciò che avesse sempre desiderato fosse lì a portata di mano aveva troppa paura per entrare e si chiese se fosse quello che voleva davvero.
Era stato all’inferno per così tanto tempo da ritenerla quasi casa sua nonostante la sofferenza. L’idea di diventare qualcos’altro lo terrorizzava era fiero di essere un diavolo e pensava che diventare un angelo non lo avrebbe reso affatto felice.
-- Vieni – gli disse l’angelo – la felicità è a portata di mano, devi solo desiderarla –
Il diavolo girò i tacchi e tornò all’inferno. L’angelo lo guardo e sospirò, dopo di ché riaccostò le ante e rimase lì in attesa del prossimo.




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