Black and white photos

di Rosette_Carillon
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                                                                                                                                               Epilogo
 
 
 
 
 






 
 
Perhaps, most of all, we are what we accept. What we allow to be important. What we embrace about each other and ourselves. There’s nothing better, there is nothing more hopful. There is nothing else.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                   Call the midwife
 
 
 
 
 
 
 
<< Grazie per il passaggio. >>
<< Figurati. Verso che ora passo a riprenderti? >>
<< Natasha, non- >>
<< Avevamo un accordo: io ti accompagno, e ti riporto a casa. E nel mentre resto vicina, nel caso succeda qualcosa. >>
Marta sospira. Non può certo dire di no alla Vedova Nera. E poi, se deve essere sincera, si sente più sicura nel saperla vicina.
Non si aspetta certo che Meg cerchi di ucciderla, ma non si sa mai…
Inspira ed espira lentamente. Ora dovrebbe prendere la sua borsa e scendere dall’auto. Non ci riesce.
Sente su di sé lo sguardo dell’altra donna.
<< Vado, >> ma non si muove.
<< Tutto bene? >>
Marta annuisce.
<< Ehi, non sei costretta, però mi sembra che tu ci tenga particolarmente- è lei? >> con un cenno del capo indica lontano dall’auto, vicino all’ingresso del cafè.
<< Oh- sì. >>
<< Sembra nervosa anche lei. Non ha mai cercato di farti fuori, giusto? >>
<< Mai. >>
<< Bè, in ogni caso, ricorda- >>
<< Lo so, lo so: Bucky mi ha già ripetuto tutto. Vado. >>
Scende dell’auto prima di poter cambiare nuovamente idea, si avvicina al locale.
Se ne rende conto appena la vede: qualsiasi cosa ci sia stata fra loro due, non potrà esserci più. Sono successe troppe cose, ci sono stati troppi cambiamenti perché il passato possa ripetersi.
Forse quell’incontro non è stato una buona idea ma, nonostante tutto, rivuole Meg nella sua vita. Anche se non sarà mai più importate come lo era stata prima, non importa.
L’altra donna ha la testa bassa, sta guardando il cellulare.
<< Meg! >>
Solleva la testa. Gli occhi sgranati, increduli << Marta…sei- sei venuta davvero. >>
Annuisce. Non ci crede ancora nemmeno lei.
Si guardano incerte per un lungo momento. Vorrebbero abbracciarsi, ma entrambe hanno paura di fare un passo falso.
<< Aehm… entriamo? >>
Meg annuisce, incapace di parlare.
Forse c’è ancora qualcosa che può essere salvato, che vale la pena di essere salvato.
 
                                                                                                                                                      §
 
La punta in metallo del vecchio giradischi graffia il disco in vinile, nell’aria ci sono le ultime note di ‘That man’ di Caro Emerald.
Steve e Bucky si stringono l’uno fra le braccia dell’altro, e ridono.
La musica cambia, diventa più lenta, e vecchia. È un brano che entrambi conoscono, che hanno sentito numerose volte tanti anni fa, una vita fa.
Le note lente di ‘As time goes by’ riempiono la stanza, avvolgono i due uomini che riprendono a ballare.
Si guardano negli occhi, in silenzio. Ci sono tante cose che vorrebbero dirsi, ma non sanno da dove cominciare.
Si godono la vicinanza e il calore dei loro corpi; ballano senza preoccuparsi davvero dei passi, seguono il ritmo stringendosi l’uno all’altro.
Non sono più i ragazzi della Brooklyn degli anni ’30, non sono più i soldati che si sono arruolati durante la seconda guerra mondiale.
Sono cambiati, sono cresciuti. Sono diversi, ma sono anche tutto ciò che sono stati in passato.
Quella stanza alla New Avengers Facility, per quanto arredata bene, non potrà mai dar loro l’illusione di essere a Brooklyn. È troppo grande, troppo luminosa, le finestre sono troppo grandi e danno su un ampio prato verde.
Ma loro sono assieme. Oltre le guerre e la sofferenza, oltre il tempo.
<< È bello averti qui, Buck. >>
<< È bello essere qui, Steve. >>
 




 
 
 
 
 
 
Note.
La citazione all’inizio è di una serie tv della BBC, racconta la vita di alcune ostetriche nella Londra degli anni ’50-’60.
Grazie mille a chi ha letto e recensito la ff, a chi l’ha messa fra le seguite e fra le preferite <3!






 




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