Pokemon Chronicles: Sinnoh Confirmed

di Delsin98
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Capitolo 3 - Una sorpresa elettrizzante  

 

«Si narra che in origine l’universo conosciuto fosse nel suo stato primordiale, un enorme concentrato di caos e vuoto. Molto tempo dopo al centro di esso si sviluppò un uovo, da cui nacque la Creatura Originaria. Pervasa dall’energia dei giganti sconfitti dopo una lunga ed estenuante battaglia, essa diede nuova vita a tre esseri, rispettivamente i padroni del tempo, dello spazio e dell’antimateria, quest'ultima necessaria a controbilanciare le due forze restanti. Ma il terzo figlio, empia creatura avida di potere si aizzò contro i suoi fratelli e il suo stesso creatore. Fu così che egli tese la mano verso i cieli, e sulla terra di Sinnoh o com'era conosciuta in passato, Hisui, scesero le tenebre. Tale atto scosse profondamente il Dio, costringendolo ad esiliarlo in una dimensione da cui non avrebbe mai fatto più ritorno. Il nome di tale sfrontatezza si è dissolto attraverso i secoli, e ad oggi lo conosciamo semplicemente come il Caduto.»

 


Quelle parole scossero profondamente Katsumi, fermo dinnanzi alla parete che affiancava l’aula dove avrebbe potuto trovarsi quel misterioso ragazzo, ricordandosi di aver studiato qualcosa durante il tempo passato con la Professoressa Aralia, una donna tanto scaltra e brillante quanto giovane e bella, a proposito dei miti riguardanti la sua regione.   

«Squirtle!» un tonfo sordo riecheggiò nel corridoio, attirando la sua attenzione. I suoi occhi si illuminarono nell’osservare quell’esserino color blu oltremare e dal carapace bruno che lo stava fissando a sua volta. Poteva trattarsi dello starter di Tyler? Difficile a dirsi.  

«E tu che ci fai qui?» esordì il giovane, chinandosi ad accarezzare uno dei suoi starter di Kanto preferiti, ma che per le circostanze, non aveva avuto modo ancora di allenare. L’epidermide risultava piuttosto liscia e scivolosa al tatto, caratteristica piuttosto peculiare per una creatura acquatica, rilassandosi a quel gesto così altruistico. Adorava stabilire un contatto con i pokemon, li rendeva molto più amichevoli.  

«Dove sei?» una voce familiare lo costrinse a voltarsi nella direzione opposta, constatando che qualcuno fosse in avvicinamento. E in effetti, rimase piuttosto sorpreso nel ritrovarsi di fronte nientedimeno che lo stesso allenatore incontrato sulla nave che lo avrebbe condotto in questa regione, lo stesso sbruffone dai capelli argentati e l’aria di chi trattava i suoi pokemon con sufficienza se fossero stati deboli, qualcuno da cui stare alla larga.  

«Ancora tu» si limitò a sbuffare l’allenatore di Unima. Quell’unico incontro e le parole rivoltegli, erano sicuramente bastate a dargli un’opinione sullo spirito che animava quel ragazzo.

Ecco un’altra delle sue peculiarità, era bravo a leggere e capire chi gli stava intorno solo da una rapida occhiata; non era complicato, anche se con i pokemon risultava abbastanza facile, visto l’aver vissuto sempre in mezzo a loro, un atteggiamento abbastanza simile a quello di un suo vecchio conoscente, che come lui, condivideva l’esser stato scelto da una creatura leggendaria di rara e straordinaria bellezza. 
 

«A quanto pare» replicò l’altro con un sorrisetto stampato in volto

«Vedo che hai trovato il mio Squirtle, non saprei proprio cosa avrei fatto altrimenti. Anche se devo ammettere che non mi aspettavo di trovare uno come te qui, credevo fossi già a Mineropoli» concluse prendendo in braccio il tipo Acqua, rivolgendogli un altro sorrisetto sfrontato. Quel tipo cominciava ad irritarlo, e lui non era certo uno di quei ragazzi provvisti di tanta pazienza, anzi, esattamente il contrario. 
 

«Mi conosci?» chiese Katsumi, desideroso di scoprire qualcosa in più su questo individuo. 

«Ovviamente. Sarebbe da stolti non informarsi su un potenziale rivale o complicazione nella lunga corsa verso la Lega»  

«Rivale? Devi essere sicuramente troppo stupido o sicuro di te per considerarti al mio livello. Ho paura che il clima di Sinnoh ti abbia già dato alla testa» controbatté il giovane.

«Ahah...che buffone! Comunque, mi chiamo Tyler Suzuki e questo qui è il mio Shellshocker» disse indicando il suo Squirtle. Nel sentire il nome del ragazzo, sgranò gli occhi. Possibile che fosse lui quello che stava cercando?   

«Mi riesce difficile accettare che uno come te sia il suo allenatore, vista l’entrata in scena dell’altra volta, ma il tuo Squrtle ti è molto affezionato e crede che tu sia veramente eccezionale, quindi sono disposto a chiudere un occhio» spiegò con nonchalance il giovane. Parlare in maniera esplicita non lo turbava affatto, specialmente con i diretti interessati.

«Come fai a sapere quello che il mio pokemon pensa? - chiese l’argenteo perplesso – Non dirmi che se uno di quei ragazzi speciali che riesce a capirli e parlare con loro»  

Lo scarlatto non rispose, limitandosi ad annuire con un semplice cenno del capo «Ne avevo sentito parlare, ma non avrei mai immaginato che mi sarei imbattuto in uno di loro. Sei una sorpresa continua» 

«Lo prendo come un complimento» replicò l’altro «Ah, prima di dimenticarmene, tuo padre mi ha incaricato di darti questa» continuò lui porgendogli una mappa della regione, uguale a quella che già possedeva.   

 «Ti ringrazio! Ci rincontreremo presto, ne sono sicuro» disse il giovane prima di andarsene, seguito dalla simpatica tartarughina che iniziò a scodinzolare freneticamente la coda dalla forma simile a quella di un roditore. Era uno spettacolo così buffo e il ragazzo non poté fare a meno di sorridere. Di sicuro si sarebbero sfidati alla lega, su questo non c’era alcun dubbio, o almeno era quello che desiderava, visto che aveva appena trovato un avversario alla sua altezza. Ne era sicuro.


 

Adempiuto ormai il suo scopo, decise di uscire dall’edificio e passeggiare per le vie del centro, un po' di svago gli avrebbe sicuramente giovato, inoltre sarebbe stata una buona occasione per chiedere in giro informazioni sulla sua prossima tappa. 

«Tu devi essere Katsumi, giusto?» gli chiese un ragazzo di statura paragonabile alla sua e dai capelli color blu oltremare. Tutti sembravano conoscerlo, ma ahimè, egli non avrebbe potuto dire il contrario. Si sentiva come uno di quei tizi famosi, sempre circondati da orde di fan e senza mai un attimo di respiro. Una sensazione decisamente fuori dal comune e che gli procurava parecchio disagio, vista e considerata la sua propensione all’isolamento nei confronti dei suoi simili. Nelle grandi città poi, si sentiva sempre come un pesce for d’acqua. 
 

«Sembra che io sia famoso da queste parti» replicò l’allenatore facendo sorridere il nuovo arrivato.

 «Ho assistito poche ore fa alla tua lotta “dimostrativa” e sono rimasto affascinato dalla tua abilità. Vorrei sfidarti se fosse possibile» 

«Nessun problema. È un modo come un altro per rafforzare il legame con la mia squadra, oltre che un comodo allenamento per le sfide che ci attendono»

 «Evvai!» esclamò il ragazzo spiccando un balzo verso il cielo. Una reazione piuttosto esagerata per una semplice lotta «Oh che sbadato, non mi sono ancora presentato come si deve. Mi chiamo Sean Nakamura e sono nativo di queste parti» spiegò tendendogli la mano.   

«E io Katsumi Ryouta e vengo da Soffiolieve» replicò stringendogliela.  

«Un po' lontano da casa, dico bene?»

«Già»

 

Quel ragazzo all’apparenza così vivace ed energico gli inspirava una certa simpatia, e data la sua provenienza, sarebbe stata sicuramente un’ottima fonte d’informazioni.   

 
«Che vinca il migliore» esordì il giovane non appena ebbe finito di sistemarsi, schierandosi dall’altro lato del campo, in una zona ben riparata della città, lontana da occhi indiscreti. Lì nessuno avrebbe potuto disturbarli e avrebbero potuto dare libero sfogo alla potenza della propria squadra senza il rischio o la paura di danneggiare qualcosa. Semplicemente perfetto. I due si squadravano con aria di sfida e la tensione era piuttosto palpabile.

«Piplup, scelgo te» lo starter autoctono di questa regione fece la sua comparsa, mettendosi in posa come un guerriero fiero. Un comportamento piuttosto inusuale se si pensa che pochi giorni fa era piuttosto timido e impacciato. Ma come si suol dire, i pokemon assumono le caratteristiche dei loro padroni. Sempre che fosse lo stesso esemplare, s’intende.   

«Suppongo che tu sia uno degli allenatori alle prime armi di cui parlava Rowan, ho ragione?» chiese curioso il ragazzo.

 «Precisamente, e come puoi vedere anche tu, non ho ancora fatto molta strada, per questo mi sono precipitato subito a scuola una volta preso il mio starter»

«Capito. Ma non credere che io ci vada leggero con te solo perché sei un pivellino» disse lo scarlatto lanciando in aria la pokeball, da cui fuoriuscì un piccolo pennuto color bianco e nero, uno splendido Starly, il primo catturato in questa regione.   

«Infatti non voglio che tu lo faccia, sarò anche un novizio, ma non sono così sprovveduto come credi e voglio dartene una dimostrazione! Usa Bolla!»   

«Rispondi con Attacco d’ala» disponendo di una buona dose di velocità, il pokemon storno riuscì a librarsi in volo, superando con estrema facilità e leggiadria quel turbinio di bolle, piombando sulla sfortuna preda e colpendola con una delle sue poderose ali, facendolo indietreggiare di molto. Sarebbe bastato un occhio sufficientemente esperto per capire come si sarebbe evoluta la situazione, anche a causa del colpo critico subito.  

«Quello Starly sembra sia stato allenato bene» esordì l’azzurrino con un sorriso a trentadue denti «Lo adoro!»   

«E ancora non hai visto niente» rispose l’altro con un ghigno piuttosto compiaciuto.

«Sbruffone! Usa Ruggito!» il pokemon pinguino emise un verso quasi fastidioso per l’udito dei poveri allenatori, facendo in modo che l’avversario abbassasse la guardia.  

«Pensi di ridurre così il danno che subiresti? Povero illuso. Starly, facciamogli vedere! Vai con Azione»   

«Gligarrrr!!!!!» nel preciso istante in cui il pennuto era in procinto di scagliarsi con tutta la sua forza contro il suo avversario, qualcosa precipitò giù dal cielo, impattando contro il suolo e sollevando un gran polverone. Che cosa diavolo era?. 

«Ma cosa...» i due rimasero a bocca aperta non appena si diradò, osservando stupefatti i loro compagni esausti e feriti e un pokemon color rosa dalle sembianze simili a quelle di un pipistrello.  

«Starly!» esclamò il ragazzo correndo a gran velocità verso il suo pokemon, seguito a ruota dall’altro. «Da dove sbuca?» chiese prendendo in braccio il fido compagno. 

«Quello è un Gligar, un pokemon capace di solcare le correnti che si verificano puntualmente in città» spiegò il giovane.  

«Si, so cos’è, questo non spiega da dove venga o perché sia piombato così all’improvviso sui nostri pokemon»   

«Deve aver seguito la corrente fino a qui, da queste parti sono piuttosto comuni e a giudicare dai versi in avvicinamento, non è solo.» 

In effetti, la teoria del giovane si dimostrò corretta, uno stormo dello stesso esemplare si palesò davanti ai due e a giudicare dalle espressioni, non avevano buone intenzioni. In particolare uno dei loro, presumibilmente il capo a giudicare dalle dimensioni, si fece avanti con aria di sfida.   

«Hai ancora dei pokemon?» chiese Katsumi stringendo tra le sue braccia il volatile. Se non fossero usciti rapidamente da quella spiacevole situazione, non avrebbe potuto dirigersi verso il centro pokemon. Questo inizio del viaggio si stava rivelando più movimentato del previsto.  

«Sfortunatamente no» replicò amareggiato l’altro. Avrebbe dovuto catturare più pokemon dei dintorni, anche se non gli sarebbero stati di alcuna utilità, di questo ne era certo «Tu hai ancora Chimchar, vero?»  

 «Si, ma risulterebbe troppo svantaggiato e provare a calmarli non servirebbe a niente, sono dei tipi molto irascibili e si infuriano per un nonnulla»  

«Quindi, cosa possiamo fare?» chiese l’altro, ormai in preda al panico.

«L’unico modo sarebbe distrarli e poi scappare più velocemente che possiamo»  

«Sono con te fratello»  

«Non chiamarmi in quel modo» ribatté l’altro.  

Doveva trovare in fretta qualcosa per attirare la loro attenzione, non sarebbe bastato altro, un semplice e piccolo diversivo. Qualcosa dietro di loro spiccò un balzo, parandosi proprio dinanzi a quei due. Un bellissimo leoncino dal corpo snello e interamente ricoperto da pelo blu, tranne che per la parte posteriore, nera e terminante con una coda dalla forma stellare e dorata, posta proprio sulla sua punta.

Il suo sguardo incuteva timore a chiunque lo incrociasse, pur appartenendo a un essere così piccolo. Scoccò una fugace occhiata al ragazzo, tornando a ruggire verso i loro aggressori. Eccola lì, la loro via di fuga. Egli rimase affascinato da quell’esserino così minuscolo, eppure così tenace, un tipetto decisamente fuori dal comune. Qualcosa lo trattenne dal fuggire, come una forza misteriosa, desiderando affrontarle quella battaglia, già, qualcosa nel profondo del suo animo, lo esigeva.  
 

«Sean, ti affido il mio Starly e quando ti do il via, corri» disse il ragazzo affiancando il leoncino.  

«Conta pure su di me» replicò l’altro, caricandosi i pokemon feriti.

«Ora!!!»  

Con tutte le sue energie, Sean si fiondò verso la meta, correndo senza mai voltarsi indietro, lasciando quei due alla battaglia. I due si scambiarono un ulteriore sguardo di intesa, prima che il pokemon felino si lanciasse all’assalto. 





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