Vestiti

di Sofifi
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Vestiti
(per la crescita)
 
 
 
 
Sei bimba e sei gruccia, quando navighi in abiti di due taglie più grandi della tua – per la crescita – ma quando finalmente cresci, pagliaccio, diventi la ragazza dalle magliette sbiadite, le felpe di Winnie the Pooh e i jeans a vita bassa – non è più il duemila, però. La moda passa ma lo stile non resta, se non c’è mai stato.
A vent’anni sei donna, un attaccapanni con indosso larghi sacchi di piuma. Il lupo, dopotutto, perde il pelo ma non il vizio, si sa. Tu non sei un canide e il pelo l’hai rimosso con il laser, eppure le abitudini, dalle dita, non vuoi proprio fartele sfuggire – perché la menopausa arriverà, e il tuo corpo cambierà… Eventualmente… Eppure no, perché hai ancora un assorbente zuppo nei mutandoni rosa quando vieni investita da un camion in corsa, che non vuole saperne di frenare.
 
 
 
*
 
 
 
I tuoi genitori piangono dinnanzi al tuo manichino fracassato. A malapena ti riconoscono lì nuda sul lettino – sei solo un corpicino malandato, anonimo, e pochi tratti di un volto ormai irriconoscibile.
Il becchino si fa consegnare un abito un po’ stinto. Te lo infila con facilità. Scivoli tra la troppa stoffa, come sempre, nel vestitino che programmavi di indossare per i prossimi trent’anni. Ci balli dentro anche con le costole che ti bucano il torace.
Con le mani un po’ tremanti, l’uomo ferma strategicamente il tessuto di troppo dietro alla tua schiena, con una molletta da bucato. Le tue forme diventano intuibili; la tua vita è segnata da una linea un po’ sbilenca. Ma che importa? Ai morti non interessa di certo far tendenza. Il becchino, che indubbiamente non è un perfezionista, guardando quello scempio si ritiene soddisfatto: sei passabile, quasi presentabile, ma presto sarai davvero hot! Ti lancia un’ultima occhiata prima di chiudere la bara, poi ti porta verso il forno crematorio, pensando che peccato. Bruci in un vestito di due taglie più grandi. Che peccato… Così giovane e nemmeno un abito decente nell’armadio.




 




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