Un
lamento si diffonde nell'aria,
Il disperato grido di una bestia che man mano si affievolisce mentre il
cranio veniva trafitto da una Lancia.
Un campo di battaglia intriso di sangue e morte, una distesa di
cadaveri che sembrava non avere fine,
Ma
il silenzio non osa calare.
Ed invece i guaiti di dolore e le grida dei caduti continuano a
riecheggiare da tutte le direzioni, e allo stesso tempo da nessuna.
Sempre
di più, sempre di più... fino tormentargli la
mente e i sensi...
Fino a farlo urlare...
Il Primogenito
di Gwyn si sveglia da quell'incubo prima che potesse consumarlo.
Sentiva il cuore battergli dolorosamente nel petto, tra le ciglia
chiare e sottili delle lacrime scivolarono ai lati degli occhi
quando si aprirono.
Fu la
morbidezza delle coperte e la vista della tenda sopra la propria testa
a dargli un po' di conforto, riportandolo alla realtà.
Nient'altro
che un incubo, ma abbastanza vivido e reale da farlo tremare.
Sospira
e si muove dal proprio giaciglio, si passa una mano sulla fronte
scoprendola sudata e per qualche istante rimane seduto, la testa china
e le braccia sulle ginocchia. Ora come ora non avrebbe ripreso sonno
facilmente, pensa, e decide quindi di voler prendere una boccata d'aria.
Si
avvolge nella tunica mentre l'aria notturna gli accarezzava il
viso, intorno a lui le tende dell'accampamento erano tutte chiuse,
segno che i suoi uomini stavano riposando.
Tutti
tranne uno.
Seduto
su un ceppo vi era Ornstein l'Ammazzadraghi, davanti a lui il fuoco del
falò che scoppiettava dolcemente, e la cui luce delineava la
sua armatura dorata. I lunghi
capelli rossi raccolti in una coda di cavallo come sempre, e il
Primogenito non può fare a meno di chiedersi che aspetto
avrebbero se fossero sciolti, lasciati cadere sulla schiena nuda.
Scosse
il capo interrompendo i propri pensieri, e avanza verso di lui.
I suoi
passi sembrano allarmare il Cavaliere che si irrigidisce sul posto e,
con riflessi pronti, non esita ad afferrare la propria lancia solo per
essere fermato dalla voce del suo Principe. "Rilassati
Ornstein." Rise il Primogenito, "Sono io."
L'Ammazzadraghi
volta il capo verso di lui, "Gwynsen," e il suo viso si distende come
in lenzuolo, sorridendo appena. "Ti sei alzato presto."
"Ho...
pensato di far compagnia al mio cavaliere nel suo turno di guardia."
forse il Primogenito mise troppa enfasi su quel mio, ma finge che
non sia intenzionale, così come finge che quella sia la
ragione per cui era sveglio.
"Molto
dolce da parte tua, mio Principe." Ornstein non nasconde l'ironia nella
sua voce. Poi però torna serio. "Ma dovresti tornare a
riposare. Abbiamo una lunga giornata davanti."
"Torneremo
ad Anor Londo nel pomeriggio, non temere... non mi
addormenterò a cavallo."
L'Ammazzadraghi
gli rivolge uno sguardo poco convinto, ma alla fine scrolla le spalle e
ride immaginando il suo Principe ciondolare da cavallo per il sonno.
Lo
invita a sedersi e il Principe accetta attento a lasciare abbastanza
spazio tra loro, in modo che le loro gambe non si tocchino.
Era una cosa stupida, ma la sola vicinanza dell'Ammazzadraghi gli
faceva palpitare il cuore come un ragazzino alla prima cotta.
"La
festa che ci aspetta non ti stancherà? Sai, per quando
torneremo..." aggiunge Ornstein, e Gwynsen geme a quel pensiero. Suo
Padre amava tenere grandi banchetti per festeggiare le loro cacce al
drago, per celebrare la sconfitta di quelle spregevoli
creature, come
dice lui.
"Finché
il discorso di mio padre non va per le lunghe, mi va bene." risponde
sincero. "Ah, e non mentirmi Ornstein... anche tu lo trovi noioso."
Ornstein non prova nemmeno a ribattere, perché era vero.
Erano terribilmente noiosi, e preferiva starsene al tavoli degli
alcolici.
"Da
quanto stai facendo la guardia?" Chiede Gwynsen e volge lo sguardo su
di lui, non per un motivo in particolare se non per osservare il bel
viso del cavaliere d'oro, illuminato dal caldo bagliore del fuoco che
mette in risalto la linea della sua mascella.
"Da non
molto, credo." Risponde Ornstein, "in realtà... non lo so,
probabilmente ho perso la cognizione del tempo. Per fortuna
è una sera tranquilla." Gwynsen sembra annuire.
L'atmosfera
era molto serena, così silenziosa che Gwynsen si perde tra i
suoi pensieri, e il ricordo del suo incubo minaccia di riaffiorire.
Rabbrividisce e spera che Ornstein non lo noti.
Eppure lui lo vede, e capisce. "Stai bene?" Chiede con sincera
preoccupazione.
Gwynsen sente lo sguardo curioso del cavaliere su di se'. "Si,
è solo..." 'Che fa un po'
freddo'?
No, era una pessima bugia, l'erede della luce non era infastidito
dall'aria gelida, perché lui stesso emanava calore, proprio
come il Sole.
"Ho
avuto dei... sogni spiacevoli." Dice la verità, Ornstein era
troppo perspicace per lasciarsi ingannare facilmente, e abbastanza
sveglio da capire esattamente cosa turbava l'animo della persona
davanti a lui.
Gwynsen
non sa se essere felice o no del fatto che Ornstein lo conosca
così bene, tanto da essere come un libro aperto per lui.
"Nemmeno
gli Dei stessi sono immuni dagli incubi, mm?" Quella dell'Ammazzadraghi
era chiaramente una battuta, ma Gwynsen intuisce che nemmeno Ornstein
era abituato a quegli oscuri e angoscianti pensieri. Se fosse stato con
qualcun'altro avrebbe lasciato che la sua sfacciata
curiosità prendesse il sopravvento e avrebbe fatto domande;
ma non con Ornstein.
Il
Cavaliere, proprio come un gatto diffidente, rifiuatava di aprirsi
anche con le persone con cui aveva più intimità.
Il
Primogenito si sentiva fortunato ad aver guadagnato la sua fiducia dopo
molti giorni trascorsi insieme dapprima come colleghi, poi come
insegnante e allievo, e poi amici intimi.
"È
così." Risponde solamente, ridendo per tentare di
alleggerire l'atmosfera e torna a guardare il fuoco davanti a se, cupo.
"Parlane
con me, se vuoi." Dice Ornstein. Gwynsen sente
una leggera pressione sul braccio sinistro, e si rende conto che
è della mano guantata del cavaliere. Il freddo del
metallo punge come sottili aghi sulla sua pelle, e si gira per
incontrare il suo sguardo mite.
Senza
pensarci due volte Gwynsen poggia la mano su quella di Ornstein, e
spera che possa sentire il proprio calore nonostante lo spesso strato
di metallo.
Non sa
per quanto tempo rimangono così, ma ad un certo punto
interrompe quel contatto e comincia a raccontargli dei suoi sogni.
Delle
terribili urla d'angoscia che lo tormentano nel sonno, dell'odore
nauseante di sangue e morte che gli riempiva le narici, dei cadaveri
dei suoi stessi uomini e quelli dei draghi che lui stesso uccideva
senza pietà.
Parla
liberamente e Ornstein lo ascolta attentamente, incoraggiandolo ad
andare avanti.
"Mio
Principe, stai... tremando."
"Ah,
io..." Gwynsen guarda in basso solo per vedere la sua mano venir presa
da quella del suo Cavaliere, in una stretta confortante e allo stesso
tempo decisa, e non è sicuro se Ornstein lo stia facendo per
aiutarlo a calmarlo o per... altro.
Stringi...
sempre le mani delle persone quando tremano? Gli
viene da chiedergli, ma senza veramente il coraggio di dirlo ad alta
voce.
"No,
solo con te."
"Come?"
"Sto
rispondendo alla tua domanda." sussurra il Cavaliere. "Mi stavi
chiedendo se lo faccio con altri."
"No
io..." cielo, poteva sentire il proprio cuore salirgli in gola. "Ci
stavo solo pensando."
"Mio
Principe, sai che hai la tendenza di pensare ad alta voce."
E
questo, unito al fatto che Ornstein stava intrecciando le dita con le
sue, gli fa capire molto cose.
Tutti
gli sguardi languidi che gli lanciava da lontano, tutte le volte che si
sentiva sfiorare una mano quando si incrociavano tra i corridoio di
Anor Londo, dei sussurri che si scambiavano quando erano soli.
Ma ogni
volta Gwynsen rifiutava, si rifiutava di credere che Ornstein
L'Ammazzadraghi, la leggenda di Anor Londo, il più grande
dei Cavalieri di Gwyn, potesse provare qualcosa per lui.
"Ornstein..."
Gwynsen si mosse dal suo posto, toccando una gamba del cavaliere. Gli
si era avvicinato.
"Si,
mio Principe?"
"Ho...
qualcos'altro da dirti."
"Penso
di sapere di cosa si tratta." Gli sussurra Ornstein vicinissimo e,
cielo, quanto era bello.
Quanto
era bello con quelle ciglia lunghe e leggermente arricciate verso
l'alto, dello stesso colore dei suoi capelli. Quel viso
chiaro ornato da tantissime lentiggini, e due occhi dello stesso colore
dei fili d'erba. Non l'aveva
mai visto così da vicino, pensa Gwynsen. Ed erano
terribilmente vicini.
Prima
che entrambi se ne rendano conto, le loro labbra si incontrano in un
bacio. Gwynsen sembrava trattenere il fiato, le palpebre tremano, si
chiudono celando lo sguardo lucido e le guance si velano di rosso. Le labbra di
Ornstein erano morbide come una piuma, il bacio gentile come
fosse il suo migliore amico, ma allo stesso tempo appassionato come se
fosse il suo amante.
Gwynsen
sognava da molto di rubargli un bacio e il desiderio che quel momento
durasse per l'eternità era forte.
L'Ammazzadraghi
ad un certo punto apre la bocca e preme la punta della lingua sulle
labbra dell'altro per fargliele dischiudere e approfondire quel bacio
mentre una delle mani va ad accarezzargli il collo, sfiorandogli i
capelli bianchi.
La
mente di Gwysen girava vorticosamente mentre il suo stomaco era in
subbuglio per quell'emozione così intensa, posa una delle
mani sul viso del Cavaliere cercando di rispondere al bacio come meglio
poteva, e l'altra sul fianco per tenerlo vicino.
Mio! pensa,
mentre lo stringe a sè facendolo gemere contro le sue labbra.
Poi
si separano da quel bacio dopo quella che è sembrata
un'eternità, o poco più di qualche secondo ma a
loro non importava ed entrambi iniziano a ridere come due ragazzini
alle prime armi.
"Non
sei molto bravo, mio Principe." Lo stuzzica L'Ammazzadraghi. "Potrei dire
lo stesso di te, mio Cavaliere." Risponde Gwynsen, stringendolo a se'.
Ornstein
ride di nuovo e poggia poi la testa nell'incavo del collo del suo
Principe. Sospira intensamente e il suo respiro gli accarezza la pelle
calda.
"Gwynsen..."
"Ornstein..."
sussurra il Primogenito mentre alza una mano per sfiorare una guancia.
E per un po' rimangono così, vicini e in silenzio,
ascoltando i respiri regolari dell'altro. Ad un certo
punto il Principe si chiede se Ornstein non si fosse addormentato su di
lui quando improvvisamente quest'ultimo alza il viso per incontrare il
suo sguardo. "Gwynsen, pensa a me ogni volta che andrai a dormire,
è quello che faccio io per non sentirmi solo davanti a quei
spiacevoli incubi." gli dice, il tono dolce e un sorriso sulle labbra.
"Perché
ti seguirei ovunque, anche nelle profondità dell'Abisso e
nei sogni più tetri." E il cuore di Gwynsen si scioglie
davanti a quelle parole. Lo amava davvero tanto.
"Grazie,
Ornstein." Dice solamente, prima di issarsi in piedi per tornare nella
propria tenda, la mente ora libera da quelle immagini di morte e
disperazione. Il Cavaliere però gli afferra la mano un
ultima volta per posare dolcemente le labbra sulle nocche del principe,
un gesto che raramente compiva e che, questa volta, andava ben oltre la
solita galanteria.
Il
Principe gli sorride prima di allontanarsi definitivamente, lasciando
l'Ammazzadraghi nuovamente solo, l'espressione serena e felice.
E
proprio ora che era nuovamente solo si rende conto che, da un po',
sentiva uno strano tipo di pizzicore, un formicolio che si avverte
quando ci si sente osservati. Non ci aveva dato peso in
realtà, godendosi il momento col suo Principe.
Forse
solo una sensazione, pensa, ma comunque decide di guardarsi attorno per
assicurarsi che non sia qualcosa di pericoloso, tenendo ben stretta la
lancia.
E
si irrigidisce sul posto quando, voltando il capo, vede Artorias fermo
poco lontano da lui.
La
bocca del Cavaliere Lupo aperta in un espressione di puro stupore, e lo
sguardo di chi ha visto qualcosa di inaspettato. Al suo fianco Sif, il
lupo grigio e fidato compagno, invece lo guardava curioso, il capo
inclinato e la coda che scodinzolava felice.
Dall'altra
parte invece Ornstein era tentato di buttarsi nel falò
davanti a se' -o buttarci Artorias stesso- ed era sicuro di essere
rosso come un pomodoro dall'imbarazzo, dall'idea che Artorias aveva
visto tutto. E questa cosa
lo spaventa, perché quello tra lui e il Principe era una
cosa proibita, che non era concessa, non era normale. E non voleva che
il loro momento di epifania venisse distrutto.
Scatta
in piedi quasi con rabbia facendo sobbalzare il Cavaliere Lupo, gli
punta un dito minaccioso contro e poi col pollice crea una linea
immaginaria sul proprio collo, come a voler dire 'Se ne parli con
qualcuno ti uccido!'
Sif
quasi si mette sull'attenti e ringhia a denti stretti contro
l'Ammazzadraghi, fino a quando la mano del suo padrone non si posa sul
suo capo per dargli una carezza, rassicurandolo che non c'era niente da
temere.
Il lupo
capisce i pensieri del suo padrone e si tranquillizza, ma sempre con lo
sguardo vigile.
Artorias
quindi si volta verso il suo collega e amico, con un gesto si indica le
labbra piegate in un sorrisetto e poi unisce pollice e indice
tracciando una linea lungo la bocca, come per dire 'Sarò
muto come un pesce'.
Ornstein
si sente un po' sollevato, e si diede dello stupido di aver dubitato
della fedeltà di Artorias. Per quanto sia sbruffone
certe volte sapeva quando era il momento di essere seri.
E
solo ora si ricorda che Artorias doveva sostituirlo nell'ora di
guardia, e forse era un caso che aveva assistito a quella scena tra lui
e il suo Principe.
Il
Cavaliere lupo si avvicina al suo collega e gli rivolge un cenno di
cortesia, come se nulla sia successo. "Capitano...!"
"Artorias..."
L'Ammazzadraghi
riprende la sua Lancia e il suo elmo, e finalmente si congede lieto di
porter tornare a riposare. Ma Artorias lo ferma mettendogli una mano
sulla spalla e, avvicinandosi al suo orecchio, bisbiglia, "Siete molto
carini insieme!" Ricevendo come risposta un pugno sulla spalla
da parte dell'Ammazzadraghi, ancora rosso in viso, e Artorias ride di
gusto prima di sedersi iniziando il suo turno di guardia.
''Sono davvero fatti l'uno per l'altro, non sei d'accordo Sif?''
E per tutta risposta, il lupo grigio abbaia felice.
-angolo
autrice;
Prima
volta che scrivo qualcosa inerente alla saga di Dark Souls, abbiate
pietà. Liberi di lasciare recensioni positive e non,
consigli e suggerimenti. E se notate errori di qualsiasi tipo, ben
venga. Purtroppo ho il vizio di non notarli, anche se rileggo
più volte il capitolo :''
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