Emozioni e sentimenti

di Lucy_susan
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Esercizio 1

Ragazza triste

Una folata leggera le sollevò i capelli color ebano trascinandoli dietro le sue spalle.
D’istinto si coprì il volto con le mani e sentì subito il calore che emanavano.
Si asciugò le guance pensando di aver smesso di piangere e sperando che il vento non gliele congelasse.
La tranquilla cittadina continuava la sua vita indifferente senza degnarla nemmeno di uno sguardo.
I monti si stagliavano lontani sul cielo limpido e senza nubi. Sulle pendici scuri boschi celavano segreti agli occhi del sole che invano tentava di penetrare l’intrico di foglie e rami per raggiungere la terra sottostante. Immense distese di grano si muovevano sinuose come ballerine sul palco ondeggiando sospinte dal vento e riempiendo la pianura di mille sfumature dorate. Nelle acque cristalline del lago si rispecchiava la volta azzurra e immacolata punteggiata di riflessi bianchi, come una fotografia mal riuscita. Nelle strade tortuose della città la gente camminava assorta ignorando quel gomitolo di ossa, pelle e muscoli che si contorceva sul balcone di camera sua nel vano tentativo di non piangere ancora.
Ogni folata si abbatteva come una cascata di acqua gelida sulla sua faccia rigata dalle lacrime. Il bordo della sua maglietta era zuppo di quella soluzione salina che portava inconsapevolmente dentro agli occhi e che non ne voleva sapere di ritornare dove era rimasta nell’oblio per anni.
Il sole era nascosto dietro il muro bianco della casa e lei poteva scorgere, attraverso i suoi occhi inondati dalle lacrime, solo le conseguenze del suo splendore. Tutto intorno a lei le sembrava come un quadro di Van Gogh, confuso e indistinto.
In quel momento realizzò che anche il suo animo era così: confuso e indistinto. La sua meta era stata distrutta ed ora vagava, nel tentativo di trovarne una nuova, in una massa informe di ricordi e sentimenti ed ogni volta che si imbatteva negli uni o negli altri una fitta di dolore le lacerava il petto, segno inequivocabile dell’ennesimo fallimento. Non poteva sopportare l’infinito arrancare del suo animo disfatto, ma d’altra parte non poteva farne a meno. Una sottile necessità di sentirsi debole ancora una volta si fece strada in lei ed aprì come una spada una breccia nel suo cuore. Avvertì l’irresistibile desiderio di piangere ancora e magari di urlare per poter essere vista e sentita da qualcuno che sapesse salvarla, ma non chiunque. Aveva in mente volti ben precisi e doveva essere qualcuno di loro a venire mentre un’ultima volta si lasciava accarezzare dal torpore delle sue lacrime che, come mani fedifraghe, prima la illudevano in un caldo bacio per poi abbandonarla al gelo della verità scoperto dal vento che alzava il velo sotto il quale si nascondevano.



Commenti:
Qua ho voluto strafare e usare paroloni infiniti e frasi lunghissime tanto per divertirmi, per vedere se sapevo scrivere così. Devo dire che forse questo piccolo tentativo, insieme ad altri che probabilmente posterò più avanti, potrebbero diventare una storia, ma non riesco ancora a collegarli per il meglio quindi aspetteranno.
Nel frattempo vi auguro una buona serata (o giornata a seconda) e alla prossima!!
Lu_Sue;P

P.S. Se volete lasciate un commentino, ve ne sarò davvero grata.





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