Stars

di Wickedsis
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Zoe si svegliò di soprassalto.
Ancora quello stupido incubo.
Tentò di ricomporsi prima dell'arrivo di sua madre.
Si avvicinò allo specchio, e quello che vide non le piacque particolarmente: i lunghi capelli corvini (con delle singolari sfumature viola), solitamente liscissimi e lunghissimi, erano diventati un groviglio, il labbro superiore e la fronte imperlati di sudore e i grandi occhi verdi socchiusi dal sonno.
Cominciò a sistemarsi. Non poteva farsi beccare in queste condizioni.
Non si accorse della sagoma gialla sopra il tetto della casa abbandonata.
Notò invece l'ombra di sua madre, che la avvertiva che la donna sarebbe entrata a momenti.
"Buongiorno mamma..." sbadigliò Zoe, tentando di non restare sospetti.
"Buongiorno." mormorò la signora Castelli, incolore.
Purtroppo, da quando il marito era misteriosamente scomparso, il tono era sempre quello.
Senza la vita che lo contraddistingueva.
"Questo" pensava Zoe, "sarà una lunga e importante giornata".
Mancavano meno di tre giorni alla fine della scuola, e l'ultima interrogazione di storia la aspettava.
Impazientemente.
Quando uscì di casa, era insolitamente presto.
Canticchiava a voce bassa una specie di ninna-nanna, che la nonna le cantava sempre quand'era più piccola e non voleva saperne di dormire.
Ricordava distintamente una frase: rifletti e non ti penti. Probabilmente l'unico avvertimento che l'anziana donna le diede mai.
Ora non sapeva precisamente dove fosse l'amata nonna, forse in quel momento stava leggendo la mano a qualche coppia, o prevedendo il futuro ad un povero pazzo.
Nel frattempo, era arrivata a scuola.
Nel piazzale, riconobbe immediatamente la migliore amica.
In un secondo fu alle spalle di Camilla.
"Cami, ciao!" esclamo` Zoe, ridendo mentre l'altra sobbalzava.
Camilla le lanciò un'occhiataccia. Non amava essere chiamata così. Decisamente.
"Ciao." disse fintamente offesa.
Zoe roteò gli occhi.
"Senti, oggi pomeriggio sei libera, posso venire a casa tua. Devo assolutamente dirti una cosa."
"Che vuoi?"
"Ho di nuovo fatto quell'incubo, e ho un brutto presentimento. Sai cosa succede..."
"Credimi, lo so..." 
E... La campanella. Dannata campanella.
Le prime due ore non passarono mai, ma, finalmente, a ricreazione, le due ebbero modo per fare una bella chiacchierata.
Camilla trascinò l'amica in bagno, esclamando:
"Chiaro che bisogna indagare!"
Zoe sgranò gli occhi.
"Hai ragione, anche se... Ti confesso che sono un po' spaventata"
"Lo so, lo so, ma tranquilla, qualsiasi cosa sia, noi siamo quelle che sono riuscite a dormire la notte dopo 6 film horror!" la rassicurò Camilla.
"Ma non abbiamo guardato per la metà del tempo!"
"E stai zitta, hai rovinato il momento..."
Alla fine dell'intervallo, le due tredicenni, entrarono in classe.
Si presero a braccetto, e cominciarono a canticchiare una vecchia canzone.
Tutti le guardavano male, ma loro ci erano abituate.
Idioti.
Si rimisero al loro posto.
L'interrogazione di storia le aspettava.
Zoe guardò fuori dalla finestra: la libertà.
Poteva vederla: era così vicina, ma al contempo, così lontana.
 




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