La Buona Sorte

di ImJustMi
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3 giugno 20xx

Caro Oliver,
è da molto che non ci sentiamo. In realtà, potrebbe essere passato così tanto tempo che forse non ti ricordi più di me. Ad essere onesto, fino a poco tempo fa neanche io mi ricordavo di te. In effetti, il tempo che abbiamo passato insieme non è stato molto. Non abbiamo condiviso molti ricordi, ma quel poco che mi resta lo custodisco molto gelosamente. Quando rimettendo in ordine ho trovato la nostra unica foto insieme, quella che ti mando insieme a questa lettera, ho capito che grande errore era stato dimenticarmi di te, e nascondere i ricordi. Sono stato uno sciocco, scusami.
In quell’estate avevamo entrambi dodici anni, ci godevamo il sole di luglio allo stabilimento balneare “La Buona Sorte”, non avevamo molto, ma non ci mancava nulla. Allora, tu mi prestasti qualcosa di molto importante, che non ho più avuto modo di restituirti. Non so neanche se questa lettera ti troverà davvero, perché tutto quello che so di te ho dovuto recuperarlo dai ricordi di nove anni fa. Mi piacerebbe rivederti, e vorrei restituirti ciò che mi hai prestato. Se ti ricordi chi sono, e anche per te è lo stesso, incontriamoci la seconda settimana di luglio dove ci siamo conosciuti, con la consapevolezza che niente sarà più come prima. 
Se non ricordi chi sono, invece, dimentica tutto, e se non verrai anche io farò lo stesso. 
In fondo, le persone se ne vanno. Non importa quanto amore ci sia, quanto tutto sembri combaciare alla perfezione, non si può mai possedere nessuno, nessuno ci appartiene. Le persone se ne vanno, e noi ce ne siamo andati già tanto tempo fa.
In questi anni in cui non ricordavo della tua esistenza, avrei voluto conoscerti più di ogni altra cosa al mondo. Avrei voluto poterti raccontare di tutto quello che mi manca, ma mi mancavi anche tu. 
Non mi aspetto che questa lettera funzioni, e ancor meno che riesca a trovarti, ma scriverla mi sta emozionando comunque, perché spero davvero di poterti incontrare almeno un’ultima volta. 
Sinceramente, 
Max


Oliver teneva gli occhi fissi sulla lettera, ma le parole che stava leggendo non riuscivano a registrarsi nella sua testa. Il bambino nella foto era lui, senza ombra di dubbio. Ma il volto del bambino accanto a sé non gli richiamava alla mente niente. Max parlava di uno stabilimento balneare a luglio, e di qualcosa che gli aveva prestato, ma per Oliver decifrare queste informazioni era un’impresa quasi impossibile. L’estate dei suoi dodici anni la ricordava solo vagamente come quella in cui i suoi genitori divorziarono, tutto quello che veniva prima e dopo si confondeva e si sovrapponeva in ricordi che non erano più veri. Forse quell’anno il matrimonio in bilico dei suoi genitori non li aveva portati molto lontano, o forse non erano partiti affatto e lui aveva seguito gli zii, ma non riusciva a ricordare di quale spiaggia si trattasse. L’indirizzo sulla busta collocava il mittente dall’altro lato del paese, e questo non lo aiutava minimamente. “Deve essersi sbagliato” cercava di convincersi, “ma non può essersi sbagliato, quello sono io!”
Oliver portò la foto da suo padre che, seduto nel suo studio, puliva le lenti degli occhiali.
«Stavo rimettendo a posto e ho trovato questa foto, per caso ti ricordi chi è il bambino accanto a me?» 
Suo padre si sistemò gli occhiali appena puliti sul naso e osservò con sorpresa la foto.
«Alla fine l’hai ritrovata» gli sorrise.
«La stavo cercando?» chiese confuso Oliver.
«Pensavi l’avesse portata con sé tua madre. Ti eri arrabbiato tantissimo perché era lì che avevi scritto l’indirizzo dell’altro bambino. Non volevi più che lo nominassimo. Com’è che si chiamava?»
«Max?»
«Esatto, Max. Dove l’hai trovata alla fine?»
«Era caduta... dietro la libreria. Per caso ti ricordi anche dove ci siamo conosciuti?»
«Se non sbaglio quell’anno andammo nella casa al mare di tua zia, lo aveva deciso tua madre». Oliver annuì davanti ai ricordi che cominciavano a riaffiorare, lo stabilimento “La Buona Sorte” iniziava a prendere forma nella sua testa, ma di Max ancora non c’era traccia. Adesso sapeva che era vero però, sapeva che chiunque fosse questo Max doveva essere stato importante anche per lui.  
 

9 giugno 20xx

Caro Max,
mentirei a entrambi se dicessi che mi ricordo di te. Purtroppo ho gettato via i ricordi di quell’estate tanto tempo fa, e non ti biasimo per aver fatto lo stesso. A quanto pare, la mia copia della foto che mi hai mandato è andata persa, ed è lì che ho cominciato a dimenticare anche te. Non ricordo cosa ti avessi prestato, e per questo non penso sia importante che tu me lo restituisca, ma sono contento che per tutto questo tempo ti sia stato utile. Il bambino che hai conosciuto allora è sicuramente molto diverso da quello che potresti ritrovarti davanti, e onestamente non so se sarò all’altezza delle tue aspettative. Tuttavia non credo che il fatto che la tua lettera sia riuscita a raggiungermi sia una coincidenza, e ho l’impressione che non incontrandoti farei un torto anche a me stesso. 
Anche se scrivere lettere è un modo originale e affascinante di comunicare, ti lascio i miei recapiti nel caso succedesse qualcosa di urgente. 
A presto,
Oliver
 

Spedita la lettera, Oliver iniziò a sentire un’emozione che non aveva provato da tempo. Il cuore gli batteva rumorosamente, e si sentiva contemporaneamente teso e felice. Mancava ancora un mese e si trovava nel pieno della sessione estiva, con gli ultimi due esami dell’anno imminenti, ma in ogni momento di pausa non riusciva a fare altro che pensare a Max. 

“Riuscirò a riconoscerlo? Lui mi riconoscerà? Cosa posso avergli prestato? Andremo ancora d’accordo o dovremo affrontare momenti di silenzio imbarazzante?”
«Riesco a vedere gli ingranaggi nella tua testa muoversi» lo aveva ripreso una sera sua padre dopo aver notato l’espressione corrucciata del figlio. «Rilassati e andrà tutto bene, probabilmente Max sarà agitato quanto te, e nella peggiore delle ipotesi puoi tornare subito a casa e finirla lì». 
Oliver sapeva perfettamente che aveva ragione, eppure l’idea che sarebbe potuto finire tutto da un momento all’altro lo faceva sentire triste. Sapeva che farsi delle aspettative era la ricetta perfetta per rimanere delusi, ma nella posizione in cui si trovava adesso era più difficile di quanto avesse mai immaginato. Nelle settimane passate Max non gli aveva più scritto, né lettere, né messaggi, né mail, e anche se sarebbe dovuto essere un buon segno che gli accordi erano ancora gli stessi, il fatto che il suo ritorno fosse stato così intenso ma la sua permanenza così breve faceva sentire Oliver stranamente agitato.

Poi finalmente arrivò anche luglio, più si avvicinava il giorno del loro incontro, più a Oliver il tempo sembrava dilatarsi e rallentare. Fino a quando all’improvviso il pullman su cui si trovava non si formò ed era già arrivato il momento di scendere e di incontrare finalmente Max.

I ricordi che Oliver aveva di quella vacanza erano molto sfocati, e il fatto che il paesaggio fosse cambiato così tanto non lo aiutava. Scoprì presto che dello stabilimento “La Buona Sorte” non rimaneva altro che l’insegna consumata e sbiadita dal tempo, e che la spiaggia affollata che ricordava era ormai libera e quasi deserta. L’odore di salsedine aveva invaso completamente i suoi sensi, un vento leggero rendeva il caldo più sopportabile, e il mare calmo si estendeva verso l’orizzonte in uno spettacolo che lo lasciava senza fiato ogni volta come la prima, ma neanche questo riuscì a distrarlo da quella irrazionale paura che Max non si sarebbe presentato. Tenne la foto di quando erano bambini davanti a sé e cercò di capire dove era stata scattata, ma girandosi verso sinistra il suo sguardo si incrociò invece con un paio di occhi familiari, in quei nove anni non erano cambiati affatto. 
Il sorriso con cui fu accolto disperse le sue paure come un’onda che si infrange sulla sabbia e poi scompare. 
«È bello rivederti».
 

Parlare con Max era più facile di quanto Oliver avesse immaginato. Era stato così anche allora? Chissà chi dei due aveva fatto il primo passo quel giorno, che cosa aveva reso la loro amicizia così importante per entrambi. 
Decisero di prendere qualcosa di freddo da bere e si sedettero entrambi sulla sabbia. Guardando i bambini che giocavano in acqua Oliver si sentì nostalgico, dispiaciuto di aver dimenticato i momenti in cui lui si era trovato al loro posto. Max sospirò di sollievo.
«Non pensavo davvero che sarei riuscito a trovarti. Grazie mille per essere venuto, Oliver» gli sorrise con lo stesso calore di prima.
«In effetti è stata un po’ una sorpresa anche per me, soprattutto perché non ricordavo molto di questo posto, mi dispiace». 
Max scosse la testa. «Non preoccuparti, non mi aspettavo così tanto. In fondo non siamo stati insieme tanto a lungo. Quando me ne sono andato tu eri arrivato solo da un paio di giorni, per me la nostra amicizia è stata l’ultimo ricordo di una bella vacanza, ma per te era solo l’inizio. Spero di non averti messo a disagio con la mia lettera».
«Se può consolarti in realtà non ricordo molto neanche del resto della vacanza, ma da quello che mi ha raccontato mio padre la nostra amicizia è stata importante anche per me, quindi sono felice di avere la possibilità di ricordarla».
«A quanto pare in questi anni la tua gentilezza non è cambiata affatto. Sono felice, mi sembra che il tempo non sia mai passato». Oliver si sentì confuso e inspiegabilmente invidioso dei ricordi che ancora non era riuscito a recuperare.
«Vorrei poter dire lo stesso...» ammise un po’ amareggiato.
«Vuoi sapere come ci siamo conosciuti? Forse se ti restituisco quello che mi hai prestato posso aiutarti a ricordare». Oliver annuì con un po’ di diffidenza, voleva sapere davvero cosa era successo in quei giorni, ma la paura che neanche questo lo aiutasse a ricordare lo faceva sentire insicuro. Max mise la mano nella tasca e tirò fuori un piccolo oggetto circolare di colore dorato, a prima vista Oliver pensò che si trattasse di un orologio da taschino, e l’attimo dopo capì, era una bussola. Oliver la prese in mano e la guardò a bocca aperta. 
Da bambino, come succede spesso a quell’età, per un po’ aveva avuto lo strano sogno di diventare un marinaio e suo padre aveva voluto assecondarlo regalandogli una bussola, strumento indispensabile per qualunque marinaio che si rispetti. 
«Quell’estate sono arrivato qui per caso. Stavo giocando con altri bambini sulla spiaggia e senza neanche accorgermene mi sono allontanato dallo stabilimento in cui si trovavano i miei genitori e me ne sono reso conto qui. In realtà non era neanche così lontano, ma da piccolo gli ombrelloni mi sembravano tutti uguali, e non riuscivo a ricordare da che parte ero venuto, così sono scoppiato a piangere.
«Tu ti sei avvicinato subito e mi hai chiesto se era successo qualcosa. Quando ti ho detto che non trovavo più la mia famiglia hai tirato fuori la bussola e hai detto che è essenziale per orientarsi al mare» Oliver si sentì arrossire per l’ingenuità con cui aveva detto quelle parole e Max rise alla sua reazione.
«Nessuno dei due sapeva cosa stavamo facendo, ma ha funzionato e sono tornato dai miei genitori. A quel punto volevo restituirti la bussola, ma hai detto che sarebbe stata più utile a me, e che dove vivi tu non c’è il mare quindi non avresti potuto usarla molto. Nei giorni successivi abbiamo continuato a trascorrere il tempo insieme, e prima che me ne andassi ho scritto il tuo indirizzo e abbiamo scattato quella foto».
Mentre Max raccontava di quell’estate lontana i ricordi riaffioravano nella mente di Oliver come immagini di un film che aveva visto tanto tempo prima e di cui non ricordava più il titolo, a tratti chiari e lucidi, a volte confusi e imprecisi, ma sempre e solo piacevoli. Finalmente poté sorridere di cuore anche lui.
«Anche tu, sei ancora solare ed eloquente come un tempo». Max sorrise divertito.
«È un modo gentile per dirmi che parlo troppo?» Oliver scosse la testa.
«Mi piace, è bello che tu riesca ad esprimerti così facilmente». L’espressione di Max si incupì leggermente.
«Non sono sicuro che sia davvero così».
«Come mai?»
«Quando ci siamo conosciuti prendere la strada sbagliata mi ha portato fortuna, ma adesso mi sembra di essere sulla strada giusta della cattiva sorte. Guarda questo mare. Intorno a me è pieno di cose belle e a me sembra di non meritare niente. Non so ancora dove sto andando, o perché lo sto facendo, ma mi sembra di non riconoscermi ogni giorno di più. Forse in un certo senso volerti ritrovare così all’improvviso era soltanto una scusa per fuggire un po’ da me stesso. Scusami se ti sto coinvolgendo in questa storia». 
«Il mare che stiamo guardando da qui sembra lo stesso di nove anni fa, così come tu, in questo momento, non mi sembri affatto diverso. Ma di entrambe le cose conosco soltanto la superficie. Anche quando ci siamo conosciuti non sapevi dove andare, ma sapevi cosa volevi trovare, ed è bastato questo a guidare due bambini verso il posto giusto. Forse adesso non sai cosa vuoi, e tutte le strade ti sembrano uguali, o forse quello che vuoi sembra troppo lontano. In ogni caso, fermarsi un attimo a guardare cosa si ha intorno non è mai una cattiva idea. Potresti scoprire cose che all’inizio non avevi notato o che sembravano impossibili. Nella lettera che mi hai mandato hai detto che le persone se ne vanno, che anche noi lo abbiamo già fatto, invece a me sorprende che si può sempre tornare e nessuno ci prepara mai a quest’eventualità. Noi siamo tornati, e ci sono così tante cose che mi devi raccontare».
Max guardò Oliver con occhi pieni di gratitudine e speranza, per la prima volta dopo tempo non si sentiva poi così solo. Ancora una volta, con Oliver aveva trovato una buona sorte, un futuro sconosciuto, ma più luminoso di quanto non fosse mai stato.

Adesso che erano di nuovo lì, anche senza bussola sapevano entrambi di essere nel posto giusto.

 




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