Niente è facile, nulla è impossibile

di X_98
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Hanna si bloccò di colpo.

Tornò sui suoi passi affacciandosi nel corridoio.

Non si sbagliava, era proprio Thranduil colui che era appena entrato nella stanza dei gemelli.

Lo seguì e per poco non andò a sbattere contro Calien che stava uscendo dalla stanza in tutta fretta.

“Mi perdoni mia signora!” Si scusò lei terribilmente imbarazzata.

Hanna fece una smorfia nel tentativo di nascondere un sorriso. La sola presenza del Re metteva i suoi sudditi in soggezione!

L’ancella era sparita prima che potesse rispondere, così decise di entrare.

Thranduil osservava i gemelli che giocavano tranquilli.

Era seduto su di una grande poltrona, indossava una ricca veste scura ed un diadema d’argento ornava il suo capo.

Osservandolo Hanna potè cogliere un velo di malinconia nei suoi occhi, cosa che la turbò. Decise di ignorare le paure date dalla situazione, dai suoi errori e da tutto ciò che avrebbe potuto distoglierla dal suo obbiettivo. 

Se dovevano andare in guerra, la guerra che aveva visto, quella predetta da Tolkien, desiderava fosse diverso.

Senza litigi a dividerli anche se era certa che questo non avrebbe ostacolato la complicità che avevano sempre avuto sul campo di battaglia!

“Ancora arrabbiato?” Chiese avvicinandosi sapendo che l’aveva sentita entrare e per niente sorpresa di essere stata ignorata.

Lui non rispose, come se distogliere l’attenzione dai figli li avrebbe potuti mettere in grave pericolo.

“Lo prendo per un si!” Sospirò Hanna “Scusa, ma dovevo farlo!” Disse sedendosi in terra dalla parte opposta del compagno, per non allarmare inutilmente i bambini con la propria postura rigida.

“Potevi dirmelo! Invece mi hai mentito.....ed io ti ho creduto!” Affermò Thranduil con biasimo.

“Ora sei ingiusto!” Come previsto gliela stava facendo pesare “È vero! Hai ragione...dovevo dirtelo!” Dovette riconoscere a malincuore Hanna.

“E perché non l’hai fatto?” Chiese lui alzando lo sguardo, facendo incrociare i loro occhi.

“Temevo....che avresti....detto di no!” Appariva ferito ed Hanna maledì Sara perché aveva sempre ragione. Aveva agito avventatamente, lasciando che i sentimenti prendessero il sopravvento.

La lezione, a quanto pare non l’aveva imparata!

Non voleva arrendersi e deprimersi come la prima volta, ma agire come una madre isterica era molto peggio!

“Era certo!” Disse lui gelido.

“Non stiamo parlando dei romani! Ma di nani! E hanno nostra figlia! Perché temporeggi?!” I nani ormai avevano sicuramente raggiunto le rive del lago.

“E perché ti dai delle risposte invece di chiederle?” Chiese lui ricordandole il piccolo particolare che rappresentava la corona che portava sul capo.

Se quello le dava la certezza che stava facendo tutto il possibile, le diede anche un arma a doppio taglio.

“Perché il Re non ha tempo per un inutile umana! Mi hai escluso dai preparativi, celandomi le tue mosse, lasciandomi annegare nella preoccupazione!” Lo accusò spiegando con un sussurro ciò che l’aveva più ferita.

“Non lo pensi davvero!” Affermò lui.

“Cosa te lo fa dire!?” Ringhiò lei.

“Ti conosco!” Rispose Thranduil con irritante calma “Credi veramente che era mia intenzione tenerti all’oscuro? Ero intenzionato a parlarti prima di incontrarti nelle scuderie!” Svelò.

“Se fossimo partiti subito forse avremmo impedito che la portassero fino a pontelagolungo!” Disse Hanna più a sé stessa che a lui.

“Hanno seguito il corso del fiume. Non c’era modo di fermarli!” Disse lui pacato.

“Vanno a risvegliare un drago....” la voce di Hanna si incrinò quando l’immagine di pontelagolungo che aveva visto migliaia di volte sullo schermo della sua televisione, le balenò davanti agli occhi, risvegliando solo una grande paura. 

Consapevole che stavolta non si sarebbe trattato di effetti speciali. 

“Hanna!” Aprendo gli occhi vide che lui le si era inginocchiato accanto, accogliendo Galador che era corso fra le sue braccia.

“Farò tutto ciò che è in mio potere per liberare Aranel! Te la riporterò!” La rassicurò prima di darle un tenero bacio in fronte per poi rivolgere l’attenzione su suo figlio.

“Ti credo! Ma ho ugualmente molta paura!” Ammise Hanna mentre Elanor, desiderosa di riceve le stesse attenzioni del fratello, le si sedette in grembo.

I bimbi erano silenziosi, consapevoli della sofferenza dei genitori.

“Nessuno conosce il futuro!” Sussurrò Thranduil mentre Hanna si poggiava contro il suo petto “Possiamo solo goderci il tempo che abbiamo con le persone che amiamo e fare le nostre scelte contando sulla forza, non sulla paura!”.

Rimasero uniti per qualche minuto, desiderando entrambi che quel momento di pace durasse in eterno.

Ecco come Thranduil era andato avanti durante gli anni di guerra. Mentre lei aveva compreso il reale pericolo solo quando sua figlia aveva rischiato la vita.

“Devi preparati. L’esercito è pronto a partire.....” quella frase, apparsa dal nulla la fece sussultare e drizzare, piena di nuova e forte speranza.

“Aspetta.....” “Il desiderio di riabbracciare tua figlia si è improvvisamente affievolito?” La schernì lui leggermente irritato.

“Vorrei chiederti un’ultima cosa prima di andare!” Rispose lei felice di non essersene dimenticata.

 

*

 

Una fitta nebbia calò sul lago oscurando la visuale. L’umore non era dei migliori, la diffidenza era reciproca e la bambina piangeva silenziosa seduta in un angolo della barca.

“È tutto a posto?” Chiese Fili essendosi reso conto di quanto si fosse adombrata la piccola.

“Quando posso tornare a casa?” Chiese Aranel con le lacrime agli occhi.

Fili sospirò non sapendo dare una risposta, ma volendo tanto farlo. Si rendeva sempre più conto, che nonostante la situazione pericolosa, era stato crudele, meschino e da codardi rapirla.

“Ho visto una luna di fuoco una volta!” Cominciò a raccontare Kili, sorridendo quando vide in quegli occhi profondi come il mare, pieni di tristezza ed angoscia, accendersi una piccola scintilla di curiosità.

“Davvero?!” Chiese Aranel con voce rotta, asciugandosi le lacrime con una mano.

“Si era levata su un passo vicino a Dunland. Enorme, rossa e dorata, riempiva il cielo.

Scortavamo alcuni mercanti, loro scambiavano l’oro con pellicce...prendemmo il verde cammino a sud, tenendo la montagna a sinistra. E poi è apparsa....” Kili alzò una mano indicando il cielo “Un enorme luna di fuoco, illuminava il sentiero....”.

I nani sussurravano fra loro insoddisfatti dato che non si fidavano affatto dell’arciere.

“E basta con questo sfrontato uomo di lago, gettiamolo dalla barca e facciamola finita!” Si lamentò per l’ennesima volta Dwalin.

“Bard! Il suo nome è Bard!” Precisò Bilbo.

“Come lo sai?” Chiese Bofur cercando di capire quando si potessero essersi incontrati se lo hobbit non era mai uscito dal giardino di casa.

“Aah, gliel’ho chiesto!” Bilbo diede l’ovvia risposta frenando i pensieri dell’amico.

“Non mi interessa come si chiama, quello non mi piace!” Disse Dwalin che aveva la tendenza naturale a non fidarsi di chiunque non fosse un nano.

“Non mi piace!” Sussurrò Dwalin diffidente.

“Non ci deve piacere per forza. Dobbiamo soltanto pagarlo! Su forza ragazzi, svuotate le tasche!” Urlò Balin spazientito.

“Io pago la parte della mia nuova amica!” Disse Bilbo sorridendo in direzione di Aranel che però era troppo presa dal racconto del giovane nano per prestargli ascolto.

“Non serve!” Bard fermò le buone intenzioni del mezz’uomo guadagnandosi ancora più sfiducia da parte dei nani.

“Come sappiamo che non ci tradirà?!” Domandò Dwalin rivolto a Thorin.

“Non lo sappiamo!” Gli rispose il nano guardando l’uomo come se i propri sospetti aumentassero ad ogni domanda.

“C’è solo un piccolo problema.....ci mancano dieci monete!” osservò Balin dopo aver contato più volte il denaro.

“Glóin! Avanti, dacci tutto quello che hai!” ordinò Thorin incrociando le braccia al petto appena notò che fosse lui il più agitato di tutti.

“Non guardate me!” gridò in difficoltà l’interpellato “Io sono stato dissanguato da quest’avventura! E cosa ho ottenuto dal mio investimento?! Nient’altro che miseria, dolore e…”.

La sua esitazione venne interrotta da una vista che lo fece desistere da ogni attaccamento materiale che ancora possedeva: la Montagna Solitaria apparì dinanzi a loro!

“Per la mia barba...… Prendi! Prendi tutto quanto!” Sussurrò Glóin commosso, dando a Balin tutte le monete che ancora possedeva.

“Il denaro, presto datemelo!” Disse Bard raggiungendoli con concitazione.

“Ti pagheremo quando avremo le nostre provviste, non prima!” Ringhiò Thorin.

“Se apprezzate la libertà farete come vi dico!” Rispose l’uomo stranamente calmo di fronte alla sfiducia dei nani ma apparendo teso mentre osservava il profilo della città stagliarsi nella nebbia.

“Ci sono guardie più avanti!” Riuscì a convincerli alla fine.

Thorin si affacciò dal barile quando lo vide nascondere Aranel sotto di un telo vicino alla prua, e la bambina, più a suo agio con gli uomini che con i nani, obbedì senza protestare. Il nano fu costretto a nascondersi appena avvistò le vedette appostate vicino ad una casa sul lago.

“Che sta facendo?” chiese Dwalin sospettoso, dall’interno di una botte.

“Parla con qualcuno!” rispose Bilbo sussurrando, sbirciando attraverso il piccolo foro della botte dentro la quale si trovava.

“E che succede?” Insistette il nano.

“Sta puntando il dito verso di noi!” Rispose nuovamente lo Hobbit.

“Si stanno stringendo la mano!” Disse Bilbo, vedendo Bard attuare il gesto e temendo che fossero condannati.

“Cosa?!” Ringhiò Thorin.

“Che canaglia!” esclamò Dwalin pieno d’ira “Ci ha belli che traditi!” Concluse.

Ma prima che chiunque potesse anche solo pensare a cosa fare, qualcosa di strano venne versato all’interno dei barili, senza che la loro presenza venisse notata.

I nani si ritrovarono coperti di pesci morti e a giudicare dall’odore, non dovevano essere freschi!

La chiatta riprese a muoversi lentamente.

“Silenzio!” sibilò Bard interrompendo i loro lamenti dando un calcio ad una delle botti “Siamo alla barriera per il pedaggio!” li informò.

“Alt. Ispezione merci!” Venne una voce, anticipando l’apparizione dell’uomo “Documenti per favore. Ooh sei tu Bard!” Si meravigliò scorgendo il chiattaiolo.

“Giorno Percy!” Salutò Bard.

“Niente da dichiarare?!” Chiese Percy amichevole.

“Niente, se non che sono inghirizzito e stanco. Ed ho voglia di casa!” Rispose Bard sincero.

“Io uguale a te!“ rispose Percy ponendo il timbro sui documenti “Ecco fatto. Tutto in ordine!” Disse contento porgendolo all’amico.

Ma una mano bloccò il gesto a metà.

“Non così di fretta!” Era arrivato Alfrid, il fedele consigliere del Governatore di Pontelagolungo. Avido, codardo, crudele ed arrogante.

“Consegna di barili vuoti....dal reame boscoso...” lesse come se non conoscesse le abitudini del suo concittadino.

“Solo che....non sono vuoti...non è vero Bard?” Chiese osservando i barili con disgusto a causa del forte odore del pesce “Se mi rammento bene, tu hai la licenza di chiattaiolo, non di pescatore....” puntualizzò, provando soddisfazione nel creare problemi.

“Non sono affari tuoi!” Sibilò Bard sentendo l’ansia aumentare.

“Sbagliato. Sono affari del governatore pertanto sono affari miei!” Non demorse Alfrid.

“Oh avanti Alfrid, abbi cuore la gente deve mangiare!” Tentò di nuovo Bard.

“Questo pesce è illegale!” Precisò lui facendo un cenno alle guardie.

“Svuotate i barili fuori dalla barca!” ordinò, divertito nel dare fastidio all’onesto concittadino. 

Le guardie obbedirono agli ordini e una di queste atterrò sulla barca scostando di poco il telo sotto il quale era nascosta la bambina che fece capolino curiosa.

Bard si mosse veloce, il movimento poteva essere vista come un inutile tentativo di fermare la guardia. 

“La gente in questa città fa fatica. I tempi sono duri. Il cibo scarseggia!” Cominciò a parlare fissando Alfrid negli occhi, così da impedirgli di indugiare su cose che non avrebbe dovuto vedere, mentre con una mano faceva un gesto dietro alla schiena per intimare alla bambina di rimanere nascosta.

“Non è un problema mio!” Rispose Alfrid non cedendo di fronte alla gara di sguardi.

“Ma quando la gente scoprirà che il governatore ributta i pesci nel lago...” Bard puntò tutto sulla codardia del consigliere, sapendo bene di avere un terreno fertile dove disseminare paure e dubbi “.....quando inizierà la rivolta...sarà un problema tuo allora!” Sussurrò con soddisfazione.

“Fermi!” Ordinò l’altro “Sempre il benefattore del popolo, eh Bard?” mormorò Alfrid, sprezzante “Il protettore della gente comune. Avrai anche il loro favore come chiattaiolo, ma non durerà!” Promise con malizia.

“Alza la chiusa!” Urlò Percy meno teso nel vedere che l’amico fosse riuscito a cavarsela con il tedioso consigliere.

“Il Governatore ti tiene sott’occhio, farai bene a ricordartelo. Noi sappiamo dove vivi!” Continuò Alfrid affatto contento.

“È una piccola Città Alfrid!” rispose Bard remando “Tutti sanno dove vivono tutti!”.

Pontelagolungo era una Città degli Uomini interamente costruita su palafitte in legno poste sul lago. Grazie alla sua posizione favorevole, era divenuta un centro dedicato al commercio di alimenti, oro e altri materiali.

Ma il commercio più importante era intrattenuto con gli Elfi Silvani di Bosco Atro.

Passato un lungo momento di silenzio, disturbato solo dai flebili rumori degli abitanti, Bard svuotò i barili uno dopo l’altro.

Kili e Dori caddero sul pavimento assieme al pesce, mentre Bifur uscì furente. Contenendo il proprio sdegno solo perché rischiavano di essere scoperti.

“Non t’azzardare a toccarmi!” Ringhiò Dwalin uscendo di scatto da sotto ai pesci.

Bilbo timido fece capolino, con in viso una smorfia disgustata di fronte allo stratagemma ideato dal chiattaiolo per farli entrare.

“Tu non li hai visti, non sono mai stati qui!” Disse Bard pagando il guardiano di quel molo che accettò di buon grado quel determinato prezzo per il proprio silenzio.

“Il pesce puoi averlo gratis!” Aggiunse Bard per essere certo di avere la sua simpatia.

“Statemi vicino! Seguitemi!” Disse poi rivolto ai nani.

Vedendo Aranel tremare le mise addosso il suo mantello, coprendole quei capelli troppo riconoscibili e le orecchie a punta, prima di farla entrare in un cesto che si mise in spalla.

“Seguitemi!” disse a bassa voce “Statemi vicino e datevi una mossa!” Ordinò guidandoli verso la propria casa.

 

*

 

Hanna salì agilmente in groppa ad Aegnor dopo aver aiutato a liberare la strada da alcuni fastidiosi ragni. 

Voleva apparire più sicura di quanto non si sentisse.

Quel cavallo era testardo e fin troppo vivace per lei. Però non aveva trovato nulla da obbiettare quando Thranduil aveva deciso che doveva cavalcarlo.

Era il cavallo che il Re stesso aveva addestrato.

Intelligente, forte e veloce, era il miglior compagno potesse desiderare sul campo di battaglia. 

A dimostrazione di ciò era l’unico destriero a parte il Megacero del Re, ad aver puntato gli zoccoli di fronte ai ragni.

Mentre quello di Sara si era impennato, facendola capitolare in terra.

La guerra di cui lei sapeva, sarebbe presto giunta.

Gli elfi erano agitati. Si vedeva dalle posture rigide ma lo stesso eleganti assunte sia dai fanti che dai cavalieri.

Mai nella loro storia un bambino, ciò che consideravano più sacro, era caduto in mani naniche. L’affronto nei confronti di Re Thingol impallidiva in confronto.

Un azione tanto vile e crudele oltre a rappresentare una grave offesa al Re, rischiava di renderli vulnerabili ai nemici, mostrando debolezza e inettitudine alla protezione del regno.

Il viaggio si rivelò una vera e propria tortura.

Le ragazze erano abituate a cavalcare, per molti giorni di fila persino. 

Ma per la prima volta, un silenzio scomodo era calato fra le due.

Sara continuava a meditare se fosse saggio rivelare la presenza dell’esercito di Bolg, no Azog, sapendo che avrebbe dovuto dare delle spiegazioni su quella inusuale conoscenza.

Hanna era in pena per la figlia e nonostante le parole del compagno trovava estremamente difficile fare finta di niente e nascondere i sentimenti che potenti, creavano una gran confusione nella sua testa.

Stranamente la vasta foresta, che nonostante fosse pieno giorno era ancora imprigionata nel buio, la riportò a molti anni prima, quando il peso delle sue scelte non era così pesante da farla esitare.

 

Hanna menava fendenti uno dietro l’altro nel tentativo di cercare una breccia nella difesa dell’avversario.

Aveva provato varie tecniche, ma fino ad allora aveva fallito contro Azrael.

Si erano accampati in un boschetto ed approfittavano sempre dei momenti di tregua per allenarsi.

Gli alberi fornivano un buon nascondiglio ed un vantaggio alle vedette che grazie all’altezza, potevano scorgere pericoli distanti alcune miglia.

Hanna fece un affondo, ma non avendo ancora molta dimestichezza con la spada, calcolò male la forza, ritrovandosi ad inciampare in avanti nel tentativo di non cadere a causa di un suo attacco.

Azrael ne approfittò e le fece uno sgambetto, rendendo inutili i suoi sforzi.

“Vous essayez de vous débarrasser de votre tête!“ (Tu cerchi di staccare la testa dal collo!) Disse porgendole la mano.

Hanna la accetto sentendosi impaziente e nervosa sapendo che era la terza volta che finiva in terra nel giro di pochi minuti.

 “Mais il y a des barres obliques qui tuent avec moins d'effort!“ (Ma esistono fendenti che uccidono con meno sforzo!)

“Eh alors apprends-moi!” (E allora insegnameli!) Gridò Hanna ripartendo all’attacco.

Poco dopo, delle voci entusiaste fecero terminare l’allenamento.

“I romani piagnucolavano come femmine mentre tutt’intorno il loro sangue bagnava la terra!” A parlare era uno dei gladiatori che assieme a loro, aveva fatto cadere la casa di Batiato.

Solo gli ex gladiatori di quella dannata casa, osavano avvicinarsi tanto alla tenda dell’angelo della morte, dove un prezioso tesoro era custodito, la cui esistenza veniva celata con morbosa cura.

“ll vento sicuramente ha trasportato quel tanfo di fumo e morte, fin nel cuore marcio di Roma!” Disse l’uomo con macrabo entusiasmo sollevando una bottiglia di vino, incurante che tale gesto, ne avesse spinto una gran quantità fuori.

“Ce sont des gens très bruyants!” (È gente molto chiassosa!) riconobbe Thranduil intento ad affilare la sua spada. 

“Parfois un peu de vin et quelques rires aident ..... à fortifier les amitiés!” (A volte un po’ di vino e qualche risata aiutano.....a fortificare le amicizie!) Spiegò Hanna.

“Ce n'est pas le moment de se laisser distraire!” (Non è il momento per distrarsi questo!) fece notare l’elfo.

“Azrael! Spartacus vous demande!” (Azrael! Spartacus chiede di te!) Lo chiamò Attico avvicinandosi di corsa.

“Attico, Milo, restez sur vos gardes!” (Attico, Milo, restate di guardia!) disse Azrael alzandosi sapendo di dover fare in fretta.

“Vous venez avec moi!” (Voi, venite con me!) chiamò i due uomini sopraggiunti assieme al figlio.

“Dobbiamo...” “Muovi il culo!” Urlò Tigris rivolto a Proximo “Sei sempre di ottimo umore!” Lo prese in giro l’altro.

“Sarà un onore! Un piacere!” Sottolineò Hagen con il capo abbassato.

“Ehm, leccaculo!” Ci tenne a precisare Milo.

 

Haldir cavalcava fiero dietro alle ragazze che affiancavano il Re. 

Certe cose non erano cambiate!

L’elfo, appresa la triste notizia, non aveva perso tempo ad offrirsi volontario per seguirli nel viaggio verso la montagna solitaria.

Non mostrando esitazione, decidendo di partire senza attendere la risposta del proprio signore, il capitano di Lorien aveva rafforzato il rapporto fra i due regni grazie al proprio senso del dovere e coraggio.

Un corno elfico annunciò l’arrivo di ulteriori problemi.

Thranduil fermò l’avanzata del proprio esercito cominciando a nutrire dei sospetti.

La strada scelta era la più veloce. 

Evitare le insidie e l’oscurità che avvelenava il Bosco era l’unico modo per raggiungere i nani e tagliar loro la strada.

Eppure una strana sensazione non l’aveva abbandonato da quando avevano lasciato le mura del castello.

“Tutto bene?” Chiese Hanna notando il disappunto sul viso del sovrano.

“Procediamo!” Ordinò lui fingendo di non sentirla.

“Tutto bene?” Domandò Sara vedendo l’amica guardare il terreno abbattuta.

“Devo imparare a riconoscere il sovrano!” Disse Hanna abbattuta.

“Suvvia.....dovrà pur mantenere la sua reputazione?!” Sussurrò l’amica cercando di tirarla su.

Hanna sapeva che Sara aveva ragione, ma non per questo faceva meno male.

 

*

 

Bilbo fece capolino da un angolo osservando il luogo con paura mista a confusione e curiosità “Cos’è questo posto?!”.

“Questo, Mastro Baggins, è il mondo degli uomini!” Rispose Thorin senza particolare entusiasmo, segni che ci aveva vissuto più di quanto un nano avrebbe dovuto fare.

“Testa bassa e muovetevi!” Li riprese Bard “Fate presto!” Li sollecitò ulteriormente.

“Alt! Ehi!” Gridò una guardia appena li vide. Troppo numerosi e diversi per passare inosservati.

“Forza! Muoviamoci!” Sussurrò Thorin spintonando diversi compagni.

“In nome del governatore vi ho detto alt! Alt! Alt! Fermateli!” Insistette la guardia venendo ignorata.

“Voi!” I nani tornarono sui loro passi appena un’altra guardia comparve sul loro cammino.

I cittadini osservavano curiosi senza far nulla per intervenire, apparendo divertiti nel vedere le guardie del governatore in difficoltà.

“Indietro!” Li richiamò Thorin frenando la loro corsa a stento.

“Da questa parte!” Chiamò qualcuno, non identificabile nella confusione creatasi.

“Che succede qui?!” Chiese il capo delle guardie cittadine apparendo invisibile agli occhi dei cittadini che ripresero a fare ciò che avevano interrotto, incuriositi da tutta quell’agitazione 

“Rimanete dove siete! Nessuno si muova!” Ordinò l’uomo venendo ascoltato solo dalle guardie che l’accompagnavano.

Ma Alfrid aveva ragione. Bard era benvoluto fra la sua gente e nessuno si tirò indietro dall’aiutarlo anche senza conoscere le motivazioni dietro alle sue scelte, nascondendo le guardie prive di sensi e permettendo ai nani di allontanarsi.

“Pa! La nostra casa....è sorvegliata!” Bain, il figlio maggiore del chiattaiolo fece cambiare ancora una volta percorso ai nani.

Bard salì le scale che portavano alla sua casa guardandosi attorno senza trovare alcuna difficoltà nell’individuare le spie che la circondavano.

Con un fischio attirò l’attenzione del più vicino “Di al governatore che per oggi ho finito!” Lanciandogli un frutto come gentile pagamento.

“Pa, dove sei stato?!” Tilda lo accolse calorosamente in casa.

“Eccoti qua! Ero preoccupata!” Le si accodò la sorella maggiore Sigrid.

Il padre posò in terra il grande cesto che portava sulla schiena e quando tirò fuori la bambina, tutti i figli sgranarono gli occhi rapiti nel poter vedere un elfo tanto giovane e così da vicino.

“Ma tu sei un elfo!” Bain disse solo un ovvietà, lanciando però al padre uno sguardo interrogativo. Ma nani ed elfi non si odiavano?

Lo sguardo dell’elfa si mosse con timore su ognuno dei membri della famiglia, per fermarsi poi sulla più giovane.

“Tu chi sei?” Chiese Tilda alla piccola.

“Io mi chiamo Aranel! Tu come ti chiami?” Domandò l’elfa timidamente. Sentendosi a più suo agio nel parlare con una bambina, anche se poco più grande di lei.

“Sono Tilda, e loro sono i miei fratelli maggiori, Sigrid e Bain!” Li presentò Tilda.

“Un momento per favore!” Disse Bard inginocchiandosi davanti alla bambina.

“Aranel, dove sono i tuoi genitori?” Chiese cercando di essere il più gentile e rassicurante possibile.

“Dov’è Bilbo?” Chiese l’elfa spaventata. I ragazzi sembravano simpatici, ma i nani non si fidavano dell’uomo misterioso. Anche se erano i nani ad averla allontanata da casa. Quell’uomo l’avrebbe aiutata a tornare dal suo Ada?!

Nella testa della piccola c’erano molti dubbi e domande, ma aveva troppa paura per dare loro voce.

“Falli entrare!” Cedette Bard, decidendo di darle il tempo di ambientarsi così da potersi aprire ed in caso, aiutarla.

Bain scese nel sottoscala e diede un forte colpo al gabinetto posto sopra al lago.

“Se ne parli con qualcuno...” si annunciò Dwalin appena fece capolino con la testa “...te le strappo quelle braccia!”.

Bain gli porse una mano costringendosi a ricordare le buone maniere, anche se doveva riconoscere che era arduo con quel nano.

“Levati di mezzo!” Dwalin rifiutò l’aiuto, trovando la situazione fin troppo imbarazzante senza che un moccioso ci si mettesse di mezzo con un invadente ed inutile atto di gentilezza.

“Lassù!” Indicò il ragazzo per mandarli dentro casa, lontano da occhi indiscreti.

“Pa, perché i nani escono fuori dal nostro gabinetto?!” Chiese Sigrid che a disagio, si era affacciata dalla cima delle scale.

“Ci porteranno fortuna?” Domandò Tilda osservando l’entrata degli ospiti con l’elfa.

“Vuoi giocare?” Chiese Tilda eccitata “Alla lotta?” Domandò Aranel con entusiasmo.

Che morì appena notò i numerosi occhi perplessi che la fissavano, di nani ed umani.

“Voglio diventare una grande guerriera come il mio papà! Per questo devo allenarmi duramente!” Spiegò con naturalezza e sorprendente orgoglio.

“Chi è tuo padre?” Chiese Bard cogliendo l’occasione di chiarire i suoi dubbi.

“Non sono affari tuoi!” Ringhiò Thorin frapponendosi fra i due ed Aranel corse a nascondersi sotto al tavolo.

“Dato che vi sto offrendo asilo, credo proprio che lo siano!” Rispose a tono l’uomo.

“No invece!” Chiuse il discorso Thorin.

Bard si costrinse alla pazienza, decidendo di fare altro per distrarsi dalla rabbia che sentiva ribollire dentro “Non vi staranno a pennello, ma vi terranno caldo!” Disse porgendo varie coperte ai nani.

“Una lancia del vento nanica!” Sussurrò Thorin scorgendo l’antica arma dalla finestra.

“Sembri uno che ha visto un fantasma!” Osservò Bilbo, spinto dalla curiosità.

“È cosi! L’ultima volta che abbiamo visto una tale arma. Una città andava a fuoco!” disse Balin con voce tetra.

“Fu il giorno in cui arrivò il drago. Il giorno in cui Smaug distrusse Dale!” Annunciò con tono malinconico.

“Girion, il signore della città, radunò i suoi arcieri per colpire la bestia. Ma la pelle del drago è dura. Più dell’armatura più resistente!” Narrò “Solo una freccia nera, partita da una lancia del vento, poteva trafiggerne la pelle. E poche di quelle frecce furono realizzate. La scorta si andava riducendo, quando Girion tentò l’ultima resistenza!” Disse ricordando bene le grida della città degli uomini mentre veniva distrutta.

“Se la mira degli uomini, fosse andata a segno...” Thorin si voltò lentamente “Molte cose sarebbero andate diversamente!” Dovette riconoscere.

“Parli come se ci fossi stato!” Disse Bard stupito e sospettoso.

“Tutti i nani conoscono il racconto!” Rispose subito Thorin come se fosse la cosa più ovvia.

“Allora saprai che Girion colpì il drago. Gli allentò una squama sotto l’ala destra!” s’intromise Bain con fervore, volendo difendere l’onore dei suoi antenati “Ancora un colpo ed avrebbe ucciso la bestia!” Raccontò.

“Quella è una favola giovanotto! Niente di più!” Disse Dwalin beffardo, ridendo.

Tutti in quella stanza, fatta eccezione per Bilbo ed Aranel, conoscevano la leggenda del Signore di Dale che molti anni prima aveva opposto l’ultima resistenza contro Smaug e che era morto arso vivo dal fuoco del drago.

“Hai preso il nostro denaro! Dove sono le armi?” Thorin cambiò un’altra volta discorso.

“Aspetta qui!” Bard ordinò loro di aspettare e scomparve.

“Domani comincia l’ultimo giorno d’autunno!” disse Thorin ai compagni informandoli.

“Il dì di Durin comincia dopodomani!” Si rese conto Balin “Dobbiamo raggiungere la Montagna prima di allora!” Annunciò.

“E se non ci riusciamo?” Domandò Kili dubbioso “Se falliamo a trovare la porta prima di quel momento? Allora…” “L’impresa sarà stata inutile” concluse Fili al suo posto.

“Questo non succederà, ne ho la certezza!” Li rassicurò Thorin.

Le armi, che Bard diede loro erano strani attrezzi che avrebbero usato dei contadini infuriati. 

L’uomo rispose che le armi migliori forgiate in ferro si trovavano soltanto nell’armeria della città e, date le circostanze, l’unica scelta ricadeva su quelli.

“Direi di muoverci adesso!” Disse Balin ma Bard li fermò, sempre più convinto che quella bambina non dovesse trovarsi lì.

“Non andrete da nessuna parte. Spie sorvegliano questa casa e forse ogni molo e banchina della Città!” li avvertì, avendo modo di fermarli senza insospettirli piùdi quanto non lo fossero già “Attenderete il calare della notte....è più sicuro!”.

Detto questo Bard condusse Bain sull’uscio di casa “Trattienili! Non devono mettere piede fuori! Temo che quella bambina sia in grave pericolo, vedo cosa riesco a scoprire!” Disse prima di avviarsi. Ma non era solo l’elfa a preoccupare l’arciere. Aveva sentito uno dei nani chiamare il loro capo Thorin e giurava di aver già sentito quel nome!

 

*

 

“Come ti chiami?” Chiese Bain rivolto alla bambina che stava ascoltando attentamente Tilda mentre le presentava i vari utensili con cui aveva da poco imparato a cucire.

“Bain, è la terza volta che ripeti la medesima domanda!” Lo riprese Sigrid.

“Ne sono consapevole, ma che colpe ho se il suo nome non è comune ed io ho una pessima memoria!” Scherzò lui.

“Aranel!” Rispose l’elfa controvoglia.

“È vero che nella lingua degli elfi ogni nome ha un significato?” Chiese Bain curioso.

“Si, il mio significa stella del Re!” Rispose Aranel, rivolgendosi però a Tilda, come se fosse stata lei a porre la domanda.

“Quindi......Sei una Principessa!” Si stupì Bain “È per questo che ti chiami così!”.

“Io non dico bugie!” Disse Aranel con tono lamentoso fissandosi le mani.

“Tuo padre.....è il Re?!” Bain dovette riconoscere che l’intuito del padre si era rivelato corretto anche stavolta “Ma di quale regno!?” Si sentì in dovere di chiedere.

“Perché vuoi saperlo?! E perché hai paura di me?” Domandò Aranel spaventandosi anche lei vedendo l’espressione scioccata sul viso dell’umano.

“Non è paura......è incredulità!” Le spiegò Bain.

“Non mi credi?” Chiese Aranel offesa.

“Non è riferita a te....voi.....Principessa!” Si corresse Bain.

“Sorella, ho fame!” Tilda interruppe la discussione al momento opportuno.

Sigrid parve riscuotersi assieme al fratello e fece per accontentare la sorellina, per poi cambiare idea “Bain andresti dal fornaio a prendere del pane fresco?”.

“È tardi ormai. E il pane l’abbiamo!” Rispose Bain non capendo perché facesse tante storie per un pezzo di pane.

“Si, però non è fresco!” Discutendo con il fratello, Sigrid non si avvide della sorella minore che aveva deciso di procurarselo da sola “Tilda!” la riprese quando era in procinto di tagliare una fetta della pagnotta di qualche giorno prima.

Cosa resa difficile proprio dal fatto che l’impasto fosse vecchio e quindi più duro di quello appena fatto.

“Cosa c’è?” Rispose la bambina innocentemente mentre l’elfa reggeva il piatto impaziente di fare un buon pasto.

L’ora di cena era passata da un pezzo e lei non aveva ancora mangiato niente.

La calma presente venne spazzata via dall’entrata di un nano furioso.

“Dobbiamo andare!” Disse Thorin cominciando a raccogliere le giacche ancora umide e distribuirle per esortare i suoi compagni ad affrettarsi.

“No! Pa ha detto che non potete uscire!” Si oppose Bain.

“Credi che mi importi qualcosa di ciò che dice il chiattaiolo?” L’attaccò Thorin, odiando che un moccioso umano gli si opponesse.

“Vieni!” Ringhiò contro la bambina.

Aranel si allontanò protestando “Ma io voglio restare con Tilda!”.

“Obbedisci!” Insistette il nano avanzando, ma vedendola sfuggire alla sua presa chiamò rinforzi “Bilbo!”.

“No!” “Come?” Il nano non sembrava offeso, solo furioso di fronte alla risposta negativa dello hobbit.

“Stiamo andando in una montagna abitata da un drago!” Rispose Bilbo cercando con lo sguardo l’appoggio di qualcuno “Sarò solo uno scassinatore, ma sono consapevole che non sia il posto adatto per una bambina!”.

“Tieni le tue considerazioni per te!” Urlò Thorin tentando di afferrare Aranel che riuscì ad evitare la presa correndo dalla parte opposta del tavolo.

Sigrid scambiò uno sguardo veloce con il fratello e si misero fra il nano e la bambina.

“Perché è con voi?” Chiese un’altra volta Bain, ormai consapevole che la Principessa non avrebbe dovuto trovarsi lì.

“Non sono affari tuoi ragazzo!” Rispose Dwalin minaccioso.

“Lei non vuole venire con voi!” Rispose Sigrid senza indietreggiare.

“Lei non decide cosa fare o non fare...sono io!” Detto ciò Thorin spinse i ragazzo da parte e senza tante cerimonie afferrò e trascinò fuori l’elfa di peso, ignorando i calci e le proteste che fece nell’essere maneggiata così rudemente.

 

*

 

Bilbo non aveva voglia di stare insieme agli altri, soprattutto di trovarsi di nuovo faccia a faccia con Thorin. 

Prima era stata la curiosità a spingerlo a rivolgergli la parola ma dopo l’ultima discussione, era svanita.

Si erano appostati sotto alla casa, in attesa di agire indisturbati e rubare vere armi con cui poi si sarebbero subito diretti verso la montagna.

Lo hobbit ripercorse mentalmente l’intero viaggio da Bosco Atro, non capendo come la situazione fosse potuta diventare tanto critica.

Non era l’ira del Re che temeva, ma dover assistere impotente!

Essendo l’unico contrario al rapimento, non c’era molto, al momento, che potesse fare.

Sussultò teso, quando qualcuno gli si sedette accanto, ma si rilassò vedendo Bofur.

L’amico porse un pezzo di carne essiccata alla bambina che lo guardò diffidente, accostandosi maggiormente all’hobbit.

Il nano sospirò rassegnato. Perché la piccola avrebbe dovuto fidarsi dei suoi rapitori?!

“Che ti è successo? Non sei mai stato così silenzioso!” gli chiese decidendo di andare diritto al punto.

Lo hobbit non riuscì a trattenere un’occhiata ostile “Non sono dell’umore giusto per fare conversazione!”.

“Nemmeno io sono d’accordo con le ultime decisioni di Thorin, ma non è solo questo, vero?” Chiese Bofur apparendo sincero e desideroso di ascoltare, opposto al nano chiassoso ed esuberante che si era sempre mostrato.

“Non mi crederesti!” Rispose Bilbo timidamente.

“Questo lascia che sia io a deciderlo. Che cosa è successo, Bilbo?” gli chiese ancora Bofur.

“Non credo, anzi sono certo che il nano che ho incontrato alla contea non avrebbe compiuto un azione tanto meschina!” Rispose lo hobbit senza mascherare la propria ansia.

“Ha sbagliato, ma ricorda che è un nano d’onore, non farà mai qualcosa a questa bambina!” Disse Balin non sembrando che ci credesse, ma che ci sperasse.

“È troppo tardi! Rapire qualcuno, da dove vengo io non è una cortesia!” Disse lo hobbit arrabbiato.

“Per la barba di Durin, avevamo gli stramaledetti archi elfici mirati nel didietro! Per non parlare degli orchi!” Esplose Gloin per poi guardarsi attorno allarmato, ricordandosi solo allora che erano scoperti e muoversi cautamente senza fare rumore, che includeva lo sbraitare, era l’unico modo per non essere individuati.

“Questo non lo giustifica affatto!“ sentenziò Bofur, e lo hobbi si sentì sollevato di essere appoggiato da qualcuno.

Biblo sospirò smarrito “Come dovrei comportarmi con lui, adesso? L’ho visto nelle segrete e non sembrava più lui...... Aranel ha bisogno d’aiuto!”

“Chi?” Domandò Bofur smarrito.

“La bambina!” Rispose lo hobbit rassegnato “Oh!” Si illuminò il nano.

“Smettetela di complottare alle sue spalle!” Li riprese Balin “Ricordate che una maledizione grava su tutto quel tesoro. Ho paura per lui!” Confessò afflitto “Non ha bisogno di tutto questo baccano ma che restiamo uniti!”.

“Thorin ha bisogno di tanti calci in culo!“ esplose Bofur sussurrando furioso “Mai l’avrei creduto capace di una cosa del genere!”.

Bilbo fece l’ennesimo sospiro, prima di alzarsi in piedi deciso.

“Farò del mio meglio per fargli cambiare idea…” disse, indicando la piccola con lo sguardo.

“Che? Non vorrai davvero andare a parlare con Thorin? O non ricordi com’è finita l’ultima volta?!” Gli chiese l’amico stupito e preoccupato.

”Non ho altra scelta! Se posso fare qualcosa per arginare i danni di questa tragedia è mio dovere farlo. Non voglio che ci vada di mezzo una bambina innocente!” Disse Bilbo deciso.

Nel frattempo il nano in questione riapparve con dei vestiti in mano. 

Dove li avesse presi era un mistero.

“Cambiati d’abito!” Ordinò alla bambina “Nessuno deve vedere che sei un elfo!” Spiegò. 

Vedendo che la piccola restava immobile stringendosi a Bilbo, si rivolse a lui “È per la sua sicurezza!” Insistette.

“Thorin....stiamo andando tra le fauci di un drago!” Tentò di ricordargli lo Hobbit.

“Falla vestire come dico io o il drago sarà l’ultimo dei suoi problemi!” Sibilò il nano lanciandogli contro i vestiti.

“Ti prego...” insistette Bilbo non sapendo come convincerlo.

Il nano si fermò, fissandolo stranito e un attimo dopo uno sguardo colmo d’ira travolse lo hobbit “Perché ci hai messo tanto a liberarci? Comincio a credere che tu non voglia aiutarci!” Gli sibilò contro.

“Ma cosa dici....?!” Chiese lo Hobbit, non capendo.

“NON MENTIRMI!” urlò ancora il nano, avventandoglisi contro. 

Aranel cominciò a piangere e Kili la prese da parte tentando di calmarla accarezzandole dolcemente la schiena.

I nani si guardarono attorno allarmati che quel litigio potesse attirare attenzioni indesiderate.

Thorin con violenza tirò in piedi lo hobbit “Come puoi farci questo, dopo tutto quello che abbiamo passato! Dopo che ti ho concesso la mia fiducia! Cosa ti ha promesso?!” lo accusò, non riuscendo a vedere altro che nemici ovunque.

“Chi?” Riuscì a chiedere Bilbo angosciato.

“Quell’elfo spocchioso!” Quella risposta non confuse solo lo hobbit, ma tutto il resto della compagnia.

Avevano rapito la Principessa, anche se Bilbo avesse fatto un qualsiasi tipo di accordo, si era dissolto come polvere al vento.

“Niente.....come puoi solo pensare.....” “Allora fai come ti ordino perché non risparmierò chiunque intralci il mio cammino e tu mio caro scassinatore mi stai tediando con il tuo buon cuore e le buone maniere da bravo casalingo!” Gli ringhiò contro Thorin per poi voltarsi intenzionato a continuare con i suoi piani.

“Avrai il mio appoggio. Solo se la lasci qui!” Quella frase, benché detta con voce tremante, lo fermò all’istante.

“Mi credi crudele?” Chiese con oscura soddisfazione “Bene, Mastro scassinatore, sappi che esistono persone molto peggio di me!” Disse battendosi i pugni sul petto.

“Tu non hai idea di cosa altri avrebbero fatto con lei! O cosa...le avrebbero fatto!” Thorin fece una smorfia vedendo che anche se impaurito, Bilbo non si era mosso e nonostante il corpo lo tradisse, i suoi occhi erano pieni di determinazione.

“Bene!” Cedette alla fine “Resterà con Kili e Oin!” Decretò. 

“Lascio a voi il compito di riportarmela una volta che il pericolo sarà passato!” Ordinò “Fate in modo di non deludermi!” Disse con una voce che non prometteva niente di buono.

Oin, era perplesso, ma essendo un nano, si fidava del suo Principe e credeva che volesse solo essere certo che avrebbero obbedito ai suoi ordini.

“Cosa?” Protestò il nipote dolorante, ma comunque testardo.

“Sei troppo debole!” Disse Thorin che aveva notato solo allora il pallore del suo viso “Non rischio la missione per un singolo nano!”.

“Allora resto anch’io!” S’intromise Fili andando verso il fratello ma venendo intercettato dallo zio.

“No, il tuo posto è con la compagnia!” Lo fermò.

“Il mio posto....è accanto a mio fratello!” Disse Fili ostinato, spingendo lo zio da parte.

Thorin decise di non insistere, ma volle mettere ulteriormente alla prova lo Hobbit “E tu Mastro Baggins?” Chiese guardandolo “Ti nasconderai in un buco?”.

Bilbo non volendo dire cose spiacevoli, rispose scuotendo il capo.

 

*

 

Bard non si era sbagliato! Quel nano era un discendente del Re sotto la montagna!

E la sua presenza voleva dire solo che l’antica profezia rischiava di avversarsi: “Il Signore delle Argentee Fonti, il Re delle Rocce Scavate, il Re che sta sotto il Monte riavrà le cose a lui strappate, e la campana suonerà di allegrezza quando il Re della Montagna tornerà; ma tutto si disferà con tristezza, e il Lago brillerà e brucerà!”.

Comprendendo a pieno il rischio che il villaggio correva e l’intenzione dei nani di portare con loro una bambina così piccola che probabilmente avevano rapito, lo fece correre veloce verso casa.

Dopo essersi divisi, cauti e silenziosi, i nani si muovevano fra le case, intenzionati a rubare armi più decenti per poi puntare diritti alla montagna. 

L’oscurità li celava alla vista di eventuali guardie ma le armi, costruite a grandezza umana, furono troppo per i nani ed uno di loro ne fece cadere poche creando lo stesso un gran rumore, rivelando la loro posizione.

I nani vennero trascinati in uno spiazzo davanti al Governatore dietro cui stava Alfrid. Il primo non era affatto contento che la sua cena fosse stata interrotta. 

Come se non bastasse, una folla di curiosi si era radunata attorno agli inusuali intrusi: vecchi, uomini, donne e bambini che bisbigliavano fra loro chissà quali teorie e storie per spiegare quell’assurda presenza! 

Le voci su di un possibile adempimento della profezia della gente di Durin, nate dalla ricerca frettolosa di Bard, avevano fatto il giro della Città in pochissimo tempo.

“Che cosa significa questo?! Chiese il governatore infastidito dall’essere stato scomodato a quell’ora.

“Li abbiamo sorpresi a rubare armi signore!” Rispose il capo delle guardie.

“Ah, nemici dello stato… eh?” Li sbeffeggiò il Governatore, in piedi in cima alle scale dell’ingresso della sua casa.

“Un disperato mucchio di mercenari come mai nella vita, signore!” Lo appoggiò come sempre il suo consigliere.

“Frena quella lingua!” lo zittì Dwalin facendo un passo avanti, sempre pronto a prendere le difese del suo Principe “Tu non sai con chi parli. Lui non è un criminale qualunque. Lui è Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thrór!” Urlò così che tutti potessero sentirlo chiaramente.

Il Governatore lo fissò con la bocca aperta, incredulo.

La folla sussurrò ancora più di prima, anche se i toni restarono bassi come se temessero di infastidire l’erede di Durin.

“Noi siamo i Nani di Erebor!” proclamò Thorin con fierezza, posando una mano sulla spalla di Dwalin ed avanzando verso il suo interlocutore “Siamo venuti a reclamare la nostra terra natìa!” Disse con decisione.

“Ricordo questa Città al tempo della sua grandezza!” Continuò Thorin, voltandosi verso gli uomini radunati attorno alla compagnia. 

“Flotte di navi attraccate al porto, colme di sete e gemme preziose… Questa non era una Città abbandonata sul Lago, questo era il centro di tutto il commercio del Nord!” Ricordò risvegliando l’antico orgoglio degli uomini.

“Io garantirei il ritorno di quei giorni!” Promise Scudodiquercia voltandosi verso il Governatore, conscio che fosse un uomo avido di potere e tesori preziosi. “Riaccenderei le grandi fornaci dei Nani, e farei fluire benessere e ricchezza di nuovo dalle sale di Erebor!” Continuò vedendo gli occhi dell’uomo illuminarsi davanti alla promessa di montagne d’oro.

Anche gli abitanti di Pontelagolungo esultarono, ma non tutti condividevano lo stesso entusiasmo.

“Morte! Ecco che cosa ci porterai!” disse una voce levandosi potente al di sopra delle altre.

Gli abitanti si ammutolirono. Bard si fece largo tra le guardie fermandosi davanti a Thorin “Fuoco di drago e rovina. Se risveglierai quella bestia, distruggerà tutti noi!” Disse non celando il proprio timore.

“Potete dare ascolto a questo oppositore, ma io vi prometto una cosa....” insistette Thorin “...se riusciremo, tutti condivideranno le ricchezze della Montagna. 

“Avrete abbastanza oro....” disse agitando le mani “...per ricostruire Esgaroth per dieci volte almeno!” Gridò entusiasmando la folla.

“Perché dovremmo crederti sulla parola? Eh?” domandò Alfrid, placando nuovamente l’euforia generale “Noi non sappiamo niente di te… chi può garantire per la tua onestà?” Chiese sospettoso.

Il silenzio venne rotto da una voce timida ed esitante “Io!” Disse Bilbo, alzando incerto la mano “Garantirò per lui. Ho viaggiato a lungo con questi Nani, affrontando gravi pericoli. E se Thorin Scudodiquercia dà la sua parola, la manterrà!” Disse e per la prima volta non era sicuro che stesse facendo la cosa giusta.

Non era certo che Thorin avrebbe mantenuto tale promessa, ma la priorità ora, era tenerlo il più possibile lontano dalla Principessa! La coscienza di Bilbo continuava ad aggrapparsi a quella scusante per mentire spudoratamente. 

“Tutti voi, ascoltatemi!” gridò Bard furioso, rivolgendosi alla gente che aveva ripreso a gioire “Dovete ascoltarmi! Avete dimenticato quello che è successo a Dale?! Dimenticato quelli che sono morti nella tempesta di fuoco?! E per quale motivo?” Si voltò verso Thorin guardandolo con disprezzo “La cieca ambizione di un Re della Montagna, così preso dall’avidità da non riuscire a vedere oltre il proprio desiderio!” Ricordò facendo calare un silenzio di tomba, interrotto solo da una voce “Io l’ammazzo! L’ammazzo!” Un Dwalin fuori di sé veniva trattenuto a stento dai suoi compagni.

“Suvvia!” S’intromise il Governatore “Non dobbiamo essere troppo frettolosi a dare la colpa!” Disse sapendo bene da aver una carta vincente da mettere in tavola “Non dimentichiamo che è stato Girion, Signore di Dale, tuo antenato, che fallì nell’uccidere la bestia!” Disse puntando il dito contro l’arciere.

“E’ vero, signore. Tutti conosciamo la storia....” lo assecondò Alfrid cogliendo al volo l’occasione per deriderlo “Freccia dopo freccia ha scoccato, ognuna ha mancato il bersaglio!” Raccontò.

Bard strinse i pugni furente e lanciò a Thorin un gelido sguardo.

“Non hai alcun diritto, alcun diritto a entrare in quella Montagna!” mormorò.

“Io sono l’unico ad averlo!” rispose Thorin con orgoglio. 

“Mi rivolgo al governatore degli uomini del lago. Vuoi vedere la profezia avverarsi? Vuoi condividere la grande ricchezza del nostro popolo?! Cosa rispondi?” Chiese Thorin non dubitando della risposta.

“E io dico a te! ....benvenuto!” La folla, per la prima volta dopo tanto tempo, si trovò in accordo con il governatore. Il primo contento di soddisfare la propria ingordigia e gli altri convinti di non dover più mendicare del pesce puzzolente, vivendo infreddoliti e affamati.

Tutti convinti che la distanza che li separava dalla montagna sarebbe stata sufficiente a proteggerli.

 

*

 

La porta si aprì di scatto ed il chiattaiolo che appariva già nervoso, si infiammò di rabbia alla vista dei nani che sperava di non rivedere mai più.

“No! Ho chiuso con i nani, andate via!” Disse cacciandoli senza tanti complimenti.

“Ehi, no no!” Bofur, disperato, bloccò la chiusura della porta con tutto il corpo, facendosi un gran male “Ti prego!” Ansimò “Nessuno ci darà una mano. Kili sta male!”.

L’uomo aprì la porta per constatare con i propri occhi “Sta molto male!” Insistette Bofur con uno sguardo supplichevole. 

Si erano riuniti ai loro amici appena il pericolo era passato e tra i grandi festeggiamenti di quella sera, passare inosservati non era stato difficile, trovando un posto dove riposare. Ma quando la compagnia era partita, erano stati cacciati come fossero stati dei lebbrosi.

Bard sembrava sul punto di non cedere quando una vocina lo fermò “Che cos’ha?” Chiese sua figlia spaventata.

Tilda, nonostante la sua giovinezza, era molto sveglia e doveva aver percepito l’ansia nella voce del nano.

L’uomo si rese conto che anche i suoi figli si erano preoccupati nel sentire ciò e per quanto li odiasse, in cuor suo sapeva di non poter voltare le spalle di fronte a qualcuno in difficoltà, elfo o nano che fosse.

Riportando lo sguardo sui nani, mentre era ancora indeciso, i suoi occhi caddero sulla piccola elfa che, assonata, si stropicciava gli occhi.

Suo figlio gli aveva rivelato la scoperta fatta la sera prima!

L’arciere vide un’altra opportunità per aiutarla e decise di coglierla.

Arrivò la sera e le condizioni del nano non facevano che peggiorare.

Nonostante le grida strazianti del nano, Aranel si era addormentata sfinita dalla notte precedente passata quasi insonne.

“Pa, cosa intendi fare con lei?” Chiese Bain che aveva messo al corrente il padre su ciò che aveva scoperto in sua assenza.

“Dobbiamo riportarla fra la sua gente! È in pericolo qui!” Disse avvicinandosi per osservarla intenerito.. 

“Inoltre la sua presenza rischia di provocare una guerra!” Rifletté incerto su come muoversi.

“Ma non siamo stati noi a rapirla!” Osservò Bain offeso.

“Non ha importanza!” Lo zittì il padre “Dobbiamo agire cautamente. O l’ira di Re Thranduil potrebbe distruggerci!”.

Come se l’idea di un imminente scontro con gli elfi non fosse già abbastanza a cui pensare, la terra tremò, agitando le acque e facendo oscillare ogni centimetro dell’abitazione.

“Mani marte?” (Cosa è successo?) chiese Aranel che si era svegliata di colpo, guardandosi attorno impaurita.

“Pa!?” Sigrid era forse più spaventata di lei mentre stringeva a sé la sorellina.

“Viene dalla montagna!” Si rese conto Bain con terrore.

Bard sospirò teso. I suoi timori peggiori si erano avverati.

“Dovresti andartene!” Disse Fili con concitazione “Prendi i tuoi figli e vattene via!” Lo esortò.

“E andare dove?! Non c’è un posto dove andare!” Rispose Bard consapevole che fosse troppo tardi per trovare un riparo sicuro.

“Stiamo per morire Pa?” Chiese Tilda con le lacrime agli occhi.

“No tesoro!” Bard si sforzò di apparire sicuro, ma la domanda successiva della figlia gli fece comprendere di non esserci riuscito “Il drago, ci ucciderà?”.

L’arciere sentì qualcosa dentro di lui muoversi. 

No, non avrebbe lasciato che quella bestia facesse del male alla sua famiglia senza fare niente!

Alzò uno mano e con un gesto rapido tirò fuori una freccia enorme.

Non era solo la mole a farla apparire resistente, ma anche il materiale di cui era fatta: acciaio nanico!

Una freccia nera.

“Non se lo uccido io prima!” Li rassicurò Bard deciso.

 

*

 

La notte pareva essersi calmata.

Il freddo era pungente ed oltre alle luci delle case, una luna illuminava il cielo nero.

Approfittando dell’oscurità alcune figure delle tenebre si fecero largo fra i tetti della città.

Sigrid osservava i moli circostanti nella speranza di scorgere la figura di suo padre che tornava da loro, ma non accadde. 

Se il governatore l’aveva fatto arrestare non c’era molto che potessero fare per dargli una mano.....

Si sentiva smarrita. Sapeva di doversi occupare della sorellina, e sapeva che avrebbe dovuto fare qualcosa per aiutare l’elfa. 

Ma se il governatore li avesse scoperti con quella bambina chissà cos’avrebbe potuto farle, avendoli privati della protezione del padre.

Un rumore riaccese la speranza “Pa, sei tu Pa?!” Chiese Sigrid scrutando l’oscurità.

Un Orco saltò sul balcone accanto a lei e Sigrid reagì rientrando urlando, chiudendo per un pelo la porta.

Bain e Tilda si alzano spaventati mentre Aranel si nascose sotto al letto.

Ma Sigrid non era stata abbastanza veloce!

La spada di quell’abominevole creatura aveva bloccato la porta prima che potesse essere chiusa del tutto, ed ora la bestia spingeva con tutte le forze, affamata di sangue e morte.

La ragazza cedette dopo poco e venne scaraventata in terra. Non perse tempo, strusciando sotto al tavolo, nel disperato tentativo di mettere qualcosa fra lei e l’orco.

I nani erano impreparati di fronte all’attacco improvviso, privi di armi ed inferiori numericamente.

Fili si scaraventò sull’orco appena entrato, cercando di sottrargli la lunga spada.

Un’altro della sua razza entrò dalla porta sul retro, ricevendo come accoglienza, vario pentolame lanciatogli diritto in faccia. 

Tilda imitò Oin, prima che suo fratello la spingesse sotto al tavolo accanto a Sigrid.

Come se non fosse abbastanza, un’altro Orco sfondò il tetto, ringhiando di piacere alla vista di un prelibato pasto da gustare.

Bain interruppe la sua gioia scaraventandogli contro la panca del tavolo.

Uno degli intrusi, non avendo avversari, potè concentrarsi completamente sull’odore che aveva fiutato per tutto il giorno. Non era un nano o umano, ma bensì un elfo, la piccola creatura che scorse rannicchiata sotto al letto dove giaceva un debole nano, che tremò appena si rese conto di essere stata individuata.

Un sorriso sorto si dipinse sul viso dell’orco ed emise un verso di apprezzamento. 

Gli elfi giovani ed inesperti erano facili da catturare, la loro carne aveva un sapore migliore di quella dei nani ed avrebbe potuto divertirsi sentendola gridare in agonia.

Aranel urlò quando l’orco mosse il letto sotto al quale era nascosta, attirando l’attenzione di Oin, che impotente potè solo urlare “La Principessa!” sapendo bene che la sua morte avrebbe condannato pure tutti loro!

Kili, nonostante la debolezza fu veloce a buttarsi di peso sull’orco per evitare che le facesse dal male.

Gli Orchi ribaltarono il tavolo, ma quando tutto sembrata perduto, un misterioso guerriero apparve sulla porta, uccidendo l’orco che era in procinto di entrare.

Tauriel sfoderò i pugnali. Avanzò lentamente studiando il numero di nemici e la loro posizione.

Gli orchi non esitarono nell’attaccare e morirono uno dietro l’altro.

Muovendosi in una danza mortale, Tauriel non ebbe problemi nello scontro e fu veloce a lanciare un pugnale, privandosi così di un arma, ma liberando Kili da una presa mortale.

Altre di quelle creature entrarono nella casa, finendo col fare la stessa terribile fine dei loro simili. Spaventati sia dall’elfo che dai cadaveri che andavano ad accumularsi, i restanti orchi si diedero alla fuga.

Non volendo morire e capendo che il loro obbiettivo non fosse lì, furono veloci a ripiegare.

Kili usò il pugnale elfico per uccidere un’orco alle spalle di Tauriel che rimase colpita dal gesto prima di finire l’ultimo rimasto. 

Il giovane nano venne trascinato in terra dal cadavere di quell’abominevole creatura, urlando in agonia quando la botta coinvolse pure la gamba ferita.

Un orco raggiunse il capo che osservava la scena da sopra un tetto, di fronte alla casa “Scudodiquercia non è qui!” Bolg ringhiò pieno di collera, la rabbia triplicò appena vide che solo tre nani erano rimasti, gli altri dovevano essere già sulle pendici della montagna! 

“Ma l’elfo è qui! È una Principessa!” Quell’informazione fece tornare di buon umore l’imponente orco che si fermò a osservare la preda.

L’occhio destro si assottigliò quando rivide il giovane elfo che aveva scorto durante lo scontro sul fiume.

Bain fece vagare lo sguardo nella stanza “Li hai uccisi tutti!” Disse sbalordito.

“Ce ne sono altri!” Lo mise in guardia Tauriel, come se il proprio aiuto fosse stato da poco conto.

“Aranel!” Sigrid si affacciò sotto al letto “Gli orchi se ne sono andati puoi uscire!” La esortò senza rimanere sorpresa quando la piccola scosse la testa ritirandosi contro al muro.

Tauriel guardò la scena con repulsione. La mezz’elfo stava macchiando il buon nome del Re con la sua codardia. Un elfo avrebbe agito in modo diverso.

Lei avrebbe agito in maniera diversa. 

Si stava pentendo di averla protetta, ma era stata la fedeltà al suo Re a spingerla ad agire.

La madre non si era mostrata migliore. Anzi, riflettendoci, forse era a causa sua se il Re non era tornato prima. 

Per quanto potesse essere doloroso, forse la sua morte avrebbe allontanato l’umana, facendola desistere dai suoi piani di prendere potere su un reame elfico.

Fece per andarsene, più che decisa ad ignorare la Principessa quando un nano le si parò davanti “Lo stiamo perdendo!” Disse disperato.

Tauriel, per la prima volta, esitò. Aveva assistito allo scontro avvenuto al confine, decidendo di inseguirli appena si era resa conto di quale affronto avessero recato all’elfo venerabile che l’aveva cresciuta.

Ma quel nano le sembrava diverso......

Aveva messo a rischio la propria vita per salvare i suoi simili. E l’aveva aiutata....

Mentre rifletteva su come agire, venne raggiunta da un quarto nano che era appena rientrato.

Gli tolse dalle mani ciò che portava, stupita che fosse riuscito a trovare quella pianta così rara in una città degli uomini “Athelas!” Sussurrò prendendola dalle mani di Bofur.

“Che stai facendo?” Chiese lui troppo stupito della sua presenza da ricordarsi l’antico odio presente fra le loro razze.

“Io sto per salvarlo!” Svelò Tauriel che aveva deciso.

 

*

 

Nella casa sul lago era tornata la quiete.

Il pericolo per Kili sembrava essere ormai solo un brutto ricordo ed il fratello, assieme all’amico erano sollevati nel vederlo smettere di contorcersi per il dolore ed il colore tornare sul suo viso. 

Tauriel medicò accuratamente la ferita, riservando occhiate veloci al giovane nano.

Sembrava diverso rispetto ai suoi simili.

Era molto alto per essere un nano e i lineamenti del viso erano decisi ma morbidi al tempo stesso.

“Avevo sentito delle meraviglie della medicina elfica. È stato un privilegio assistervi!”

Tauriel ignorò i complimenti del nano. Non si aspettava ne voleva niente da loro!

“Posso sapere il nome di colei di cui sono debitore della vita?” La voce del giovane fu in grado di placare il suo animo inquieto.

Confusa, reagì freddamente, non volendo che le sue azioni venissero fraintese “Non mi devi niente. Sono io che ho agito, restituendo un aiuto che non era assolutamente necessario!”.

“In questo caso ti ringrazio!” Disse Kili ignorando il tono scortese dell’elfa.

“Non ho bisogno della tua gratitudine!” Rispose Tauriel seccata.

“Hai molto ardore dentro di te!” Per bloccarsi di fronte all’ennesima gentilezza. Perché quel nano si ostinava a mostrarsi amichevole se lei aveva mostrato di essere di tutt’altro avviso.

“Uno può avere un focolare ardente nell’anima e tuttavia nessuno potrebbe scorgerlo, ma vedere solo un filo di fumo che si alza dal camino!” Tauriel si bloccò sentendo una saggezza inaspettata manifestarsi nelle parole del nano. 

Cosa rara fra i suoi simili.

O forse no?

Tauriel si rese conto che l’odio presente fra le loro razze non aveva mai permesso a nessuno di instaurare un rapporto privo di sospetto o disprezzo.

“Sai, nei miei lunghi viaggi ho incontrato poche persone come te!” Cominciò a raccontare Kili.

“Attento nano, non mettermi al livello degli avidi umani!” Ringhiò Tauriel sentendo il suo orgoglio ferito protestare per quel paragone del tutto inappropriato.

“Non parlo di razze. Non hai molta stima del popolo degli uomini, vero?” Chiese Kili che sembrava divertito dall’audacia di quella splendida creatura.

“No, in realtà io apprezzo la tua perspicacia!” Rispose Tauriel mentre un sorriso le illuminava il viso. 

Il primo dopo tanto tempo!

 

*

 

Bilbo non avrebbe mai creduto a ciò che aveva visto e sentito se qualcuno gliel’avesse narrato.

Il drago era in grado di parlare! Si era mostrato intelligente e superbo.

Sapendo di non poter sfuggire alla fame che senz’altro quel serpente avesse avuto dopo anni passati nella montagna, aveva giocato d’astuzia, provando a lusingarlo il più a lungo possibile, mentre tentava di avvicinarsi ad un’uscita o un riparo sicuro.

Il drago sembrava apprezzare la conversazione enigmatica cominciata dallo scassinatore.

Ma a distrarre l’istinto di sopravvivenza dello Hobbit era stata una pietra bianca e luminosa che apparve dinanzi a lui nel momento meno opportuno: l’Arkengemma!

Il drago ci aveva messo poco a scoprire il suo inganno e lo Hobbit era stato veloce a ricorrere ad un aiuto che avrebbe sempre custodito con possessiva gelosia.

Smaug si era mostrato furioso di fronte all’eventualità di vedersi privato anche di un singolo gioiello. 

Avendo una grande familiarità con ciascuno dei beni custoditi nel suo gigantesco tesoro, poteva accorgersi del furto del pezzo più piccolo o poco pregiato!

I nani avevano bloccato la sua fuga e Thorin, per l’ennesima volta, si era mostrato cambiato. E non in bene!

Il Principe che gli era piombato in casa era riservato, freddo e diffidente, ma lo trovava più confortante di quello con uno sguardo vuoto e al limite della pazzia.

Forse lo avrebbe ucciso se Smaug non fosse giunto in tempo per distrarlo. 

Non voleva pensarci!

Assieme alla compagnia, grazie ad uno stratagemma, erano riusciti a rifugiarsi nelle fucine, convinti di avere un piano per abbattere la bestia.

“Tu...credi di potermi ingannare, cavalcabarili!?” Chiese Smaug bloccando la fuga dello Hobbit.

“Siete venuti da pontelagolungo!” Quella frase piena di consapevolezza fece congelare Bilbo.

“Questo...è uno squallido complotto ordito da questi luridi nani e quei miserabili uomini del lago!” Rifletté il drago “Quei piagnucolosi codardi con i loro lunghi archi....e le frecce nere!” Smaug parve meditare attentamente sulla prossima mossa ed alla fine decise.

Fece la scelta peggiore.

“Forse è il momento...” iniziò a parlare volgendo lo sguardo verso l’entrata della montagna “...che io faccia loro...una visita!” Disse aumentando l’andatura.

“Oh no....!” Si disperò Bilbo decidendo di uscire dal suo nascondiglio “Ma non è colpa loro!”.

“FERMO!” Non poteva pensare a se stesso di fronte ad un eventualità così disastrosa “Non puoi andare a pontelagolungo!” Bilbo non riusciva a trovare una soluzione per evitare l’imminente tragedia....

Il drago si fermò, voltandosi velocemente “Oh tu tieni a loro....non è vero!?” Chiese con malvagia soddisfazione “Bene....allora puoi guardarli morire!”.

Con sollievo di Bilbo, Thorin aveva distratto il drago dalle sue intenzioni distruttive, provocandolo perché cadesse in trappola.

Il piano ebbe successo. La bestia venne travolta da una cascata di oro fuso, emettendo un ringhio sorpreso.

I nani esultarono. Contenti della riuscita di un impresa creduta impossibile.

Ma l’entusiasmo ebbe breve durata.

Con un verso terrificante, Smaug emerse dal liquido bollente, agitandosi furioso.

Nonostante la mole, fu veloce ad uscire e vibrarsi in volo, dirigendosi verso la città.

Bilbo gli corse dietro, tormentato, solo per vedere che il drago era già a metà strada.

“Che cosa ho fatto..?” bisbigliò affranto, dandosi la responsabilità della devastazione che di lì a poco si sarebbe abbattuta su centinaia di innocenti “Mi perdonerete, grande Re?”.

 

Eccomi! 

Vi avverto che il prossimo aggiornamento arriverà, probabilmente, anche quello in ritardo!

Finalmente ci stiamo dirigendo verso un momento fondamentale per ciascuno dei personaggi!

Hanna e Thranduil si sono riappacificati e Sara comincia ad orientarsi.

Aranel è terrorizzata, cosa le accadrà?!

Kili e Bilbo sono gli unici due a non fare caso alle differenze e sembrano averla presa a benvolere!

Ma ora arriva Smaug!

Spero che la storia stia continuando a piacere, opinioni e osservazioni sono benvenuti!

A presto,

X-98





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