Il ritorno del passato

di jarmione
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Sarah

 

Sarah spalancò gli occhi e si tirò su a sedere di scatto.

La vista ancora annebbiata dal sonno e il cuore che batteva a mille per lo spavento appena ricevuto dal brusco risveglio.

Cercò di calmarsi e si passò una mano sul volto nel tentativo di far scomparire i residui di sonnolenza.

L'aveva sognato di nuovo, ormai era diventato ricorrente e tutte le volte sembrava così reale.

Lui, il suo profumo, il suo contatto...

Voleva smettere di sognarlo, voleva dimenticarlo e lasciarselo alle spalle facendolo finire nel dimenticatoio.

Ancora si domandava il perché di quel gesto, perché farla abdicare con l'inganno?

Perché trattarla così male?

Che cosa sperava di ottenere, a parte tutto il suo odio?

Erano domande senza risposta e Kal si rifiutava di fornirne una.

Lui sapeva tutto ma aveva ricevuto ordine assoluto di tacere ed avendo lei lasciato il posto a Jareth non aveva alcun modo di ordinare al suo amico di parlare.

Quanto avrebbe voluto poterli odiare, tutti e due, ma non riusciva ad andare oltre alla forte rabbia che le rodeva dentro ormai da tre mesi.

Era sicura che ci fossero dei motivi validi per fare tutto quello, ma non riusciva a giungere ad una conclusione decente.

Più ci pensava più il nervoso saliva al cervello e, decisamente, non era necessario di prima mattina.

Era l'alba.

Sospirò e si alzò.

La stanza era silenziosa così come il resto della casa, stavano tutti dormendo.

Si vestì e poi scese da basso e si preparò una bella tazza di tè caldo, che andò a consumare sulla sedia a dondolo nella veranda.

L'aria era tiepida e tutto in giro per la via taceva.

Solo qualche clacson, probabilmente di qualche automobilista in ritardo per il lavoro, sul vialone principale a due isolati da lì interrompeva la quiete.

Fece un respiro profondo e tutti i residui del brusco risveglio sparirono.

Venne ridestata dai suoi pensieri quando sentì la porta di ingresso aprirsi e apparire Kal.

Dopo essere stata rispedita a casa con l'imbroglio, Kal era rimasto sempre accanto a lei e non l'aveva mai lasciata.

Quando erano tornati, Sarah era troppo furiosa per cercare una scusa umana da raccontare a Karen e suo padre per giustificare la presenza di Kal.

Non si sarebbe mai scordata quel giorno...

 

Quando i suoi piedi toccarono terra, Sarah si rese conto di essere stata riportata a casa nella sua stanza.

Ci mise alcuni istanti per trovare la forza di parlare e spingere via Kal “No, no, no!” disse, mentre le lacrime scendevano lungo il suo viso “Non può essere, non è giusto!”

Sarah...”

Non osare dire una parola, Kal!” ringhiò la ragazza “Come hai potuto? Io mi fidavo di te!”

Sarah, posso spiegarti, io...”

Sarah?” la voce di Karen in corridoio li fece sussultare.

Sarah era troppo infuriata e nel panico per ragionare mentre Kal, colto da un flash, si avviò verso la finestra e la spalancò, schioccando poi le dita.

La porta della stanza si aprì e Karen, in camicia da notte, fece capolino all'interno “Sarah, tesoro ma che...?” si bloccò quando vide Kal accanto a Sarah in lacrime “E lei chi è?” domandò con tono rabbioso “Come ha fatto ad entrare? Sta lontano da Sarah o io...”

Karen, no, aspetta...” tentò di fermarla Sarah, ma non sapeva cosa dire.

Fu Kal a giungere in suo soccorso “Signora Williams, vi prego di scusare la mia intrusione” disse accennando un inchino, che lasciò Karen senza parole e immobile.

Kal si sentì autorizzato a procedere “Il mio nome è Kal, sono un amico di vecchia data di Sarah e sono giunto da lontano solo per poterla rivedere” si voltò verso Sarah, che lo guardò senza capire.

Lui le fece l'occhiolino come per dirle, stai al gioco.

S-Sarah...” Karen non sapeva più dove guardare e dallo sguardo sembrava sul punto di arrampicarsi sugli specchi “Perché la mia bambina sta piangendo?”

Credo sia colpa mia” intervenne di nuovo Kal “Purtroppo l'ultima volta che ci siamo visti abbiamo avuto una discussione, ma ora sono tornato e voglio rimediare al mio errore” strinse Sarah e le rivolse un sorriso malizioso.

Anche se Kal non aveva specificato nulla, Karen aveva fatto partire nella sua mente film di ogni genere.

Oh...ok...” tentò di ricomporsi.

Prima si assicurò che in casa dormissero ancora tutti e poi tornò a rivolgersi a Kal.

Non lo aveva mai sentito nominare prima, ma si fidava di Sarah e se lei non negava nulla significava che di questo Kal ci si poteva fidare.

Ormai è tardi e non me la sento di mandarti via” disse Karen, sorridendo anche lei maliziosamente “Potrai dormire nella stanza degli ospiti”

Signora Williams, vi ringrazio ma non credo...”

Insisto” lo zittì lei “l'ospite è sacro e puoi restare quanto desideri”

In quel momento, Kal si rese conto di non saper più ribattere.

Ti preparo subito la stanza” ed uscì, senza dare il tempo ai due di parlare.

Quando furono soli, Sarah lo guardò furiosa “A che gioco stai giocando?” domandò “Cosa ti è venuto in mente!?”

Avrei dovuto dirle la verità?” domandò lui sarcastico.

Sarah sbuffò “Sai bene cosa intendo” gli puntò il dito contro “Mi devi una spiegazione, perché mi avete fatto questo?”

Kal sembrò mortificato “Al momento non mi è possibile dirti nulla” rispose “ma ti giuro, Sarah, che resterò con te fino alla fine”

Tu sei come lui...sei come lui!” scoppiò di nuovo in lacrime dovuto alla rabbia e al cuore spezzato.

Ma si sentiva troppo stanca, troppo nervosa, troppo...tutto.

Kal sospirò e la strinse a se, lasciandola sfogare “Sarah, te lo giuro, non permetterò che ti accada nulla” mormorò, tenendola stretta a se “Te lo giuro”

 

Erano passati tre mesi e la rabbia di Sarah non era ancora del tutto placata, ma grazie a Kal e alle scuse che inventava non aveva avuto bisogno di dire la verità a nessuno.

“Buongiorno, Sarah” sorrise lui “Ti sei alzata presto questa mattina”

“Senti chi parla” ribatté Sarah, continuando a guardarlo “Che ci fai vestito così?” domandò, ben sapendo che era molto tempo che non indossava più gli abiti del suo mondo.

Non le sfuggì lo sguardo colpevole del fae, che stava nascondendo qualcosa.

“Kal?” richiamò la sua attenzione “Cosa mi stai nascondendo?” chiese sul punto di fare una scenata.

Tre mesi di silenzio e ora quello?

“Ho una commissione da sbrigare”

Sarah chiamò a sé tutta la pazienza che le era rimasta, posò la tazza sul tavolino lì accanto e si alzò in piedi.

“Sono stata paziente” disse “Ho tollerato tutto, ma non sono disposta ad andare oltre” lo guardò minacciosa “Che commissione devi sbrigare?”

Kal si ritrovò alle strette “Sono stato chiamato dalla regina Mirana del Sottomondo, la donna che hai conosciuto al quadricentenario di re Mihal”

Sarah fece mente locale e si ricordò di una donna vestita interamente di bianco che sembrava un angelo.

Nonostante ciò, non era affatto convinta e non credeva ad una sola parola.

“Me lo avevi promesso” mormorò “Mi avevi promesso che saresti rimasto sempre con me”

Kal capiva benissimo il risentimento di Sarah, ma come poteva rifiutare la richiesta di una regina come Mirana?

“Ricordati che sono pur sempre un servo” disse Kal “Quando ricevo un ordine devo obbedire, ma non temere, tornerò appena ho finito”

“Vorrei ricordarti, che sono ancora la regina di Goblin e penso di aver diritto di sapere quello che succede”

Kal abbassò lo sguardo e si pentì in anticipo per quello che stava per dire “Mi dispiace, quando una regina abdica a favore del re torna nel suo regno con lo stesso grado che aveva in partenza...”

Sarah sentì un mancamento.

Aveva capito bene?

“Non sei più la mia regina, Sarah”

“Kal, no!”

E Kal scomparve nel nulla lasciando Sarah sulla veranda, sola e con una rabbia tale che le fece prendere la tazza di tè e la lanciò in mezzo alla strada.





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