1100 passi all'alba

di ilbilbo
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XI ~ NORD

 


Vincent

Quattordici agosto. Domani sarà il giorno culminante del mese di agosto, quello che i Romani chiamavano feriae augusti, il ferragosto. Nel giorno culminante del mese indicato dall'orologio, 8, e nell'ora culminante di quel giorno, sempre indicata dall'orologio - le dodici - il transito mio e di Kallen in questo mondo incredibile avrà finalmente fine. Un fenomeno che trascende qualunque legge della fisica che conosciamo, un fenomeno unico e irripetibile.
Ci sarà posto soltanto per due, solo due persone potranno affrontare il trapasso in senso inverso. Solo due sono riuscite a entrare, al di là della loro volontà; solo due potranno uscire. Non necessariamente le stesse, però: questo per me è fonte di una certa preoccupazione.

Polimax probabilmente lo sa. Per questo non si separa mai dal suo aiutante, che immagino armato fino ai denti, e che vorrebbe portarsi nel trapasso. Polimax è tremendamente interessato all'esplorazione di un mondo che gli offre enormi opportunità per estendere la sua potenza e le sue ricchezze. Probabilmente ha un piano per sostituirsi a me e Kallen all'ultimo momento. Ho preso le mie contromisure, ma vivo in uno stato continuo di allarme, non chiudo più occhio da un paio di notti.

Kallen invece, poverina, non sa che non potrà portarsi dietro il suo misterioso Lance. Non ho avuto il coraggio di dirglielo. Ho avuto paura che il trauma che ne sarebbe derivato avrebbe potuto essere letale. Lance non mi preoccupa. Non credo che arriverebbe a farmi fuori per prendere il mio posto a fianco di Kallen, per arrivare in un mondo che non ha nessun interesse di conoscere. È sufficientemente egoista da mettere la sua vita al primo posto, e non intende sacrificarsi per seguire la donna che, a modo suo, ama. Ma se anche decidesse di uccidermi, non credo che Kallen glielo lascerebbe fare, per quanto possa essere accecata da una passione folle e infuocata com'è quella da cui pare essere posseduta. Se tutto andrà bene, domani questa avventura sarà finita. Io farò i conti con mia moglie, alla quale dovrò inventare qualche scusa per spiegarle come mai il mio vestito buono è sporco e strappato. Kallen è giovane e avrà tutto il tempo per trovarsi la sua vera metà.

Ho provato a raccontare a Lance che Kallen è già impegnata, nella speranza  che smetta di trattarla come un topolino con cui giocare. Lui ha subito fatto una smorfia di sdegno: è orgoglioso, non tollera che possa essere messo in ombra da qualcuno. È consapevole di avere un'intelligenza fuori dal comune, e la difende con ogni mezzo.
Adesso, grazie alla collaborazione di Lance e al drone di Polimax, siamo sul fondo della fossa che si apre a fianco di quello che era una volta Capo Soya.
Un enorme macigno, probabile resto deforme di qualche manufatto umano, segna il punto più basso della fossa. Tutto il resto, visto dall'alto, è desolazione, una sterile distesa di sabbia grossolana che non lascia spazio a nessuna forma di vita, animale o vegetale. Non è difficile, una volta scesi, individuare un cunicolo che si apre sulla destra del masso. Tutti guardiamo in silenzio l'apertura, senza osare entrarci. Tutti sappiamo che domani, ferragosto, alle dodici, saremo di nuovo qui, a pestarci i piedi, ognuno spinto da interessi diversi.
 

Kallen

Abbiamo passato la giornata sulle distese desertiche dove una volta l'Oceano Pacifico lambiva il panoramico promontorio di Capo Soya. Abbiamo esplorato la fossa dell'ex-isola di Bentenjima, prima dall'alto col drone di Polimax, poi a piedi, fino a scoprire il cunicolo che - dice Vincent - ci riporterà nel nostro mondo. Nostro, dice lui. Ma il mio punto di vista è rapidamente cambiato in questi ultimi giorni. Il mio mondo è qui, non voglio altro che restare qui, al fianco di Lance.
Dovrei dirlo a Vincent, che ho deciso di non scendere nel cunicolo con lui, ma ho paura di dargli un grande dolore. Non se lo merita, dopo tutto questo tempo che abbiamo vissuto fianco a fianco, da veri amici, condividendo gioie e dolori.
Gli preparo un messaggio, e glielo infilo nel taschino della camicia che indosserà domani, la stessa che indossava quando ci siamo conosciuti. Quando lo leggerà sarà troppo tardi per i ripensamenti. Io avrò perso per sempre la possibilità di tornare nel mondo precedente: il cunicolo, una volta percorso, crollerà su se stesso e non potrà più essere attraversato.

La sera mi tocca sentire una delle solite uscite di Polimax: "Siete tutti invitati a cena per festeggiare l'addio di domani". Falso come Giuda.  Non ci sarà nessun addio. Capisco che starà alle calcagna di Vincent e lo seguirà nel vecchio mondo; io finalmente non lo vedrò più. E non ci sarà nessun addio fra me e Lance: siamo fatti l'uno per l'altra, tutti e due siamo ostinati a portare avanti i nostri obiettivi, gli stessi obiettivi.
Durante la cena Lance quasi mi ignora. Ma mi fa lo stesso felice con le sue parole. Specialmente quando dice, misterioso come sempre: "Uno di noi non partirà". Frase stupida, inutile, se ci ripenso a freddo. Ma io immediatamente la interpreto come: "Kallen non partirà", dando finalmente voce ai miei pensieri di questi ultimi giorni. E invece probabilmente voleva semplicemente dire: "Io non partirò con te, non farti illusioni". Ma il discorso si sposta rapidamente su altri temi.

La cena dura troppo, finisce per diventare un supplizio. Finalmente fuori, siamo avvolti da una gradevole brezza profumata di conifere, che dà un pò di ristoro dopo il torrido caldo di agosto. Vincent è avanti, parla animatamente con Polimax e socio, i due non lo mollano. Io rimango qualche passo indietro, cercando Lance.
Che mi raggiunge.
E che mi blocca contro un muretto.
Distanza interpersonale violata.
Ancora le farfalline nello stomaco.
"Speravo che saresti rimasta qualche giorno di più… Avremmo potuto conoscerci meglio."
"Ma…"
Non mi lascia parlare. "Ho conosciuto, e dimenticato, molte donne nella mia vita…"
Adesso sono io che non lo lascio finire. "Perchè mi hai accompagnato in Giappone?" quasi grido, a bruciapelo.
"Ho in mente di provare sul campo la mia nuova creazione, un'arma da difesa di ultima generazione. Molto presto vedrai. Non puoi perderti lo spettacolo!".
Non riesco più a pronunciare frasi sensate, ma non sono ancora sicura di aver capito bene.
"... io e te… solo amici?".
"Non può esistere l'amicizia fra un uomo e una donna, fa parte della natura stessa dei due. Siamo stati programmati per procreare, non abbiamo molti argomenti comuni".
"... quindi non capisci cos'è un amore, grande, per sempre…" mi faccio ribrezzo, sto elemosinando amore da quest'uomo che non ha sentimenti.
"Non credo che riuscirei mai a buttarmi in una relazione duratura con una donna. Il mio cervello non ha bisogno di distrazioni. So bastare a me stesso."
"È la frase più egoista che abbia mai sentito. Dici di aver conosciuto un sacco di donne e non hai nemmeno una lontana idea di cosa sia l'amore. Quello che tu chiami il tuo cervello non è stato programmato - come dici tu - per andare avanti da solo. Ha bisogno di essere compenetrato, potenziato… Ma è inutile perdere tempo a parlare con uno come te".
Le fessure degli occhi gli si stringono ancora di più. Rimane per un pò con lo sguardo nel vuoto. Sembra scosso. Poi riprende il controllo: "Bene.".
E scappa via.




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