L'estate in cui Manisporche si lavò le mani

di blackjessamine
(/viewuser.php?uid=898410)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


L’estate in cui Manisporche si lavò le mani




 

Era il suo momento.

Jesper lo avvertiva nell'aria: ci sono cose che non si possono spiegare, ma solo vivere. Una strana tensione, l'improvviso silenzio che lo isolava dal resto del mondo, il rimbombare sordo del battito del suo cuore nelle orecchie e la deliziosa, salvifica consapevolezza di essere nel proprio elemento.

Le sorti della battaglia erano nelle sue mani, in quelle mani che stringevano con sicura determinazione l'impugnatura delle sue pistole. Era una sfida quasi impossibile, ma Jesper quella parola l'aveva cancellata dal proprio vocabolario tanto tempo prima Niente è impossibile finché non si prova a renderlo vero, aggrappandosi alla speranza fino all'ultimo secondo, provando, provandoci sempre.

Del resto, chiunque avrebbe detto impossibile quella guerra fratricida che vedeva Scarti fronteggiare altri Scarti, eppure eccoli lì, sudati e agguerriti, pronti a mettere da parte ogni affetto, ogni legame, ogni avventura passata in favore di una guerra che sembrava poter finire solo quando nessuno di loro fosse rimasto in piedi.

 

Ritrovarsi in uno scontro aperto con Kaz era stato difficile. Era stato come tradire il proprio sangue, come sentire la terra sprofondare sotto i piedi.

Che Matthias si fosse schierato con Kaz non era stata una sorpresa: quell'essere tutto muscoli e senso dell'onore non poteva che stare dalla parte di chi ha il diritto di prendere le proprie decisioni da solo. Del resto, Kaz non aveva guadagnato molto da quell'alleanza: Nina, un ghigno malizioso a illuminarle gli occhi, aveva impiegato pochissime mosse per ridurre Helvar a una poltiglia fatta di guance rossissime e attenzione deviata.

La vera sorpresa era stata Inej: Jesper avrebbe scommesso una somma non indifferente sulla fedeltà della ragazza a Kaz, e invece, del tutto inaspettatamente, lo Spettro si era schierato dalla parte di Jesper. Erano bastate pochissime parole per chiarire la propria posizione: è arrivato il momento che Kaz si lavi via la maschera che si è costruito e abbia il coraggio di fare quello che desidera davvero, invece di nascondersi.

Era stata un'alleanza insperata, quella con Inej, e provvidenziale: perché Nina poteva anche aver rimosso l'enorme ostacolo Helvar, ma nel farlo la sua stessa trappola le si era ritorta contro, e ora si trovava chissà dove a tenere a bada le attenzioni del ragazzo. Inej, invece, silenziosa e determinata com'era sempre stata, non si era fatta distrarre da nulla, arrivando a un soffio dall'espugnare la roccaforte di Kaz.

Ci sarebbe riuscita, se solo le cose non fossero precipitate.

Se solo Wylan non fosse stato un piccolo, sporco traditore, così insospettabile con il suo faccino d'angelo e quegli occhioni da cucciolo innocente.

Jesper non l'avrebbe mai perdonato per quel voltafaccia spudorato. Né avrebbe mai perdonato sé stesso per aver fornito a Wylan l'unica arma che gli mancava per pensare di poter ostacolare Inej: la mira. Era stato Jesper a insegnargli come colpire sempre il bersaglio, e ora Inej giaceva da qualche parte, circondata dai resti delle bombe di quel piccolo ingrato. Ma Inej sapeva il fatto suo, e con un ultimo sforzo, prima di arrendersi all’inevitabile, aveva trascinato con sé il traditore.

 

La partita era ancora tutta aperta, e la ruota era ancora pronta a girare e offrire a Jesper un brandello di fortuna.

C'erano solo lui e Kaz, immobili nel silenzio denso di quel pomeriggio intriso di sole.

Il pavimento era bagnato, reso scivoloso dai resti delle bombe di Wylan: Jesper sapeva di dover fare attenzione, perché una caduta gli sarebbe stata fatale, e avrebbe concesso a Kaz di salvarsi.

 

Chiuse gli occhi.

Respirò.

E corse.

Corse come non aveva mai fatto, in barba a ogni prudenza, accettando la scarica di energia che lo attraversò quando i suoi piedi nudi persero la presa sul pavimento. Sarebbe precipitato nello stesso baratro che aveva accolto Inej e Wylan,  ma non gli importava.

Mentre scivolava e perdeva la presa sul terreno, prese la mira, e fece acqua.

 

Cadde in piscina con un urlo e una risata, ed ebbe appena il tempo di vedere i getti dei suoi Super Liquidator colpire il bersaglio: uno dritto a inzuppare la maglietta che Kaz si era ostinatamente rifiutato di togliere, e l'altro dritto dritto al centro del suo viso adirato.

Annaspò, tornò a galla accolto dalle urla di giubilo di Inej e dal gavettone verde che Wylan, traditore fino all'ultimo, aveva tenuto nascosto e che ora lo colpì sulla nuca.

"Adesso che sei già zuppo non hai scuse: è ora di fare un bagno, Manisporche!"

Kaz, il viso contorto nella sua espressione più letale si avvicinò al bordo della piscina, pronto a riversare insulti e minacce sugli amici che lo avevano aggredito con tanta arroganza, incapaci di accettare il suo no, non lo faccio il bagno con voi deficienti.

E quello fu il fatale errore del Bastardo del Barile, colui che era sempre in grado di calcolare  e prevedere ogni cosa, o quasi. 

Perché alle sue spalle comparve Nina, ridente e splendida nel suo succinto bikini rosso fuoco, appollaiata sulle spalle di un Matthias che chiaramente riusciva a pensare solo alle meravigliose cosce che gli premevano sulle spalle. Incitato dalle urla di lei, il ragazzo si lanciò in una folle corsa verso la piscina, travolgendo Kaz e facendo piombare tutti e tre in acqua.

Jesper venne colpito da quella moltitudine di corpi, annaspò e venne salvato da Wylan, che gli strappò un bacio.

"Sappi che me la pagherai, mercantuccio", sibilò, prima di approfondire il bacio.

"Oh, non vedo l'ora".

 

E Jesper, le braccia strette attorno alla vita del fidanzato e le orecchie piene delle risate dei suoi amici, seppe che tutti avevano vinto qualcosa, quel pomeriggio.

E che avrebbe per sempre ricordato quell'estate come l'estate in cui Manisporche si lavò le mani.






 

 


 

Note: 

Io lo so che la cosa bella di questi personaggi risiede nel loro passato, nella tragicità delle loro storie e nel modo in cui combattono con le unghie e con i denti per restare a galla nel mondo, ma io non ci posso fare niente: quando penso a loro, oscillo fra un baratro di angst e la voglia di scrivere AU in cui possano essere finalmente solo dei ragazzini intenti a fare cose da ragazzini. E lo so che in questo modo di va a togliere gran parte della profondità ai personaggi, ma è più forte di me. Ditemi voi come si fa a leggere questo prompt: giocare con i gavettoni sulla spiaggia, con le pistole e gonfiare palloncini d’acqua e poi trattenersi dallo scrivere di Jesper come campione indiscusso di Super Liquidator. Ditemelo, perché io non sono capace. 

 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3981636