"Ah, allora
è vero."
Ornstein
fermò i propri passi, senza nemmeno voltarsi verso quella
voce. "Te ne stai andando."
Quelle
parole furono accompagnate da una risata aspra, ovattata dall'elmo che
il Cavaliere indossava.
A
rispondergli fu il silenzio di Ornstein. Non immaginava che Smough il
Giustiziere si scomodasse tanto per vederlo partire.
"Lord
Gwyndolin non sarà affatto felice."
Un'eco
metallico
risuonò tra le pareti quando qualcosa cadde sul pavimento di
pietra. Smough parlò di nuovo, questa volta senza l'elmo.
"Mi
chiedo come mi
ricompenserebbe se gli presentassi il tuo cadavere. Se la fortuna
è dalla mia parte, mi lascerà avere le tue ossa.
Devo
ammettere che il loro gusto mi ha intrigato a lungo."
Ornstein
si
voltò per affrontare il suo, ormai si può
definire, ex
collega, accigliandosi alla vista del viso scoperto di Smough. Se le
circostanze fossero state diverse, lo avrebbe rimproverato per la sua
insolenza.
Istintivamente brandì la sua lancia, i nervi tesi e in
atteggiamento difensivo, proprio come era solito fare. Nello stesso
modo in cui Lui gli aveva insegnato.
"Le
mie ossa
potrebbero essere il mio regalo d'addio per te, vecchio amico." Disse
Ornstein, sputando l'ultima parola con veleno, mentre sottili fili
d'orati brillavano sulla sua armatura. "Ma solo se riesci a
sconfiggermi. So che non mi mostrerai misericordia."
Anche
se confidava
nelle proprie capacità, Ornstein non osava mai sottovalutare
Smough. Al boia non era mai stato concesso il titolo di Cavaliere di
Gwyn, non perché fosse un debole.
Era
forte,
spietato e barbaro, uno che poteva uccidere Ornstein con un solo colpo
se fosse stato colto alla sprovvista, egli stesso non era estraneo alla
sua ferocia essendone stato testimone in innumerevoli occasioni. Era il
suo ''vizio'' di voler divorare la carne umana che gli impediva di
scalare di rango.
Il
Giustiziere
però non sembrava voler combattere. Non brandì il
suo
possente martello, come Ornstein si aspettava. In un certo senso ne era
grato.
"No..."
fece
Smough, quasi con una smorfia disgustata. "Mi rendo conto che l'idea di
mangiarti potrebbe... farmi venire la nausea. Le ossa di un buon cuore
come te sono destinate a essere troppo dolci, e non voglio che i miei
denti marciscano."
Mentre
parlava si era avvicinato, lento, verso l'Ammazzadraghi.
Ornstein
avrebbe
potuto porre fine alla vita di Smough in un istante perforandogli il
petto con un attacco a sorpresa. Eppure non fece niente.
"Non
voglio
combattere contro di te, Ornstein." Ammise Smough. "So bene cosa pensi
di me. Non sei diverso da Lord Gwyn e dai tuoi cari cavalieri, nessuno
di loro si è sforzato a nascondere il loro disprezzo nei
miei
confronti, un disprezzo che anche tu provi. Tuttavia... sei sempre
stato gentile con me e ti sei tenuto per te le tue opinioni,
trattandomi al tuo pari. Questo... è uno dei motivi per cui
ti
lascerò andare. "
Ornstein
quasi
ringhiò come un animale da sotto l'elmo, puntandogli la
lancia
contro. "Se pensi che io abbia bisogno della tua compassione,
Smough... ti sbagli." sbottò. "Tienitela per te, convincerai
qualcun'altro." Gli diede le spalle, pronto per andarsene via...
"Vero,"
rise il
Giustiziere, "Allora tornerò al mio posto legittimo al
fianco di
lady Gwynevere, mentre tu lascerai questo posto in cerca del tuo re,
uno sporco traditore."
Ma
le ultime
parole di Smough lo fecero bloccare sul posto. "Non osare parlare
così di lui..." qualcosa si accese nell'animo di Ornstein,
una
furia che tentò di tenere a bada prima che gli facesse
compiere
gesti sconsiderati. Ma Smough volle rincarare la dose.
"Altrimenti
che fai, micio? Mi graffierai? Sei proprio come lui... un traditore e
un codardo!"
Fu
la goccia che
fece traboccare il vaso, quella che accecò la mente
dell'Ammazzadraghi di rabbia pura, portandolo ad agire d'istinto e
privo di logica.
Il
suo corpo e le sue braccia si mossero così veloci che lo
sguardo umano non poté seguire.
Si
rese conto solo
dopo di aver brandito la lancia, la lama penetrata
affondo
sulla giugulare del Giustiziere da qui stava scorrendo sangue. Per un
umano
qualsiasi sarebbe stata mortale, ma non per Smough, che con tutta la
semplicità del mondo estrasse via la lama con la propria
mano.
E
invece che rispondere all'attacco, si limitò a ridere e a
portarsi una mano sulla ferita, sporcandosela di sangue.
Non
aveva distolto mai lo sguardo da quello di Ornstein.
"Lascia
questo
posto, Ornstein." disse. "Ma ricordati, ogni volta che ti ritroverai a
rimpiangere questa decisione, che ricorderai i tempi in cui eri
l'orgoglioso Capitano dei Cavalieri di Gwyn, ricordati... che Smough il
Giustiziere è stato l'ultimo degno Cavaliere di Anor Londo."
Ornstein
trattenne
il respiro. Cercò di distogliere lo sguardo, ma
sentì la
mano di Smough afferrargli il pennacchio rosso sopra l'elmo,
costringendolo a guardarlo. Sussultò a quel gesto,
perchè
quelli erano i suoi capelli.
"Artorias
consumato dall'Abisso, Ciaran distrutta dal dolore, Gough reso cieco e
rinchiuso in una torre, e ora, il loro capo, abbandona il suo dovere
per seguire un traditore. I leggendari Cavalieri di Gwyn hanno fallito,
ma io no. Tienilo a mente Ornstein, perché questo
è
l'altro motivo per cui ti lascerò andare via, vivo."
Per
il Cavaliere
era troppo, il ricordo dei suoi compagni caduti rischiò di
farlo
vacillare, e ringraziò di avere l'elmo che cevala il suo
sguardo
lucido.
Con grande sforzo si liberò dalla morsa di Smough. "Accomodati, Smough. La Cattedrale è tua, io... sono stanco di proteggere delle bugie!" E si allontano
il
più possibile e velocemente da lui, senza voltarsi
all'indietro.
Poteva ancora udire la risata sadica di Smough incombere sui suoi
pensieri. Smough non
l'aveva fisicamente ferito, ma non poteva dire lo stesso del suo
orgoglio, andato in pezzi.
Ma
sarebbe guarito.
'Una volta che
ti avrò trovato, tutto tornerà ad avere senso. Ne
sono sicuro.'
E
con questo
ultimo pensiero che il Cavaliere lasciò
definitivamente
Anor Londo, la sua fasulla bellezza, i suoi finti Dei, e il suo finto
Sole, per sempre.
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