Disclaimer:
questi personaggi non mi appartengono ma sono opera delle CLAMP e la
storia è scritta senza alcuno scopo di lucro
HANARERU-
ALLONTANARSI
CAPITOLO
1:
PIOGGIA
Pioveva.
Lunghe
lacrime rigavano il vetro della finestra, le cui tende aperte
lasciavano intravedere un ragazzo addormentato, sfocato dai rigagnoli
d'acqua.
I
capelli neri ricadevano spettinati sulla fronte, sopra a due occhi,
chiusi da lunghe ciglia, vagamente felini.
Il
respiro profondo e regolare riempiva la stanza silenziosa,
intervallato al fruscìo delle lenzuola spostate dai piccoli
movimenti del giovane, scompostamente sdraiato sul futon.
Lo
scrosciare della pioggia filtrava appena attraverso le finestre,
cullando i sogni dell'addormentato.
Sogni
che, per un osservatore paziente, sarebbero stati parecchio
comprensibili.
Infatti
lo spesso silenzio veniva frequentemente interrotto dal ragazzo, che
parlava nel sonno.
Le
frasi erano, sostanzialmente, solo due: “ Oh mia dolce
Himawari-chaaan!!” detta con un tono parecchio acuto, si
alternava
a “ Non intrometterti, dannato Doumeki!” con
incorporato anche
pugnetti chiusi che si agitavano fiaccamente davanti al viso.
Anche
lo spettatore più paziente del mondo se ne sarebbe andato
poco dopo,
magari sbattendo la testa contro al muro pensando a tutto il tempo
che aveva sprecato guardando quel ripetitivo ragazzo.
Poi,
all'improvviso, un altro suono spezzò quel silenzio: il
fastidioso
rumore della sveglia fece agitare Watanuki, che cercò di
sfuggirle
coprendosi la testa con il cuscino.
Però,
quando si accorse che, chissà come mai, gli mancava l'aria,
si alzò
a sedere di scatto, togliendo il maledetto cuscino dalla faccia e,
già che c'era, scaraventandolo contro la sveglia, urlando
contro
quei due dannati oggetti.
Infine
il ragazzo si alzò, continuando a sbuffare, mentre la povera
sveglia, caduta dal comodino, domandava al cuscino sopra di lei
perché tutti la dovessero sempre scaraventare in giro.
Insomma
faceva solo il proprio lavoro!
Ecco,
come se non bastasse, pioveva anche.
La
giornata era iniziata solo da un'ora e mezza e già tutto
andava a
rotoli: il cuscino lo aveva quasi soffocato, la sera prima si era
dimenticato di finire i bento, era uscito in ritardo e non aveva
preso l'ombrello.
Grandioso!
Maledicendo
tutto e tutti, Watanuki camminava sotto la pioggia, sbattendo i
piedi.
Non
accorgendosi di una pozzanghera, il successivo passo pesante gli
costò i pantaloni inzaccherati fino al ginocchio.
“Ma
perché tutte a meeee?!” urlò non
curandosi dei pochi passanti che
lo guardavano seccati.
“Casinista”.
Dopo
quell'unica parola, la pioggia smise improvvisamente di colpirlo.
Venne
affiancato da un ragazzo della sua età, che lo copriva con
il
proprio ombrello e si teneva una mano sull'orecchio, con lo sguardo
indifferente.
“ Oh
bene, ci mancava solo Doumeki! Come se la mia giornata non fosse
già
abbastanza...”.
Si
interruppe quando la pioggia, notevolmente aumentata, tornò
ad
infradiciarlo. L'altro, infatti, aveva ripreso a camminare, non
curandosi minimamente di lui.
“Ehi
tu! Ma che fai?! Aspettami che hai
l'ombrello!”urlò ancora
Watanuki, affrettando il passo.
“Sei
tu che ti sei fermato.” rispose con voce atona Doumeki,
quando
l'altro tornò al riparo accanto a lui.
“ E
allora anche tu dovevi fermarti ad ascoltare quello che il grande
Watanuki-sama stava per dire!”.
Ma
prima che potesse iniziare un altro dei suoi sproloqui (quello che
era stato bruscamente interrotto), l'arciere lo fermò di
nuovo.
“Sei
noioso.”
Dopo
un attimo di sbalordito silenzio, Watanuki cominciò ad
urlargli
contro, il rituale che si ripeteva come ogni mattina.
Ma
questa volta i due procedettero vicini, sfiorandosi per proteggersi
sotto l'ombrello, fino a scuola.
La
giornata passò senza particolari intoppi.
Un
attimo prima della fine della pausa pranzo, passata al chiuso dato il
diluvio universale che sembrava esserci fuori, Doumeki si rivolse
all'altro ragazzo.
“Oggi
aspettami dopo gli allenamenti.”. Un ordine più
che una domanda.
“E
perché scusa? Io avrei altro da fare che stare lì
a guardarti
mentre infilzi uno stupido bersaglio!!” il più
piccolo cominciò
come suo solito ad agitarsi, infastidito dai modi dell'arciere.
“Fuori
piove.” Watanuki in silenzio aspettò la fine della
frase, che però
non arrivò.
A
quanto pareva, la frase era
quella.
“ E
allora?! Sempre incomprensibili frasi a metà, tu! Ma ti
scoccia
essere più chiaro qualche volta?! ”
urlò esasperato il ragazzo.
“ E
allora tu non hai l'ombrello.”
Watanuki
si zittì.
Purtroppo
come logica era inattaccabile. Himawari, infatti, non avrebbe potuto
accompagnarlo, causa uno dei suoi mille impegni, e lui non aveva
affatto voglia di bagnarsi di nuovo.
Non
trovò altra soluzione che accettare il quasi-ordine
dell'altro.
“Mh
ma cerca di spicciarti 'sta volta! La settimana scorsa ti ho
aspettato per ore!”
Il
discorso portò la ragazza a far constatare anche agli altri
due
quanto fossero buoni amici, cosa che scatenò l'ennesima
scenetta che
seguiva inevitabilmente quella frase.
Il
pomeriggio fu scandito dagli schiocchi di corda e dai tonfi sordi
delle frecce di Doumeki che colpivano sistematicamente il bersaglio.
Watanuki,
seduto sulle gradinate della palestra, lo osservava.
Così
concentrato, i muscoli che si tendevano fino al limite, mentre
qualche goccia di sudore gli imperlava la fronte, la mano che si
muoveva, quasi impercettibilmente, mentre la freccia scattava
celermente verso il bersaglio, colpendolo.
Watanuki
era, suo malgrado, affascinato dalla bravura dell'altro, che tante
volte lo aveva salvato, ma soprattutto era colpito da come Doumeki
riuscisse a concentrarsi...
con
tutte quelle ragazzine che strillavano impazzite dietro di lui!!
“Ma
insomma la volete piantare?!? Mi state sfracellando i timpani con le
vostre scemenze!! È un miracolo che riesca a centrare il
bersaglio
con voi che urlate come pazze!!” si ritrovò ad
urlare Watanuki,
cercando di sovrastare quelle ragazzine impazzite.
Cominciò
a rimpiangere presto di aver aperto bocca, appena una decina di occhi
spiritati si voltarono verso di lui. Arretrò
impercettibilmente.
“Noi
possiamo dire quello che ci pare!”,
“Cos'è sei geloso per
caso?”, “ Doumeki -kun TI AMO!!”,
“Lui non è TUO!”, “ Ah
ah piace anche ai ragazzi, talmente è bello!” e di
nuovo “Non
sarai mica geloso?!”.
In
un attimo tutte quelle ragazze indemoniate avevano preso ad urlargli
contro cose che mai avrebbe voluto sentire.
Una
parte del suo cervello, quella non terrorizzata, si chiese PERCHE'
AVREBBE DOVUTO ESSERE GELOSO PER QUEL DEMENTE?!?!
Era
peggio che essere attaccati da una orda di spiriti. Molto peggio!
Watanuki,
scarlatto, indietreggiò ma, proprio come con i demoni,
Doumeki corse
in suo aiuto.
Quando
le ragazze videro il loro amato avvicinarsi, il silenzio
calò in
palestra.
“Dai
andiamo.” con voce atona, ma così affascinante,
prese quel ragazzo
moro per il polso (tutti gli sguardi furono concentrati su quel
gesto) e, senza minimamente curarsi di loro, se lo trascinò
dietro.
Watanuki
poté chiaramente sentire dietro di sé gli sguardi
carichi d'odio
mentre quell'orda di pazze li guardava andare via praticamente mano
nella mano, il silenzio nuovamente spezzato da sibili furiosi.
Arrivarono
davanti allo spogliatoio, dove Doumeki lasciò la presa.
Si
voltò verso di lui con sguardo vagamente divertito (in
pratica
identico al solito) e disse:
“Ti
metti a litigare con le ragazzine adesso?”
Watanuki
diventò ancora più rosso, distogliendo lo sguardo.
“Tsk,
non dire scemenze e và a cambiarti! Che voglio andare a
casa!”.
L'arciere, con un sorrisetto irritante, si chiuse la porta dello
spogliatoio alle spalle.
“Ma
come fa a sopportarle tutto il giorno?!” bisbigliò
Watanuki
sporgendosi a guardare le gradinate.
Mitragliato
da una decina di sguardi di fuoco, tornò velocemente a
nascondersi.
Yuuko-san
gli aveva lasciato la giornata libera, dopo l'ultima commissione
particolarmente faticosa (e dove, ovviamente, era quasi morto) del
giorno prima.
Così
Watanuki camminava con Doumeki, le loro discussioni praticamente
inudibili sotto lo scroscio della pioggia.
L'acqua
rimbalzava sul terreno, cosparso di enormi pozzanghere, schizzando
gli orli dei pantaloni.
Poi
una goccia particolarmente grossa colpì il marciapiede
davanti a
Watanuki. Con un rimbalzo troppo forte, schizzò nuovamente
in alto
e, in modo altamente improbabile, si diresse verso il moro.
Con
una velocità spropositata, la cosa che sembrava una goccia
puntò la
fronte del ragazzo.
Watanuki
non fece in tempo a proteggersi con il braccio che quella lo
colpì,
sulla fronte, in mezzo agli occhi.
Fu
come se una lama gelida gli attraversasse il cervello, passandolo
parte a parte.
Il
dolore fu grande. Lo immobilizzò, spezzandogli il respiro.
Poi,
improvvisamente, scomparve.
Tutto era accaduto in meno di un secondo
e persino il dolore svanì con una rapidità
disarmante.
Watanuki
di scatto si portò la mano alla fronte, non capendo come
facesse ad
essere ancora vivo, dopo che qualcosa di simile ad una pallottola
d'acqua gli aveva attraversato la testa. Ma la mano del ragazzo non
trovò niente, non c'era foro, né sangue. Solo la
sua pelle liscia e
un po' bagnata.
Era
sudore dato dallo spavento o era colpa di quella goccia?
Doumeki
si fermò, quando notò che Watanuki non era
più al suo fianco.
Stava
per dirgli di muoversi quando lo vide.
Una
mano sulla fronte, lo sguardo impaurito e il respiro irregolare.
In
un attimo gli fu accanto, riparandolo con l'ombrello e poggiandogli
una mano sulla spalla.
A
quel contatto Watanuki sembrò riprendersi e lo
guardò.
Quando
i loro occhi si incontrarono Doumeki capì che, nell'attimo
in cui lo
aveva perso di vista, era successo qualcosa.
Uno
di quegli eventi che capitavano solo a quell'idiota. E grave questa
volta.
Lo
capì dal fatto che dal suo occhio destro, quello che
condivideva
con Watanuki, vedeva sé stesso, attraverso la visuale
dell'altro.
Fenomeno
che accadeva solo quando il moro era particolarmente agitato.
Poi
la sua visuale doppia scomparve e lo sguardo del più piccolo
tornò calmo, nascondendo la paura prima riflessa.
Come
se non fosse successo nulla, fece per riprendere a camminare quando
Doumeki lo bloccò, afferrandogli un braccio.
“Cos'è
successo?”. Non lo avrebbe lasciato andar via così.
“Niente!
Sono solo un po' stanco. Dai andiamo che è
tardi.”. Cercò di troncare lui.
Non
sapeva perché, ma non voleva raccontare all'arciere quello
che era
accaduto.
Forse era solo per non farlo preoccupare oppure perché non
era del tutto sicuro nemmeno lui se il fatto fosse realmente successo
oppure no.
Doumeki,
quando capì che non era intenzionato a rispondergli, strinse
più
forte la presa.
L'espressione
di dolore che attraversò il volto di Watanuki, tuttavia, lo
fece fermare.
Continuò pero' a guardarlo fisso, fino a
che l'altro non si sentì costretto ad esclamare:
“Sto
BENE!!” . Era ovvio che Doumeki non gli credette
comunque.
Watanuki
si girò. “E ora muoviti che sono stufo di stare
sotto la
pioggia!”.
Disse
quelle parole nascondendo la sua espressione al compagno.
La
mano tornò alla fronte. Il bagnato di prima non c'era
più. Era
scomparso come tutto il resto: il bagnato, la goccia, il dolore...
Un
brivido corse lungo la schiena del ragazzo.
Già,
era parecchio stufo di stare sotto la pioggia.
CONTINUA
Note dell'autrice
Beh eccomi ancora
qui! *a nessuno interessa*
Emmh... grazie per
essere arrivati fino alla fine di questo primo capitolo!
Questa
sarà una "storia lunga e piena di angst" come avevo
promesso a
Harianne. (in un certo senso è dedicata a lei ma anche a
tutte le altre
care ragazze che hanno recensito la mia scorsa fanfiction! Grazie
ancora ^^)
Poi, piena di angst...
è la prima volta che ci provo vediamo cosa ne esce. E
comunque lo sarà dal prossimo capitolo!
Spero che sia riuscita
a incuriosirvi e se volete lasciare un commento... sono sempre ben
accetti!
A presto con il
prossimo aggiornamento!
Yuki
Ishimori
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