rigor mortis: ritratto di famiglia

di absenthium
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  i
cresco nel rumore e cresco nel silenzio:
di vetri sotto un tappeto;
di cenere sotto la porta.
imparo il rumore, imparo il silenzio.
     vivo nella polvere.


  ii
la mia famiglia come un obitorio.
la mia famiglia come
          un bisturi, tra le mie mani
      di cadavere.
le mie mani sulla lama e la lama sul mio cuore
ed io, pronta
a dissezionarmi
perché nessuno lo farà per me.


  iii
ho la testa di mio padre
e la fame di mia madre,
gli occhi frammentati
      in chiunque altro;
  la mia pelle è pelle
            di qualcun’altro.


  iv
un bisturi in una mano
che altri amano
     ma mai abbastanza
da tenerla ferma
da spingere a fondo.

  v
chiedo, nonno, moriremo?
lui parla della casa e
della guerra, del corpo
di suo padre, e i vestiti,
                   morto.
le mani di mia nonna, chiedo, 
   aiuto.
lei è veloce, piange, dice
    “mia studente, la migliore”

    chiedo, madre, perdono, padre, pietà.

 

  vi
vi è altro
    che non sia il rumore?
vi è altro
    che non sia il silenzio?



Note:
Chissà se scrivendo abbastanza poesie sulla mia famiglia finirò per sentirmi uno scrittore realizzato.

p.s: con "la testa di mio padre" intendo il taglio di capelli. Entrambi li portiamo rasati, tra i sei e i nove millimetri. Per il resto, io ho un senso dell'umorismo migliore.




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