Di quella volta in cui Junpei scaricò un film anziché comprare il DVD originale

di XShade_Shinra
(/viewuser.php?uid=51964)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Di quella volta in cui Junpei scaricò un film anziché comprare il DVD originale 02
Di quella volta in cui Junpei scaricò un film anziché comprare il DVD originale
 

Le urla dell’attrice e i suoi “Oh, yeah! Fuck me!” si facevano sempre più strepitanti, come anche i ringhi rochi della sua controparte maschile.

Junpei si mosse per afferrare il telecomando, ma Itadori fu più veloce. «No, no. Cosa credi di fare? Ci tenevi così tanto a vedere il film!».

«Itaori! Se tornasse mia madre...».

You like it, don’t cha?

«Nagi ha detto che torna a casa stasera sul tardi», gli ricordò Itadori con un sorriso.

Junpei si sporse per prendergli il telecomando dalle mani, ma questi lo portò fuori dalla sua portata. «Potresti almeno abbassare il volume?».

Per tutta risposta, Itadori lo alzò di due tacche.

HARDER!

Junpei avrebbe voluto strozzarlo. Che vergogna! Chissà cosa avrebbero pensato i vicini!

«Rilassati, Junpei. Come se non avessi mai visto un porno...».

«Solo con le cuffie, e mai in compagnia!».

«Nemmeno io, ma non vedo il problema».

Junpei lo ignorò e tornò alla carica, allungandosi su Itadori pur di prendere quel maledetto telecomando. Non poteva credere che quei pochi centimetri d’altezza che li separavano bastassero per evitare che arrivasse a prenderlo.

Un altro problema sorse subito dopo, ma quando se ne accorse fu troppo tardi: era salito addosso al suo amico, ancora seduto e con il braccio teso verso l’esterno.

Oh, you fucking bitch!

Junpei, rosso in volto, fece per alzarsi; avrebbe fatto come negli anni quaranta: spento la televisione manualmente.

Itadori, però, lo bloccò per una spalla. «Avanti. Non rovinare tutto e torna qui!». Lo stregone aveva una forza fuori dall’ordinario e con un minimo sforzo fece perdere l’equilibrio, già di per sé precario, a Junpei, che gli cadde addosso. Le loro erezioni sbatterono su una coscia l’uno dell’altro e una mano del ragazzo più grande si poggiò sul torso di Itadori. Junpei non lo aveva mai toccato prima, ma a sentire quel pettorale sodo e muscoloso il suo membro ebbe un piccolo guizzo. Cos’altro nascondeva Itadori sotto i vestiti? Con quali altri doni era stato benedetto – o maledetto?

Il rossore sul volto di Junpei era visibile anche se di spalle alla televisione.

«Ohi, non essere così imbarazzato». Itadori sorrise e gli diede un buffetto sulla guancia. «È normale essere entrambi eccitati». Pose le mani sul suo bacino e, come se fosse un gattino di peluche, lo rimise a sedere con facilità sul divano, proprio accanto a sé. «Godiamoci il film!».

La coppia sullo schermo, intanto, ci stava dando dentro alla grande.

Junpei, però, non era interessato al gigantesco seno finto dell’attrice, che sballonzolava a ogni spinta, tantomeno alla sua femminilità aperta e bagnata. La sua attenzione non era nemmeno per il fisico proporzionato dell’attore o al suo immane membro virile, non con Itadori lì di fianco a sé, per lo meno. A Junpei non importava nulla di quel film porno di bassa lega con i classici dialoghi indecenti e preconfezionati – “You bitch! So tight!” –, riteneva più unico e speciale sbirciare Itadori di tanto in tanto. La sua espressione illuminata dalla luce bluastra dello schermo era tinta di soddisfazione e gli faceva venire i brividi.

All’improvviso gli occhi di Itadori lo trafissero, giocosi.

Junpei distolse immediatamente lo sguardo, tornando a concentrarsi sul film, ma brividi freddi gli percorrevano la schiena: come se lo sguardo di Itadori fosse ancora su di lui.

Timido, volle accertarsene e confermò i propri sospetti.

Il loro fu un gioco di sguardi, dove si accarezzavano e scappavano, rimanevano fermi e saltavano via, finché non si incontrarono e lì rimasero. Si fissarono negli occhi, incerti e spaventati, ma con uno spirito combattivo che bruciava dentro di loro.

Forse complice il film, la penombra, l’essere da soli in casa o la disperazione. Junpei sospirò. «Ita-Itadori?».

Lo stregone tremò nel sentire il proprio nome dalla voce arrochita del’altro. «Ah?».

«Saremo ancora amici dopo stasera?».

«Perché non dovremmo?».

«Promettimelo».

Don't stop! Faster!

Itadori tentennò appena, prima di rispondere. «Te lo prometto...».

Junpei, tra i due, era il più coraggioso anche se a prima vista si sarebbe potuto pensare il diversamente. Lui aveva dovuto combattere contro gli esseri umani e se stesso, non solo contro le maledizioni. Colmò la distanza tra la bocca di Itadori e la propria. Tenne gli occhi stretti: vedere l’espressione ferita e probabilmente disgustata dell’altro sarebbe stato troppo da sopportare. Rimase in attesa di un pugno, uno spintone, qualche parola caustica che gli ricordasse quanto era disgustoso nel provare attrazione verso un uomo.

La mano di Itadori, invece, si posò gentile sulla sua guancia e scivolò alla nuca, tenendo Junpei vicino a sé, ancora sulle sue labbra.  

Si baciarono con tutti i sentimenti che avevano tenuto rinchiusi nel cuore in quei giorni, ansimando nelle loro bocche dove lingue e denti si incontravano caotici. Il primo bacio di entrambi era un enorme disastro, ma a nessuno dei due pareva importare davvero.

Il braccio dello stregone era sceso a cingere le spalle dell’altro, tenendolo ancora più vicino. L’altra mano, invece, era scivolata al petto di Junpei, poi sempre più giù, fino all’elastico dei suoi pantaloni chiari della tuta da casa. «Posso, vero, Junpei?».

Yes! Oh, please!

«S-Sì...».

Le dita di Itadori scivolarono oltre i pantaloni e la biancheria di Junpei, e afferrarono la sua erezione, iniziando a masturbarlo.

Non potendo rimanere così, senza rendere il favore, le mani di Junpei sbottonarono i pantaloni della divisa da stregone dell’altro e misero a nudo il suo sesso. Ingollò a vuoto: Itadori era persino meglio di come lo immaginava nelle proprie fantasie sotto la doccia. Si costrinse a distogliere lo sguardo, nonostante fosse curioso ed eccitato, e tornò a baciare il sorriso dolce e cordiale di Itadori.

Le loro mani erano salde e laboriose sul pene l’uno dell’altro, e si muovevano quasi all’unisono. Gemiti estatici lasciarono le loro labbra, quasi più alti di quelli del porno.

Junpei non aveva mai avuto delle mani adoranti di qualcuno su di sé, e gli sembrò quasi di ardere vivo – non era qualcuno che lo stava toccando: era Itadori, il ragazzo sul quale fantasticava da settimane, era quello il motivo per cui tutto sembrava magico.

I loro polsi si muovevano frenetici, alla ricerca di un piacere sempre maggiore per l’altro, finché il calore nei loro ventri fu impossibile da contenere.

I’m cumming! I’m cumming!

Il primo a riversarsi nel pugno dell’altro fu Itadori. Per non rischiare di morderlo nella foga del momento, ruppe il bacio con Junpei e nascose il volto contro l’incavo della sua spalla, gemendo forte, senza smettere di masturbare l’altro. Il ritmo più irregolare del polso di Itadori, unito alla consapevolezza di averlo fatto venire, permisero a Junpei di arrivare al proprio climax nel pugno dell’altro, anche se qualche schizzo sfuggì, macchiandogli la stoffa del cavallo dei pantaloni.

Era stato meraviglioso.

AH! Fuck!”. Nel film i due protagonisti si stavano riorganizzando per un secondo round, Itadori e Junpei, invece, mossero solo le braccia libere, per stringere l’altro a sé più forte, quasi temessero potesse svanire come fumo.

«Jun-Junpei?». Itadori lo chiamò piano, la voce ovattata dalla maglietta dell’altro. «Scusa, ma non voglio più essere un tuo amico dopo stasera». Gli posò un bacio sulla clavicola prima che il cuore di Junpei potesse crollare.  «Vuoi essere il mio fidanzato, Junpei?».

Il cuore del più grande batté più forte e veloce. «Sì, ti prego...». Non desiderava altro.

Un bussare alla porta fece esplodere la loro bolla di serenità.

«Ragazzi? Potreste abbassare il volume? Si sente fin da fuori».

I due raggelarono; anche se non la vedevano nel buio del corridoio, la sua voce era inequivocabile.

«Ma-mamma?!». Junpei diventò ancora più pallido del solito. «Ma tu non dovevi tornare...».

«Avevo scordato il cellulare all’ingresso, sto uscendo di nuovo!».

Itadori schiacciò il tasto "muto" sul telecomando, poi carezzò i capelli di Junpei, come a dirgli di calmarsi. Forse Nagi pensava fosse stato solo il porno ad aver fatto tutto quel fracasso.

«Ah, Junpei? Prendi pure i miei preservativi, sono nel primo cassetto del comodino, ma non fatelo sul mio letto chiaro?».

Junpei rimase fermo e in silenzio, senza nemmeno la lucidità per chiedersi perché la madre, vedova, avesse dei profilattici, così fu Itadori a prendere la situazione in mano con l’allegria che lo caratterizzava: «Grazie mille, signora Nagi! Buona serata!».

«Ah, Itadori?». La donna tossicchiò. «Abbi cura di mio figlio».

«Non ne dubiti!».

Lei uscì di nuovo, lasciando i due da soli.

Junpei avrebbe davvero voluto che il divano lo mangiasse, in quel momento più che ad inizio serata. Si girò per dire a Itadori che voleva andare in bagno a darsi una ripulita, ma rimase incantato dal sorriso brioso dell’altro che splendeva alla luce del televisore.

Non rimpiangeva nulla di quella serata, nemmeno la cena ormai raffreddata.



... Fine
XShade-Shinra





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3981994