Dov'è Betty? [Jughead\Betty]

di carmi15
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Due settimane più tardi, Betty era stata dimessa. Jughead doveva far finta di nulla, almeno per un po, per farla stare tranquilla. Bloccata per 6 mesi con dei pazzi assassini, che volevano prendersi suo figlio, che volevano ucciderla.. che l’avevano violentata.
Si era fatto vedere poco nell’ospedale da quando aveva scoperto ciò, aveva bisogno di riflettere, di smaltire il dolore, anche se dopo due settimane, non era cambiato granché.
La casa che Veronica gli aveva regalato, era stupenda. Era proprio vicino casa di Betty ed Archie, questo non faceva altro che facilitare le cose, anche con Forsythe.
Quando entrarono, Archie, Veronica Betty e Jughead, tutto era già stato messo al suo posto, con la collaborazione di tutti.
Betty sorrideva “E’ stupenda, V, davvero” disse Betty guardandosi intorno.
Veronica abbozzò un mezzo sorriso “non devi dirlo, Betty, è… è il minimo”
Forsythe dormiva beato nel suo trasportino, portato da Jughead, che lo traferì nella culletta in soggiorno.
“Il frigo è pieno di ogni leccornia, e c’è una scorta di latte per il piccolo, il migliore sul mercato” disse Ronnie facendosi strada, fermandosi a guardare il fagottino addormentato. Era incantata da quanto quel bambino fosse bello, e da quanto somigliasse a suo padre.
“V.. volevo dirti che tra noi è tutto a posto. Sono stati mesi difficili, ma la cosa importante è che ora stiamo tutti bene. Sei stata un’amica leale, dal primo giorno. Non voglio che tu ti senta in difetto, o altro” dichiarò Betty tornando dalla cucina.
Archie e Jughead si scambiarono uno sguardo, e poi videro le ragazze abbracciarsi, sussurrandosi ‘ti voglio tanto bene’.
Archie e Veronica si congedarono in fretta, dato che volevano lasciare spazio alla privacy e all’intimità dei due neo genitori.
Betty era seduta sul divano, scambiandosi effusioni con Jughead quando il bambino iniziò a piangere, pretendendo attenzioni.
Betty scattò subito, sotto lo guardo di Jug, e prese il bambino tra le braccia “amore della mamma, hai fame” disse, cullandolo dolcemente.
“Vado a preparargli il biberon” rispose allora Jughead dal canto suo, ma fu fermato da Betty.
La ragazza si sedette sull’ampio divano, al fianco di lui, si scoprì il seno e con non poche difficoltà iniziò ad allattare suo figlio. Il faccino del bambino si stava rilassando, e sembrò agli occhi di Betty bearsi di quel contatto così vicino a lei, che lo stava nutrendo.
Gli occhi del ragazzo brillavano.
Quante volte aveva sognato quel momento? Quante volte lo aveva immaginato? Una lacrima solitaria scese sul suo viso, e si affrettò a farla sparire con la mano.
Dopo aver sistemato Forsythe nella culla, pulito e nutrito, fu il momento di aiutare Betty a fare il bagno.
La casa che Veronica gli aveva donato, era bellissima, tutta sul grigio e bianco, modernissima. E il bagno non era da meno.
Ce n’erano due, scelsero quello con vasca.
Jughead la aiutò a spogliarsi, e ad ogni indumento in meno, sentiva il suo cuore fremere alla vista del corpo della sua amata. Quanto lo desiderava, oh.
Il segno sulla sua pancia era ancora vivido, molto rosso e infiammato, e fu un colpo al cuore per il Jones. Quella cicatrice portava in mente troppi orribili ricordi.
Controllò la temperatura dell’acqua e piano piano la adagiò in acqua, aiutandola ad immergersi.
Prese la spugna e un po di sapone, e iniziò a strofinare il suo corpo.
Era cambiato da quando aveva partorito, ma lui lo trovava sempre bellissimo.
“Era da molto che non facevo una doccia come si deve” disse Betty, chiudendo gli occhi quando Jughead passò la spugna dietro la sua schiena “.. il mio corpo”
“il tuo corpo è meraviglioso” la bloccò il ragazzo, sentendo la nota di disagio nella voce della bionda “è forte, e ci ha dato Forsythe”
All’udire di queste parole, Betty si voltò verso di lui e lo baciò.
Fece per alzarsi, ma barcollò e venne subito sorretta.
Era nuda, bagnata, quando tra i baci trascinò Jughead nella stanza da letto.
Si sdraiò, ma Jughead si bloccò.
Come poteva farlo? Lo desiderava, ma lei stava male. La cicatrice. Lo stupro.
“cosa c’è? Non mi vuoi?” domandò stranita Betty.
“Ho paura di farti male”
“Jug, la cicatrice è solida, il dolore sopportabile. Non mi farai male”
“E lo stupro?” domandò in fretta, pentendosi subito dopo di averlo detto, visto la faccia che fece Betty.
Si alzò e iniziò a singhiozzare, fece per andarsene ma il Jones la bloccò
“Perché non me lo hai detto?”
“Ti faccio ribrezzo, non è vero? Ti fa schifo che un altro mi abbia toccata”
“No! A me fa schifo solo chi ti ha fatto questo! E deve pagare, in più perché è un Serpent!”
“Possiamo parlarne domani?”
Jughead annuì, con lo sconforto nel cuore.
Dove rispettare i suoi tempi, era ancora molto scossa.




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