Una nuova vita

di Hikari_1997
(/viewuser.php?uid=1014317)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Sangue.

Ferroso e denso, rosso e sporco che scivolava sulla tagliente lama della sua katana; imbrattava le sue vesti, macchiava la sua pelle, e sporcava la sua anima.
Un assassino, era quello che era: il celebre Battosai, che avrebbe fatto di tutto per garantire l’ascesa al potere del nuovo governo.
E quei gesti, quelle urla che gli perforavano la mente, sarebbero rimasti con lui per sempre; le mascelle digrignate dal rigor mortis, le pupille dilatate e gli squarci sulla loro pelle.

Battosai era morte certa; aveva prestato l’arte della sua spada per mietere soldati, il quale unico reato era una differente ideologia.
Ma lui, il famoso assassino, voleva veramente tutto ciò?

Voleva togliere la vita, a soli 15 anni, a tutte quelle persone?
No, certo che no.
Era stanco di uccidere, stanco di soffrire.

-Kenshin … Kenshin? –

Aprì gli occhi viola scrutando l’angelico viso di Kaoru rischiarato dalla luce lunare, lo guardava preoccupata –Ti sei agitato nel sonno, sei tutto sudato-
Percepì il delicato tocco della moglie sulla fronte –Stai bene? –

Lui sorrise leggermente scostando il futon, appiccicato sulla cute dalla calura estiva, avvolse il corpo della ragazza con le braccia spingendola piano verso di lui.
-Hai fatto un incubo sul tuo passato? – domandò ancora Kaoru.
Lui non le rispose, non era necessario; tra loro si era sviluppata una forte telepatia, le parole erano inutili.
La abbracciò, affondando il viso nel suo petto, accarezzandole il ventre.

Era curioso, quasi strano; lui un assassino, lei una ragazza con saldi principi.
In passato lui brandiva la spada per uccidere, lei aveva prestato le sue abilità per proteggere il prossimo … era la luce che gli aveva permesso di mantenere il suo voto di non sacrificare altre vite.
Finita la guerra, quando aveva lasciato il suo passato a Kyoto per errare sul territorio giapponese, abbandonato l’arma che aveva ucciso Tomoe e brandito una Sakabato inutile per la battaglia, Kaoru era stata la prima a sostenerlo, a permettergli di cambiare vita.

“Non mi interessa il tuo passato; non sto chiedendo all’assassino Battosai di restare, ma a te, al vagabondo”

Erano bastate quelle parole per fargli comprendere che forse, anche lui si meritava una possibilità, lui in quanto ragazzo di 28 anni; in quanto Himura Kenshin.

-Oh-
-Cosa c’è Kaoru? – chiese, sentendo la moglie che si lamentava.
-Niente di preoccupante, il bambino ha scalciato- spiegò lei.

Kenshin strabuzzò gli occhi qualche secondo, per poi sorridere e depositare un leggero bacio sulla pancia gonfia, lì dove c’era la vita.
Lui, un ex assassino, era riuscito a mantenere la sua promessa.
Lui che un tempo toglieva la vita delle persone, lui che faceva sgorgare fiumi di sangue dalle gole delle sue vittime, ora grazie all’amore di Kaoru era riuscito nell’inimmaginabile.

Erano riusciti a concepire una nuova vita.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3983800