Ho deciso di scrivere
un altra FF, oltre quello che seguo già. Questa storia è nata oggi
pomeriggio, guardando la TV. Spero che l'inzio vi piaccia e buona
lettura ^^!
1.
Perché la vita non può essere decisa?
Ho
raccontato questa storia moltissime volte. Ai miei figli, i miei
amici. Orgogliosa di farlo. E ora, la racconterò ancora...
Tutto
iniziò il dieci gennaio 2009. Nel quartiere più centrale di New
York, Stati Uniti, conducevano una vita normale due ragazzi, due
fratelli gemelli.
Jake
Julian White, sedici anni e la sua gemella Karie Fay White. Una
famiglia normale, come tante altre a New York. Mark White lavorava in
un ufficio come contabile e la signora Evelyn White come insegnante
liceale. Avevano avuto solo Jake e Karie, gemelli inaspettati e gli
unici da generazioni da entrambe le famiglie.
Bravi
ragazzi: lei, cheerleader del loro liceo. Lui, ottimo studente. Ma
come tutti i fratelli, seppur gemelli, erano diversi caratterialmente
e di aspetto. Di norma i gemelli come loro hanno tratti simili,
mentre i due non potevano essere più diversi. L'unica cosa in comune
erano i colori degli occhi e dei capelli, uniti alla pelle.
Jake
aveva sempre portato i capelli corti e biondi. A differenza di sua
sorella Karie, portati lunghi e liscissimi fin da piccola. Gli occhi
era definiti da tutti come il cielo senza una nuvola: azzurro limpido.
I lineamenti di Karie era molto dolci, così come il portamento e il
magro corpo. Jake aveva tratti meno dolci della sorella, ma
proporzionati, rendendolo da prima un bel bambino e, poi, un bel
ragazzo.
I
caratteri di entrambi erano diversissimi: Jake era impulsivo, testa
calda e non ragionava mai. Bastava una battuta maligna a farlo
scattare e, se non avesse gli ottimi voti che aveva, lo avrebbero
espulso dalla scuola molto tempo prima. Karie era riflessiva, troppo.
Non era molto timida, ma aveva qualche difficoltà a conoscere
persone nuove. Le piaceva, però, esibirsi e mostrarsi al pubblico.
Non a caso era una cheerleader.
Le loro
vite erano normali: amici, famiglia, scuola e qualche ragazzo o
ragazza. Jake non era il tipo da storie serie, mentre lei era
orgogliosa di essere fidanzata da almeno due anni con Josh.
Cosa
c'era di strano allora?
Quel
dieci gennaio, quel giorno, si è trasformato... metà tra incubo e
sogno...
La
scuola... ciò che gli adolescenti definisco la pena lunga diciotto
anni. Per cosa poi?
Nell'appartamento
di proprietà dei signori White, un ragazzo era seduto su una sedia,
a gambe incrociate e stizzito.
Guardò
oltre la porta per l'ennesima volta, sperando di scorgere la sorella,
come sempre in ritardo.
<<
Karie! >> urlò, sperando che il tono la convincesse a
presentarsi all'ingresso e funzionò. La ragazza corse a prendere la
giaccia, rabbrividendo
<<
Fa freddo, non trovi? >> chiese e poi guardò l'espressione
irritata del fratello. << Scusa >>.
<<
Me lo dici ogni mattina. Chissà quando ci chiudono il cancello
>>.
<<
Lo scavalchiamo >> suggerì lei e Jake rise, aprendo la porta.
Si tuffarono nelle strade di New York affollate, caotiche.
Camminavano
in silenzio, interrotto dai trilli del cellulare di Karie.
<<
Josh? >> chiese scherzosamente Jake, attraversando
<<
Ma dai? >> fu la risposta di Karie, ridacchiando. A metà
strada la ragazza decise di fare una domanda al gemello. << È
vero che hai mollato Arianna Brown? >>.
<<
E tu come lo sai? >> chiese, lanciandole un occhiata sfuggente.
<<
Pettegolezzi tra ragazze. In più siamo anche fratelli >>
rispose Karie, fermandosi due secondi a guardare una vetrina,
trascinata via dal fratello.
<<
Sì, mi aveva stufato >> confessò, per nulla in imbarazzo
Karie
sbuffò, esasperata. << Credo sia... la quarta in questi due
mesi >>.
<<
Le conti?! >> esclamò, guardandola.
<<
A quanto sembra. Si può sapere cos'hai contro le storie serie? >>
chiese Karie, quasi arrivati al liceo.
<<
Non ho ancora trovato la ragazza giusta>> si scusò lui, con
una perfetta faccia da schiaffi e la sorella scosse la testa, per
niente incantata da quelle scuse banali. Si sentì toccare la spalla
e si girò, finendo tra le braccia di Josh.
Jake
fece un saluto e si allontanò andando dai suoi amici. Karie
abbracciò Josh.
<<
Buongiorno, amore >>
<<
Buongiorno a te >> replicò Josh. << Hai dormito bene,
stanotte? >>.
<<
Sì, benissimo. E tu? >>.
<<
Una meraviglia. Ah, senti... avresti per caso fatto i compiti di
matematica? >>.
Karie
sciolse l'abbraccio bruscamente e lo affrontò a muso duro. Erano
ormai sei mesi che Josh aveva preso lo studio come un hobby da fare
ogni tanto e Karie non ne poteva più. Troppe volte lo aveva scusato
e troppe volte si era lasciata abbindolare da baci e carezze, condite
da dolci parole.
<<
Questa volta ti arrangi! >> disse lei, con ampi gesti. <<
Perché non apri quel dannato libro? Vuoi finire ai corsi estivi
anche quest'anno? >>.
<<
No, se mi fai copiare >> rispose lui, con un accenno di sorriso
che non sciolse la furia della fidanzata. Litigarono per un po', fino
a quando la campanella non suonò. Jake aveva osservato da lontano la
scena e si chiedeva spesso cosa ci facesse sua sorella con uno così.
Certo, Josh era il capitano della squadra di basket, bello,
intelligente (anche se non sembrava mostrarlo negli ultimi sei mesi).
Però, Jake non lo vedeva adatto per sua sorella.
Karie
era così infuriata che salutò a malapena la sua migliore amica da
dieci anni, Withney. L'amica chiuse l'armadietto di scatto e guardò
Karie trafficare con il suo, senza cercare realmente niente.
<<
Hai litigato con Josh? >>.
<<
Cosa te lo fa pensare?! >> chiese, alterata.
<<
Perché stai prendendo i libri sbagliati >> le rispose,
prendendo quelli della borsa e rimettendoli dentro l'armadietto
dell'amica e prendendo quelli giusti, porgendoglieli.
<<
Grazie >> sussurrò Karie, chiudendo l'armadietto con un sonoro
rumore metallico che si sparse per il corridoio.
<<
Capisco che tu sia arrabbiata e questa cosa va avanti da quattro mesi. Io
dico che devi lasciarlo >> disse Withney. Era la stessa che le
ripeteva da tre mesi ma l'amore rende molto ciechi.
<<
Voglio vedere se migliora. Io lo amo >> disse Karie, a sguardo
basso e accasciandosi contro l'armadietto rosso.
<<
Okay... ma l'amore non è soffrire, amica mia. E vedere come Josh non
ti ascolta e ti tratta come se fossi la sua copia-compiti non aiuta
>>.
La
campanella suonò e le due ragazze corsero in classe. Karie fu grata
al suono trillante: l'aveva salvata dal dare troppe spiegazioni
all'amica. La prima lezione di storia era la stessa di Jake: avevano
diversi corsi in comune, ma altri separati. La lezione verteva
sull'ennesima guerra americana e venne ascoltata sì e no da tre
alunni.
All'uscita
dall'aula, Jake fermò la sorella.
<<
Jake, per favore >> pregò la sorella, senza guardarlo.
<<
Per favore tu. Sono stanco di vederti così >>.
<<
A te non è mai piaciuto! >> lo rimbeccò Karie, cercando di
non guardare la realtà che il fratello gli poneva davanti.
<<
È vero. Devi dire anche che non avevo tutti i torti >>
disse ancora, a quel punto Karie lo superò e corse fuori dalla sua
portata. Jake sospirò pesantemente, si passò una mano tra i capelli
e andò a prendere il libro di matematica per la lezione successiva.
Aprì il suo armadietto e rovistò al suo interno. Di colpo, sentì
dei singhiozzi alle sue spalle e alzò gli occhi al cielo. Si girò,
con un bel sorriso stampato in faccia.
<<
Arianna >> disse, con un tono amichevole. << Che c'è?
>>.
<<
C'è che tu ancora non mi hai dato un motivo! >> disse ad alta
voce, attirando l'attenzione di diversi ragazzi ai loro armadietti.
<<
Arianna, te l'ho detto il motivo. Sono io quello sbagliato, credimi
>> disse, in una delle sue perfette scuse.
La
ragazza prese un respiro. << Bugiardo! La verità che mi hai
tradito! Chi? >>.
<<
Tradita? Arianna ma cosa ti dice il cervello?! Non ti ho tradita.
Sono io quello sbagliato! >> tentò ancora, ma Arianna non ci
cascò. Il suono della campanella lo salvò e corse via, fino
all'aula di matematica. Uno schiaffo gli arrivò sulla nuca.
<<
Ma sei scemo? >> domandò Jake, girandosi.
<<
Scusa, ma ti meritavi qualcosa con tutte le cavolate che hai appena
detto! >> disse il ragazzo alto e scuro di capelli e di colore.
<<
Sean, riprovaci un'altra volta e te la mozzo! >> minacciò con
una matita Jake.
Sean
rise. <>.
<<
Un incidente >> borbottò Jake, sedendosi al banco in fondo
all'aula, dove poteva fare quello che gli pareva quando la lezione
diventava troppo noiosa per essere seguita.
<<
Eh sì. Un caso che avete pomiciato alla festa dell'incidente
Katherine >> disse, guardandolo con una smorfia.
Jake
alzò gli occhi al cielo nuovamente. << Non succederà più >>.
<<
L'avevi detto anche con Josephine, Rebecca, Anne... >> disse,
contandole sulle punte delle dita. << Dimenticavo Amber
>>.
<<
Okay, okay. Hai reso l'idea! >> esclamò Jake. << Non
possiamo essere tutti fedeli come te, Sean >>.
Il
ragazzo ridacchiò. << Non ti farebbe male assomigliarmi >>.
<<
Sbruffone >> borbottò Jake e Sean rise per davvero. Il
professore entrò e iniziò la lezione senza preamboli inutili. Jake
non riusciva a capire perché non poteva essere davvero fedele come
Sean o sua sorella: era inutile. Il suo motto era: “Per sconfiggere
le tentazioni è meglio cedere”. Peccato che ogni volta era
costretto a lasciare la sfortunata tradita di turno. Si riprometteva
di non farlo più, ma ci ricascava prontamente. Karie aveva
rinunciato ad aiutarlo, lasciandolo ai suoi guai.
Contemporaneamente,
Karie seguiva la lezione di biologia distrattamente. Pensava a Josh,
a cosa era successo tra loro. Possibile che quell'amore che tanto
professava si fosse spento? Come poteva succedere dopo due anni?
A
pranzo, affrontò il suo ragazzo. Josh l'abbracciò, baciò e le
promise che non le avrebbe più mentito. Karie era tentata di non
crederci, ma cedette a quegli occhi dolci e le parole troppo
convincenti. Suo fratello la definì pazza, ma lei lo ignorò.
Il resto
delle due ore passò tranquillamente per Karie con un sorriso sulle
labbra. Jake era di cattivo umore per le parole dell'amico Sean.
All'uscita da scuola si incontrò al cancello con Karie. La gemella
baciò a lungo Josh, felice per quell'amore rinvigorito e Jake fece
una smorfia. Finalmente, riuscirono ad andarsene.
Per strada
regnava il silenzio tra i due gemelli, nemmeno molto raro. Erano
entrambi persi nei loro pensieri fino a quando Karie non si fermò.
Jake si girò e la guardò. Aveva uno sguardo smarrito e confuso.
<<
Ehi Karie. Stai bene? >> le domandò, avvicinandosi.
<<
Non hai sentito? >>.
<<
Sentito cosa? >> le chiese, cominciando a guardarsi attorno. Vedeva solo le persone per strada,
le macchine, i negozi chiusi per il riposo pomeridiano.
<<
I passi >>.
<<
Karie, siamo per strada. Dire che è anche logico che senti rumore di
passi >> la prese il giro, Jake ricominciando a camminare. Ma
si fermò.
Le
persone attorno a loro erano bloccate, proprio bloccate. Le macchine
ferme, ma non come quando si spegne il motore. I suoni erano spariti.
Un silenzio inquietante addensava l'aria. Karie si strinse a Jake,
spaventata e il fratello aveva il respiro accelerato per la paura.
I cuori
erano tamburi impazziti, quasi a voler uscire dal petto. Jake si
staccò da Karie e cominciò a camminare per controllare la
situazione.
<<
Jake! Attento! >> urlò Karie, indicando una figura dietro di
lui. Jake si girò ma non fece nemmeno in tempo a scappare che
chiunque fosse lo narcotizzò, facendole cadere a terra. Karie non
sapeva se scappare o aiutare suo fratello: optò per la fuga, in modo
da cercare aiuto. Ma non appena si girò, la stessa figura si
materializzò davanti a lei e la narcotizzò. Karie perse i sensi e
cadde sul duro selciato, cadendo nel buio più profondo insieme a
Jake.
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