La
vidi.
Nel
mezzo di quella prateria,
sbattuta
dal vento notturno,
una
casa.
Era
grande ed illuminata,
quell’edificio
immerso nel crepuscolo
ventoso.
I
fili d’erba frusciavano,
come
se mille altri piedi li sfiorassero,
ma
io stavo ferma.
Osservavo
quella casa,
come
fosse un miraggio,
in
quella brughiera brulla e fresca.
La
luna, nella sua falce ingrassata,
faceva
capolino dalle nubi
da
Zefiro spinte.
Il
tramonto lascia il posto alla notte,
la
casa si illuminava d’arancio ed
io
stavo ferma.
Com’ero
finita in quel luogo così etereo?
E
intanto piano mi avvicino,
senza
notarlo,
senza
pensarlo.
Il
corpo si muoveva convinto,
come
se lo accompagnasse il vento.
La
casa si ingrandiva ed una
sensazione
opprimente mi colpiva.
Sarei
voluta andare via da quel luogo
infelice,
eppure
da lontano mi pareva familiare.
Mi
sentivo sopraffare,
mentre
quel vento frusciava concitato,
la
notte calava e la casa mi divorava. |