Love
is a game ♥
A Noe,
perché è Noe ù_ù
L’adoro, le farei un
monumento per le sue storie.
A Kiki perché...è Super Kiki.
Perché anche a lei farei
di sicuro un monumento ù.ù
La cosa più importante
è che vi voglio bene ragazze <3
Capitolo 1- Il gioco...o sarebbe meglio dire scommessa?
Stava tranquillamente seduto su una panchina sotto un grande
albero: all’ombra si godeva il suo succo di pomodoro ghiacciato. Beveva avido
dalla cannuccia, sperando di non perdersi neanche una goccia di quel liquido
così prezioso e prelibato. Eh sì perché se c’era una
cosa che Sasuke Uchiha amava erano i pomodori. Quei frutti rossi, succosi che
stavano bene con tutto, soprattutto all’insalata: erano la cosa
più buona del mondo per lui, ma non la più bella.
La cosa più bella per lui era stare da solo, in pace
senza nessuno che lo disturbasse. Sembrava ci stesse riuscendo quel giorno,
nessun dannato che si prendeva la briga di disturbarlo. Che goduria.
«Ehilà teme.» aveva parlato troppo
presto. Ecco lì chi, ogni santo giorno, disturbava la sua quiete
quotidiana: Naruto Uzumaki, diciotto anni come lui, biondo, occhi azzurri e
pelle abbronzata. Sasuke roteò gli occhi e, deciso ad ignorarlo, continuò
a fare quello che stava facendo tranquillo.
«Adesso sei diventato anche sordo teme?» Naruto
si stava irritando: odiava chi faceva finta che lui non esistesse e,
soprattutto, non lo sopportava di più se era quel baka di Sasuke a
farlo. Aveva sempre quell’aria di sufficienza del genere: io sono un Uchiha, sono il migliore di tutti
e so fare tutto meglio di tutti. Soprattutto sono più forte di quel dobe di Naruto Uzumaki.
Certo, perché lui credeva
di essere più forte solo perché nella lotta libera riusciva a
metterlo a tappeto una volta su cento. Ok,
magari due volte su cento...va bene, va bene cinquanta
volte su cento!, pensò il biondo rassegnato.
«Vuoi smetterla di ignorarmi, cazzo?»
domandò poi decisamente scaldato.
«Tu vuoi smetterla di rompermi le palle ogni giorno,
dobe?» chiese di rimando lui, seccato dall’insistenza del suo da
sempre avversario. Naruto lo guardò in cagnesco. Sasuke, al contrario,
tornò a bere.
«Perché io ti rompo le palle, eh? Chi è
quello che mi ignora facendomi incazzare fino all’inverosimile?» grugnì lui, offeso.
L’Uchiha piegò il cartone del succo ormai
finito e si alzò dalla panchina; si allontanò fino a raggiungere
un cestino dell’immondizia. L’Uzumaki ringhiò piano,
irritato dal comportamento apatico del suo compagno di classe.
«Sas’kè-kun» entrambi alzarono lo
sguardo e videro avvicinarsi una ragazza dai capelli rosa pesco e gli occhi
verde smeraldo: Sakura Haruno. Correva verso di loro – o meglio verso
Sasuke – e Naruto sorrise felice, mentre Sasuke
accennava una smorfia annoiata. Si sarebbe detto che nei confronti
dell’Haruno, Sasuke Uchiha sembrava Shikamaru Nara (il ragazzo più
intelligente e pigro di tutta Konoha) nei confronti di tutto quello che non
fosse oziare, soprattutto se quello comprendeva l’intero genere femminile
–delle seccature a suo dire.
Sì, per Sasuke, Sakura era la propria seccatura
personale: nella classifica veniva subito dopo Naruto – lui non si
batteva in fatto di seccature!- e prima di Kiba Inuzuka.
Per Naruto, invece, era l’esatto contrario: aveva una
cotta per l’Haruno da quando l’aveva vista per la prima volta, ma
lei sembrava avere occhi solo per Sasuke. Anche se, dopo che avevano passato
del tempo insieme impegnandosi per una ricerca di arte, poteva dire che Sakura
sembrava interessata a lui, cioè lo sperava.
«Sakura-chan!» urlò, sbracciandosi.
«Ehi Sakura-chan!» ma la rosa non lo sentì, troppo impegnata
a guardare Sasuke-kun.
Arricciò il naso indispettito.
Fissò per tutto il tempo Sakura che se ne stava a
parlare tutta contenta con Sasuke. Cosa
avrà di bello quello, poi?!, pensò
con un pizzico di gelosia.
«Grazie tanto Sasuke-kun» Sakura fece un breve
inchino e poi notò Naruto. «Naruto!» lo salutò con un
sorriso e poi corse via. L’Uzumaki rimase a fissarla imbambolato per poi
scuotere il capo al ghigno divertito (Certo
ora si diverte pure il teme!pensò Naruto)
dell’Uchiha.
«Dobe, dobe» fece scuotendo il capo
«quando capirai che Sakura non fa per te?» domandò con tono
di chi sta cercando di convincere un gatto che non può volare.
«A me sembra che non sia fatta neanche per te»
lo sfidò lui, guardandolo negli occhi. Era palese che all’Uchiha
non interessasse la rosa: era annoiato
dai suoi sorrisi, dai suoi regali per San Valentino, dalle sue speranze per il
White Day *, dalla sua voce che lui stesso
definiva stridula, dai suoi sciocchi sentimentalismi, dal suo sguardo adorante
quando lo vedeva e da ogni cosa che avesse a che fare con Sakura Haruno. Ogni
volta che lo dimostrava, Naruto avrebbe voluto spaccargli la faccia:
perché Sasuke non sapeva apprezzare la vera Sakura. Quella orgogliosa, quella altruista, quella un
po’ pazza, quella perdutamente innamorata di un bastardo che neanche la
considerava.
A quelle parole un ghigno sadico si disegnò sulle
labbra di Sasuke.
«Vuoi fare una scommessa, dobe?» a quelle parole
il biondo lo guardò con un’espressione smarrita.
«Che tipo di scommessa, teme?» domandò
sfiduciato dall’espressione leggermente sadica dell’Uchiha.
«Una specie di sfida: chi vince offre da mangiare
all’altro» e c’erano due semplici motivi per cui il moro
sapeva che l’altro avrebbe accettato. Punto uno: Naruto Uzumaki non
avrebbe mai rifiutato una sfida, soprattutto se a proporla era Sasuke; punto due: se si trattava di offrire da mangiare il biondo mai e poi mai avrebbe rifiutato, soprattutto
perché, convinto di vincere,
poi si sarebbe fatto una bella scorpacciata di ramen.
«Che tipo di sfida?» il pesce aveva abboccato all’amo.
«Visto che entrambi pensiamo che l’altro non merita Sakura, perché non far scegliere a
lei?»
L’Uzumaki roteò gli occhi. «Meglio se
vado a comprarti un intero orto di pomodori»
«Entrambi cercheremo di conquistarla» Naruto alzò un
sopracciglio. «sì, anche io»
«Sakura non ti è mai interessata, come mai ora
pare che te ne importi qualcosa?»
Il moro lo guardò con aria di sufficienza, per poi
tornare alla panchina e prendere il proprio zaino.
Eccolo: lo ignorava ancora. Naruto si stava davvero
scocciando.
« Prima lei mi ha detto che...»
un soffio.
« Che....?» l’Uzumaki
pendeva dalle sue labbra.
« Non mi tormenterà più, non allo stesso
modo di prima, perché...» sembrava un
bambino che stava per dire alla mamma che aveva avuto un brutto voto, oppure quello
stesso bambino che doveva dire al papà che il trenino si era rotto.
« Perché? Dannazione
Sas’ké parla chiaro!»
impaziente come sempre.
« Le interessi anche tu.»
lo guardò. « Ed io non posso permettere che un Uchiha venga
battuto anche solo in un campo da un baka.»
« In questo caso si
può accettare. » Naruto sorrise felice
nel scoprire che le sue speranze non erano vane. « Ah io non sono un
baka.» gli urlò contro prima di incamminarsi verso scuola.
Sasuke ghignò appena, in un misto di divertimento e
rammarico.
«L’angolo
di Raffy ù.ù»
Lo so, lo so. Ho circa mille storie in corso, ma datemela
per buona questa xD
Perché è la mia seconda long su Naruto e non
ho intenzione di sospenderla ed anche perché non ho mai scritto
così tanto ^^”
È un’idea che mi girava in testa da un
po’.
Un bel triangolo con Naruto, Sakura e Sasuke.
Mi scuso se a volte risulteranno OOC i personaggi (leggi: Sasuke), ma io lascio scrivere le mani ù__ù
Nel caso avvertitemi ù.ù
Beh, vi ringrazio per averla letta e spero continuiate a
seguirmi.
Al prossimo capitolo,
* In Giappone la festa di San Valentino viene celebrata
seguendo un preciso rituale: il 14 febbraio le ragazze offrono del cioccolato
al ragazzo che amano come strumento di comunicazione non verbale. Se costui
accetta l'amore della ragazza, può ricambiare con un altro gesto non
verbale che consiste nel consegnare a sua volta un dono alla ragazza il 14
marzo (White Day).