''Ti prego, non
sei costretto a farlo.''
Ornstein
sollevò lo sguardo verso il suo Re, e quello che vide nelle
sue iridi dorate lo fece sorridere. Vi era un sottile ma evidente velo
di preoccupazione, ma allo stesso tempo anche una sorta di
accettazione, come se sapesse che Ornstein non si sarebbe mai tirato
indietro sulla sua decisione. Forse vi era anche senso di colpa, ma su
questo il cavaliere sperò di sbagliarsi.
''Lo
so,'' egli rispose, ''ma voglio farlo, mio signore.''
Il
Re strinse la pergamena che teneva tra le mani, spianandola poi su un
tavolo mostrandone il suo contenuto. Su di essa vi erano formule
antiche e parole scritte nella lingua dei draghi, riguardanti la Via
del Drago. ''Perchè... hai preso questa decisione?'' chiese,
la sua voce per un istante perve tremare.
Perchè...
pensò Ornstein, Come se non fosse così evidente,
come se il motivo non fosse chiaro come il sole.
Il
cavaliere, seduto sul pavimento a gambe incrociate, osserva la lancia
che stringeva tra le mani. Una volta la considerava il suo orgoglio,
importante quanto la sua stessa vita. Ma apparteneva ad un vecchio
Ammazzadraghi, un vecchio ricordo che era pronto abbandonare
senza pensarci due volte. Pareva più pesante di quanto
ricordasse.
''Desidero
servirti di nuovo. Se seguire la Via del Drago è l'unico
modo per farlo, così sia.'' rispose il cavaliere.
''Io
non comando nessuno, Ornstein. Draghi, viverne... non sono miei
servitori, sono alleati. Fratelli d'armi, e di battaglia.''
''Allora...''
tentò nuovamente Ornstein, ''lasciami combattere al tuo
fianco ancora una volta. Come alleato, come facevamo una volta.''
Il
Re ispirò profondamente e, nonostante fosse cotrario a
ciò, non poteva ignorare la determinazione che bruciava
negli occhi del suo cavaliere. Non era cambiato affatto,
pensò il Re. Orgoglioso, deciso, determinato...
tutte qualità che lo rendevano il migliore dei
quattro cavalieri, ai tempi dell'era del fuoco, e che avevano catturato
l'attenzione del Re, tanto da chiedere di avere lui come suo primo
cavaliere.
''Potresti
morire, Ornstein...'' gli disse il Re, in un ultimo tentativo di
dissuaderlo da tale decisione, e come poteva biasimarlo? La via del
Drago era lunga e tortuosa, e nessuno -nemmeno il suo Re- poteva
garartirgli che ne sarebbe uscito vivo. Ma Ornstein non temeva
più la
morte, anzì forse sarebbe stata tra le sue ombre fitte e
scure che
avrebbe ritrovato la pace. ''Ne sono consapevole, mio signore, ma
è un
rischio che sono pronto a correre.'' lo rassicurò il
cavaliere
sorridendo.
Infine
posò la lancia sul pavimento, congiungendo le mani una sopra
l'altra all'altezza del ventre. Il Re si mosse
superando il tavolo per avvicinarsi al suo cavaliere, per poi
inginocchiarsi davanti a lui. Per un attimo fu come tornare indietro
nel tempo, quando erano due giovani e sfacciati guerrieri che
condividevano insieme brevi momenti di serenità in tempi di
guerra. Ornstein nient'altro che una nuova recluta tra i Cavalieri
d'Argento, e il Re ben lontano da farsi chiamare 'Dio della Guerra.'
''Non
è buffo...?'' sussurrò, ''Il miglior
Ammazzadraghi di tutta Lordran che abbandona tutto per diventare egli
stesso un drago...?'' l'ironia di quelle parole nascondeva anche del
dolore che Ornstein chiaramente percepì. ''Non ero il
migliore, mio signore...'' ribattè, ''Hai dimenticato le tue
gesta? La tua forza? Eri... una tempesta, e per me eri... per me eri
tutto ciò che volevo essere.''
Il
Re non disse nulla, limitandosi ad allungare le mani per prendere
quelle del cavaliere e stringendole dolcemente. ''Ornstein, quando...
me ne sono andato,'' potè sentire il cavaliere irrigidirsi
-forse a causa di quel ricordo- e il Re gli accarezzò i
dorsi delle mani coi pollici, come a volerlo confortare. ''ero pronto a
tutto. Ero pronto ad essere odiato dalla mia famiglia, dai miei uomini,
e da te. Sapevo cosa mi sarebbe successo, sapevo che sarei stato
dimenticato, ed ho scelto comunque questa strada. Eppure, nonostante io
non abbia rimpianti,'' si fermò per un attimo chiudendo gli
occhi, ''non è stato facile, affatto.''
''Lo
so.'' rispose Ornstein. E lui lo sapeva, più di chiunque
altro. Era stato il suo primo cavaliere, il suo fratello d'armi, e il
suo amico più intimo e fidato. Quindi Ornstein lo sapeva, e
lo capiva.
''Le
mie effigi sono state distrutte, tutto ciò che mi riguardava
è stato bandito, i testi che parlavano delle mie gesta
bruciate, qualsiasi cosa mi menzionasse... cancellata per sempre, e non
mi è mai importato. Ma tu, Ornstein...'' una delle mani del
Re si mosse per porgere una carezza sulla guancia lentiginiosa del
cavaliere. Il polso ornato da una vecchia ciocca di capelli, crespi, il
cui colore -un tempo di un vivido rosso fuoco- era sbiadito col tempo.
''Dopo
tutto questo tempo, ricordi ancora il mio nome...?''
''Certo
che lo ricordo.'' rispose Ornstein, la cui voce non era altro che un
sussurro, ma il suo Re lo sentì chiaramente. Fece combaciare
le loro fronti, entrambi con gli occhi chiusi e i visi che covavano
dolore.
''Allora
ti prego, Ornstein... Chiamami col mio nome, perchè qui non
ci sono ne Signori, ne Re, ne cavalieri. Ma solamente uomini e draghi.''
''Gwynsen.'' e
Ornstein fece come gli venne detto, e il suo nome lasciò le
sue labbra. Quel nome cancellato dalla storia e dalla memoria, che
legava il Re senza Nome a tutto ciò che aveva rinnegato. Ma
anche a ciò che amava.
''Cosa
vuoi che faccia con la tua armatura e la tua lancia?''
''Lasciale
qui, a me non servono più. Sono pronto.''
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